Recenti scoperte sulla vita biologica
e psicologica del bambino nel grembo
di sua madre
Lunedì 25, ore 11.30
Relatori: Sandro Gindro, Nazionale per l’Educazione
Gianni Astrei, Presidente dell’Istituto Psicoanalitico Prenatale (ANEP)
Pediatra per le Ricerche Sociali (IPPS) Antonella Bevere,
Ernesto Tajani, Gino Soldera, Endocrinologo
Ostetrico-Ginecologo Presidente dell’Associazione
Astrei: La vita prenatale è quel periodo della vita trascorso nel grembo materno, che parte dal concepimento e termina con la nascita. Fino a circa trenta anni fa, il mondo della gravidanza era caratterizzato dalla presenza costante accanto alla donna dell’ostetrica e dell’ostetrico. C’è stata poi una autentica rivoluzione, verificatasi quando in gravidanza si è introdotto l’uso dell’ecografia. La possibilità di poter vedere il bambino nel grembo materno, di poterne valutare la crescita, di poter diagnosticare delle malattie, ha fatto sì che nuovi professionisti si accostassero a questo momento così importante della nostra vita. Il fatto di poter vedere il bambino attraverso l’ecografia ha coinvolto l’interesse anche di figure non direttamente mediche come lo psicologo o lo psicoanalista.
Tajani: Parlare di feto molto spesso significa parlare di un’entità astratta: molti non hanno mai visto il feto in utero attraverso l’ecografia, o abortito molto precocemente, quindi non riescono a pensare che il feto è uno di noi, in una dimensione ridotta ma con capacità straordinarie. Lo sbadiglio, il respiro fetale, il sorriso fetale, il pianto fetale, sono manifestazioni del feto; il feto fa tutto quello che facciamo noi, in modo diverso, in un ambiente ristretto e protetto, in una situazione quasi di assenza di gravità. Tutto quello che l’uomo fa si prepara a farlo già prima in quei nove mesi, che prima erano di mistero, che ora attraverso l’ecografia si possono svelare: il feto si prepara a camminare, a correre, ad arrampicarsi, a cambiare decubito e a respirare; quando verrà fuori infatti dovrà respirare. Si prepara ad ascoltare: dalla ventiquattresima settimana ascolta tutto quello che avviene e quindi sente i rumori, percepisce la voce materna, la voce del padre, i suoni, e li registra ed è anche in grado di ricordare queste cose dopo la nascita. Il feto quindi è un essere assolutamente perfetto, diverso da noi perché ha esigenze diverse, perché vive in un mondo diverso, deve affrontare problemi diversi, risolvere problemi diversi; dopo la nascita entreranno altri stimoli ambientali, situazioni ambientali diverse, che si affronteranno in modo diverso e con meccanismi nuovi, ma tramite la maturazione di quelle funzioni che si sono abbozzate.
Gli scienziati moderni hanno recuperato la saggezza intuitiva del passato: in molte culture popolari si sentiva dire "il bambino vuole mangiare", "il bambino nell’utero deglutisce il liquido amniotico, il bambino piange, il bambino è contento, il bambino gioca..." Tutte cose che in realtà avvengono.
Gindro: I primi psicoanalisti affermavano che il feto nel ventre materno era una vita assolutamente protetta, in uno stato di quasi assenza di sensorialità. Invece questo è falso, perché la vita dentro l’utero è come la vita fuori dell’utero: gioie, dolori, allegrie, sofferenze, disperazioni, amore.
Studiando prima la gestazione, poi che tipo di bambino dal punto di vista psichico e non soltanto è venuto nel mondo, ho diviso i tipi di gestazione e i tipi di bambini che nascono da queste gestazioni in quattro gruppi. Il primo gruppo è quello del bambino troppo voluto, il cui passo estremo è la gravidanza isterica. In una situazione del genere nasce un bambino tracotante, violento, autoritario con i genitori, pauroso, inibito, timido, tremante verso l’esterno.
Il secondo gruppo corrisponde invece al bambino poco voluto. La madre talvolta addirittura ha messo in atto tentativi di aborto, e il feto ha percepito tutto. Così il bambino tenderà alla depressione, a lunghi grandi pianti che non si riesce a consolare; talora questi bambini, divenuti adulti, possono perfino arrivare al suicidio.
Abbiamo poi il bambino troppo pensato, molto simile al bambino troppo voluto. Un bambino troppo pensato è quello la cui madre, o i genitori, già decidono, anche quando non si sa ancora che sesso avrà, che nome avrà, persino che mestiere farà. Questo bambino si troverà sempre ad affrontare prove troppe grandi per lui, quindi sarà in genere un bambino annoiato, un bambino che si annoia subito.
L’ultimo è il bambino troppo poco pensato: la madre non gli parla. Qui si insediano situazioni molto gravi, per esempio l’autismo che è una delle malattie più gravi per un bambino perché può portare alla follia e alla morte. Questa malattia spesso inizia nel ventre materno, e per curarla si risale con il bambino fino alle esperienze intrauterine.
Vorrei concludere parlando di un tema che mi è molto caro: l’aborto. Nel 300 a.C. un grande filosofo, Aristotele, sosteneva che nel concepimento aveva soltanto parte il maschio: è un gravissimo errore scientifico, dovuto all’assenza di strumenti. Nel ‘600 Galilei scopre l’occhialetto e il microscopio, nell’’800 due scienziati scoprono l’uovo con tutte le sue caratteristiche e gli spermatozoi... si va avanti nel cammino delle scoperte fino ai cromosomi. Oggi dopo l’ecografia, che c’è solo da venticinque anni, sono state scoperte altre tecniche di monitoraggio per studiare le reazioni del bambino. Per questo una persona che oggi dicesse che il feto non è un essere umano, e che sostenesse che lo si possa schiacciare come un verme sotto un tacco, riprenderebbe la stessa posizione assurda e contro-scientifica di Aristotele.
Soldera: Nell’educazione prenatale siamo arrivati a capire che il bambino è in grado di apprendere in utero, è in grado di sperimentare e di sperimentarsi, di formarsi e di crescere, di sviluppare delle capacità di difesa e di adattamento. Il bambino partecipa a tutte le esperienze delle madre e naturalmente riceve da lei il materiale che gli serve per la sua costruzione per il suo corpo e per la sua mente. L’esperienza di educazione prenatale condotta in questi anni è basata soprattutto sullo sviluppo delle competenze relazionali, quindi interiori, fra genitori e figlio, e sulla stimolazione e comunicazione prenatale; si è scoperto che il bambino è un essere propositivo, è in grado di fare una sua proposta. Sono stati condotti esercizi molto semplici che cercano fin dalla quinta, sesta, settima settimana di dare degli stimoli al bambino, di natura uditiva, visiva e tattile, per poi verificare le risposte del feto. Attraverso questi esercizi, si è visto innanzitutto che si migliora e si sviluppa il legame tra i genitori e il bambino. Le ricerche poi hanno messo in evidenza che questi bambini hanno una maggiore disponibilità e volontà alla comunicazione, che questo tipo di esperienza favorisce l’allattamento, crea legami più forti e uno sviluppo più precoce. Ciò che è importante è che i genitori sviluppando una certa sensibilità rispetto alle esigenze del bambino sono anche più attenti ai loro comportamenti nei suoi confronti, ad esempio agli aspetti nocivi che possono essere dovuti da una cattiva dieta, dal fumare, dal bere o dall’assumere determinate sostanze.
Questi lavori sull’educazione prenatale hanno messo in evidenza delle situazioni di disagio: molte volte i genitori hanno difficoltà nel comunicare ad altri il disagio che vivono, ma invece la comunicazione di questo disagio può permettere ad altri di aiutare a superare le difficoltà, oppure ad altri di essere elementi di sostegno per far si che la gravidanza possa essere una occasione di crescita e di benessere anche per il nascituro.
Se è così importante il periodo prenatale, è importante che ci adoperiamo concretamente per valorizzare il ruolo della donna e della famiglia nella società.
Bevere: La donna gravida è innanzitutto una donna: analisi ripetute, ecografie richieste in continuazione non tengono molto spesso in considerazione il senso di ansia che il ripetere mensilmente queste analisi porta nella madre e quindi nel bambino. Siete mai stati vicino a una persona ansiosa? Cosa avete provato? Semplicemente sedendo in treno o in aereo accanto a una persona agitata proviamo qualcosa: immaginate a stare dentro una persona agitata! Questo è solo un esempio di come si debba fare attenzione alle donne che vivono il periodo della gravidanza.