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out: l’occasione sportLunedì 26, ore 15
Incontro con:
Alberto Bucci
Piero Amichetti
Efrem Tassinato
Alberto Bucci, allenatore fra i più noti ed apprezzati del basket italiano, come diversi colleghi proviene dall’esperienza dell’oratorio salesiano.
Bucci: Ho iniziato, presso i Salesiani, a lavorare insieme ai ragazzi e piano piano ho cominciato ad allenare, a fare la mia attività.
Io credo che la scuola dovrebbe insegnare soprattutto a battere se stessi. Il primo momento della vita in un cui uno impara a vincere o a perdere insieme agli altri è dentro la scuola. L’idea dominante che bisogna essere il numero uno crea una grandissima confusione; i giovani non si appassionano allo sport: o sono protagonisti o abbandonano. La prima educazione sportiva è importante come le materie scientifiche e le materie letterarie. I giovani cominciano a stare insieme agli altri, cominciano a formarsi il carattere.
Occorre batterci perché la scuola faccia qualcosa, per la nostra gioventù di domani, per avere ragazzi diversi domani, perché non solo diventino dei campioni, ma, cosa più importante, diventino degli uomini.
Piero Amichetti è presidente del Centro Documentazione Trekking ed editore della Rivista del Trekking, fondata nel 1984 per diffondere in Italia la passione del "camminare per conoscere" l’ambiente in tutte le sue componenti naturalistiche, storiche e culturali.
Amichetti: Sono sempre stato appassionato al cammino fin da bambino. Dopo gli studi ero avviato alla professione di notaio. Un giorno, in Argentina, in un viaggio più o meno organizzato, ho conosciuto i grandi spazi, il calore umano di quella gente, in gran parte oriundi italiani. Improvvisamente mi è venuta voglia di fare l’emigrante. In seguito ho partecipato a vari viaggi: al Kilimangiaro, in Nepal, in Nuova Guinea; mi sono appassionato a questo modo di viaggiare a piedi. Camminare è un modo di conoscere il mondo, di fare turismo, è attività sportiva ma anche culturale.
Dopo aver girato il mondo per 10 anni, è nata questa attività professionale: non più organizzare viaggi a piedi, ma pubblicare una rivista che si occupa di questo tipo di turismo.
Una delle tematiche su cui mi batto, sia come individuo, sia come rivista è proprio questa: sviluppare in Italia un’educazione ambientale programmata, istituzionalizzata, prendendo esempio anche da quello che avviene ad esempio in Francia, dove da vent’anni esiste un Ministero della Gioventù e del Tempo libero che si occupa dello sport, delle attività sportive, dell’educazione ambientale, dell’escursionismo e quindi anche del trekking.
La mia speranza è che sempre più si sviluppi, nell’italiano, la voglia di prendere una paio di scarpe e andare a fare un’escursione fuori casa, dietro l’angolo, sulle colline, nelle campagne e sulle montagne dietro casa, in riva al mare o in riva al fiume, perché si imparano tante cose. E soprattutto si può osservare e conoscere da vicino, passo dopo passo, quindi a misura d’uomo, una realtà vera che ci circonda, che spesso abbiamo dimenticato.
L’interesse e l’impegno di Efrem Tassinato per la campagna come cultura di vita, turismo, produzioni tipiche agroalimentari e artigianali datano dal 1968, quando ha cominciato a fare ricerca e a scrivere su questi temi. Nel 1972 ha fondato con un gruppo di amici la "Comunità Ecologica Wigwam". Ha coordinato la Guida all’Agriturismo in Italia di Turismo Verde fino agli inizi del 1990. Ha pubblicato vari volumi e collabora a diverse riviste.
Tassinato: Io ritengo che lo sport per essere esercitato abbia bisogno di un contenitore, abbia bisogno di un posto adeguato. Il contenitore può essere artificiale o naturale: la palestra, lo stadio, il campo sportivo, oppure l’ambiente, il territorio. Più il territorio è degradato, più aumenta l’esigenza di creare spazi artificiali per fare sport e più difficile diventa l’approccio allo sport da parte del cittadino, perché effettivamente mancano le occasioni e manca l’habitat.
Ho fatto gli studi agrari, poi scienze forestali, poi, con un gruppo di amici abbiamo costruito un’organizzazione che si chiamava OSAN (Organizzazione Salvaguardia Ambiente Naturale). Lo scopo di questa organizzazione era principalmente quello di salvaguardare l’ambiente naturale attraverso la sua manutenzione, coinvolgendo in questa attività i giovani, soprattutto studenti, con campi estivi che, in quel caso, chiamammo "campi di rimboschimento estivo".
È un’organizzazione che ha funzionato dal 1971 al 1976 e che poi è continuata all’interno delle varie associazioni ambientaliste con i campi antincendio, i gruppi antincendio boschivi, ecc. e che ha formato circa duemila persone avvicendatesi in questo tipo di attività.
Era una attività per la gran parte retribuita, perché facevamo degli accordi con il Corpo Forestale dello Stato che ci assumeva come operai avventizi o stagionali, oppure con i Comuni, con le comunità montane, con i consorzi di bonifica montana. La filosofia di questa attività era quella di formare i giovani al rispetto dell’ambiente e del territorio, attraverso una partecipazione attiva.
Oggi mi occupo di giornalismo e di marketing per l’ambiente. Il marketing ambientale è rivolto a capire, attraverso l’analisi del mercato, i bisogni di natura, di ambiente, di tempo libero, quindi anche di sport, dell’intera popolazione, per predisporre e attrezzarlo in modo tale che possa essere fruito senza subirne danno, senza subire quell’impatto negativo dovuto, ad esempio, al turismo di massa non governato, non disciplinato.
Il turismo ambientale è un filone della scienza del marketing.
Spesso sono chiamato anche a dare consigli a persone che gestiscono aziende agricole di notevoli dimensioni e che vogliono attrezzarle a scopo di agriturismo, o di turismo in campagna in senso lato.
La mia preoccupazione è questa: di fare in modo che in queste aziende l’ambiente ristrutturato, molto spesso ripreso da situazioni di abbandono oppure da agricoltura intensiva, sia attrezzato in modo che possa essere fruibile non solo e non tanto su un piano produttivistico ma anche dal punto di vista della fruibilità turistica in senso lato, quindi anche sportiva.