Sabato 26 agosto, ore 15

I PERCORSI DELLA RAGIONE

Incontro con Vladimir Dimitrijevic

Modera:

Maurizio Vitali.

M. Vitali:

L'incontro di oggi, che sarà molto interessante, è con Vladimir Dimitrijevic, sul tema "I percorsi della ragione". Dimitrijevic è nato in Jugoslavia nel 1934, nel 1954 fugge, senza il permesso di espatrio, per raggiungere la Svizzera. Qui la sua vita si ricrea. Dapprima trova lavoro come libraio a Losanna poi, nel '66, fonda una casa editrice, "L'age de l'homme", che svolge un'attività culturale molto importante e preziosa (…).

V. Dimitrijevic:

Dovendo fare questa relazione mi sono chiesto che cos'è questa benedetta ragione, e ho cercato, come cercano tutti i solitari, una specie di salvezza nelle parole. In francese si dice "aver ragione", e aver ragione è una cosa abbastanza aggressiva. Se si prende la parola ragione da sola, è una parola abbastanza pacifica, tranquilla, ma guardate un po' come la lingua gioca, come l'uomo gioca, con questi suoi concetti. Durante la rivoluzione francese, si è festeggiata l'unica grande festa anti-cristiana, il culto della ragione. (…) E perché contro i cristiani? Perché il cristianesimo, Cristo, sono segni di libertà, della libertà dell'individuo, libertà di agire e anche di trovare le risposte piene, esaurienti, al proprio desiderio. (…) Vorrei aggiungere un'altra cosa che mi preoccupa enormemente: il desiderio, oggi è un desiderio diffuso, ma non è il vero desiderio, quello che urta contro la realtà. Siamo in un momento in cui la realtà ci sfugge. Basterà ascoltare le discussioni tra le persone: parliamo sempre della vita, della vera vita, della vita di tutti i giorni. Questa inflazione del termine sta a significare che noi tutti cerchiamo di toccare qualcosa che ci sfugge. Ciò che sfugge è una cosa gravissima, importantissima: noi stessi. Noi pensiamo che ciò che ci sfugge possa essere una sciocchezza, il mondo politico o un desiderio qualsiasi, le conquiste astratte, ebbene no: il desiderio che dobbiamo sempre condividere è nostro, solo nostro e cioè quello che si esprime nei confronti delle cose vere. (…) Mi piacerebbe molto avere il tempo per leggere un breve passo del Vangelo secondo Luca, capitolo 24. Farò un commento alla fine. "Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto. Ed egli disse loro: "Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti, non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?" E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano, ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Ed ecco, si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero, ma lui sparì dalla loro vista ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto, mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?"". È questo uno dei passi in cui ho avuto una specie di calore al cuore. Vorrei aggiungere che, nella letteratura come nella vita, siamo oggi, ora, davanti ad una speranza. Io spero che questa speranza sia condivisa da tutti, siamo ancora ciechi, ma tra poco Egli spezzerà il pane.

Segue il dibattito col pubblico.

M. Vitali:

Credo che oggi abbiamo avuto la possibilità di incontrare cosa sta dietro uno strumento veramente culturale, l'esperienza di una persona, di più persone o di un movimento. Io non voglio ripetere i contenuti espressi oggi in maniera così suggestiva e chiara, voglio solo comunicarvi la mia riflessione, cioè quanto, in una possibile e più reale di quanto non sembri dittatura dell'irreale, sia importante disporre di strumenti di cultura, di diffusione della cultura, i quali sostengano il percorso di una ragione autentica nel suo tentativo di raggiungere, di possedere la realtà e di possedere il suo significato e dunque di esprimere e di costruire una vita più adeguata al significato che l'uomo ha incontrato per sé e che vuol comunicare a tutti. E noi questa esigenza la riconosciamo espressa e testimoniata nell'esperienza raccontataci da Dimitrijevic; ne sentiamo tutto il valore per la nostra situazione proprio per quanto riguarda la possibilità di questi strumenti che permettano il nostro cammino di avvicinamento e di libertà nella società di oggi.