Mercoledì 27 Agosto - ore 11.15

COMUNICAZIONE FRA LE SCIENZE

John Eccles,

Premio Nobel per la Medicina 1973

Antonino Zichichi,

fisico, Direttore delle Ricerche presso il Centro Europeo di Ricerche Nucleari di Ginevra; direttore del Centro di Cultura Scientifica "Ettore Maiorana" di Erice; presidente del Comitato Internazionale "Scienze per la pace"

Conduce l'incontro Pier Alberto Bertazzi.

Due tra i più noti ed importanti scienziati a livello mondiale, l'americano John Eccles e l'italiano Antonino Zichichi, si interrogano sul rapporto tra scienza e fede, tra la realtà e il mistero, tra le diverse discipline di ricerca, partendo da una posizione antropologica che riconosce quale punto di partenza ineludibile per qualunque ricerca scientifica corretta, il rapporto misterioso tra l'uomo e l'inconoscibile, ciò che lo trascende e lo genera alla vita. Comunicazione fra le scienze e comunicazione delle scienze all'uomo: quali notizie può portare oggi la scienza all'uomo per aiutarlo a decifrare i segni dei passato del presente, il suo destino nella storia?

P.A. Bertazzi:

Secondo lei, Sir John, qual è la più importante notizia che attualmente la scienza ha da dare all'uomo?

J. Eccles:

Il messaggio più importante, anche se potrà sembrare strano che lo dica, rappresenta un messaggio di umiltà. La vita è un mistero tremendo, la scienza progredisce e conosce sempre più del mondo, della chimica della biologia e di tutto ciò che consente di conoscere meglio noi stessi. Ma oltre a questo esiste anche un immane mistero, che è il miracolo dell'esistenza. Recentemente ho scritto un libro, pubblicato in Italia col titolo La meraviglia dell'essere.

A. Zichichi:

Il Professor Eccles ha parlato del messaggio su uno dei grandi misteri dei cosmo, l'origine della vita, l'origine della coscienza. Io direi che ce n'è un altro: l'ordine delle leggi fondamentali della natura. Su questi tre grandi problemi, si articola oggi l'attività dell'uomo. Qual è la più grande notizia che la scienza oggi può dare al mondo? Riguarda l'origine delle leggi fondamentali della natura. Durante sei momenti grandissimi del progresso scientifico, l'uomo si era illuso di avere capito tutto; l'ultima volta, è stato nel 1947, quando Enrico Fermi disse ai suoi collaboratori: "Adesso veramente non c'è più nulla da scoprire, con tre palline e con tre colle possiamo fare tutto, dal nucleo dell'atomo alle molecole, e quindi un fiore, il Monte Bianco, un aeroplano, il sole e la luna, tutto". Lord Kelvin nel secolo scorso, nel 1807, dopo la grande unificazione dei fenomeni elettrici, magnetici, ottici, disse: - "Adesso non c'è più nulla da scoprire". E invece c'era da scoprire tutta la fisica atomica. Da Fermi in poi è stata scoperta la fisica sub-nucleare. Ma è proprio di questi tempi una grande conquista del pensiero scientifico: per la prima volta, la scienza intravede quello che Einstein amava chiamare "il grande disegno di Colui che ha fatto il mondo". Per la prima volta nella storia del pensiero scientifico, la scienza ha questo grande messaggio da dare a tutti, questo è il numero di cose da scoprire. Non era mai accaduto prima. Per capire il mondo, bisogna scoprire il "super mondo": questa affascinante nuova frontiera del pensiero scientifico ha un valore enorme per l'uomo, non soltanto per lo scienziato. E infatti noi scienziati non possiamo dire perché, tra tutte le logiche possibili, sia stata scelta quella che noi cerchiamo di capire giorno per giorno: eppure questa logica esiste. Un ateo non può dire "non esistono le leggi fondamentali della natura"; si metterebbe contro la scienza. Oggi infatti molti atei sono l'espressione dell'oscurantismo moderno, perché continuano a negare questo grande messaggio.

P.A. Bertazzi:

La notizia che ci avete dato è molto bella, perché dice che essere uomini è meraviglioso; ce lo può spiegare meglio?

J. Eccles:

Esistono due certezze di base: la prima è quella della mia esistenza spirituale, io conosco me stesso, so che sono un essere umano unico e irripetibile, nato non so come. Devo essere grato per questo mistero dell'essere e del vivere, ho vissuto l'intera mia vita con le speranze, le disperazioni, le attività che ho esercitato: questo è il mondo della mia esperienza soggettiva. Io credo che al centro di questo essere umano che sono io, ci sia un'anima immortale, e che questo sia valido per ognuno. La seconda certezza, è il mondo materiale, io stesso, il mio corpo, il mio cervello, questo mondo della scienza meraviglioso, grande, di cui il prof. Zichichi ci ha parlato. Queste due esistenze, materiale e spirituale, sono compenetrate fra loro. Viviamo in una esistenza estremamente misteriosa, al di là di ogni possibilità di immaginazione. Ognuno di noi dovrebbe essere addestrato a pensare alla vita come a qualcosa di infinitamente meraviglioso (…). Io sono uno scienziato, ho passato gran parte della mia vita a cercare di capire il cervello e il suo funzionamento, ho lottato molto contro il materialismo, soprattutto quello riduzionista, l'io umano, l'ego viene per primo e interagisce con il cervello; è il mondo in cui gli eventi materiali possono interagire senza per questo violare le leggi della fisica. Lo stesso vale per la memoria: una qualità meravigliosa, senza la quale non sapremmo nulla, nemmeno che esistiamo. Ciò che sperimentiamo, può essere registrato nella nostra memoria grazie al funzionamento del cervello. Questo è un altro grande miracolo (…).

P.A. Bertazzi:

Talora è come se la scienza lasciasse lo spazio per una incertezza, per una paura. Per esempio, un termine come "super-mondo": di cosa si tratta e come queste strane cose che emergono dalla scienza rappresentano acquisizioni fondamentali anche per ciascuno di noi?

A.Zichichi:

Il "super-mondo" rappresenta forse la frontiera più affascinante della scienza moderna; è straordinario che l'uomo sia arrivato al "super-mondo" a furia di interrogare la natura, quindi con estrema umiltà intellettuale (…). L'uomo ha capito che la fantasia che scopre nel cuore della materia, supera qualsiasi forma di fantasia umana. Vorrei darvi un esempio: tutto ciò che esiste obbedisce a due leggi che noi chiamiamo "statistiche" perché sono valide per insiemi di cose. Per esempio, qua dentro ci sono un certo numero di sedie, diciamo diecimila: certamente i nostri amici non vorrebbero mettere qui centomila persone perché noi obbediamo a una certa legge che dice: un individuo per ogni sedia. I mattoni dell'universo, protoni, neutroni ed elettroni obbediscono a questa legge statistica. Ma la luce obbedisce ad un altro tipo di legge. Quindi, se noi fossimo fatti di luce, potremmo mettere qui non diecimila persone a sedere, ma un milione, un miliardo. Queste due grandi leggi statistiche reggono le sorti di questo mondo, che è fatto di spazio ed ha tre dimensioni. Poi c'è un'altra dimensione che non è così ovviamente legata allo spazio, ed è quella cosa che Einstein diceva: il tempo. Che cosa è il tempo? Diceva Einstein: basta con le chiacchiere! Il tempo è quella cosa che si misura con l'orologio. Così come lo spazio è quella cosa che si misura col metro: quante ne abbiamo di queste cose? Quattro: una, due, tre e il tempo, quattro. Quindi lo spazio-tempo di Einstein ha quattro dimensioni. Io ricordo di avere letto tempo fa un articolo scritto da un esponente di quella cultura che pretende di sapere tutto, il titolo era suppergiù, cito a memoria: "Da Einstein in poi la scienza non ha scoperto più nulla". Io ho letto quell'articolo, e ho concluso che il titolo avrebbe dovuto essere il seguente: "Io non so nulla di quello che è stato scoperto da Einstein in poi". E infatti Einstein dedicò gli ultimi trent'anni della sua vita scientifica a cercare di capire, come lui amava dire, il "grande disegno di Colui che ha fatto il mondo". Questo grande disegno doveva portare alla unificazione di tutte le forze fondamentali della natura. Diceva Einstein: io sono convinto che la forza gravitazionale, quella cosa che fa cadere questo bicchiere, o questo orologio, o le mele mature, e che ci tiene legati alla terra, deve avere la stessa origine di quella che produce la luce. Ai tempi di Einstein erano note le forze elettromagnetiche, che fanno la luce, e le forze gravitazionali, che tengono noi legati alla terra, la terra legata al sole, e che fanno il cosmo. Quando vennero fuori le prime novità sulle forze nucleari, Einstein non le accolse con gioia. Einstein non prese mai sul serio la fisica nucleare, per non parlare della fisica subnucleare, che non era nemmeno conosciuta (…). Questa fu la sua grande opera incompiuta. Perché Einstein lavorava con uno spazio-tempo. Tutto il suo pensiero scientifico era fondato su quattro pilastri: tre di natura geometrica, ed il tempo. Da Einstein in poi, durante questi trenta e passa anni, l'uomo ha studiato il cuore del protone, e ha scoperto un mare di cose nuove, che nessuno mai aveva immaginato prima (…). Questa enorme quantità di cose nuove ha portato oggi al "super-mondo", facendo capire che le quattro dimensioni di cui è fatto il mondo a noi familiare sono una piccola cosa rispetto alla vera struttura. Einstein non poteva unificare nulla perché le dimensioni per lui erano quattro, e invece noi sappiamo adesso che sono dieci (…). E’ soltanto in questo "super-mondo" che noi possiamo unificare tutte le forze fondamentali della natura. Una cosa di cui non si parla mai, perché dà fastidio all'oscurantismo moderno, è che l'equazione di Einstein porta a una straordinaria conseguenza, che io desidero illustrarvi bene. Qual era una bandiera del materialismo scientifico? Quella di dire: "pensa pure tutto quello che vuoi, fantastica come ti pare, alla fine devi fare i conti con la materia volgare. Sei fatto di carne ed ossa, se non mangi non puoi vivere. La materia è la sorgente di tutto". Il materialismo scientifico continua dicendo: "Il progresso della scienza porterà sotto il controllo delle leggi scientifiche tutte le pseudo-veritò trascendentali". Una straordinaria conseguenza della teoria di Einstein è che questa cosa volgare di cui siamo tutti fatti, la massa, è concentrato di spazio-tempo. Ditemi: cosa c'è di più evanescente del tempo? Che cos'è il tempo? Che cos'è lo spazio? Solo una legge fondamentale della natura può permettersi l'esistenza di quel concentrato di spazio-tempo che è proprio la massa. La scienza quindi ha stabilito la totale fine del materialismo scientifico. Quando, poco tempo fa, il Santo Padre ha detto che il materialismo scientifico era la negazione della cultura moderna, i soliti esponenti della cultura dominante dissero: "Giovanni Paolo II vuole portare la cultura moderna indietro di secoli!". Ma sono loro a negare la scienza. A queste grandi verità porta oggi la scienza, il cui traguardo, per la prima volta nella storia del pensiero scientifico, appare con estrema chiarezza. Il "super-mondo" non è fantascienza: è una costruzione rigorosa delle più avanzate teorie scientifiche. A questo traguardo noi vogliamo arrivare interrogando la natura, e questo lo si può fare costruendo la più grande macchina acceleratrice del mondo. Una cosa infatti emerge da tutti questi studi: che per capire com'è fatto il mondo, il parametro vincente è l'energia. Il livello di energia al quale si lavora determina la scoperta di nuovi fenomeni. Oggi le macchine più potenti sono a Ginevra, presso il CERN, e in America, a Chicago. Queste macchine lavorano a circa un TEV. Un TEV vuoi dire mille miliardi di elettron-volt. Cosa vuoi dire un elettron-volt? In questo auditorium noi siamo in bagno termico con le molecole dell'aria e scambiamo quantità di energia che sono di qualche centinaio di elettron-volt. La vita è un fenomeno di bassissima energia: centesimo di elettron-volt. Se io avessi fra le mie dita un livello di energia di qualche elettron-volt, mi scotterei le dita. Noi vogliamo sfondare il super-mondo, e dobbiamo quindi fare un salto di energia cento volte più grande (…). Senza bisogno di far alcun riferimento a verità trascendentali, c'è una cosa che distingue in modo nettissimo questa forma di materia vivente detta uomo da tutte le altre forme di materia vivente: il privilegio unico che noi abbiamo di capire il grande disegno di Colui che ha fatto il mondo. Questo dice la scienza che non è in antitesi con la fede, come ripetono coloro che parlano di scienza per sentito dire. Qual è il significato di questa grande avventura intellettuale per l'uomo cosiddetto moderno? Perché dico cosiddetto? Perché è tempo di adeguare la cultura dell'uomo del nostro tempo alla sua potenza, planetaria nella sua enorme capacità di distruggere. Noi rischiamo quindi di passare alla storia come i barbari del Duemila, coloro che imbottirono il pianeta di bombe, e vissero di mistificazione culturale. In questi ultimi sei anni, da quando sono nati i seminari di Erice, sono nate più bombe che bambini nel mondo. Coloro i quali si preoccupano quindi di bloccare l'esplosione demografica, dovrebbero riflettere sul fatto che nascono più bombe che bambini. Bisogna disinnescare la bomba nucleare, non quella demografica. Coloro i quali si preoccupano di confondere scienza con tecnica, dovrebbero preoccuparsi dei disastri che produce la tecnologia selvaggia, che è un insulto alla scienza. Fare scienza, infatti, significa studiare le leggi fondamentali della natura, non fare bombe. Non c'è bisogno di scomodare la fisica moderna per scoprire che esiste una cultura che mette l'uomo contro l'uomo, e una cultura che invece predica l'amore, la fratellanza, la solidarietà tra i popoli. Il dramma del nostro tempo è una crisi di cultura (…). La scienza dà all'uomo una grande dignità intellettuale, perché gli fa capire che è depositario di un grande privilegio, quello di comprendere la logica di colui che ha fatto il mondo. Ma c'è una suprema dignità che ciascuno di noi porta con sé, quella di essere fatto a immagine e somiglianza del Creatore del mondo (…).

P.A. Bertazzi:

Prof. Eccles, lei è uno dei più grandi studiosi del nostro tempo dei meccanismi di funzionamento del cervello umano: qual è il suo parere sulla intelligenza artificiale, sulla intelligenza dell'uomo?

J. Eccles:

Questo ha fatto parte per decenni dei miei interessi. Ho cominciato con Turing, un matematico inglese, che pensava, attraverso la sua macchina, di rispondere a qualsiasi domanda. Gli ho chiesto una volta: ma è un problema o non è un problema controllare l'intelligenza umana? Turing mi rispose: non è il modo di vedere il problema; a mano a mano che andrete avanti, capirete che le macchine non vi aiuteranno a risolvere i vostri veri problemi. Ho appena partecipato ad una grande riunione sulla intelligenza artificiale. Una delle pretese è che queste macchine possano dare dei risultati a test di intelligenza addirittura superiori all'uomo. Quando si usano test di intelligenza sulle persone, io poi cerco di controllare la loro intelligenza anche con altri elementi: la profondità e la rapidità di comprensione di un problema, la chiarezza di espressione, la gamma degli interessi intellettuali. Ora, le macchine intelligenti non possiedono nessuno di questi tre elementi: ciò che possono fare invece è essere rapidissime e bravissime nei calcoli. Possono analizzare recuperare, ripescare informazioni più rapidamente di noi. Ci vogliono delle regole, però. Agli scacchi giocano molto bene, perché ci sono delle regole prestabilite. Non sono altrettanto brave nella traduzione, perché è un problema che implica molte cose: possono imparare frasi, parole, trasformarle in un'altra lingua, ma non cambiare i concetti per farne un insieme coerente. E’ un altro tipo di intelligenza, e non c'è nessun pericolo che si possa essere mai superati dal computer. Il calcolatore lavora sempre sulla base di programmi, di istruzioni; sta sempre al programmatore, cioè all'uomo, decidere (…). Gli esperti di calcolatori non hanno mai preteso di avere l'immaginazione artificiale in un computer, ma semplicemente l'intelligenza artificiale. Io vorrei enucleare la differenza tra immaginazione e intelligenza, perché è molto importante. Vi ho dato prima i criteri per l'intelligenza. Ora vediamo cos'è l'immaginazione. Se, guardando il mare, non fate niente, ciò nonostante mille pensieri attraversano il vostro cervello, nella vostra mente giocate con questi elementi. Questo è un gioco immaginativo che fanno i bambini, ad esempio. Se siete più addestrati, potete anche arrivare a capolavori nel campo della poesia, della musica, della pittura. Che cos'è l'immaginazione scientifica? Come Jacques Monod disse, l'immaginazione scientifica deve essere utilizzata con regole molto severe. La scienza è un tipo particolare di creatività, dove i postulati di base devono essere tassativamente rispettati (…). Il mondo ha prodotto enormi stupidaggini, una quantità enorme, per persone che non capiscono, che non sanno nulla dei proprio corpo. L'immaginazione rappresenta uno dei più grandi doni che ci sono stati fatti, notevolmente superiore all'intelligenza. L'intelligenza è qualcosa che si può misurare: ma nessuna scala consente di misurare l'immaginazione, e senza l'immaginazione non si fa nulla. L'intelligenza non vi porta alla scienza; l'immaginazione sì, poiché attraverso l'immaginazione potete conoscere la natura, la essenza della scienza stessa. Ci sono molti esempi: la storia di Newton, è stata una prima grossa vittoria della scienza. Ha scoperto una legge semplicemente immaginando un oggetto che gli cascava in testa (…). Pensate a Galileo, a Copernico, ad altri grandissimi scienziati (…). Il più grande dei doni, nella nostra vita mentale, è l'immaginazione. Non pensate che sia l'intelligenza, non fatevi imbrogliare. Il materialismo riduttivo voleva fare di noi tutti delle macchine, programmate dal calcolatore o sul calcolatore. Beh, io stesso l'ho chiamato "materialismo promettente", che non mantiene le proprie promesse, poiché le risposte che non potremo mai avere dimostrano che il cervello è un materiale che funziona in modo meraviglioso, fra i più incredibili nella natura. Parallelamente, non potremo mai fare dei modelli del cervello. Ogni essere umano è un mistero che non potrà mai essere spiegato con la sola scienza. Non fatevi spaventare dalle pretese di alcuni scienziati che dicono che tra poco tutto verrà ridotto a modello, spiegato in termini matematici; dobbiamo riprendere i nostri destini, il nostro coraggio. Il Mistero ultimo sta di fronte a noi, che viviamo fin da ora questo Mistero, e dobbiamo essere felici di viverlo. Invece di cercare un mondo di fatti spiegabili, dobbiamo vivere nel mondo al di là del mondo, nel mondo della filosofia, del pensiero religioso, della poesia. Il cervello di ciò la base per questo, ma non è tutto.

P.A. Bertazzi:

Professor Zichichi, come un progetto scientifico può diventare un progetto di vita e di pace?

A. Zichichi:

Dall'alba delle civiltà ad oggi, sono state combattute 15.000 guerre e tutti i progressi tecnologici sono sempre fioriti attorno a un progetto di guerra, piccolo o grande. L'ultimo esempio è stata la guerra mondiale che ha prodotto il fuoco nucleare, il radar, e i calcolatori elettronici. A quarant'anni dalla fine di questa tremenda tragedia, siamo dinanzi a un progetto di difesa, il cosiddetto scudo stellare, sul quale è possibile far convergere l'attenzione dei migliori cervelli del mondo. Il progetto dello scudo stellare darà una spinta enorme ai settori più avanzati della tecnica moderna, la struttura portante del terzo millennio. Vorrei accennare a questi sei pilastri: la tecnica del freddo, "criogenia", le tecniche per l'alto vuoto, i supercalcolatori, potenti campi magnetici, l'elettronica ultrarapida (al decimo di miliardesimo di secondo) e la superconduttività. Queste grandi tecniche si trovano nel progetto chiamato di scudo stellare, che in effetti ha una sigla, S.D.I., che vuoi dire Iniziativa di Difesa Strategica. Noi abbiamo, invece, un altro progetto, chiamato "Eloisatron", per scoprire il "supermondo". In questo progetto, si trovano esattamente le stesse sei tecniche con scopi diversi. Il progetto "Eloisatron" è un progetto di pace, che darà all'uomo la certezza della sua dignità intellettuale dinanzi a questo irripetibile spettacolo della creazione del mondo (…). Verso questo terzo millennio, noi cattolici abbiamo una grande responsabilità, quella di trasformare la potenza planetaria che oggi è di distruzione, in costruzione. Vorrei ricordare qui un altro grande insegnamento di Giovanni Paolo II: "L'uomo può diventare schiavo della sua tecnica, non della scienza". Qui si inserisce una grande mistificazione culturale del nostro tempo, quella che vuole confondere scienza e tecnica, scienza vuol dire scoprire le leggi fondamentali della natura, tecnica vuol dire applicare quelle leggi: la scelta è culturale. Oggi si ripete la scelta tra progetti di guerra e progetti di pace: ben 10.000 scienziati hanno firmato il manifesto di Erice, nel 1982 (…). Questi 10.000 scienziati oggi, fanno proposte concrete di pace (…).