Domenica 24 Agosto, ore 15

INTERMINATI SPAZI E DINTORNI

Incontro con:

Enrico Gamba,

fisico e storico della scienza, curatore della mostra.

E. Gamba:

(…) La mostra crea uno spazio. (…) Dovendo fare una mostra sullo spazio, ho affrontato un duplice ordine di problemi: 1ฐ: lo spazio è una esperienza; 2ฐ: non è possibile dare una definizione di spazio valida universalmente. Per esempio, per rendere l'idea dello spazio della relatività è stato fatto quel biliardo curvo che è un modello di una porzione di piano a due dimensioni che si curva in una dimensione. Noi non possiamo neanche immaginare, ma solo riuscire a pensare razionalmente, come il nostro spazio a tre dimensioni possa curvarsi. Però un modello di spazio a due dimensioni che si curva e che riproduce talune proprietà dello spazio a tre dimensioni, curvo, lo possiamo fare. Un altro esempio: noi non abbiamo idea esatta di cosa può volere dire uno spazio di tipo affine, cioè uno spazio in cui si conserva il parallelismo. Gli specchi deformanti della mostra indicano deformazioni che, pur allungando le distanze e distorcendo gli angoli, mantengono il parallelismo (…). Poi c'è quel bellissimo plastico di Piero della Francesca per l'idea dello spazio proiettivo... La rappresentazione prospettica è il mondo visto con un occhio solo da un punto fisso, e questa stessa idea rimbalza nella camera di Ulisse e Polifemo, che appunto dà notizia degli inganni cui questa visione a un occhio solo, da un punto, può dar luogo; e infine la finestra rotante che fa vedere come la nostra esperienza dello spazio dipende dalla esperienza passata di certe dimensioni (…). La mostra deve soprattutto incuriosire; poi questo rifluirà in un dialogo, in una lettura di libri, perché una mostra non può essere conchiusa (…). Una seconda difficoltà, è la concezione pluralistica che possiamo avere dello spazio. Non è possibile ricondurre lo spazio ad un'unica definizione, quella che una volta chiamavano metafisica dello spazio, alla quale poi tutte le altre definizioni fisiche, pittoriche, geometriche, psicologiche, si rifanno. Siamo davanti a una pluralità di spazi. Perché lo spazio forse è la cosa più democratica dei mondo. Anche il titolo allude a questo. Quell’ "interminati spazi" è un verso di Leopardi (…). Quindi, lo spazio dei poeti. Non so se conoscete quella bellissima poesia di Giovanni Pascoli, La vertigine, questo concetto dello spazio come noi che pendiamo su un vuoto. Lo spazio parla ai poeti, ai matematici, agli architetti. Lo spazio parla ai pittori che devono rappresentarlo in qualche modo, ma parla anche agli psicologi della percezione, parla agli scienziati. La mostra doveva dare conto della molteplicità di sfaccettature di questo discorso dello spazio (…). Si potrebbe dire che le varie culture hanno creato varie rappresentazioni dello spazio. Ogni cultura ha creato una cosmologia, la cornice spaziale dentro la quale si muove l'opera dell'uomo, la vita umana. Quindi ogni cultura ha creato uno spazio. E’ uno dei fattori fondamentali dalle culture mitologiche alle più raffinate culture tecnologiche (...).

Segue il dibattito col pubblico.