Mercoledì 27 Agosto, ore 15.30
COMUNITA’ EUROPEA: PROGETTO COMUNICAZIONE
Incontro con:
Carlo Ripa Di Meana,
Commissario della Comunità Europea
Roberto Costanzo,
Presidente della delegazione democristiana al Parlamento Europeo
Presiede Roberto Formigoni.
R. Formigoni:
(...) L'Europa è sempre stata una protagonista dei nostri Meeting riminesi, fin da quando, nel 1981, all'Europa dedicammo l'intero Meeting, volendo verificare se e come fosse possibile (e lo sia tuttora) costruire un'Europa che fosse dei popoli e delle culture, e non soltanto dei mercati e delle altre dimensioni, pur importanti, ma che non definiscono l'essenza dell'Europa stessa. L'Europa non è quindi un ospite passeggero, o di circostanza, ma un protagonista, uno dei punti principali del nostro orizzonte di lavoro, del nostro progetto: siamo convinti che si possa costruire un futuro di comunicazione, collaborazione e pace, soltanto all'interno di una dimensione di cooperazione internazionale. Vorrei ricordare che l'incontro di oggi ha un precedente curioso e significativo nel Meeting dell'anno scorso quando, parlando dell'Europa assieme al Ministro degli Esteri italiano Andreotti, al Ministro degli Esteri tedesco Genscher e alla signora La Lumiere, Sottosegretario di Stato francese, concordammo sulla necessità che l'Europa riscoprisse e valorizzasse una propria dimensione culturale. Quasi in risposta a questo nostro invito riminese, quest'anno la Comunità Economica Europea, ha cominciato a farsi carico, anche in maniera ufficiale, di questa dimensione della cultura. (...) Carlo Ripa di Meana è Commissario della Comunità Economica Europea; segue una serie di problemi assai interessanti per noi, quelli della comunicazione, della cultura, della gioventù, ed è quindi un protagonista all'altezza della sfida che il Meeting lancia attraverso le giornate di questo 1986. L'altro protagonista è Roberto Costanzo, parlamentare europeo da due legislature. Presidente della delegazione democristiana al Parlamento Europeo. Sono quindi rappresentate qui due delle tre istituzioni comunitarie europee: la Commissione e il Parlamento europeo. La terza istituzione, come voi sapete, è il Consiglio dei Ministri, formato dai Ministri degli Esteri dei 12 Paesi membri, che sono l'interlocutore politico e della Commissione e del Parlamento.
C. Ripa Di Meana:
L'attuale discorso europeo, in particolare quello prodotto dalla Comunità Europea, appare ai più burocratico, tecnocratico e politicante. (...) Manca finora del tutto una politica di comunicazione e manca una politica aggiornata dell'informazione. Eppure, se esaminiamo i sondaggi sulla prospettiva di una maggiore integrazione della nostra Comunità Europea, constatiamo anche nei Paesi considerati più recalcitranti, la Danimarca e la Gran Bretagna, che vi è una costante crescita di consenso verso questa prospettiva, l'integrazione europea, economica, ma anche politica. Ma a questa scelta di fondo si contrappone nei fatti un diffuso scetticismo per la lentezza e per la complessità dei processi dell'integrazione europea, per il suo gergo per iniziati, e infine si contrappone lo shock delle decisioni comunitarie concrete, quelle che cercano di tradurre in un interesse più ampio il primato dell'interesse generale comunitario sull'interesse nazionale e corporativo. (...) In sostanza, cosa si è prodotto che la Comunità Europea finora non abbia saputo interpretare? Un cambiamento di civiltà, la civiltà dell'immagine: negli anni'70 tutto questo è apparso travolgente. (…) A questa nuova situazione la Comunità ha reagito arroccandosi nella sua torre eburnea dell'informazione per iniziati. Noi pensiamo si debba percorrere la strada della comunicazione, l'appartenenza profonda, il messaggio di verità e di coinvolgimento. Abbiamo sul tavolo una clamorosissima sfida americano-giapponese. Certo, possiamo rispondere con un silenzio astioso di rassegnazione, arrendendoci senza condizione. Ma io penso che né l'America né il Giappone ce lo perdonerebbero: infatti, della nostra identità di europei, dubitiamo più noi che loro, e già si profila la prospettiva, francamente umiliante, che soli tutori di questa identità ricusata restino loro: i giapponesi e gli americani. (...)
R. Costanzo:
(...) Noi parlamentari europei soffriamo di questa informazione incompleta perché ci rendiamo conto che il nostro lavoro produce un messaggio che ha una funzione strategica per la costruzione dell'Europa, un messaggio che resta muto o inascoltato. Le difficoltà che oggi impediscono il procedere in maniera più spedita del processo di integrazione sul piano economico, sociale, politico, culturale dell'Europa, aumentano per il fatto che noi non riusciamo a coinvolgere come si dovrebbe chi dall'altra parte oggi deve sentirsi soggetto attivo, protagonista di questa battaglia e di questa costruzione. Dopo esperienze di venti secoli stiamo tentando, con grande utopia se volete, di costruire l'Europa non con l'arma della violenza, ma con lo strumento del consenso dei popoli. E come possiamo recuperare e coinvolgere questo consenso, trasformarlo in azioni costruttive, se non riusciamo peraltro a far giungere il messaggio a questi destinatari? (...)
R. Formigoni:
Una delle dimensioni fondamentali della unità europea è data dalla cultura. Vorrei chiedere a Carlo Ripa di Meana quali sono i progetti in cantiere, ciò che si è cominciato a fare in questa direzione.
C. Ripa Di Meana:
(...) Se c'è una ricchezza di radici, c'è però una necessità di raccogliere le forze. Ho citato già il caso del cinema, le produzioni europee faticano ad uscire dallo stretto mercato francese, italiano, ecc. Perché non vi è l'ispirazione, non vi sono i mezzi, non vi è un sistema di distribuzione e di produzione adeguato. L'Europa deve organizzarsi, se non lo fa dipenderà nei messaggi elementari e primari dal filtro dell'interpretazione, dalle sensibilità giornalistiche, politiche che caratterizzano e prevalgono negli Stati Uniti. L'Europa non lo fa. Abbiamo messo dei denari a sostegno dell'orchestra europea della gioventù, un grande successo, la guida Claudio Abbado alternandosi ad altri magnifici direttori dei nostri paesi. E’ una scuola di altissima qualificazione. Dov'è finito Bejart? Che cosa fa l'Europa per la lirica, il canto? E non vi è dunque un esodo, un impoverimento? Dobbiamo sapere quello che vogliamo, non siamo qui a proporre un esperanto culturale, ma una politica di confronto e di impulso per la cultura. (...) La storia ci racconta che le grandi culture si sono affermate comunicando, mettendosi in relazione con le altre culture, irradiandosi e "ibridandosi". (...)