Cultura e turismo
Domenica 22, ore 15.00
Relatori:
Piero Leoni,
Direttore di Rimini Turismo
Massimo Gottifredi,
Assessore al Turismo della Provincia di Rimini
Lorenza Davoli,
Assessore alla Cultura della Regione Emilia Romagna
Leoni:
Affrontare il tema del rapporto fra turismo e cultura potrebbe apparire un’esercitazione accademica, un divertissement estivo per alcuni amministratori e tecnici snob: eppure la questione è piuttosto interessante. Il Meeting stesso potrebbe essere inteso come paradigma di questo rapporto: basta fare una passeggiata fra i padiglioni della fiera per rendersi conto di quanti stimoli culturali questa manifestazione proponga, stimoli che, intelligentemente usati, amalgamati da valori comuni e condivisi, originano una forte motivazione di viaggio e di soggiorno nella nostra città.Nel 1791 l’abbate Tualdo, custode della Specola padovana, in un suo scritto dal titolo Del viaggiare, definiva la pratica del turismo l’imparare a vivere limando e sfregando il cervello nostro in quello degli altri: si tratta di una definizione straordinariamente moderna perché è proprio nel confronto tra il modo di essere e di pensare proprio e quello degli altri, tra i tratti fondanti della propria identità e quelli di luoghi e genti diverse, che sta il fondamento del turismo culturale.
Il turismo culturale trae origine, inoltre, più di altri turismi e in maniera più marcata ed accentuata, dai significati motivanti il turista, che deve essere in questo caso un consumatore pensoso, più attento ai valori e ai fattori che connotano l’identità di un luogo. Le definizioni classiche di turismo culturale, sovente incardinate in modo piuttosto rigido sulle testimonianze archeologiche, storiche, o sui musei e le gallerie d’arte, sono ormai sorpassate; lo stesso concetto di risorsa culturale interessa sempre più l’insieme dei fattori che connotano l’identità globale di un luogo. Per questo, risorsa culturale significa anche gastronomia, paesaggio, ambiente, artigianato, storia e opere di personaggi illustri, religiosità, senso religioso, cultura materiale, senso della comunità, eventi, musica, teatro, cinema, capacità di stare in rete, padronanza dei nuovi media. Una città attenta alla propria identità, non rigida e immutabile nel tempo, ma al contrario risultante di una continua contaminazione, è molto più attraente e desiderabile e diviene meta di flussi di visitatori attenti e rispettosi.
Il punto focale del mio ragionamento sta nell’affermazione che una città, un’area vocata turisticamente, deve prima di tutto riflettere su se stessa, capire e condividere i valori della sua essenza ospitale. Che cos’è un museo? Non è forse uno spazio in cui vengono raccolti in modo sistematico e viene raccolta la rappresentazione della storia delle genti che hanno abitato quel luogo prima di noi, il prodotto della loro vita quotidiana, della loro creatività, della loro propensione artistica? Che cos’è un monumento se non la testimonianza dell’evoluzione di una comunità, la simbologia del fluire del tempo? Un teatro non svolge la funzione di rappresentazioni spettacolari, di ritualità civica? L’organizzazione di eventi non rappresenta la volontà soggettiva di una comunità di godere l’arte e la creatività degli artisti? Il filo che lega quest’insieme è l’espressione dell’identità di un luogo.
Si pone però il problema della fruizione, superando dualità potenzialmente conflittuali tra residenti e turisti. Anche in questo caso, il nostro pensiero deve andare oltre stereotipi che non hanno nessuna ragion d’essere: ciascuno di noi è al tempo stesso cittadino della città in cui abitualmente risiede e di quella in cui si trova occasionalmente, con gli stessi diritti di cittadinanza e naturalmente anche gli stessi doveri. In altre parole, dal momento in cui io mi reco in un luogo e utilizzo i servizi che mi vengono messi a disposizione, divengo cittadino, parte di quella dinamica comunitaria. La preoccupazione primaria di chi governa una città, dunque, alla fine di questo millennio, dovrebbe essere quella di garantire l’accessibilità delle risorse e dei servizi culturali, rispettando la diversità dei fruitori. In tal senso le tecnologie virtuali possono davvero essere straordinariamente importanti per rigenerare e ricostruire i contesti.
Il rischio che le nostre città si assomiglino in qualche modo tutte, perdendo la propria identità, è ben raffigurato in un testo di Italo Calvino, Le città invisibili.
"Se toccando terra a Trude non avessi letto il nome della città scritto a grandi lettere, avrei creduto di essere arrivato allo stesso aeroporto da cui ero partito. I sobborghi che mi fecero attraversare non erano diversi da quegli altri, con le stesse case gialline e verdoline. Seguendo le stesse frecce si giravano le stesse aiuole delle stesse piazze. Le vie del centro mettevano in mostra mercanzie, imballaggi, insegne che non cambiavano in nulla. Era la prima volta che venivo a Trude ma già conoscevo l’albergo in cui mi capitò di scendere, avevo già sentito e detto i miei dialoghi con compratori e venditori di ferraglie. Altre giornate uguali a quelle erano finite guardando attraverso gli stessi bicchieri gli stessi ombelichi che ondeggiavano. Perché venire a Trude, mi chiedevo? E già volevo ripartire. Puoi riprendere il volo quando vuoi, mi dissero, ma arriverai ad un’altra Trude, uguale punto per punto. Il mondo è ricoperto da un’unica Trude che non comincia e non finisce. Cambia soltanto il nome dell’aeroporto". Proprio perché le nostre città non siano uguale a Trude, il binomio turismo cultura è fondamentale.
Gottifredi: È stato detto, giustamente, che cultura e turismo non costituiscono un binomio nuovo, e che sono l’uno per l’altro da tempo una grande opportunità. Il nostro paese – e la nostra provincia – è assolutamente ricco di elementi che possono essere messi in gioco per una valorizzazione turistica, che a sua volta può passare attraverso la valorizzazione del bene culturale. Il fatto che un patrimonio culturale, elevato di per se stesso, generi turismo, non è immediato: sono necessari passaggi intermedi tra l’avere a disposizione un bene culturale nel proprio territorio e la messa a sistema perché questo diventi un prodotto turistico vero e proprio. La nostra realtà provinciale, la realtà nazionale ancora di più, è ricchissima di beni culturali che trovano difficoltà ad essere messi in rete e a costituire un’attrazione per il turista.
Per fare un prodotto turistico occorrono fondamentalmente due cose: territorio e servizi. Per quello che riguarda il territorio, noi abbiamo un patrimonio elevato di opportunità. Sono opportunità che però, di per se stesse, non generano dei flussi turistici; c’è una inflazione molto elevata di beni e di opportunità complessivamente su tutto il territorio nazionale e non solo nazionale. Un’idea di come debba essere strutturato il territorio per poter rispondere ad una esigenza di valorizzazione del turismo spesso manca. Il problema per la nostra provincia emerge nel rapporto che c’è tra costa ed entroterra. Per anni siamo vissuti nell’equivoco generale che la valorizzazione dell’entroterra passasse per una sorta di vassallaggio o subordinazione al turismo della costa: il fatto che esistesse un bacino di presenze turistiche sulla costa capace di generare dei flussi interessanti anche per la fruizione dei beni legati all’entroterra. Questa idea andrebbe ribaltata; dovremmo proporre un approccio diverso, un approccio che cerchi di portare turisti perché si trova un prodotto tipico nell’entroterra capace di attrarre. Così, anche il problema dei servizi riceverebbe un’impostazione del tutto diversa.
Dalle analisi di mercato risulta che la tendenza per i prossimi dieci anni sarà di trovarci sempre di più di fronte ad un turista con maggior consapevolezza verso il prodotto turistico, sempre di più alla ricerca di motivazioni culturali nella scelta della propria destinazione. Proprio perché da una parte il turismo balneare va molto bene e dall’altra perché il futuro prevede queste trasformazione, è necessario sia riqualificare questa grande ricchezza che sono le nostre coste, sia potenziare il turismo nel nostro entroterra.
Davoli: Quando parliamo di beni culturali, di tutela, di conservazione, di studio e di restauro, intendiamo un’operazione che ha senso compiere indipendentemente dal fatto che poi vi sia uno sbocco finalizzato alla valorizzazione in termini turistici e in termini di fruizione; ma è chiaro che, a maggior ragione, occorre investire e far crescere non solo una politica, ma anche una serie di azioni concrete che diano concretezza a questi obiettivi. Alcuni fatti rilevanti a livello nazionale sono accaduti; nostro interesse è soprattutto verificare come sia stata raggiunta nella nostra regione la convergenza tra cultura e turismo. La nostra regione è fortemente connotata da una forma di turismo legato a determinate città ed alla costa: questa non è una novità per nessuno. Allo stesso tempo, in analogia con i trend di carattere nazionale che si richiamavano prima, la nostra regione vede crescere sul proprio territorio dei flussi turistici legati alla fruizione in modo particolare delle città d’arte, città d’arte che hanno avuto in questi ultimi anni una felice intuizione non scontata, l’intuizione di utilizzare le opportunità offerte dalla nuova legge regionale sul turismo.
La nostra regione è inoltre connotata da forti comunità locali. Il limite è stato quello di far prevalere, anche in tempi recenti, una logica di separatezza rispetto a una logica di cooperazione e di politica integrata: un territorio che andasse oltre il proprio orticello cittadino era pressoché impensabile. Occorre sostenere alcune realtà molto minori, dal punto di vista dell’interesse di presenza di beni culturali e di attività che possano essere appetibili per un mercato turistico; cominciano ad attivarsi degli operatori che svolgono la funzione di incoming, senza la quale risulterebbe molto difficile poter attrarre in forma minimamente organizzata e strutturata dei flussi di carattere turistico. Questa è la prima strada da percorrere.
La seconda strada consiste nel sostenere gli sforzi per modificare la mentalità, l’impostazione che è propria degli operatori, di coloro che promuovono quelle stesse attività culturali. La regione stessa ha proposto il tema dell’adeguamento dell’offerta regionale di spettacolo, di arte e di cultura alle esigenze del turismo. I musei, ad esempio, hanno a cuore la funzione di conservazione e tutela, ma non prendono assolutamente in considerazione una politica orientata a conquistare un pubblico proveniente anche da altre città ed altri territori. Nel settore dello spettacolo ci sono enormi potenzialità, soprattutto legate all’attività di produzione lirica che si svolge nella nostra regione, che è anche enormemente apprezzata; ma in rarissime circostanze, come a Parma e a Reggio Emilia, si concedono quote percentuali di biglietti per gruppi di turisti organizzati che sono sul territorio. Nelle motivazioni di carattere culturale, che accompagnano la scelta di compiere una vacanza in un luogo o in un altro, il tema dell’identità e degli elementi che caratterizzano l’identità è un dato significativo e rilevante. Di recente si è verificato, ad esempio, che il tema dei giacimenti gastronomici, dei prodotti tipici rintracciabili unicamente in quel piccolo pezzo di territorio, siano fattori che attraggono nicchie e settori di flusso turistico fortemente caratterizzati da una motivazione culturale che può essere estesa ad altri.
Un’ultima osservazione. Tra le nostre città hanno una rilevanza turistica e culturale due città come Ferrara, in cui si è investito molto, e Ravenna. Ci sono ancora due scadenze importantissime nei prossimi anni per Bologna, che sarà città europea della cultura nel Duemila, e che quindi sarà teatro di numerose e molteplici manifestazioni di carattere culturale, e Parma, con i suoi territori verdiani. Queste scadenze saranno una sorta di test per misurare quanto saremo in grado – nel settore privato e pubblico – di far funzionare un meccanismo di collegamento tra attività culturali anche di carattere straordinario e flussi di carattere turistico, che possono avere in questi casi anche una massa critica molto rilevante.