Ambiente come motore dell’occupazione
In collaborazione con Unioncamere e Umana Dimora
Lunedì 19, ore 11.30
Relatori: Giuseppe Turrin, Bruno Agricola,
Gianni Mattioli, Presidente Consorzio Replastic Direttore Generale Settore
Sottosegretario di Stato Conservazione Natura del
al Ministero dei Lavori Pubblici Ministero dell’Ambiente
Mattioli:
Viviamo un periodo drammatico dal punto di vista di due emergenze.L’occupazione e l’ambiente finora sono state contrapposte l’una all’altra: si può invece disegnare uno scenario nuovo, in cui l’una possa essere la più concreta e realistica possibile risposta all’altra. Purtroppo – e questa è la mia rabbia, prima ancora che di persona di governo, di militante dell’Ulivo – questa immagine della novità stenta ad affermarsi, sebbene su di essa potrebbero ricomporsi i valori antichi dei diversi patrimoni culturali, la tradizione del movimento operaio da una parte e i cattolici democratici dall’altra, in un progetto che non sia più la società del possedere, ma una società nella quale si ritrovino invece i valori della convivenza,della promozione di se stessi e del rapporto con gli altri.
Turrin: Vorrei partire con una premessa: gli ambientalisti stanno con fatica, ma con intelligenza passando da una fase infantile di "anticorpi", nella quale avevano un compito politico importante, che però penalizzava e demonizzava l’industria, a una fase in cui diventano "enzimi" del sistema sociale ed economico di questo paese. Non è un caso che alcuni ambientalisti importanti facciano parte del governo, trovandosi così a gestire il bene pubblico, e non solamente a fare opposizione.
Come rappresentante dell’industria, devo dire che uno sviluppo oggi non può essere altro che uno "sviluppo sostenibile".
Il nostro consorzio è nato nell’88, è vissuto per due o tre anni nelle pastoie ministeriali, ha iniziato a lavorare nel ’91, e fino ad oggi, in sei anni, partendo da zero, ha raccolto 70.000 tonnellate, che in futuro diventeranno 140.000. Ma per arrivare a 140.000 tonnellate dobbiamo convincere 25, 30, 40 milioni di italiani a fare il gesto di compiere la separazione dei rifiuti. Questo rientra anche nel discorso dell’onorevole Mattioli sull’occupazione, perché è chiaro che l’ambiente è una nuova frontiera di occupazione. Ve lo dimostro subito: il nostro consorzio oggi ha solo 50 addetti: "solo" perché sono pochi rispetto ai problemi ambientali e di occupazione, ma sono tanti rispetto ad altri consorzi europei, che hanno 10-15 persone. Ad ogni addetto interno corrispondono dieci addetti esterni: in futuro, vista la potenzialità del nostro consorzio, che è un’agenzia di sviluppo e di stimolo, pensiamo di arrivare al rapporto di un addetto interno ogni 100 esterni.
Sulla questione dell’occupazione voglio aggiungere un altro dato: ho letto alcune statistiche secondo le quali in Germania attualmente c’è una previsione di 350.000 addetti per lavori pubblici nell’ambiente, in Francia di 250.000, in Italia invece di 8.000-9.000. Questo sta a dimostrare che è possibile potenziare lo sviluppo e l’economia, e quindi i posti di lavoro nel settore ambientale.
Agricola: Come Ministero dell’Ambiente, abbiamo dato veramente un grande impulso alla politica della creazione delle aree protette, in un’ottica di sviluppo sostenibile, di una convivenza tra l’uomo e il suo ambiente naturale che dia all’ambiente naturale quello che è giusto dare, ossia la conservazione almeno degli elementi più preziosi, e all’uomo la possibilità di condurre un sistema di vita adeguato alle sue esigenze.
Abbiamo cercato, con la politica di protezione della natura, di creare delle occasioni di lavoro all’interno di queste aree, che possano anzitutto consentire ai pochi giovani rimasti lì di lavorare, ma che anche attirino nuove professionalità e nuove attività. Così abbiamo portato nel giro di tre anni il sistema dei parchi nazionali dai 5 parchi storici, creati 70 anni fa, ai 17 attuali, con un’estensione del territorio di 1.500.000 ettari che coinvolgono circa 400 comuni.
Che cosa immaginiamo di fare di queste aree? Anzitutto di sviluppare una serie di azioni a livello di turismo naturalistico.
Oltre al turismo, nei parchi nazionali progettiamo di sviluppare anche l’agricoltura sostenibile. Nelle zone ambientalmente più pregiate l’agricoltura dà prodotti che sono quantitativamente inferiori ma qualitativamente superiori, e da un punto di vista organolettico si riescono a dare prodotti che hanno un’alta gradevolezza anche dal punto di vista commerciale. Infine, pensiamo di poter sviluppare l’artigianato locale.
Dal punto di vista economico i parchi hanno a disposizione 350 miliardi per investimenti; stiamo poi investendo in queste zone altri 50 miliardi con un progetto in lavori socialmente utili; occuperemo circa 2.300 cassa integrati e 600 giovani disoccupati nel solo parco del Cilento. Per questi disoccupati è la prima occasione concreta di lavoro, che servirà a creare le infrastrutture per i parchi, come i centri-visite, i sentieri, le aree di sosta... in futuro, tutte queste attività si dovranno concretizzare in cooperative che gestiscano sia i flussi turistici che la commercializzazione dei prodotti agricoli controllati che saranno prodotti in queste aree. Lanceremo anche, nell’ambito dei programmi per le aree depresse, un programma di investimento di circa 500 miliardi in favore delle aree protette.
Infine, un’altra opportunità per le associazioni ambientaliste è quella dell’informazione, dell’educazione ambientale, per provocare all’interno della scuola un movimento di attenzione e di visita nell’ambito delle aree protette, nazionali e regionali.
Mattioli: Siamo sicuramente in una fase di transizione: in alcuni settori il governo sta facendo delle cose importanti, ad esempio nel settore della riqualificazione e del recupero urbani. Nel decreto in fase di conversione dal Parlamento, ci sono 1.510 miliardi, a cui si aggiungono altri 1.500 miliardi di residui esistenti. Con questi 3.000 miliardi pubblici si possono attivare sino a 30.000 miliardi di investimenti, e questo può rappresentare nell’arco di 5 anni un enorme fonte di occupazione. Ci sono anche altri settori, quello della difesa del suolo, in cui si attiveranno 500 miliardi all’anno, o quello delle risorse idriche, in cui è previsto un investimento enorme, tra pubblico e privato, nell’ordine dei 60.000 miliardi, o infine il settore del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili, per il quale è previsto un modesto investimento dell’ordine degli 840 miliardi. Quello che mi auguro è che i valori ideali diano un contributo per dare anima a questi numeri, che non sono solo i numeri di una concreta possibilità di occupazione e di sviluppo nuovo per il paese, ma sono il disegno di una società diversa, nella quale il possesso delle cose ceda spazio alla salvaguardia dei beni collettivi.