"Alzati e vola"
di Marco Roncalli e Max Mandel
Martedì 20, ore 18.30
Relatori: Pierino Gelmini,
Antonio Tarsia, Responsabile della Comunità
Direttore delle Edizioni Paoline Incontro
Tarsia:
La nostra casa editrice, che si occupa soprattutto di stampare e diffondere il Vangelo, ha deciso di pubblicare il libro di Gelmini perché in fondo anche questo è Vangelo, anzi Vangelo applicato. Si potrebbe dire che è un libro di "Cristoterapia", una metodologia nuova per uscire dal tunnel della droga che don Gelmini va praticando e diffondendo nel mondo. Nel Vangelo leggiamo "...alzati e cammina": noi abbiamo voluto, d’accordo con don Gelmini, estremizzare questo dato. Non più "alzati e cammina", ma "alzati e vola", per proporre al lettore di questo libro non solo di alzarsi e di camminare, di essere normale in mezzo agli altri, ma di alzarsi e di volare, di essere un "super", un uomo che dà alla vita più di quanto la vita abbia dato a lui.Gelmini: Questo libro Alzati e vola – in verità è stato don Tarsia a persuadermi a scriverlo... io sono un "analfabeta della cultura" e di solito non amo scrivere libri! – vuole essere un’occasione per trarre degli spunti o dei motivi di riflessione, specialmente per voi giovani, che siete la primavera della vita e la possibilità perché il nostro paese riscopra la capacità di diventare protagonista della propria vita dell’attività sociale, culturale, umana, religiosa e spirituale.
Il libro racconta la storia della Comunità Incontro: Marco Roncalli, pronipote di Papa Giovanni XXIII, ha girato tutte le nostre comunità all’estero scattando migliaia e migliaia di fotografie affinché il libro potesse essere anzitutto una testimonianza reale della comunità. La nostra comunità ha ormai 33 anni di vita: voglio ora velocemente narrare – anche se molti lo conoscono già – l’episodio della sua nascita.
Ero allora – appunto 33 anni fa – Segretario del Cardinale Cancelliere di Santiago Louis Copelio; dovevo andare in Vaticano a portare un plico, e mentre attraversavo Piazza Navona un giovane malconcio e sporco mi ha rivolto la parola, chiedendomi di dargli una mano. Io, a lui che mi chiedeva aiuto, ho voluto dare dei soldi, e il giovane – Alfredo – me li ha rifiutati decisamente, rispondendomi proprio: "Non voglio soldi non vedi che sto male?" Di rincalzo ho risposto "Allora ti porto all’ospedale"; e lui: "Ci sono stato tante volte, guarda come sto". Allora, mi sono chiesto cosa fare, cosa dirgli, se abbandonarlo... e forse superficialmente o emotivamente gli ho detto: "Vuoi venire a casa mia?" Subito sul volto di Alfredo ho visto un pallido sorriso. Ebbene, questo ragazzo di borgata che viveva sul marciapiede, senza risorse né futuro, è diventato il capostipite di 250.000 persone. Da quel giorno, il 13 febbraio 1963, ad oggi, sono nate 152 comunità in Italia – tra pochi giorni se ne uniranno altre tre, mentre stiamo anche portando a compimento il "progetto Aspromonte", che prevede la donazione da parte della Regione Calabria di più di 100 ettari sulla Sila, dove si realizzerà un grande villaggio turistico, consentendo così di far lavorare 100-150 ragazzi, una scuola alberghiera e una di lingue – ed altre all’estero: Tailandia, Bolivia, Costa Rica, Brasile, Spagna, Francia, Croazia, e prossimamente Zaire e Polonia... Persino dal Vietnam è giunta la richiesta precisa, attraverso l’ambasciatore Riccardo Ravenna della C.E.E., che la Comunità Incontro apra una comunità ad Hanoi. Il Vietnam è un paese che non ha rapporti, né con la Santa Sede né con quasi nessuno dei paesi che possono costituire una speranza: sono sicuro che riusciremo a realizzare qualcosa, per cancellare una pagina brutta e terribile che ricorda la devastazione e la martirizzazione di un popolo che aveva solo la colpa di essere debole e di avere delle opinioni in contrasto con quelle dei paesi dominanti. Amare infatti significa anche sfidare, e il titolo del libro Alzati e vola significa proprio questo: camminiamo tutti per superare le difficoltà reali che possiamo incontrare, a incominciare da quelle economiche.
I principi ispiratori della Comunità Incontro si basano sull’uomo al centro della vita e della storia, sulla riscoperta dei grandi valori e della fede. Per questo ci opponiamo a quello che sta facendo il nostro paese in questo momento contro la droga, in particolare la somministrazione della "droga di stato", il metadone che uccide menti e corpi. Con quale spirito lo Stato si muove nella direzione di coloro che vivono l’emarginazione? È chiaro che noi non possiamo pretendere che uno Stato sia etico, ma dobbiamo pretendere che abbia rispetto per la persona: propinare metadone per salvare dalla droga non è certo rispettare le persone. Alleati di questa mentalità sono coloro che parlano, predicano e sostengono la legalizzazione e la liberalizzazione delle droghe. Dobbiamo liberare i nostri figli dalla droga, non liberalizzare la droga! La droga ha una sola equazione: droga = morte. I grandi valori dello spirito non si comperano nei mercatini – né a Trastevere né agli Obei obei di Milano né al mercato delle pulci a Parigi... –, si conquistano giorno per giorno, creando dentro di noi gli anticorpi necessari, anticorpi psicologici e spirituali, che diano alla nostra vita un senso. Voi ragazzi che siete venuti a Rimini, con la vostra presenza siete i testimoni della capacità di creare un popolo nuovo: siatelo e vogliate esserlo sempre in ogni circostanza della vostra vita.
La Cristoterapia non è altro che la certezza che Cristo può guarire non solo le anime ma anche i corpi. Spesso si sente dire che dalla droga non si può uscire, e che quindi è inutile lottare, si può solo mettere in atto una difesa, una riduzione del danno, distribuendo farmaci e altre sostanze alternative. Questa è la maschera della viltà, che nasconde l’incapacità di voler lottare, e di credere nell’uomo, nonostante tutto. È difficile, ma è un compito, e nessuno di noi è chiamato a fare cose facili nella vita di ogni giorno. Noi che crediamo, noi che abbiamo questa fortuna, noi che abbiamo questo dono, abbiamo gli stessi problemi degli altri, ma con la differenza che abbiamo dentro di noi una forza incomparabile. La fede è questa grande forza, che ti manda a comprare per miliardi senza una lira...
Voglio a questo proposito raccontarvi un episodio. Quando sono andato in Brasile, volevo comperare un’azienda di 1000 ettari, a 70 chilometri da Brasilia, che costava 3 miliardi e mezzo. Io ho offerto un miliardo – che non avevo –: hanno accettato. Il problema era che entro otto giorni avrei dovuto trovare quel miliardo, per di più in contanti! Non mi sono certo raccolto in una cappella a pregare per chiedere a Dio l’ispirazione... invece, ho subito telefonato ad un banchiere amico, che dopo aver letto per fax la mia descrizione dell’affare nel giro di un paio di giorni mi ha accreditato un milione di dollari sul conto. Abbiamo così comperato la fazenda, dove adesso decine e decine di bambini hanno cominciato un cammino di speranza. A questo punto però c’era da pagare il debito. Dopo un po’ di tempo, in un viaggio in aereo da Miami in Costa Rica, ho notato seduti vicino a me due signori, che ogni tanto mi guardavano e mi facevano un sorriso. Gli ho chiesto chi fossero; uno di loro mi ha risposo di essere proprietario di una multinazionale americana, sebbene italiano di origine, e di conoscermi attraverso la trasmissione Rock Cafè (Rock Cafè mi ha portato fortuna! Per trenta anni, nessuno mi conosce: faccio sette mesi di Rock Cafè, e tutti mi riconoscono!). Questo signore voleva aiutarmi, ed infatti ha cominciato a mandarmi 8000 dollari per la quattro-giorni che l’anno scorso in maggio abbiamo fatto in Tailandia. Ma mi aveva promesso molto di più. E infatti presto è venuto a trovarmi a Roma, io gli ho parlato del problema di questo debito in Brasile, e prima di andar via mi ha lasciato un santino colorato con il labbro d’oro... un assegno per un milione di dollari! Così abbiamo pagato il debito: questa è la provvidenza! Quando devo fare qualcosa, non mi preoccupo di quello che ho: devo pur mettere a dura prova il Padre eterno! Se io contassi solo sulla mia capacità operativa, Lo liquiderei; se invece Lo chiamo in causa, uso tutto quello che posso, e intanto stimolo anche Lui.
La strada dell’amore passa per il cuore di Dio e dell’uomo, non si fa largo attraverso le chiacchiere e le mega progettazioni dei politici, ma attraverso l’ardore e l’ardire di chi crede veramente in Dio e nel suo prossimo. Pochi giorni fa ero in Tailandia: pioveva a dirotto, ero fermo sotto un gazebo e mi sono messo a scrivere la diaspora della Comunità Incontro in questi anni. Essere oltre i fiumi, oltre le foreste, al di là dei giorni e delle notti, oltre i monti e i mari, attraverso le pianure e i deserti è diventata la vocazione della comunità, non per scelta ma per chiamata. Ci chiamano. Si va dove si è chiamati. Questo è il nostro ruolo, questi sono i nostri orizzonti. La nostra comunità assomiglia a molte cose ma non assomiglia a niente, la comunità è come la pianura per i monti, il sole per la vita, la neve per la natura... Vorrei che la mia gente, almeno quella che vive nei centri, non fosse esageratamente avida alla ricerca di un benessere che priva della serenità e che crea invece la paura di non avere mai abbastanza.
Voglio terminare qui dandovi l’appuntamento nell’angolo più bello del cielo, dove Dio ha radunato i nostri fratelli coi piedi distrutti, le anime ferite, i cuori bruciati, i corpi consunti: là vi chiamo, ma qui vi voglio operosi e laboriosi perché l’amore abbia un volto ed un nome, il vostro volto e il vostro nome.