martedì 25 agosto, ore 15
AMBIENTE SCOLASTICO E PREVENZIONE
partecipano:
Giuseppe Ricco
presidente della Federottica e del Coordinamento delle professioni sanitarie non mediche
Conduce l'incontro
Mario Sala
Un esperimento di trasformazione dell'ambiente, per renderlo più funzionale alla presenza e al lavoro dell'uomo.
G. Ricco
Il tema che trattiamo oggi è l'ambiente scolastico e la prevenzione, un tema per molti aspetti nuovo, anche se di prevenzione si parla molto e alle volte si è usato e abusato forse di questo termine. (...)
Ma oggi noi non parliamo della prevenzione in senso generale, perché voi sapete che c'è prevenzione all'uomo e c'è anche una prevenzione all'ambiente. Ovviamente l'uomo è al centro dell'attenzione nostra per ogni lavoro e in ogni lavoro che facciamo, però l'ambiente per l'uomo è estremamente importante, se vogliamo partecipare, se vogliamo approfondire, se vogliamo vivere. Non so, immaginate per es. un ambiente di lavoro; io vado a lavorare e ammettiamo che una legge così all'avanguardia mi abbia fatto tutti quei test in modo che sia idoneo al lavoro che devo andare a fare; e poi mi pone in un ambiente che è contro il lavoro che devo fare. Immaginate che tipo di prodotto finale uscirà! Ma fra tutti gli ambienti oggi noi dobbiamo parlare dell'ambiente scolastico, che poi è un ambiente conosciuto da tutti. Ora io vorrei farvi questa domanda: abbiamo mai amato il momento di entrare a scuola? Io non l'ho amato quel momento. Perché? Ma perché l'uomo non è fatto per essere rinchiuso in otto dieci metri quadrati, l'uomo è fatto per i grandi spazi. Se io dovessi chiedere ad un bambino: vuoi continuare a giocare o vuoi invece imparare, sederti su un banco di scuola? Naturalmente il bambino sceglierà la prima soluzione. Tutto questo discorso per dire come dovremmo scegliere (e ora noi faremo questa proposta) se vogliamo servire l'uomo, di mettere a punto alcune tecniche che sono necessarie e importanti perché alla fine uno possa vivere e possa vivere meglio. D'altronde il lavoro che fanno i bambini a scuola è un lavoro enorme, perché il bambino entra a scuola per imparare e poi dovrà imparare per tutta la vita. Allora perché vi parla un optometrista? Perché l'optometria è una scienza moderna, che si occupa della funzionalità degli occhi; l'optometrista non è l'oculista che si occupa delle malattie degli occhi. Un occhio come voi sapete può essere sano, ma messo in certe situazioni di lavoro, di stress d’apprendimento, può avere dei grossi e seri problemi; allora l'optometria è la scienza della funzione visiva, è la scienza che serve ad aiutarci in modo che noi possiamo vedere il più a lungo possibile senza avere stress particolari. Circa l'83% delle informazioni arriva al cervello tramite l'occhio e la visione, e allora immaginate quanto è importante avere una buona visione; noi siamo chiamati in questa nostra era non solo a sapere vedere, ma a fare determinate scelte. Ora io voglio passare dalla teoria alla pratica, anche perché voi sapete che di teoria se ne fa troppa; e scendiamo invece nella pratica, e come testimonianza di questa pratica voglio darvi proprio la testimonianza di un lavoro che noi abbiamo fatto. (...)
Sulla scia della sperimentazione e degli studi di Harmon, la commissione per la ricerca applicata dell'albo degli optometristi della federottica decise, con la preziosa collaborazione d’esperti d’altre discipline, di intraprendere lo studio e la realizzazione di un'aula tipo, cioè di un'aula che, concepita in base a criteri funzionali, visivi, di relativa illuminazione e altri ancora, potesse ricalcare gli esperimenti che erano stati fatti a suo tempo da Harmon, naturalmente con l'apporto di tutte quelle conoscenze e quelle tecnologie che nel frattempo si erano evidenziate.
Avemmo poi la fortuna di trovare dei dirigenti scolastici e comunali estremamente sensibili a questo discorso. Naturalmente fu stabilito un progetto e per prima cosa si cominciò a promuovere delle riunioni per spiegar loro gli obiettivi e coinvolgerli nell'operazione. Fu anche messa a punto una scheda particolare dove poter rilevare prima e dopo, in periodi ben determinati, quello che era necessario controllare.
Fu fatta un'indagine fotografica per individuare l'aula che presentava le più difficili condizioni d’illuminazione sia naturale sia artificiale e nella quale vi fossero soggetti con maggiori problemi visivi e d’apprendimento. Si eseguirono molte foto per vedere quale era la postura dei bambini nelle varie condizioni d’illuminazione e tutto questo con lo scopo ben preciso di trovare l'aula con le caratteristiche migliori per realizzare questo progetto. Venne valutata l'esposizione solare e le condizioni d'illuminazione e individuata l'aula specifica sulla quale intervenire. Furono avviati i lavori di ristrutturazione e si intervenne per il controllo della luce solare in modo che si potesse integrare in modo sapiente a quella artificiale e agendo opportunamente sulla tinteggiatura delle pareti. L'orientamento e la disposizione dei banchi furono studiati tenendo conto dell'incidenza della luce naturale ed il banco fu il risultato di una serie di studi non solo ergonomici. (...)
Vi dico perché abbiamo voluto fare questo esperimento: perché abbiamo dentro di noi qualche cosa che ci muove e ci sono parecchi modi per gridare all'uomo che il Signore è risorto e che quindi i termini della vita devono necessariamente cambiare, devono essere diversi, ci deve essere in ognuno di noi sempre una ansia, oserei dire un bruciore dentro, se veramente vogliamo servire l'uomo.