martedì 25 agosto, ore 15

AGRITURISMO: CULTURA DI UNA CIVILTA

partecipano:

Antonella Palmieri

fondatrice e consulente di Agrigest

Giovanni Rabino

deputato al Parlamento

Franco Piccinelli

giornalista e scrittore

Aldo Pasquali

operatore agrituristico

Anna Eccettuato

dirigente dell'associazione "Le terre del Grignolino"

Conduce l'incontro

Paolo Massobrio

Una nuova possibilità di ritorno alla terra e di ripresa e valorizzazione di quella grande parte della nostra tradizione culturale che alla terra è inestricabilmente legata.

A. Palmieri:

Sviluppare considerazioni sulla storia, gli sviluppi e le prospettive dell'agriturismo in Italia, significa andare a monte di alcune convinzioni che si sono via via concretizzate e trasformate successivamente in proposte. L'agriturismo si pone oggi, in termini economici, come attività di incentivazione e di sostegno all'attività agricola, ma è certamente diverso il suo valore. L'agriturismo infatti favorisce l'incontro tra due realtà, quella urbana e quella rurale, generando tra l'altro, per entrambe, un recupero di valori e una dinamica di maturazione, sia a livello sociale che a livello culturale. Il passo iniziale è sicuramente quello della riscoperta della terra per la sua enorme potenzialità, che da un lato è quella di generare e produrre, con l'aiuto dell'uomo, i frutti della sua sussistenza e dall'altro, oggi è particolarmente importante, quella di produrre ambiente. La forza e il potere della campagna sono di fatto la forza della natura legata al potere del lavoro dell'uomo, del lavoro storico. L'agriturismo può essere fondato nella storia dell'intervento dell'uomo sulla natura, dell'intervento positivo dell'uomo sulla terra. Una natura che ci è stata data perché nel rispetto dei suoi ritmi possiamo lavorarla, possa essere convertita a produrre e trasformata quindi per il bene di tutti. Il soggetto di questa possibile forma di turismo alternativo è quella realtà che vive e lavora nel campo coltivato, che si fonda sull'esperienza tramandata da generazioni, ma che usa anche delle moderne tecniche colturali e che con l'agriturismo si apre ad altri. L'ambiente offerto all'ospite non è mai la natura incontaminata; è il lavoro di altri per altri che si trasforma in campo coltivato e il campo coltivato è quindi di per sé il luogo di incontro, perché è dove si incontra il lavoro di generazioni. La terra produce solo se lavorata e rispettata. L'agriturismo è così incontrare una realtà, ma è anche accoglienza da parte dei contadino nei confronti del turista; lo deve accogliere nel senso che lo deve aiutare a adattarsi ad una realtà diversa, ad abitudini diverse, a ritmi diversi. E soprattutto gli deve trasmettere l'amore per una natura che ha dato e che a sua volta genera. Accoglienza anche da parte del turista: agriturismo significa anche accogliere da parte del turista la realtà diversa che incontra, entrare a farne parte per percepirne il valore più profondo, che è essenzialmente il valore religioso perché la terra la si conserva perché non è nostra, e perché conservarla significa conservare un ordine. Quindi accoglienza della diversità e della bellezza sono gli ingredienti fondamentali dell'agriturismo e della vacanza agrituristica, oltre ad essere dei fenomeni di convivenza che salvano il rapporto tra uomo e uomo. I periodi di vacanza diventano occasioni di crescita umana nell'incontro con ambienti e con persone nuove, nell'instaurazione di nuove amicizie e nel contatto con la natura, all'insegna del ritrovare la freschezza e la gioia di cose semplici e genuine. E questo è lo spessore culturale che è alla base dell'agricoltura, che ha bisogno di essere riscoperto. L'agriturismo ne è il portavoce.

G. Rabino

Quando nel 1983 ebbi l'opportunità di occupare un posto in Parlamento, sollecitato dalla nostra base associata e dagli esperti di "Terra Nostra", l'organizzazione agrituristica dalla Coldiretti, mi impegnai a fondo, unicamente ai miei colleghi deputati, nel sensibilizzare sulla necessità di dare al settore agrituristico un assetto legislativo consolidato. Dopo un periodo di approfondimento la proposta di legge quadro nazionale del ministro Pandolfi giunse sui banchi delle commissioni parlamentari ma non ebbe come suol dirsi vita facile; come spesso accade nel nostro Paese, vengono posti alla pubblica attenzione con maggiore evidenza le situazioni di attrito e di contrasto economico che i vantaggi reali ed effettivi che dalle stesse situazioni possono derivare. E’ questo il tipico caso dell'agriturismo, che con l'approvazione di un'organica legge quadro nazionale non poteva che essere meglio individuato e precisato tanto da favorire a nostro avviso nuove forme e possibilità di turismo che non vanno certo a danneggiare il turismo tradizionale del nostro paese. L'attività agrituristica deve essere un nuovo strumento di incremento del reddito dell'azienda agricola, attività che però non deve mai divenire prevalente nei confronti di quella strettamente agricola, pena un ulteriore negativo allontanamento dei soggetti attivi dal settore primario. La legge recita che "si intendono per attività agri- turistiche esclusivamente le attività di reazione esercitate dagli imprenditori agricoli di cui all'art. 2135 del codice civile, singoli ed associati e loro familiari di cui all'art. 230/bis del codice civile, attraverso l'utilizzazione della propria azienda, in rapporto di connessione e complementarità rispetto alle attività di coltivazione del fondo, silvicoltura e allevamento del bestiame, che devono comunque rimanere principali". E’ un concetto basilare questo e diversamente andiamo oltre, allora cambiamo settore, andiamo nel commercio, andiamo a fare del turismo vero e proprio e non ha senso. (...) Dopo la legge quadro nazionale, tocca ora alle regioni approvare le specifiche leggi per dare un definitivo avvio a tutto il settore agrituristico. In quelle regioni nelle quali siano già operanti leggi emanate prima della entrata in vigore della legge quadro, ci si dovrà semplicemente adeguare al dettato della normativa nazionale, ciò per dare una fisionomia ed uno sviluppo omogeneo all'intero comparto pur salvaguardando l'essenza delle tradizioni, degli usi e dei costumi delle diverse regioni. Però dalla legge quadro approvata emerge una lacuna, la mancanza di norme per quanto concerne la posizione fiscale dell'operatore agrituristico. Il problema deve essere affrontato con grande responsabilità per evitare che si sconfini nel settore più strettamente turistico ed occorre altresì evitare che si cada in quell'area che va sotto il nome di turismo rurale, piscine riscaldate, maneggi, che nulla hanno a che vedere con l'agriturismo vero e proprio. Per quanto ci riguarda, un'importante battaglia ci attenderà in parlamento e nelle commissioni nei prossimi mesi; già all'atto dell'ufficializzazione della legge quadro il potere legislativo aveva preso l'impegno di risolvere anche questo problema che è grosso, perché limita l'attività a quella forma di integrazione e di complementarità all'attività agricola vera e propria che deve sempre restare principale. Questo a nostro avviso, è l'ultimo atto normativo che sarà possibile attuare per un concreto futuro del vero agriturismo nel nostro paese.

F. Piccinelli

Negli anni dell'immediato dopoguerra, agli inizi degli anni 50, la campagna ha conosciuto quell'8 settembre contadino che invece i nostri conobbero l'8 settembre di qualche anno prima, nel '43; era il fuggi fuggi, tutti se ne andavano via perché non trovavate uno a scommettere una lira sul futuro della sorte del contadino, della campagna in genere, dell'agricoltura. Tutti dicevano che le colline si sarebbero spogliate di viti e sarebbe sceso il bosco fino a valle; tutti dicevano che dalla campagna i giovani se ne sarebbero andati via come sotto il peso di una maledizione e poi magari contemporaneamente anche costoro si stupivano che proprio i giovani non volessero stare in campagna: "Ma come? Siete liberi, respirate un'aria pura, un'aria buona". Non basta, lo sappiamo tutti che non basta. Erano i momenti in cui le agenzie immobiliari erano piene di cartelli, vendesi, cedesi. Si cedeva tutto, bastava liberarsi del podere, bastava andare in città anche perché l'insieme dei mass-media indicava la città come il miraggio o il luogo dove ciascuno avrebbe potuto realizzare se stesso e porre la base per l'affermazione, inseguita da generazioni, per la propria famiglia e per i propri figli. Vedevate ministri, uomini politici che inauguravano tronchi di autostrade, che mettevano la prima pietra di un ospedale cittadino, di una scuola cittadina. In quegli anni non si vedeva mai un politico che avesse il pollice dentro un solco nell'atto di premere giù un seme di grano, di granoturco. Assolutamente. Sembrava, se voi lo aveste proposto ai direttori della televisione, della radio, dei giornali, che improvvisamente foste stati colti da un momento di nostalgia irripetibile; tutto questo avrebbe potuto avere una funzione folcloristica e assolutamente nulla più. Poi per fortuna le cose si sono evolute. Arriviamo a quello che è stato il '68 contadino; si parla, si è parlato tanto del '68, ma il '68 contadino lo si è lasciato sotto silenzio molto volentieri. E’ un'epoca che ha anticipato il '68 europeo, l'epoca della rivoluzione pacifica dei giovani di campagna, che si sono trovati nella situazione di dover difendere delle aziende dove gli antichi patriarchi, gli antichi padroni stavano abdicando al loro ruolo. Se tutti dicevano che la campagna era condannata a morire, "vuoi vedere", pensavano gli antichi patriarchi che erano stati abituati a comandare, "vuoi vedere che questi giovani operano magari il miracolo di trasformarla, di capovolgere la situazione?" Quindi, questo passaggio di potere, questo passaggio di autorità, se vogliamo definirlo con una parola che ormai non si usa più, all'interno di aziende contadine, avvenne senza traumi, serenamente; e i giovani sono stati capaci, attraverso una conoscenza più approfondita della situazione, una incentivazione delle loro stesse conoscenze grazie alla scuola, alla frequentazione dei mercati, a tutto ciò che i giovani sono riusciti ad avere di buono attingendolo dai vecchi e inventandolo attraverso la propria fantasia, dialogando molto di più di quello che avvenisse un tempo nelle campagne, di operare il miracolo. Fatto sta che in campagna, la situazione che oggi si sta affermando è nettamente non già diversa, perché ci mancherebbe altro che non fosse diversa rispetto a quella di venti o trent'anni fa, ma totalmente capovolta in senso positivo.

A. Pasquali

Nell'80-'81 io e mia moglie, ci trovavamo di fronte a questo problema: le figlie avevano terminato la scuola dell'obbligo e non avevano molta voglia di studiare, così bisognava decidere se mandarle in città a lavorare. Abbiamo proposto loro di avviare, nella nostra azienda in collina, a sud di Trento, prospiciente la valle dell'Adige, un tipo di esperienza agrituristica. Poiché l'azienda non è molto grande, senza questa attività non ci permetteva assolutamente di tenere a casa le mie due figlie e naturalmente dare un reddito dignitoso. D'accordo con le figlie si fa questo agriturismo. Al piano terra della nostra casa, dove prima era una stalla, sono stati ricavati alcuni locali in base alle norme igienico-sanitarie che il nostro comune ci impone. Si è iniziata questa attività aspettando che l'ospite arrivasse, pian pianino naturalmente. E l'ospite è arrivato. Fortunatamente avevo la moglie che era molto brava in cucina e questo ci ha aiutato parecchio. A distanza di due anni i primi risultati si sono fatti sentire. Noi abbiamo solo 22 coperti, facciamo solo ristorazione, non facciamo pernottamento, vicino a noi c'è solo pernottamento. La voce si è sparsa, chi per curiosità, chi per venire a provare quel determinato piatto, la gente ha cominciato a venire, noi di pubblicità non ne abbiamo fatta, anzi non si può fare. Adesso si apre 4 giorni la settimana, dal giovedì alla domenica. La gente chiede genuinità, semplicità soprattutto: polenta, luganighe, spezzatino, trote e via di questo passo. L'azienda è stata un po' ristrutturata dopo questi due anni in base alla richiesta della gente che arrivava. Dei tre ettari iniziali che erano prevalentemente coltivati a vite, abbiamo tenuto un 15-20% di vite, da trasformare in vino, un 50% di mele che è il nostro pezzo forte, l'altro 30% di culture minori da potersi trasformare: patate, pomodori, asparagi, verdure varie, ciliege, pesche, fragole. Si allevano conigli, trote per le quali abbiamo una sorgente che ci porta l'acqua dal Bondone, quindi acqua pura. A distanza di sei anni, le più entusiaste sono le figlie, alla fine della giornata saranno stanche perché vanno avanti e indietro, ma il reddito è giusto, è giusto per noi, per mia moglie, per le figlie. Non ci arricchisce, intendiamoci, però ci dà la possibilità di rimanere sempre sul posto di lavoro, le mie figlie non hanno abbandonato il maso, sono qui con noi.

 

A. Eccettuato:

L'associazione che rappresento si chiama "Le terre del Grignolino". Questo nome nasce dal fatto che la nostra associazione, che al momento attuale raggruppa 23 aziende agricole, ha come denominatore comune questo vitigno molto nobile, molto pregiato, molto bistrattato che è il Grignolino. Le aziende agricole della nostra associazione si situano in un triangolo che ha come vertici le città di Casale Monferrato, Alessandria e Asti. Crediamo che la nostra associazione abbia favorito quattro forme di recupero di questo territorio che si andava impoverendo dì continuo, si andava spopolando con una progressione che lo avrebbe portato in qualche anno a vedere sparire non solo le culture agricole, ma proprio anche fisicamente i paesi. Il primo tipo di recupero è stato proprio questo: un discorso di recupero ambientale. Chi si trovava a possedere queste cascine, si è anche reso conto che ogni anno le cascine avevano bisogno di essere ristrutturate, di essere messe a posto. Se intorno non c'era un'attività che desse un reddito sufficiente, anche questo diventava un onere aggiuntivo, diventava un problema in più. Ristrutturandole per agriturismo, si sono raggiunti i due scopi con un unico intervento. Devo anche precisare che la regione Piemonte per altro ha una legge che finanzia, in parte, il recupero proprio di strutture rurali per uso agrituristico. Nella nostra zona le strutture di campagna sono fatte in tufo. Il tufo è una caratteristica fondamentale del nostro terreno, come è caratteristica fondamentale del nostro vino Grignolino, che nasce appunto in terreni tufacci. Proprio il recupero di queste case di campagna in tufo è stato un atto di cultura nei confronti del nostro territorio, perché sono le più antiche. E’ stato un recupero ambientale anche per gli itinerari. Proprio per dare delle indicazioni ulteriori ai nostri ospiti, siamo andati a riscoprire degli itinerari, per es.: gli itinerari dei vecchi mulini che erano abbandonati da anni; non c'era più nessuno che andasse in giro a piedi o in bicicletta lungo questi piccoli, i percorsi alternativi alle vie normali. Questa è stata un'altra forma di recupero del territorio, piccola ma a misura d'uomo. In secondo luogo c'è stato un discorso di recupero di cultura, perché la tradizione enogastronomica del Monferrato Casalese si andava perdendo a vantaggio dei grandi pranzi per i milanesi che venivano giù la domenica in campagna: quindi grandi ristoranti, duecento posti a sedere, mangiavano delle cose a caso che venivano definite cucina tipica monferrina. La cucina tipica monferrina di tradizione è un'altra cosa. E’ quella che si mangia nelle campagne e si sta riscoprendo adesso, è quella che tra l'altro consente di far capire il significato del vino abbinato a certi piatti e anche il significato di certi piatti poveri. L'altro discorso è stato naturalmente quello del recupero degli uomini e delle donne di campagna. I figli degli agricoltori non volevano stare in questi paesi che si andavano spopolando, per problemi di reddito e anche perché la vita in un paese che si sta spopolando non è certamente una vita allegra per un giovane. Questo discorso dell'agriturismo ha riqualificato completamente questo tessuto dei paesi, incentivando anche le nuove generazioni a fermarsi. Devo dire che alcune di queste aziende sono gestite in prima persona da donne e questa presenza femminile in agriturismo da noi è molto forte. Il quarto tipo di recupero è questo recupero di risorse, cioè intorno a queste attività di agriturismo si sono davvero rivitalizzati i paesi.