L’amicizia non è un sogno

Giovedì 26, ore 18.30

Shodo Habukawa,

Docente all’Università del Monte Koya

e responsabile del Muryokoin Temple

 

Prima di tutto voglio congratularmi per la notizia ricevuta della presentazione all’ONU del libro di don Giussani, Il senso religioso, nella traduzione inglese. Oggi io voglio descrivervi come l’uomo moderno può superare la difficoltà del cuore e ritrovare la speranza mediante la comprensione della struttura profonda della coscienza. Don Giussani ci insegna che la vita non è un sogno; questo insegnamento vuol dire accettare la realtà così com’è. Purtroppo noi uomini tendiamo a vedere la realtà soltanto come apparenza. Per questo vorrei dirvi che per capire la realtà noi dobbiamo conoscere la struttura profonda della nostra coscienza. Vi voglio spiegare la coscienza umana e la sua struttura secondo l’idea del Buddismo Shingon.

In ogni uomo ci sono cinque sensi: la vista, l’udito, l’olfatto, il gusto ed il tatto attraverso i quali iniziamo la nostra azione collegata alla coscienza. Ne aggiungiamo altri tre: il sesto, che è l’intuito, il settimo, che è il discernimento, e l’ottavo, che è il livello più profondo della coscienza, chiamato alaiabigignana. Che cos’è l’alaiabigignana? Ogni seme ha delle caratteristiche diverse e dei nomi che ne indicano l’esistenza. Un luogo dove possiamo trovare ogni seme con le sue caratteristiche si chiama alaiabigignana. Ogni seme rappresenta per l’uomo la possibilità di crescita senza misura. Nella Bibbia c’è un passo che racconta che quando piantiamo dei semi nel terreno essi generano alberi, frutti, ma ci sono anche quelli che non germogliano; così alcuni ascoltano la parola di Dio e cambiano, mentre altri non cambiano.

Questo esempio lo troviamo nel Vangelo di Marco (4, 1-20). Una parte del seme sparso dal seminatore cadde sulla terra buona e diede frutto e rese ora il 30, ora il 70, ora il 100 per uno; un’altra parte cadde fra i sassi dove non c’era molta terra e subito spuntò perché non c’era un terreno profondo, ma quando si levò il sole restò bruciata e, non avendo radice, si seccò. Un’altra parte ancora cadde tra le spine. Le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto. La spiegazione ci dice che coloro che ricevono il seme sulle pietre sono coloro che quando ascoltano la parola subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radici in se stessi, sono incostanti e quindi al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della parola subito si abbattono; quelli che ricevono il seme tra le spine sono coloro che ascoltano la parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo, dell’inganno delle ricchezze e di tutte le altre bramosie, soffocano la parola e questa rimane senza frutto.

Quando l’uomo pensa soltanto a sé diventa egoista, ma la nostra coscienza non è fatta soltanto da questo aspetto, perché c’è una profondità nell’uomo che lo rende cosciente della sua umanità. Approfondiamo il concetto di alaiabigignana con un esempio. Un uomo cammina in montagna ed è assetato. Come si comporterà? Prima sente il rumore dell’acqua che scorre usando uno dei cinque sensi, cioè l’udito. Questa informazione arriva all’intuito – esiste una fonte d’acqua – e questo è il senso più bello della coscienza, il sesto, da cui raggiunge subito il livello più profondo, cioè l’ottavo, che si chiama alaiabigignana, e da qui torna al settimo, il discernimento, che porta l’uomo all’azione, trova la sorgente. Perché la persona decida un’azione, deve capire che l’acqua, anche se scorre molto poco, è comunque preziosa e, toccandola, ne sente la freschezza, ma soprattutto lo disseta, poi capisce che, anche se ci vuole molto tempo, è utile riempire la borraccia. Se la persona dell’esempio fosse egoista e mentre cammina faticosamente incontrasse per la strada una persona nelle stesse condizioni, non penserebbe di dargli da bere dalla sua borraccia. Se invece con coscienza amorosa e provando compassione e misericordia con grande gioia gli desse da bere, pur non conoscendolo, esprimerebbe in quel gesto una coscienza che nel buddismo chiamiamo "comunione della misericordia", cioè dare il mio amore agli altri senza distinzione tra me e loro.

Monsignor Giussani chiama questa coscienza "senso religioso" di cui la natura dell’uomo è fatta. L’uomo che vive la misericordia capisce che tutto ciò che esiste nel mondo dall’inizio della creazione dell’uomo ha la stessa radice anche se con caratteri diversi. Così nel concetto di alaiabigignana ogni diversità non esiste più, tutto diventa unità. Ogni diversità è preziosa e l’unione di tutto questo crea la bellezza.

Kobo Daishi, fondatore del Buddismo Shingon, chiama la coscienza della comunione della misericordia, coscienza dell’amare, cioè cuore puro, o coscienza della verità, dove la nostra coscienza toglie le contrapposizioni. In questa posizione la profndità della nostra coscienza si apre al mondo, cioè il mio piccolo oceano interno si apre all’oceano esterno che diventa unico, senza limite, infinito. Allora possiamo capire ancora di più che non soltanto tra gli uomini esiste questa origine, ma con tutta la creazione. L’esperienza dell’unità tra la vita del vero uomo e tutta la realtà è l’esperienza mistica, l’esperienza della commozione. Così per capire la realtà bisogna capire la sua verità, cioè fare un’esperienza di profondità, di verità del mio cuore. In questa profondità del cuore, noi troviamo un luogo dove possiamo dialogare anche se abbiamo culture o religioni diverse.