Lunedì 25 Agosto, ore 11.15

PAROLE E GOAL

Partecipano:

Aldo Giordani,

giornalista e telecronista

Mario Pennacchia,

responsabile della redazione romana del quotidiano "La Gazzetta dello Sport".

Eugenio Grignani,

giornalista, editore della rivista "Record".

Gianni Brera,

giornalista e scrittore

Presenzia l'incontro Roberto Formigoni che al termine, insieme a Gianfranco Lupattelli, presidente dei M.S.P., procede alle premiazioni.

R. Formigoni:

Un incontro come quello che stiamo aprendo, dedicato al tema dello sport, non si svolge a lato del Meeting, ma è nel cuore del Meeting di quest'anno che vuole riflettere sul tema della comunicazione tra gli uomini. Perché lo sport è da sempre e fin dall'inizio dimensione essenziale del Meeting. Abbiamo sempre cercato che fosse presente, fin dal primo anno, nel 1980: perché l'obiettivo e il cuore del lavoro del Meeting è l'uomo, la promozione della sua dignità e della sua libertà. Allora la dimensione sportiva è essenziale alla vita dell'uomo e per questo non possiamo trascurarla, lasciarla ai margini della nostra attività. (…) Io credo, senza esagerazioni, che i personaggi che hanno accettato il nostro invito, rendano possibile al Meeting il più grande dibattito sullo sport che oggi si potrebbe fare in Italia. Gianfranco Lupattelli ha ricordato la dimensione europea dello sport, se ne riparlerà mercoledì, quando la Comunità Europea sarà presente ufficialmente attraverso il commissario alla cultura, alla gioventù e allo sport, Carlo Ripa di Meana, che verrà a sanzionare una risposta che la Comunità Europea ha deciso di dare dopo le nostre sollecitazioni dell'anno scorso. Il nostro invito non è rimasto del tutto inascoltato: seppure lentamente, qualcosa ha incominciato a mettersi in moto e la Comunità Europea ha deciso di darsi anche una dimensione sportiva. Anche questa è la riprova di come il lavoro che stiamo facendo è un lavoro importante, che sa creare contatti e collegamenti con realtà al di fuori di noi.

G. Lupattelli:

In questi ultimi anni è diventata convinzione comune che lo sport è cultura, in quanto modifica e crea il costume, la mentalità, il modo di vivere. Lo sport è linguaggio, in quanto comunica attraverso i gesti, forse più delle parole. Lo sport, infine, modifica anche la lingua corrente, c'è un periodare diverso, nuove parole entrano nel linguaggio comune. Guardiamo al costume: lo sport coinvolge le persone attraverso le informazioni, e quindi anche attraverso la formazione. Lo sport, dunque, nel bene e nel male, è entrato nella nostra vita. Nel bene tutti ne auspicano e ne vedono i risultati e per questo noi esistiamo come Movimento Sportivo Popolare; ma anche nel male, perché l'antagonismo disperato, i risultati a qualsiasi costo, un'industria non sempre pulita, come testimoniano i processi sportivi e penali in corso, ci dicono che occorre operare e lavorare affinché lo sport trovi la sua strada più compiuta di educazione e di crescita. Soprattutto il calcio coinvolge le grandi masse e le grandi emozioni; il risultato negativo ai Mondiali del Messico, ha comunque mostrato una maturità del pubblico che forse non aspettavamo. I tifosi italiani stanno cambiando e speriamo, pur nel dolore, che la tragedia nello stadio di Bruxelles, abbia maturato tutti quanti. L’M.S.P. ha preso l'iniziativa di aiutare i tifosi organizzati nella F.I.S.S.C. (Federazione Italiana Sostenitori Squadre Calcio), membro dell'M.S.P. dal 23/11/85. 1 tifosi hanno bisogno di essere coinvolti in un processo di partecipazione e forse anche di gestione, nel progetto di risanamento di tutto lo sport italiano. Chiedo ai partecipanti a questa tavola rotonda di cercare insieme gli spunti e le motivazioni per creare un progetto per lo sport italiano.

A. Giordani:

Parole ed eventi sportivi: indubbiamente noi giornalisti siamo portati a dare un po' troppa importanza alla prima parola dello slogan che contraddistingue quest'anno il Meeting, effettivamente suoniamo un po' troppo la grancassa, ma forse i tamburi ci vanno perdonati perché l'evento sportivo per sua natura è carico di passionalità, è ricco di sensazioni, quindi è difficile restare lontani, freddi, asettici, distaccati di fronte ad una palpitante vicenda sportiva. (…) Per il giornalista, anche nello sport, vi è l'esigenza primaria di rispettare la verità, non la verità assoluta, che forse non esiste, o comunque è difficile da individuare: ma certamente c'è l'esigenza, da parte del giornalista, di fare il suo lavoro con la massima lealtà e con la massima schiettezza per trasmettere tutto quello che sente di dover dire su un avvenimento (…). In Italia, abbiamo un difetto: siamo abituati a dare una eccessiva importanza allo sport, e certamente questo non aiuta i lettori o gli ascoltatori a crearsi una esatta cultura sportiva (…) Il compito di noi giornalisti, e di noi che parliamo attraverso la televisione e cerchiamo, per quanto ci è possibile, di farvi vivere al meglio gli eventi sportivi, deve essere quello di alimentare l'amore verso lo sport e anche la conoscenza dello sport, bello diventare campioni, ma nello sport l'importante è farlo (…).

Quindi la nostra missione è invitare i giovani a partecipare al mondo dello sport, a praticare lo sport, tanto meglio se diventeranno campioni, ci faranno vivere delle grosse emozioni. Forse eccederemo nei tamburi, ma il nostro messaggio resterà sicuramente valido. Quello che importa è che voi giovani, anche attraverso lo sport, possiate avviarvi verso il meriggio, forse rischioso, ma sempre affascinante, della vostra vita.

M. Pennacchia:

Parlare di goal è un po' imbarazzante, perché abbiamo alle spalle un campionato del mondo che ci ha profondamente delusi. Però mi è rimasto nella memoria un segno di quanto a volte possa essere diseducativa la stampa, a proposito di un goal segnato con un pugno, che è stato attribuito addirittura a Dio. Quando porto ad esempio certe esagerazioni, certe libertà che diventano arbitrio nelle nostre professioni, mi riferisco sempre alle facce che spesso incontro l'estate, quando torno al mio paese natio e mi vedo circondato da ragazzi che mi fanno domande che veramente mi mettono in imbarazzo. L'ultima è stata di un ragazzo di 15 anni che mi ha chiesto: "Ma perché cercate di imitare sempre più i giornali politici?" Gli ho detto: "In che senso?" "I giornali sportivi sono i più diffusi, perché sono letti dalla destra, dalla sinistra, dal centro, però ci sono troppe brutte notizie: a noi giovani non piacciono, non perché le vogliamo ignorare o non farci i conti, ma perché per noi giovani la lettura del giornale sportivo rappresenta un legame con la vita, non con quello che nella vita c'è di negativo. Portate notizie che siano segni di vita e non di degenerazione della vita". Davanti a questi interrogativi, sembrano ingenui, noi abbiamo una sola attenuante, forse addirittura una grande salvezza, dover fare i conti con il telefono, con il tempo, con il giornale che deve chiudere e partire. Però io non credo affatto che la stampa sportiva sia esente da critiche, in molti casi non abbiamo concesso troppo a certi problemi fondamentali. Chi è giovane o chi ha i giovani in casa, sa benissimo che cosa lo sport rappresenta, soprattutto quanto costi perché, andando per esempio in periferia, si scopre che una squadra per fare un campionato del settore giovanile deve pagare un milione e mezzo. I grandi giornali non portano mai nemmeno vagamente l'eco di ciò che avviene in periferia e che pur interessa migliaia e migliaia di giovani. Ci sono problemi di strutture: mi hanno detto che in Sicilia c'è una città con due campi di calcio sui quali giocano 34 squadre: io me ne sento a volte colpevole, ma non ho spazio e quando i problemi assurgono a livello internazionale e diventano proposte di legge e conflitti fra federazioni, se ne deve parlare, ma c'è sempre davanti questo spettro, che non si riesce a sconfiggere, del presunto disinteresse popolare. (…) Sono 40 anni che faccio questo mestiere e mi domando ancora oggi se è vero o è una mistificazione che alla gente interessa solo il giocatore che fa il goal, solo la partita dal momento in cui inizia al momento in cui finisce e nulla di tutto quello che c'è intorno. Io invece ho sempre creduto che la gente abbia bisogno di saperlo, senza contraffazioni. Questi incontri devono servire a noi, a voi, per saper approfondire, rendervi conto che non è vero che dalla parte di là c'è il giornalista incosciente, superficiale, fazioso. C'è uno alle prese con dei problemi che a volte sono grandi e da risolvere spesso nel giro di dieci minuti, ignorando, ed è questo il grande torto che io mi rimprovero e che riconosco, il destinatario del nostro servizio (…)

Idealizzare il nostro mestiere significa rispettare chi ci dovrà leggere, o chi sta ascoltando quello che diciamo. Purtroppo vedo che molti giovani arrivano a questo mestiere e nel campo dello sport privi della qualità più importante, amare il lettore che dovranno servire e amare lo sport.

E. Grignani:

(…) Nel processo di maturazione dello sport, abbiamo assistito, negli ultimi anni, ad una corsa esagerata, spaventosa, paurosa, legata al professionismo. Intorno al mondo del pallone circolano centinaia di miliardi. Allora trovo giustissimo il tema di questo incontro "Parole e goal". Credo che il Movimento Sportivo Europeo e il Movimento Popolare abbiano gettato il seme che darà i suoi frutti. Credo che il momento che stiamo attraversando, non bello per lo sport, sia indispensabile per una maturazione che prima o poi arriverà nello sport e nel giornalismo. In un architrave di un vecchio convento benedettino, un monaco sconosciuto, verso il '500/'600, ha scritto queste parole: "Non nisi in obscura sidera nocte micant" io mi permetto di tradurle così: "più buio è il cielo, più brillano le stelle". Credo sia un gesto di speranza.

G. Brera:

La più grossa sorpresa per me, vecchio militante di scienze politiche, è stata incontrare un compaesano che viveva molto vicino a me, nella sua giovinezza. Lo vedevo sempre ciglioso e barbuto e invece è un ragazzino, e questo mi rallegra molto perché vuol dire che c'è anche qualcuno giovane che non solo crede in Dio, cosa che impariamo a fare da ragazzini, ma ci crede anche essendo maturo e convince la gente come voi a crederci con un afflato nuovo, cosa stupefacente per noi votati allo scetticismo. E adesso vi dimostrerò di essere sensibile a quanto detto dai miei colleghi, compreso il mio editore che non è un collega ma finge di esserlo, invece è uno sfruttatore indegno. Aveva una voglia immonda di dire male dei giornalisti, c'è quasi riuscito, ma no!!!. Il suo dispetto peggiore è che poi li deve mantenere, i suoi giornalisti, e allora...!! Bene, verrò sempre qui perché applaudite con tanto slancio, che mi sento importante pure io, è molto bello; devo dire che mi hanno svegliato alle nove, è come se mi avessero buttato giù dal letto prima di entrarci. Perché sono qui tutto tremante (io che sono un bevitore ereditario e non tremo di mani), tremo come quello che ha bevuto, perché stamattina sono andato a letto alle quattro e mi hanno svegliato alle nove e dovrei venir qui a portarvi del fosforo; cominciamo a vendicarci dei miei colleghi. Aldo Giordani è un vecchio pratico di pallacanestro; io detesto la pallacanestro e finirò per detestare anche lui perché non è riuscito a convincere i tecnici della pallacanestro ad adeguare il gioco alla statura. Coloro che praticano la pallacanestro non appartengono mica alla nostra razza, è gente che lo sgarretterei subito, alti due metri, con delle facce stralunate: io ho ammirato una volta un georgiano piccolo che schizzava in mezzo agli altri, un'altra volta mi ha colpito un lituano, due metri e 35, che guardava la palla: la razza baltica è di riflessi lenti ma questo riceveva la palla, la guardava con stupore, poi si ricordava di essere sotto il canestro. Mi sembra di essere uno di quei frati delle quaranta ore, perché in chiesa ci andavo anch'io, uno faceva la parte del diavolo e l'altro…. Io faccio la parte del diavolo: Giordani è bravissimo: resiste ancora pur essendo vecchio, mentre i vecchi vengono normalmente cacciati e non fate altro che questo anche voi, senza saperlo, naturalmente. L'altro è Mario Pennacchia, è uno dei miei dispetti professionali più grandi perché lavorava con me, e io l'ho soprannominato "cane da tartufo" perché trovava sempre le notizie ed era di una coscienziosità professionale enorme. Mi è accaduta la disgrazia di tornare in "Gazzetta" nel '76, e la prima cosa che faccio è dire: "dovete assumere Pennacchia". Ho tanto insistito che lo hanno assunto, dopo 6 mesi io abbandonavo "La Gazzetta" e lui c'è ancora, sarebbe stato con me e invece è in "Gazzetta". Questo per dire la stima di cui godo. Tutti hanno detto delle cose perfette, ma non hanno precisato che lo sport è molto dannoso. I miei figli dicono di non fare sport perché hanno vissuto fino alla maturità a spese di uno che lo sport lo fa e ne scrive, dicono che è Edipo a far parlare così: non è vero, hanno i piedi piatti, perché essendo stati nutriti molto più dei loro genitori, questi "satanassi" sono cresciuti una spalla di più e il loro impianto osteomuscolare non è adatto a reggerli, per cui si sono appiattiti gli astralaghi e tutto il resto. Lo sport è dannoso e gli italiani fanno di tutto per renderlo dannoso. Noi qui siamo in un paese solare, che ha scoperto l'industria alberghiera, più importante della Fiat; questo Paese non sa che noi nutriamo il Po così voracemente per cui presto il loro mare diverrà una fossa biologica, ma per il momento vivono tranquilli e beati al sole. Ma una madre ha detto una cosa grave, si lagna perché il figlio viene costretto fra la lezione di lettere e quella di matematica, a scendere in palestra (le palestre sono sempre in basso, chissà perché, forse hanno paura che cadano), correre un'ora (il professore di ginnastica è sempre una brava persona, la bontà è soprattutto nei muscoli, ricordatevi): chi gioca a pallacanestro, chi a calicetto, suda, poi torna in classe a fare matematica e riassorbe il sudore. La madre che non vuole che suo figlio faccia ginnastica ha perfettamente ragione, lo sport è dannoso per tutti. La notizia che mi ha rallegrato di più, è cattiva ma la dico, è quando è morto di infarto l'inventore del Jogging, è crudele quello che ho detto, ma lui ha rischiato di farne morire molti mi continuavano a dire: "ma muoviti un po’". Io mi devo muovere? Ma l'energia risiede nei muscoli: o uno la consuma facendo esercizi muscolari, e allora ecco la notoria intelligenza dei calciatori, oppure la consuma lavorando con il cervello, e allora ecco la fiacchezza di chi rifiuta il Jogging come una cosa oscena. Io rifiuto. Tutte le tragedie umane hanno in sé del comico, tutte: quella di Bruxelles, è una tragicommedia. C'era della gente buona che scappava e si pestava; gli inglesi erano una decina di ubriaconi molesti, gli italiani erano tutta gente ricca, bravi borghesi, che avevano con sé il bambino, che non volevano correre rischi. C'è sempre la tragicommedia, noi siamo sempre all'origine delle nostre disgrazie. Il calciatore Rececconi entra da un orefice suo amico e grida: " questa è una rapina", e l'orefice prende la rivoltella e con due colpi nella pancia lo stecchisce. Poi fate i giornalisti sportivi e scrivete il lamento di morte; erano più delle cinque della sera, ma quello li meritava anche due legnate da morto. Poi fate il pezzo e cercate di nascondere la vostra convinzione che in ogni tragedia italiana c'è del grottesco. Piace agli italiani soprattutto leggere lo sport: uno dei meriti maggiori della "Gazzetta dello Sport" è di aver evitato l'analfabetismo di ritorno. "La Gazzetta" veniva fatta da alcuni che avevano frequentato il Liceo e ricordavano sempre l'Olimpia dei greci, e da quelli che avevano praticato lo sport e cercavano di scrivere con gli scarsi mezzi che avevano a disposizione. Oggi la cosa è un po' cambiata perché hanno cominciato a fare sport anche quelli che andavano al Liceo e anche degli allenatori italiani di football, cosa che non era mai accaduta: abbiamo fatto dei progressi notevoli ma siamo sempre lì, se non si trattasse di cose fatue, gli italiani non le seguirebbero, devi parlare degli sport, allora vengono tutti. Voi siete venuti qui per altri motivi, ma se qui fosse venuto anche Picchiottino a parlare di sport, ci sarebbe stata gente. Una volta era venuto con me Mario Soldati, per una conferenza; ne aveva tenuta una lui, c'erano 5 persone, siamo andati là noi - "come va il Milan, come va la Juventus" - erano 120. Mario Soldati si senti umiliato. Noi dobbiamo essere grati a questi quotidiani sportivi che deformano la verità, lodano ladri (…) Ciascuno qui segue l'ombra del suo campanile, il tifo segue le avversioni di fazione medioevale, chiamiamo gli stranieri "i predatori di ventura" e i Petrarca insorgono a dire "benché il parlar sia indarno": è veramente indarno perché, se fa un goal, Platinì è grande, se non lo fa, no. Lui, poveretto, dice "Je suis francais", è novarese, suo nonno aveva sposato una di Novara, e suo padre è italiano e aveva sposato una italiana; i francesi ci disprezzano razzialmente e allora, tanto per evitare questa cosa, anche lui, il Platinì, sposa un'oriunda italiana. E lui diceva "Je suis francais" e io gli dicevo: "quando tornerai in Francia, se avrai perso i Mondiali, sarai un maccaronì come tutti noi". E il giornale puntualmente ha scritto: "perchè diciamo Platinì se si pronuncia Platini?". Dobbiamo difenderci, amiamo le cose fatue e frivole però qui c'è anche "de iure condendo", un avvocato che è pure presidente dei CONI, che è un'incongruenza, incostituzionale, lui è avvocato e son sicuro che non ride. Noi siamo riusciti ad imporre, in un paese nel quale per cento anni la durata media dei governi fu di sei mesi, un governo di 4 anni perché il nostro governo viene eletto ad ogni ciclo olimpico. Però, nel frattempo, c'erano pressioni politiche interessate, per cui è stato costituito anche il Ministero dello Sport, del Turismo e dello Spettacolo, anzi lo sport viene in ultimo; fingono di non saperlo, ma c'è il Ministero dello Sport ed ogni tanto qualche ministro se ne ricorda e allora vorrebbe intervenire e così avvengono conflitti. Per evitare questi conflitti, è chiaro che bisogna rifare il diritto sportivo italiano, bisogna trovare una sistemazione costituzionale seria; voi siete giovani, fate parte di una associazione seria e siete animati da fede sicura, io vi dico, da vecchio ormai scettico, che sputa nel piatto dello sport - ci ho mangiato ed è giustissimo che ci sputi - "bisogna reinventare lo sport". Tocca a voi giovani (…). Il football è un gioco volgarissimo, che si fa con i piedi, in strada: veniva vietato dai sovrani inglesi che se ne intendevano ed anche dai Papi in Toscana, paese tributario, come fomite di incidenti gravi, di feriti e disgrazie. Reinventiamo lo sport: visto che siete giovani, che avete fiducia nella vita perchè credete in qualcosa che la trascende, reinventate lo sport. Se avete bisogno di aiuto ci sarò anche io, con i miei spropositi, i miei errori di ortografia.