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1527 Misera caput mundi
‘Il 6 Maggio 1527 Roma fu invasa dall’Imperatore Carlo V d’Asburgo, atto finale di un complesso quanto fallimentare gioco politico che vide riuniti, nella lega di Cognac (1526), Francia e stati italiani (Papato, Venezia, Ducato di Milano), con lo scopo di osteggiare la soverchiante potenza imperiale. La coalizione si dimostrò fragile e nulla poté impedire la catastrofe: Roma promessa come bottino. Soldati tedeschi e spagnoli straziarono e saccheggiarono la città con tale ferocia da invocare, a paragone, la rovina di Gerusalemme. La tragedia era senza precedenti, poiché nessuno, fino a quel tempo, aveva osato non tanto attuare, ma nemmeno concepire una così furiosa violenza contro la capitale del mondo cristiano, fulgido centro europeo dell’arte del sapere. Il saccheggio e le profanazioni si protrassero sistematicamente fino al febbraio 1528. La sciagura, sbalorditiva e inaudita, sconvolse gli animi, oscurando la “dolce vita romana” e la certezza di intoccabilità acquisita fin lì tramite i grandi protagonisti della rinascenza. Il Sacco ferì in profondità, piegando il corso della storia e avviando il lungo percorso della Controriforma. Oggi, tramite la mostra “Misera caput mundi”, desideriamo entrare in quel momento cruciale e terribile attraverso i protagonisti: osservando non solo l’Imperatore e il papa Clemente VII de’ Medici, ma anche le grandi famiglie romane alla ribalta del sensazionale evento (dai Colonna ai Massimo, dai Della Valle ai Cesarini), per restituire “dal vivo” grandezze e incomprensioni, slanci e sofferenze, turbamenti e splendori di uno dei più significativi episodi della storia moderna italiana. Dagli archivi di alcune famiglie patrizie romane provengono documenti originali a firma di Clemente VII e di Carlo V, ed altri manoscritti che testimoniano le trattative intercorse per impedire il Sacco, i danni sofferti da Roma, l’assoluzione pontificia. Alcune xilografie contemporanee illustrano gli avvenimenti, mentre attraverso oggetti dell’epoca scampati al saccheggio e tuttora conservati nelle collezioni romane (bronzetti di inizio ‘500, preziosi frammenti di bassorilievi antichi), uniti a ritratti contemporanei dei protagonisti dell’evento, si vuole restituire il clima e l’ambiente in cui si verificò quell’enorme trauma, la cui storia è raccontata in mostra, tramite una serie di pannelli che ospiteranno anche un ricco repertorio iconografico.’