Speranze e attese della Chiesa ortodossa russa

 

 

Giovedì 27, ore 18.30

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Relatori:

Grigorij Anatol’evic Dovgjallo, Direttore Amministrativo della Facoltà di Teologia dell’Università Umanistica Statale di Minsk

Tat’jana Vasil’evna Dovgjallo, Coordinatrice dei Programmi della Facoltà di Teologia dell’Università Umanistica Statale di Minsk

Rima Gennad’evna Piatchko, Docente di Storia Bizantina presso la Facoltà di Teologia dell’Università Umanistica Statale di Minsk

 

Grigorij Dovgjallo: Prima di raccontare della nostra facoltà teologica, vorrei dire qualcosa della storia della Bielorussia, e della storia della Chiesa ortodossa in Bielorussia: solo così diventeranno chiare molte sfumature del nostro lavoro e della situazione in cui ci troviamo a lavorare.

La Bielorussia come Stato sovrano indipendente esiste da pochissimo, e sono pochissimi quelli che sanno qualcosa della Bielorussia. Storicamente il nostro territorio si trova tra la Polonia e la Russia; una conformazione storica dello Stato si è creata nel XIV-XV Secolo. La prima grande conformazione statale sui territori di Bielorussia fu infatti il gran ducato di Lituania. Una parte dell’attuale Bielorussia si trovava a quell’epoca sotto l’impero dei principi della Russia. In seguito, la Bielorussia entrò a far parte dello Stato polacco, e all’interno di esso si è trovata fino al XVIII secolo. Quando nel 1700 c’è stata la spartizione della Polonia, le terre bielorusse sono entrate sotto il dominio della Russia, e quindi la Bielorussia è diventata un governatorato dell’impero russo con la capitale Minsk. A Minsk risiedevano l’arcivescovo e il governatore. Dopo la rivoluzione del 1917, la Bielorussia è diventata una delle repubbliche sovietiche. La Bielorussia si è dunque sempre trovata al crocevia sulla frontiera tra le terre di Oriente e le terre di Occidente. Ecco perché nelle nostre terre si sono sempre incontrati due flussi culturali, quello occidentale, latino, e quello orientale.

Nella storia della cultura della Bielorussia ci sono stati dei fenomeni caratteristici,: ad esempio è in Bielorussia che è nata una delle prime costituzioni europee, una costituzione molto democratica promulgata nel XVI secolo. Inoltre, data la sua posizione a cavallo tra l’est e l’ovest, molte truppe hanno attraversato i territori bielorussi, durante la guerra tra i russi e gli svedesi, nelle guerre con Napoleone, e infine durante le due guerra mondiali: in particolare la Bielorussia ha molto sofferto durante la seconda guerra mondiale. La grande offensiva tedesca del ’41 è passata proprio attraverso la Bielorussia, così come la resistenza dei russi e l’azione difensiva del ’43 sono anch’esse avvenute sul territorio della Bielorussia. La conseguenza di questo è che un bielorusso su quattro ha trovato la morte in queste vicende belliche, e che Minsk in qualità di capitale è stata durante la seconda guerra mondiale distrutta per il 95%. Durante gli anni Sessanta, la Bielorussia si è risollevata da queste ferite infertele durante la guerra, e all’alba della perestroika eravamo ormai diventati uno stato molto evoluto, molto sviluppato dal punto di vista economico. La Bielorussia conta dieci milioni di abitanti, di cui due milioni a Minsk.

Per quanto riguarda la storia della Chiesa ortodossa, bisogna anzitutto dire che in Bielorussia oltre a una Chiesa ortodossa esiste anche una Chiesa cattolica: sono le due confessioni tradizionali nella storia del paese, che hanno dato un contributo decisivo allo sviluppo della cultura e dell’identità nazionale. Secondo i dati in nostro possesso, il 75-80% dei credenti del paese sono ortodossi, mentre il 15-20% sono cattolici. Ci sono comunità anche di ebrei e di musulmani.

Naturalmente la Chiesa, sia quella cattolica che quella ortodossa, subiscono oggi le conseguenze di settanta anni di visione atea e comunista del mondo. In particolare la Chiesa ha sofferto negli anni Trenta: gli scopi del regime sovietico sono sempre stati profondamente nemici della Chiesa, ma particolarmente tragici sono stati appunto gli anni Trenta, quando una enorme quantità di preti e di laici credenti sono stati deportati, fucilati, messi nei lager. Solo per il fatto di trovare in una casa - così mi raccontavano i miei parenti - un vangelo o un libro religioso, tutta la famiglia poteva finire nel lager. Per questo motivo dal ’38 al ’41 a Minsk non era aperta neppure una sola Chiesa, nonostante a quell’epoca la città contasse 250.000 abitanti. Dopo la guerra vennero aperte quattro chiese, due durante l’occupazione tedesca. Negli anni Cinquanta, la Chiesa ebbe un certo alleggerimento delle persecuzioni nei suoi confronti, però negli anni Sessanta, durante il governo di Krusciov, furono intensificati gli attacchi contro la Chiesa. Minsk negli anni Settanta, pur avendo un milione e mezzo di abitanti, aveva aperte soltanto due Chiese.

La rinascita per la Chiesa cominciò nel 1989. Nell’89 in Russia venne celebrato e festeggiato il millesimo del battesimo della Russia; l’appoggio della opinione pubblica internazionale e la nascita della perestroika portarono la tanto sospirata liberazione. Questo a noi sembra ancora oggi un miracolo, perché siamo sempre vissuti e cresciuti sotto il regime comunista, e nel giro di due-tre anni abbiamo visto crollare sotto i nostri occhi il colosso dell’ideologia comunista, colosso che è risultato avere i piedi di argilla. Sappiamo che per lunghi anni hanno pregato per noi i nostri fratelli, anche qui in Italia, e non solo hanno pregato ma hanno anche fatto molte cose, in particolare il centro Russia Cristiana e padre Romano Scalfi, un grande amico della nostra facoltà.

La rinascita della nostra Chiesa ha portato alla nascita di nuove possibilità produttive, feconde. Si sono aperte e rimesse in piedi le Chiese, e molta gente ha potuto finalmente leggere nuovamente e liberamente testi religiosi; al tempo stesso la Chiesa ortodossa si è trovata di fronte alla necessità di risolvere molti e difficili problemi. Il primo è la possibilità di far ritornare nuovamente e pienamente la vita liturgica - le Chiese sono ancora pochissime e mancano i sacerdoti -, il secondo è quello di far ritornare la Chiesa dentro la società, soprattutto nell’attività sociale e formativa, educativa. Come voi sapete, negli anni sovietici qualsiasi attività da parte della Chiesa che uscisse fuori dal perimetro dell’edificio del culto era non solo proibita, ma anche perseguita come un reato civile e penale. Tuttora purtroppo la nostra legge e il modo di agire dei governanti fa sì che la separazione della Chiesa dallo Stato sia vista come una separazione della Chiesa dalla società. Ad esempio la nostra legislazione non prevede la possibilità per i sacerdoti e per i parroci di insegnare il catechismo in qualità di materia di scuola. E d’altra parte, noi vediamo nei nostri giovani un grandissimo interesse verso le problematiche dello spirito e religiose.

Come risposta alle aspettative di questi nostri giovani del nostro mondo, nel 1993 abbiamo creato una facoltà di teologia all’interno di una università non statale, perché nel 1993 la legislazione era ancora più dura di quanto non lo sia adesso: per principio all’interno di un istituto formativo scolastico statale non poteva esistere una facoltà che si occupasse di teologia. Sentendo la grande importanza della creazione di questa facoltà, è stato scelto come decano lo stesso metropolita Filarete, che è anche un cofondatore dell’università non statale di Minsk. La sua non è soltanto una carica onorifica, ma lui stesso prende parte alla facoltà tenendo dei corsi di esegesi del Nuovo testamento.

Nel 1993 sono arrivati i primi dodici studenti; adesso, a distanza di cinque anni, ci guardiamo indietro e ci diciamo che è stata proprio una avventura, perché a quell’epoca non avevamo niente, né abbastanza locali, né abbastanza insegnanti, non avevamo una biblioteca, non c’era nessun tipo di tecnologia - non avevamo certo computer -, e naturalmente non avevamo soldi. Abbiamo deciso che i nostri studenti dovevano poter studiare gratis perché, conversando con loro, ci siamo subito resi conto che quelli che volevano davvero studiare non avevano la possibilità di pagare; d’altra parte l’università all’interno della quale siamo ed eravamo era una università a pagamento, proprio perché non era statale. Grazie a Dio abbiamo trovato della gente che ha deciso di sostenere questa nostra attività: uomini di affari, direttori di fabbriche, tra i quali si sono fatti avanti in particolare alcuni credenti che hanno capito l’importanza di quello che volevamo fare, e hanno per questo creato un comitato patrocinatore della facoltà, comitato che adesso è stato trasformato in fondazione.

Attualmente la nostra facoltà conta ottanta studenti distribuiti su cinque corsi; abbiamo undici collaboratori amministrativi, cinque docenti, 35 insegnanti. Abbiamo una biblioteca che, per quanto piccola, è un fatto unico in Bielorussia: circa 7000 volumi di carattere religioso, teologico, filosofico. Probabilmente all’Italia sembrerà un fatto da niente, visto le vostre grandi tradizioni filosofiche e teologiche, ma bisogna pensare che noi per settanta anni abbiamo avuto la proibizione assoluta di pubblicare testi di questo genere. Abbiamo una buona base informatica, e quest’anno abbiamo avuto il primo licenziamento di futuri insegnanti di teologia. La cosa per noi più importante è che i nostri studenti hanno ottenuto un diploma che ha il riconoscimento dello Stato. Anche questa è stata una avventura: soltanto tre anni fa non esisteva neppure il nome ‘teologia’ nell’elenco del registro delle specializzazioni universitarie che il nostro Stato riconosceva, e addirittura molti funzionari non capivano il termine teologia. Dopo lunghe discussioni siamo riusciti a vincere, anche se molti obiettavano che la teologia non è una scienza, è una cosa mistica, di carattere generico. Questo può essere spiegato con il fatto che molti responsabili di cattedra, molti docenti, sono persone educate nello spirito dell’ateismo, del materialismo dialettico e che quindi non hanno nessuna sensibilità per queste cose.

Scopo e significato della nostra facoltà è quello di ripristinare il significato e il valore di una preparazione teologica non soltanto in un contesto religioso, ma anche nell’ambito della cultura laica, e quindi di darle una sua dignità all’interno del mondo della cultura. La nostra facoltà fa un lavoro culturale e scientifico piuttosto serio, e oltre a questo ci è stato dato di occuparci di altri due indirizzi: il primo è quello di studiare, insieme agli organi dello Stato, il rapporto tra l’educazione laica e l’educazione religiosa, e il secondo consiste nell’organizzare degli aiuti finanziari nel campo culturale e nel campo sociale e assistenziale. Il nostro Stato non contempla detrazioni a favore di coloro che fanno offerte a favore della Chiesa, per cui il nostro budget prevede soltanto per il 20% i contributi dati dallo Stato o da organi statali. Tutto il resto lo troviamo attraverso altre vie. Il nostro Stato non ha neppure immobili che possano essere affittati: per questo, stiamo elaborando programmi, di carattere teorico, pratico, economico ed amministrativo, per reperire finanziamenti.

La nostra speranza più grande sono i nostri studenti: quelli più avanti negli studi stanno già cominciando a lavorare nelle scuole domenicali di catechismo, a collaborare a vari progetti sociali della Chiesa ortodossa; alcuni studenti lavorano come giornalisti, partecipano a programmi televisivi dove vengono sollevati problemi di carattere morale. Infine, devo ricordare l’attività ecumenica: ci sono parecchi cattolici nel nostro Stato, e sebbene la nostra facoltà sia sotto il patronato della Chiesa ortodossa, abbiamo anche insegnanti e studenti cattolici. Lavoriamo attivamente, attraverso scambi culturali e scientifici, con i cattolici a livello internazionale, e anche con associazioni cattoliche in Italia. Per noi è stato molto importante - e questo è avvenuto grazie a padre Scalfi e a Russia Cristiana -incontrarci con i nostri fratelli cristiani occidentali: abbiamo così potuto sentirci parte di quell’unica Chiesa cristiana in cui ognuno si distingue per delle caratteristiche proprie. Le nostre Chiese si differenziano per alcuni aspetti dogmatici dalla Chiesa cattolica, eppure noi siamo Chiese sorelle, e per questo dobbiamo aiutarci a vivere in questo nostro mondo così difficile. Questo incontro ci è utile anche perché la Chiesa cattolica offre una esperienza interessantissima di vita della Chiesa all’interno di Stati ormai secolarizzati, laicizzati. In Unione Sovietica, a causa di questi settant’anni di comunismo, molti problemi cristiani sono rimasti congelati, e quindi la nostra Chiesa si scontra - oltre che con tutti i problemi interni liturgici e amministrativi - con i grossi problemi di impatto con una società laica e secolarizzata. D’altra parte, abbiamo visto come l’esperienza della testimonianza e del martirio della Chiesa russa durante il totalitarismo sia interessante e feconda per gli occidentali. Quindi abbiamo questo compito di arricchirci a vicenda.

Vorrei per concludere dire qualcosa del nostro rapporto con il metropolita: è una cosa molto particolare perché non è semplicemente il nostro decano, o un insegnante con un altissimo livello di preparazione teologica. È soprattutto il capo della Chiesa, il pastore ricevere la cui benedizione per noi è una grande felicità. Il metropolita Filarete è per noi soprattutto un padre spirituale. Il suo entusiasmo, la sua fede, il suo amore per l’opera, la sua operosità, continuamente ci accendono. Quello che ci colpisce sempre è da una parte la sua disponibilità, e al tempo stesso la sua serietà e la sua esigenza dal punto di vista spirituale: è come uno che non ci lascia mai tranquilli, che ci costringe sempre a camminare, ad andare avanti.

Vasil’evna Dovgjallo: La maggior parte dei nostri studenti sono credenti, hanno una buona conoscenza del cristianesimo: il desiderio di questi ragazzi che vengono da noi è quello di poter essere utili alla Chiesa e alla società. E questo è un servizio che possono rendere in varie sfere della vita. Innanzitutto con l’attività di insegnanti: si può anzitutto insegnare nelle scuole medie superiori, e per i più capaci c’è la possibilità di fare il dottorato e continuare gli studi. Un altro campo cui desideriamo che i nostri studenti possano dedicarsi è l’attività sociale - case di accoglienza, centri di accoglienza e così via -, un ambito nel quale adesso non c’è alcun tipo di servizio e di aiuto. Un altro desiderio è che questi studenti possano entrare dentro le strutture statali portando la loro preparazione, la loro identità, e la loro esperienza. Un altro punto importante - data la situazione attuale che vede in Russia e Bielorussia l’invasione delle sette religiose - sono i programmi di educazione sessuale. Alcuni studenti scelgono la strada del sacerdozio, altri si dedicano ad una attività missionaria che esula dai limiti della Chiesa, in senso gerarchico.

Quello che noi speriamo riavvenga è l’unione tra la Chiesa ortodossa russa e una nuova categoria di gente di cultura, di intellettuali.

Gennad’evna Piatchko: Ho cominciato a lavorare nella facoltà nel 1993; prima avevo lavorato per creare l’università non statale all’interno della quale c’è la nostra facoltà. C’era un gruppo di docenti universitari entusiasti che hanno voluto creare questa nuova espressione culturale: filosofi, storici, sociologi, giuristi... la parola spiritualità continuamente echeggiava nei nostri discorsi. Abbiamo finito per litigare su questa spiritualità, fino a quando qualcuno se ne è andato.

Quando sono stata invitata a lavorare per la facoltà, ero battezzata ed ero entrata nella Chiesa da pochissimo tempo. Ci sono molti neofiti che hanno da una parte un grande entusiasmo per la spiritualità e per i valori spirituali, per esaltare e affermare questi valori religiosi, e hanno dall’altra parte una sorta di bisogno di respingere la cultura. Questo mi era incomprensibile. Per questo, ricordo sempre ai miei studenti quello che un grande padre della Chiesa, Basilio il Grande, indicava ai suoi studenti: bisogna leggere e studiare gli autori pagani, gli autori classici, facendo come le api, cioè raccogliendo fior da fiore e vagliando e trattenendo tutto il bello e il buono di questa cultura antica. La fede è inscindibile dalla cultura.

In Russia, generalmente il rapporto tra insegnanti e studenti è un rapporto molto formale: non si è mai visto che studenti e insegnanti condividano insieme, per esempio, il tempo libero. In epoca sovietica, davanti ai problemi del totalitarismo, cattolici e ortodossi erano più uniti; purtroppo, anche se oggi esiste un dialogo tra le due Chiese, bisogna riconoscere una certa assenza di collaborazione, di un dialogo fattivo concreto. L’idea per esempio di creare a Minsk un campo comune di vacanze per giovani e per studenti, cattolici e ortodossi, è una idea assolutamente irrealizzabile, una pura fantasia. Per questo l’incontro con chi in Italia fa esperienze di questo tipo - come il professor Meroni - ci ha fatto una grande impressione. È stato per tutti noi che partecipavamo, sia studenti che insegnanti, ragazzi e adulti, un incontro autentico in Cristo. Abbiamo anche fatto esperienza ecumenica della preghiera in comune con i cattolici, cosa un tempo impensabile.