sabato 29 agosto, ore 15
L'ATELIER PICASSO
partecipano
Franco Evangelisti
senatore, collezionista d'arte contemporanea
Charles Feld
editore d'arte, fondatore delle "Editions Cercle d'Art"
Conduce l’incontro
Rodolfo Balzarotti
" Ogni volta che si parla dei disegni si possono usare espressioni tecniche di grande ammirazione ... Non bisogna mascherare dietro queste parole la cosa essenziale, che è, che era soprattutto importante per Picasso era un bisogno di verità, questo suo realismo che cerca di tradurre nel disegno, sia sulla tela che sull'olio. " (Charles Feld)
F. Evangelisti
(...) De Chirico, questo grande pittore, ammirava soltanto un pittore, Picasso. Lo reputava superiore a lui e lo ha detto in questa intervista di due ore, da cui ho tratto i pochi minuti che riguardano Picasso. Sono inediti, non li ho mai dati a nessuno. Sono lieto di farvi ascoltare quello che il maestro della metafisica ci ha detto sul maggiore pittore del novecento del mondo intero. (Viene trasmessa la registrazione) De Chirico dice che Picasso è un grande pittore che stima molto, perché solo lui ha la chiave di certi oggetti, di certe sensazioni, le ha solo lui ...
C. Feld
Un pittore francese ha scritto un giorno: un uomo può diventare pittore, ma deve comunque nascere disegnatore. Credo che questa frase sia molto appropriata per quanto riguarda Picasso: in realtà non c'è stato neanche un attimo della sua vita che non sia stata riempita dai disegni. Dopo la sua morte, facendo l'inventario delle sue opere, siamo arrivati ad elencare 12.000 disegni.
Non si tratta quindi d’opera secondaria, ma egli stesso la considerava un momento importante, che faceva parte del suo mestiere, della sua arte di creatore. Nella sua mente in nessun momento c'era una gerarchia dei valori, uno iato tra la pittura più nobile e il disegno visto come una cosa secondaria.
Generalmente si parla dei disegni di Picasso come d’opere che tecnicamente sono inappuntabili. In Picasso c'è sempre un'estrema virtuosità, precisione. Ogni volta che si parla dei disegni si possono usare espressioni tecniche di grande ammirazione, d’ammirazione per la rapidità d’esecuzione. Non bisogna mascherare dietro queste parole la cosa essenziale, che ciò che era soprattutto importante per Picasso era un bisogno di verità, questo suo realismo che cerca di tradurre nel disegno sia sulla tela che sull'olio. In realtà bisogna fare un passo in più e andare oltre la parte meramente visiva delle cose, degli esseri.
Il disegno è stato considerato dagli storici dell'arte come un elemento di secondo ordine. Effettivamente tutti i maestri, tutti i pittori hanno disegnato; tutti i pittori incominciano col fare uno schema, uno schizzo, e poi lo arricchiscono, lo elaborano, e l'opera così nasce. Picasso non vedeva le cose in questo modo. Quando creava un disegno, quando disegnava, certo poteva immaginare che il disegno non era perfetto, ma comunque egli non lo viveva come una cosa da migliorare, egli semplicemente proseguiva con altri disegni senza sosta fino a che non trovava quello che cercava.
Questa sua nozione era nuova rispetto al lavoro e al modo di procedere dei creatori del passato. (...)
Dall'inizio, il lavoro che ho fatto con Picasso è stato di proporgli dei libri che costituivano un momento di rottura rispetto all'abitudine. L'abitudine era quella di fare delle monografie illustrando in un'opera quali erano stati gli inizi, poi si passava ad un altro periodo, poi ad un altro ancora, in una specie di sequenza che portava al momento presente che vedeva la realizzazione di quella o quell'altra opera. Io ho sempre creduto che ciò che era interessante era mostrare l'opera nella sua globalità oltre che il risultato cui il pittore era arrivato in quel momento, il processo che era stato necessario per arrivarci, e non in secondo ordine. Penso che se la mia collaborazione con Pablo Picasso è durata per più di un quarto di secolo, praticamente fino alla sua morte, e perché insieme abbiamo creato un'opera editoriale che è stata un’esemplificazione di un certo modo di vedere, di concepire la realtà. Realtà che è difficile da stringere, è sfuggevole, quindi andava illustrata nelle sue sfaccettature più sfuggevoli. E credo che così tratteggiando, illustrando, giocando a carte in tavola con tutto il carteggio, il dossier, il pubblico, lo spettatore, possa avere un’idea molto più profonda e reale di quello che è un lavoro, o un lavorio di creazione. li ripetersi dei disegni e degli schizzi non era indice di insoddisfazione da parte di Picasso, si trattava semplicemente di avere l'opportunità di moltiplicare gli approcci, di raggiungere la massima intensità. In realtà i mezzi di espressione grafici sono numerosi almeno quanto quelli della vita.
Ciò che mi ha spinto ad adottare questo metodo è che l'opera stessa di Picasso è stata per lui un modo per scrivere un diario. Guardando l'opera di Picasso nelle sue varie sfaccettature ed aspetti si può leggere un diario, si può capire quando Pi- casso è soddisfatto, quando è scontento. Lui era veramente in linea diretta con la vita, sia sul piano personale che sul piano sentimentale, ma anche sul piano più generale degli avvenimenti nel mondo.
L'opera di Picasso coglie questi elementi della realtà e va a trasformarli in una metamorfosi. Bisogna capire che un disegno, un'opera, non è una fotografia, una copia, un multiplo di una realtà, ma è sempre una trasfigurazione, una metamorfosi, qualcosa che dà qualcos'altro; e se consentite vorrei leggere una citazione di Pi- casso perché essa ci consente di capire meglio il suo approccio alla creazione. Picasso un giorno dice: "Sono fiero di poterlo dire, io non ho mai visto la pittura come un'arte di semplice distrazione gradevole e simpatica. Io, col disegno e con i colori, dato che queste erano le armi a mia disposizione, ho voluto sempre più penetrare nella conoscenza delle cose e nel mondo degli uomini, affinché questa conoscenza, ogni giorno che passa, ci possa liberare. Ho tentato di dire a modo mio ciò che io consideravo più vero, più genuino, più giusto, e naturalmente era sempre la cosa più bella". Io penso che questo giudizio costituisca per ognuno una chiave per capire la posizione di Picasso, per penetrare sempre più profondamente nella sua opera.