PROPOSTE DEI CATTOLICI PER LA QUESTIONE AMBIENTE

Incontro con:

Gaetano Benedetto

Dirigente del WWF

Ulderico Bernardi

Docente di Sociologia presso la facoltà d’Economia e Commercio dell’università di Venezia

Gino Girolomoni

Presidente della Cooperativa Alce Nero

Modera.

Dario Benetti

D. Benetti:

Innanzi tutto vorrei presentarvi l’Umana Dimora, un’associazione nata alcuni anni orsono e che ha ormai sedi regionali e locali in tutto il nostro Paese e che, un po’ alla volta, sta percorrendo la strada di un'aggregazione, di un collegamento tra molte realtà interessate alla questione ambientale. L’associazione Umana Dimora si presenta con una sua originalità. Innanzi tutto il fatto di partire dalla dottrina sociale della Chiesa come spunto per un impegno e per una conversione ecologica. In questi ultimi anni si sono ripetuti gli inviti, gli appelli da parte della Chiesa ad un atteggiamento diverso dei cattolici nei confronti di quest’importantissima questione, basti il riferimento all'enciclica Reademptor Hominis (cap. 15), alla Sollicitudo Rei Socialis (cap. 34), al documento del 1988 dei Vescovi lombardi sugli aspetti etico-religiosi della questione ambientale, al dibattito della Conferenza delle Chiese europee di Basilea, fino all'evento, direi storico, del primo gennaio 1990. Nella giornata mondiale della pace, Giovanni Paolo II ha esordito con un messaggio incentrato sul problema dell'ambiente e dell'ecologia: "pace con Dio creatore, pace con tutto creato", e per la prima volta vengono sollecitate proprio le strutture ecclesiali, le parrocchie, i movimenti, ad impegnarsi direttamente nella questione ambientale ribadendo come la crisi ecologica sia un problema morale, un problema in cui il cristiano, l'uomo religioso, chi ha un senso del sacro, deve sentirsi impegnato in prima persona con tutta la sua responsabilità. In questi ultimi tempi, l'Umana Dimora ha individuato alcune linee per un rinnovato impegno nel solco di un'esperienza che ha già alcuni anni di cammino. Innanzi tutto è chiaro che la questione ambientale è un problema essenzialmente culturale che coinvolge il significato dell'esistenza di noi tutti e della collettività in cui viviamo. In secondo luogo occorre trovare una strada percorribile tra le due situazioni che abbiamo di fronte oggi in modo così evidente: l'inquinamento delle zone urbanizzate e l'abbandono del territorio nelle zone periferiche di montagna e di collina. Ma non solo questo. Abbiamo, infatti, ritenuto opportuno porre le basi di un’associazione che non fosse solo, come tante altre, un'associazione di protesta, ma soprattutto di proposta, di collegamento tra esperienze che agiscono non tanto con le parole, ma con i fatti, e in questa direzione riteniamo importante l'adesione alla Compagnia delle Opere. Per questo abbiamo pensato a questo incontro in cui porre le direttrici prioritarie dell'impegno della nostra associazione per questi mesi, per questi primi anni. Prima di dare la parola al primo relatore, vorrei invitare l'Onorevole Giancarlo Galli, della Commissione Ambiente e Territorio della Camera dei Deputati, a portare un saluto a questo nostro incontro.

G. Galli:

Innanzi tutto vorrei porgere a tutti voi e agli amici dell'Umana Dimora un verissimo saluto, e un breve pensiero attorno a questa tematica. Un filosofo italiano, Emanuele Severino, afferma che l'ecologia è una sorta di pentimento in "articulo mortis", come di chi ha vissuto per tutta la vita combinandone di cotte e di crude e, arrivato all'ultimo momento, si pente. Ma se nella vita spirituale questo pentimento può avere un senso, nella vita reale non ne può avere alcuno perché tutto ciò che è stato fatto è sostanzialmente immutabile. Per Severino questo è l'esito di quella che lui chiama "l’essenziale follia" dell'Occidente che si riconduce nel considerare le cose come niente o "nientificabili". Se Severino avesse ragione, noi dovremmo essere sostanzialmente disperati. In ogni caso si richiede a noi una riflessione e soprattutto cambiamento, questa è la questione di fondo. E allora il problema possiamo esaminarlo da tre punti di vista. Innanzi tutto il problema ambiente ci richiama ad una considerazione globale della vita alla luce della o di una concezione della vita. Non per nulla i più recenti obiettivi del Magistero e l'Assemblea di tutte le Chiese cristiane di Basilea hanno posto questo fondamento di globalità nel momento in cui hanno identificato come inscindibili tre aspetti fondamentali, ossia la salvaguardia della creazione, la pace e la giustizia in tutto il mondo. C’è poi un aspetto politico, perché il problema di riforma è niente meno che riforma del modo di produrre, del modo di consumare e quindi si vanno a scardinare abitudini consolidate modelli di vita collaudati. Da ultimo, non può che essere un problema fondamentalmente culturale. Se la cultura è ciò che resta quando abbiamo dimenticato tutto, ossia se è un modo di essere, un modo di comportarsi secondo determinate concezioni, determinati valori, tutti siamo direttamente chiamati a fare qualcosa. Ecco perché un movimento come questo può portare nuova linfa nelle istituzioni, può portare vitalità.

D. Benetti:

Passiamo la parola a Gino Girolomoni.

G. Girolomoni:

Bisogna innanzi tutto dire che i cattolici sono arrivati con grande ritardo a questo appuntamento e devo dire anche che non sono riuscito a prendere con grande filosofia il silenzio della Chiesa e dei credenti in merito ai referendum sulla caccia e sui pesticidi. Qualche voce si è elevata, come quella del vescovo di Fano, ma nel deserto non è facile farsi ascoltare da molta gente. Nel mondo cattolico non c’è un unanime giudizio sulla realtà ambientale, e quindi non ci possono essere orientamenti unanimi. Con questo non voglio dire che individualmente non ci siano idee chiare, ma manca una coscienza collettiva. Per i credenti, categoria alla quale appartengo, pesa ancora quel comando divino ai tempi dell'homo sapiens. riempite la Terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla Terra" (Gen. 1,28). Ma gli uomini presero troppo sul serio il consiglio e di lì a poco la "paura dell'uomo era impressa in tutte le bestie selvatiche, in tutto il bestiame e in tutti gli uccelli del cielo" (Gen. 9,2). Poi probabilmente gli uomini uccisero il Cherubino con la spada sfolgorante che era a guardia del giardino d’Eden per custodire i frutti dell'albero della vita. "E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla Terra e se ne addolorò in cuor" (Gen. 6,6), ma non certo per quella mela, né per Caino che venne perdonato e anzi suo ricevette protezione. Il Signore rispettò le scelte dell'uomo, ma ne vide le estreme conseguenze dei giorni nostri, quando la sua creazione sarebbe stata fatta a pezzi. "Dorme di Gerusalemme non piangete su di me, ma sui vostri figli? (Luca 23,28). E l'ora di piangere è giunta, e i seguaci del falegname da due o trecento anni distribuiscono grandi quantità di fazzoletti per asciugare le lacrime, ma sono impotenti a capire le cause di quelle lacrime. Io credo, per la mia provenienza ideologica, che la maggior parte di quelle lacrime possano essere asciugate soltanto dal miracolo, e quindi capisco la complessità, l'impossibilità di soluzione d’alcuni problemi, ma almeno occorre non essere dalla parte di coloro che hanno provocato quelle lacrime. E invece abbiamo conquistato spazi immensi volevamo convertire i musulmani sgozzandoli, abbiamo mandato Colombo con la croce e con un branco di delinquenti, dando inizio così ad una strage infinita. Alcuni anni fa abbiamo ascoltato qui al Meeting Adrian Ines Chavez che, con la voce rotta dalla commozione e con la sapienza incredibile del suo popolo, ci ha parlato del libro sacro dei Maya e del calcolo trigonometrico che loro già conoscevano. Ogni tanto ci chiedeva: "Ma pensate veramente che eravamo dei selvaggi?". Ripensiamo alla storia anche dalla parte dei vinti, almeno noi cristiani. Ma è possibile dar vita ad un'associazione ambientalista d’ispirazione cristiana che possa autorevolmente contribuire a denunciare i crimini contro la creazione e la vita e tolga al distruttore sempre più seguaci? Teniamo conto che gli altri hanno ragione di dire: cattolici, se ci siete, battete un colpo". Perché si è dimostrato che, almeno fino a poco fa, non c'eravamo. La storia dei referendum è solo l'ultima. Allora provo ad indicare una serie di punti che tengono conto anche degli incontri già fatti e che, secondo me, dovrebbe far parte del patrimonio di un movimento ambientalista diverso. Innanzitutto occorre che nel nostro itinerario sia chiara l'impronta genetica dell'essere cristiani, cioè di coloro che credono perfino nella resurrezione dei morti. E, considerato che non siamo rimasti tanti, una volta messi a fuoco obiettivi e itinerari, e oggi abbiamo anche molte occasioni per farlo, occorre accogliere tutti coloro che si riconosco 1 il no in quel programma e vogliono fare un tratto di strada più o meno lunga insieme a noi. Un altro aspetto riguarda la nostra cultura, la nostra disponibilità e il nostro coraggio di ripensarla. Per esempio, Attila era veramente un barbaro? E i secoli del Medioevo furono veramente bui? Nel 1992 staremo dalla parte di Colombo e Pizarro o da quella di Adrian Ines e Alce Nero? Occorre poi sviluppare non solo l'educazione ambientale, ma l'istruzione dei bambini e dei giovanissimi nella sua totalità. Non possiamo permettere la cancellazione della fantasia e della creatività, assistere alla chiusura delle scuole di montagna - un altro crimine della stupidità dobbiamo pensare la scuola non solo privata, ma anche diversa, che si possa chiamare La gioiosa, come quella di Vittorino da Feltre, e non luoghi di sofferenza come quelli che abbiamo partorito. Senza dimenticare che, secondo la nostra Costituzione, l'istruzione dei figli spetta ai genitori che pertanto non sono tenuti a delegare sempre lo Stato. Un altro punto è la difesa e la promozione dell'economia e della cultura delle aree montane e collinari, la promozione e la salvaguardia dell'artigianato artistico e rurale, l'occupazione giovanile (anche in riferimento a quanto detto prima), il risparmio energetico, l'educazione alla raccolta differenziata di rifiuti, la tutela della salute e la promozione delle medicine dolci e non violente come l'omeopatia e le medicine orientali. Infine occorre sviluppare l'agricoltura biologica. Alcuni ancora pensano che si tratti soltanto di un metodo agronomico invece di un altro, per giunta meno efficace, e non, piuttosto, un modo più intelligente di organizzare il territorio, con un'agronomia che produce alimenti sani e che sarà in grado di lasciare ai posteri una campagna fertile e non un deserto. Pensiamo poi al valore, anche economico, della tutela dell'ambiente, soprattutto per la salute del cittadino. Io stesso rappresento un'esperienza significativa in questo senso in Italia e in Europa, la cooperativa Alce Nero, che ha bonificato circa duecento ettari di terreno nel comune di Isola del Piano e che ne dirige altri mille e duecento sparsi in tutta Italia. In essa lavorano quaranta persone ed esportiamo i nostri prodotti in Svizzera, Olanda, Germania. Un altro punto fondamentale, per me, è la gestione del credito e del risparmio. Il denaro che depositiamo nelle banche, potrebbe finanziare, ad esempio, le armi all’Iraq, oppure speculazioni edilizie o industrie che inquinano. Occorre promuovere la costituzione di cooperative finanziarie (e ci sono già persone che lo stanno facendo nel nostro paese, a Udine, Verona, Milano, Torino) i cui depositanti siano disponibili anche a ricevere un interesse più basso purché il loro denaro abbia una destinazione molto precisa. Per concludere, riusciremo a trovare un consenso tra di noi sull'analisi della realtà e intraprendere un cammino insieme? Non lo so, so solo che ci stiamo provando e che l'esperienza dei verdi, che aveva suscitato in me discrete speranze, come cristiano non mi ha entusiasmato; in ogni caso cerchiamo almeno - ed è quello che cerco di fare nella mia vita - di essere fedeli alla pietra angolare della nostra vocazione, non rassegnarci mai al male e all'ingiustizia e saperli riconoscere. Dice Isaia: "Sulle tue mura, Gerusalemme, ho posto delle sentinelle che di giorno e di notte non taceranno mai", cerchiamo almeno di fare questo. Grazie.

D. Benetti:

La parola ora a Gaetano Benedetto.

G. Benedetto:

Se siamo qui, e in particolare se un’associazione come il WWF è qui, è per tentare di richiamare i cattolici, che più di altri hanno espresso spesso in teoria dei principi e dei punti di riferimento molto vicini all'ambientalismo, a quel rigore che oggi è necessario e che, a nostro avviso fa la differenza rispetto al nostro modo di vivere e rispetto alla possibilità residua che è rimasta di salvaguardare l'ambiente in Italia ed altrove. Se in un primo tempo le associazioni sono state insufficienti e i gruppi politici più sensibili ai problemi ambientali non sono riusciti a raggiungere l'obiettivo, oggi il "verde" ha politicizzato tutto al punto tale da creare una sorta di rifiuto nell'opinione pubblica nei confronti dei problemi ambientali. Il "verde", al pari di tante altre cose, è diventato una moda, e i dibattiti ambientali sono seguiti solo da poche persone. A questo punto, chi, se non coloro che si dichiarano disponibili ad affermare certi principi e certi valori, deve essere chiamato a far sì che quei principi e quei valori siano portati avanti? I cattolici hanno una tradizione in questo senso maggiore di altri e sono chiamati a portare avanti questi principi e questi valori. Al di là dell'intervento, anche clamoroso, che Papa Giovanni Paolo Il ha fatto all’inizio di quest'anno, ci sono dei precedenti altrettanto importanti ai quali non è seguito nulla. Ad esempio, nell'82, a Gubbio, una serie di associazioni, tra cui il WWF, Italia Nostra, il comune di Gubbio, l'Ente provinciale per il Turismo e tante altre, avevano fatto, nell'ambito dei seminario internazionale "Terra Mater una carta, la Carta di Gubbio, in cui venivano affermati dei principi che, se fossero stati seguiti anche solo un poco, sicuramente non ci troveremmo nella situazione attuale. A "Gubbio '82" è seguito "Gubbio'87", e un convegno ad Assisi "Pace con la natura", in cui esponenti di tutte le regioni del mondo si erano confrontati per ribadire che l'ambiente è la priorità essenziale da seguire sulla quale tutto va misurato prima di essere deciso. Allora di fronte a questa urgenza, cioè di fronte al fatto che non è in discussione qualche cosa di astratto, ma la salvaguardia della vita stessa, (e per vita non intendo soltanto la vita dell'uomo, ma la vita nel suo complesso), è insignificante oggi stare a dibattere ad esempio dell'effetto serra. A me personalmente non interessa sapere se hanno ragione gli scienziati dell'ONU, secondo i quali tra un po' l'effetto serra distruggerà tutto, oppure gli scienziati riuniti ad Erice i quali invece affermano che in realtà l'effetto serra non ha questo tipo di conseguenza. Perché, nel dubbio, chiunque si rende conto che le cose vanno fermate. Nel dubbio, ad esempio, che le emissioni in atmosfera dei motori diesel producano non so quale percentuale di aumento dell'allargamento del buco dell'ozono - ma forse non è vero io non uso quel tipo di motore, e cosi per le bottiglie di plastica, sostituibili benissimo, per i rasoi, che oggi devono essere di plastica per essere usa e getta, fino alla cose più banali. Il rigore che noi oggi chiediamo è un rigore di comportamento quotidiano. Il WWF italiano, in venticinque anni, ha sicuramente fatto delle cose assolutamente importanti, ha fatto delle cose che, se non fossero state fatte in quei tempi e in quei modi, sicuramente oggi il patrimonio italiano sarebbe di un altro tipo.

Oggi, però, noi ci rendiamo conto che di fronte a questa situazione, di fronte a questi scopi, di fronte a queste migliaia di ettari protetti, quello che abbiamo fatto non basta, la situazione va tutta a catafascio, perché c'è un'accelerazione dei bisogni indotti e di quei consumi che sono portati avanti, incentivati da quella cultura che voi come cattolici (cattolici particolari - consentitemi volete contestare. Rispetto al mondo esterno i cattolici sono una cosa molto monolitica: tra DC, Chiesa, Movimento Popolare e quanti altri, non c'è nessuna differenziazione; tra coloro che fanno le speculazioni degli appalti negli enti locali, prevalentemente democristiani, la Chiesa cattolica che fa un certo tipo di affermazioni, e Umana Dimora", non c'è nessuna differenziazione. Le articolazioni che esistono nel mondo cattolico vanno maggiormente evidenziate, e tra quei cattolici che hanno trovato la coerenza di affermare alcuni principi e alcuni valori, va trovata la coerenza di incidere, come primo passo, su chi gli sta più vicino, in chi crede nella stessa cosa, in chi si richiama agli stessi ideali. 0 i cattolici di Umana Dimora, rispetto al Movimento Popolare e ai Cattolici Popolari, e questi rispetto al movimento cattolico in generale, riescono ad affermare quei principi di essenzialità, di non ulteriore proroga rispetto ai problemi dell'ambiente, o io ritengo che la nostra sia una scommessa persa in partenza. Io chiedo, e lo chiedo come atto di accusa, qual è la posizione scellerata che è stata presa dal mondo cattolico sul referendum sulla caccia e sui pesticidi? Di fronte a questi è valso il più becero politicismo, cioè la paura di farsi scambiare rispetto ad un movimento o comunque rispetto ad un momento politico, e l'incapacità di guardare all'oggettività della situazione. Allora chiedo a voi, che siete così vicini ad un certo tipo di ambiente: come è possibile che il più grosso partito cattolico in tema di caccia oggi faccia parlare come proprio unico esponente, o quasi, il presidente della Federcaccia? Come è possibile che i cattolici organizzati, i cattolici che hanno fatto della propria vita un momento di militanza, di comunicazione, poi si riconoscano in un certo tipo di percorsi, che poi siano identificati in quel tipo di persone che hanno quel tipo di approccio con il movimento ambientale e con l'ambiente in generale? Allora la coerenza e il richiamo al rigore devono passare anche attraverso questi meccanismi, devono passare anche attraverso la capacità di protestare di fronte a certe situazioni che il movimento politico cattolico mette in atto e che vanno dall'appalto alla distruzione, dall'interesse per costruire alla cementificazione; su questo io credo che vada misurata la coerenza dei mondo cattolico. Se noi riuscissimo ad avere un approccio diverso rispetto a quelle che sono le nostre necessità, se riuscissimo ad avere esigenze diverse rispetto alla quotidianità, riuscissimo ad improntare il nostro modo di vivere a dei modelli diversi, certamente questo tipo di economia avrebbe una modifica immediata, che nessuno deciderebbe. Allora il richiamare ciascuno al rigore, significa influenzare tutti assieme un certo tipo di modo di vita, di protezione dell'ambiente; significa, ad esempio rispetto alla situazione che c'è attualmente, dire no al gallone in più di petrolio, alle centrali nucleari, perché sappiamo che questo tipo di vita è insostenibile, non soltanto adesso, ma tanto più in prospettiva. Io amo sempre citare il parametro dell'informazione. Avete un'idea di cosa potrebbe significare garantire ipoteticamente il diritto all'informazione stampata a tutto il mondo? Significherebbe che le foreste di tutto il mondo, per garantire i giornali che noi leggiamo, scomparirebbero in pochissimi mesi. E allora il senso del diritto e, in qualche misura, il senso della democrazia, il senso delle cose del nuovo modo di vita, devono essere affrontati all'interno di una problematica globale e devono essere proporzionati ad uno sviluppo complessivo che il mondo deve avere. Di fronte a questa situazione appare chiaro che con il mondo cattolico ci saranno fortissime diversificazioni Ad esempio, sul problema della sovrappopolazione, che il WWF affronterà in maniera molto decisa nei prossimi anni, con il mondo cattolico si verificherà un duro scontro. Su questo andremo incontro sicuramente a delle differenze, ma prima di arrivare a questo credo ci siano delle urgenze e che sia necessario affrontarle insieme. 11 WWF è sicuramente I' associazione che maggiormente ha al proprio interno cattolici praticanti. Senza fare cifre, a differenza di altre associazioni ambientaliste nel WWF ci sono decine di migliaia di persone che si riconoscono nella religione cattolica, che sono cattolici praticanti, che lo dichiarano e che fanno di questa fede un momento di testimonianza. Con queste persone abbiamo sempre avuto momenti di difficoltà; non in quanto cattolici o in quanto persone differenti da un altro tipo di soci, ma in quanto persone che più di altre dovrebbero sentirsi motivate ad impegnarsi attivamente per determinati obiettivi e che invece, al pari di altre, sono passive nel perseguirli tenacemente. Il WWF oggi è assolutamente disponibile, in particolare su obiettivi concreti, da quello della diffusione dell'educazione ambientale a livello scolastico fino al momento della salvaguardia, della conservazione diretta che assieme possiamo fare e sappiamo benissimo quanto ci sia bisogno di disponibilità. Ma, ripeto, il problema più grosso è quello di cercare di capire come sia possibile arrivare a modificare assieme i comportamenti partendo da quelli individuali fino ad arrivare a quelli collettivi. Credo che su questo voi possiate dare un aiuto non indifferente, addirittura determinante. Se è vero che il Papa ha detto che il WWF e la Chiesa Cattolica coopereranno insieme per la salvaguardia della natura - questa è stata la dichiarazione del Papa riportata da tutti i giornali – oggi devo dire che noi siamo qui, il WWF è in quasi tutte le vostre città; diamo allora seguito soltanto a queste cose, a questi valori, altrimenti le enunciazioni rischiano di diventare lettera morta. Purtroppo, non rimarranno lettera morta solo le enunciazioni, ma tutto quello che ci circonda, se veramente da qui a qualche tempo non faremo qualcosa di veramente concreto.

D. Benetti:

Grazie. Credo che, nella coscienza della diversità, le prospettive di una collaborazione siano già state evidenziate in modo positivo e che questo pezzo di strada assieme sia possibile ed auspicabile.

U.Bernardi

Restringere in brevissimo spazio verbale tutta l’intensità del rapporto tra uomo e ambiente è francamente impresa da far tremare i polsi. D’altronde bisogna fare qualcosa che vada al di là dell’immediatezza e sollecitazione che viene dall’urgenza di molti problemi che sono stati qui sollevati. Consentitemi tuttavia di ricordare che a monte, chissà quanti millenni o milioni di anni prima di Lucy (...) prima di tutto c'è stata la parola. Questo è essenziale da ricordare perché la parola, che precede l’ambiente, è il codice sacro, racchiude il senso del tutto, cioè la capacità di comprendere globalmente il senso dell’esistere dell’uomo e del mondo, senso che era indispensabile chissà quanto tempo fa ma che è assolutamente indispensabile nell’immediatezza; quel senso che solo può sconfiggere il nichilismo di cui parla Severino, citato prima dall’Onorevole Galli. Dobbiamo vedere al di sopra di quella che è la naturalità dell’ambiente, tutto il carico di valori, di storia, di fatica, di intelligenza che le generazioni hanno accumulato. In una parola, la cultura intesa in senso socio-antropologico, questa stratificazione dei millenni in cui l’ambiente è un fattore fondamentale, è un fattore di cultura che però non può essere estrapolato dagli altri fattori culturali.

L’ambiente e la storia insieme definiscono lo scenario spazio-temporale dentro a cui degli attori individuali - le persone - e degli attori collettivi - le comunità - hanno fatto le culture e se noi privilegiamo uno solo di questi rispetto agli altri, incorriamo in una grave degenerazione. Ad esempio, se privilegiamo solo l’ambiente, secondo una concezione puramente scientista, tendiamo alla fine ad eliminare l’uomo dalla scena. Allo stesso modo l’enfasi posta sull’ambiente-storia, nel credere che solo la propria cultura o la propria razza sia quella che merita quell’ambiente, porta fatalmente alla degenerazione dell’etriocentrismo, mentre l’ambiente è di tutti: la parola è la parola comprensibile in tutte le lingue. La degenerazione dell’enfasi posta sulla comunità o sulla persona porta all’individualismo, all’egoismo dei popoli. Quindi l’ambiente va compreso nella sua globalità culturale, nell’interazione tra tutti questi fattori: storia, comunità e persona, cioè in chiave prima di tutto culturale. Se c’è stato un peccato nel determinismo ambientale da parte di chi immaginava che i caratteri e persino i regimi dei popoli fossero dettati da un certo ambiente piuttosto che un altro, ebbene un altro peccato dello scientismo è quello di dimenticare che l’ambiente resta uno scenario dove campeggia l’azione umana. Questo va riconfermato trasformando la vecchia logica della programmazione per settori (tanto per l’agricoltura, tanto per l’industria, tanto per i servizi) in programmazione per fattori, dove il fattore centrale è l’uomo. Adottando i vecchi strumenti di programmazione per settori, è chiaro che si elude completamente il problema perché l’uomo avverte sempre di più bisogni di tipo qualitativo, soprattutto nei nostri ambienti agiati e questa esigenza di identità non viene solo dalla parte ricca del mondo, ma ormai da tutti i popoli, anche quelli più provati dalla miseria. La programmazione per fattori significa porre l’attenzione ai bisogni qualitativi dell’uomo, porre il problema ambiente nei termini culturali a cui abbiamo accennato prima, riequilibrando il rapportò tra città e luoghi a residenza diffusa. Abbiamo poi una responsabilità grande come europei di un’Europa che si viene ricomponendo e nei confronti di una parte d’Europa che aspetta da noi il contributo di mezzi e di idee, perché noi abbiamo camminato, la nostra intelligenza nella discussione è cresciuta, possiamo dare delle idee e non solo quattrini e macchine. Da questo punto di vista, nella difficile riconversione della pianificazione rigida dell’est (che doveva creare l’uomo nuovo e che non solo non l’ha creato, ma ha distrutto in parte quello che l’uomo vecchio aveva fatto), il problema dell’inquinamento ambientale è più grave rispetto all’ovest. Questa enfasi posta sull’ambiente come risorsa naturale, posta dalla pianificazione di tipo sovietico, è stata una rovina grande cui dobbiamo porre rimedio con idee nuove che aiutino a ritrovare il senso della continuità; cioè l’opposto dei valori privilegiati da quelle società, che erano le società della rottura, del conflitto, mentre il mondo cattolico privilegia il valore della continuità, cioè della stratificazione, della accumulazione culturale. Si potranno quindi trovare quelle ricchezze di rapporto con l’ambiente che erano state disperse in una logica programmatoria assurda. Questo pianeta appartiene sempre di più a tutti gli uomini Al di là della metafora del villaggio globale, il mondo resterà comunque un mondo delle culture, se vorrà restare un mondo umano, altrimenti sarà solo il luogo della cancellazione delle specificità e certamente ogniqualvolta si cancella una diversità si perde una ricchezza. Non sono vicino alle idee di Severino, il suo nichilismo è rispettabile, ma non dobbiamo dimenticare che l’intelligenza umana non si ferma e non si calcifica, perché le generazioni continuano ad insorgere, nuove intelligenze vengono con i loro bisogni e con la loro capacità e stimolo a modificare il quadro precedente. Il discorso lo possiamo cogliere già in termini positivi quando vediamo ben presente e salda la cultura delle autonomie, tutto l’associazionismo, il volontariato che è così riccamente rappresentato nel nostro paese. Provate a fare un confronto tra il tasso di associazionismo e la buona qualità del vivere scendendo dal nord al sud d’Italia. Non perché al sud sono "cattivi" e non sanno associarsi, ma perché la realtà storica è diversa e la situazione in cui sono stati posti è diversa, perché si è voluto imporre uno standard che non è corrispondente alla specificità. Se la cultura delle autonomie è in atto, quale può essere il suo fine se non l’autonomia delle culture? Questa è la realtà in cui bisogna essere presenti non in termini "leghistici" (perché anche questa è un’enfasi posta su di un solo aspetto, quello etnocentrico), ma avendo presente la specificità della risposta alla domanda universale e naturalmente cercando di rimediare, per quanto possibile, ai guasti che la grande agiatezza (che grazie a Dio abbiamo raggiunto), ha prodotto. Si parlava prima di sperperi grandemente colpevoli, ma bisogna anche ricordare quale è stato il passo in avanti che si e compiuto, quanti sono oggi in grado di avere uno standard di vita che solo fino a quaranta anni fa era di una élite di persone. Il problema è quello dunque di ricreare il senso della società parsimoniosa, una società che appartiene già alla nostra storia, solo che un tempo la parsimonia non era solo saggia misura delle comunità contadine, era intelligenza nell’impiegare nel miglior modo possibile la minima risorsa. Certo allora era una costrizione, oggi può essere una scelta superato le ristrettezze della parsimonia imposta, abbiamo anche perso nella stessa fase che richiede, come tutte le scelte, una preparazione. Voglio dire che se noi abbiamo quella socialità che era presente nella società parsimoniosa, quella socialità che si tenta di recuperare attraverso le iniziative di terzo settore, (le cooperative di solidarietà sociale, il volontariato). E’ un recupero di solidarietà che non ha solo il senso dell’altruismo, quanto quello del recupero della visione globale della problematica. Questo è capire il mondo nella sua complessità di storia di comunità di persone e questo va colto senza enfatizzare singoli elementi. L’armonia è la chiave di risposta più tecnica che in questo momento sia possibile, la più efficace se tradotta in termini di legislazione, di programmazione locale. Il pericolo del tecnico è proprio che veda solo il suo e non capisca il resto, cioè l’uomo nel suo insieme. Credo che si possa parafrasare per l’Umana Dimora, come augurio, la famosa frase di Ben Gurion: "Non chiederti cosa fa lo stato per te, chiediti: cosa posso fare io per lo stato?" Possiamo sostituire alla parola "stato" la parola "comunità" che può essere applicata al locale come all’universale; del resto per Ben Gurion, per il sionismo, stato e comunità coincidono, quindi voleva dire esattamente questo.

D. Benetti:

Grazie anche a Ulderico Bernardi. Alla luce dei contenuti emersi, solleciterei un sostegno ed una collaborazione concreta alla nostra associazione. Ricordo, tra l’altro che l’iscrizione all’Umana Dimora prevede quest'anno anche un bollettino di collegamento, Umana Dimora News, che permette il contatto e l’informazione periodica sulle attività e sulle iniziative dell’associazione. Ringrazio tutti.

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