martedì 28 agosto, ore 15. 00
RIFLESSIONI SU CL: UN'ESPERIENZA DELLA TRADIZIONE
Incontro con:
Ilias Tsivikis
Fondatore del Movimento giovanile greco Eurojeunesse
Modera:
Pierluigi Galignani
P. Galignani:
Oggi ho il piacere e la gioia di dirvi che sono tra noi alcuni amici di Salonicco: Padre Ilias Tsivikis e la moglie Maria (...). Egli per vent’anni ha lavorato con i giovani, nella sua parrocchia e nell’insegnamento, e si è accorto che c'era bisogno di qualcosa di nuovo per richiamarli, per educarli. Per questo ha fondato un movimento di giovani a Paleocastro e Oriocastro, le due zone in cui lavora e per questo si è mostrato attento al metodo educativo e all’esperienza di Comunione e Liberazione. All’inizio ha conosciuto il nostro movimento soprattutto attraverso i libri di don Giussani. Gli sono così piaciuti che ha avuto l’idea di cominciare a tradurli in greco per farli conoscere nel suo ambiente: qui abbiamo il primo libro che è stato tradotto con la sua collaborazione, La coscienza religiosa dell’Uomo moderno, ma è già in corso di traduzione anche Alla ricerca del volto umano. Lascio a lui la parola.
I. Tsivikis
Sono molto lieto di ritrovarmi oggi tra voi e di vivere insieme con voi l’esperienza unica di questo Meeting grandioso di cui ero ben lontano dall’immaginare le dimensioni. Sono venuto nel vostro paese per conoscere il vostro grande movimento, il suo fondatore e padre spirituale don Luigi Giussani e la vostra compagnia, come giustamente la chiamate. Sono qui per parlare con voi la lingua dell’amicizia, una lingua che certo non conosce frontiere né barriere, una lingua che non ignora le differenze, la lingua dell'unità nella diversità. Riprendiamo il dialogo iniziato a suo tempo da Papa Paolo VI e dal Patriarca Atenagoras, dialogo che unisce gli uomini nel mistero dell’amore in Cristo, ancora più indispensabile nella nostra epoca, segnata dall’individualismo e dall’isolamento egoista (...). Una sola via porta a Cristo ed è questo cammino che dobbiamo insieme seguire, mossi dalla forza dell’amicizia, da questo legame che costituisce la regola prima della vostra compagnia permeata su Cristo, luce dalla luce e Dio vero dal Dio vero. Ho conosciuto il Movimento di Comunione e Liberazione dai libri del suo fondatore don Luigi Giussani e da quello del giornalista Robi Ronza, Il Movimento di Comunione e Liberazione, opera molto preziosa per la comprensione della nascita e dell’evoluzione del movimento. L’autunno scorso mi sono recato al congresso di Malta. Infine ho trascorso l’ultima settimana ad Arabba, in Veneto, dove si teneva il congresso degli studenti. Qui ho avuto la fortuna unica di incontrare don Giussani. La sua bontà, la sua acutezza, l’attenzione nei confronti di ognuno, la sua grandissima umiltà (quella che caratterizza la vera superiorità) mi hanno fatto una grande impressione. E già leggendo i suoi dialoghi con Robi Ronza, ero stato colpito dal fatto che egli aveva abbandonato la propria cattedra in università per dedicarsi esclusivamente agli studenti, ai liceali: prima tappa di una vita di sacrifici, di dono di sé. Sono stato altresì colpito dal grande fervore che ha saputo anche comunicare a tutti i membri della compagnia e che tanto spesso difetta ai cristiani. Ha saputo comunicare loro la gioia che accende, illumina i loro visi, l’entusiasmo che li anima. Ha saputo far sì che per loro nulla fosse più importante, più bello, più prezioso, di Cristo fonte di gioia, o meglio, di letizia, come egli dice, e messaggio di vita. Messaggio di vita: ecco ciò che è centrale; non una teoria, non un’ideologia, ma la vita, la vita stessa. Di fronte alle lotte partigiane, all’impegno ideologico, don Luigi Giussani ci ricorda che ciò che conta è la vita, cioè Cristo. La fede in Cristo dà la risposta ai problemi esistenziali. Ad Arabba sono stato molto colpito dal legame di amicizia che così strettamente unisce i giovani provenienti da città e da orizzonti tanto diversi. Sono stato colpito dalla loro disponibilità, dal dono di se stessi, dalla gioia nella quale essi lavorano ed operano insieme, cantano insieme, pregano insieme, vivono insieme; dalla gratuità del loro sforzo di fronte all’interesse meschino che ormai governa il mondo e limita l’orizzonte della maggior parte dei nostri giovani. Come è consolante vedere che oggi sono ormai migliaia ad essere mossi dall’ideale cristiano! Migliaia di giovani, migliaia di adulti. Come non meravigliarsi davanti a questa espansione in qualche decennio. "E’ dai loro frutti che li riconoscerete" disse Cristo. Certo lo sforzo di Don Giussani ha dato dei frutti, un meraviglioso raccolto, una messe radiosa che Dio ha benedetto. Di fronte al radicalizzarsi e al laicizzarsi dei sistemi educativi nei paesi di vecchia e antica tradizione cristiana, come l’Italia e la Grecia, la preoccupazione culturale di don Giussani dell’apprezzamento delle opere d’arte alla luce del Vangelo, del Logos, è molto preziosa. Ad Arabba, per esempio, uno stupendo Requiem di Mozart è stato preceduto da una brevissima ma profonda analisi fatta da don Giussani. Dare, comunicare ai giovani la possibilità di considerare la cultura sotto il prisma del Vangelo è cosa molto importante quando essi arrivano all’età in cui l’individuo prende coscienza dei problemi esistenziali e cerca di trovare una soluzione nelle opere che ha studiato. Infine sono stato sorpreso dalla molteplicità delle forme che può prendere la dimensione caritativa del movimento, costituendo un esempio per tutte le comunità che si dicono e si vogliono cristiane. In Comunione e Liberazione non si fa del sociale per fare del sociale, ma si viene in aiuto al prossimo perché la vita diventa "passione per l’essere", come ha scritto don Giussani in un testo datato maggio 1990 e proposto alla meditazione dei giovani ad Arabba. E’ in questa medesima ottica che si iscrive lo slancio missionario del movimento: voler comunicare la bellezza intravista. E’ ciò che don Giussani chiama "l’impeto della missione". Animata da una fede "da spostare le montagne", Comunione e Liberazione è abbastanza forte da dire la sua parola sia a livello di politica interna che di politica internazionale. Questo interesse ce l’ha testimoniato Lech Walesa ieri l’altro quando ha detto che C.L. è stato l’unico movimento ad avere sostenuto Solidarnosc nella propria lotta per la libertà e la vittoria della fede in Polonia. Comunione e Liberazione, come qualsiasi comunità cristocentrica, è l’incarnazione dell’Unica Tradizione. La sua ragion d’essere è la fedeltà a Cristo, Cristo non come principio teorico ma come persona. Una comunità che vive in modo autentico non è fondata su uno sterile moralismo, ma è mossa da una Presenza (...). Qualsiasi comunità cristocentrica manifesta e testimonia la presenza di Cristo, ne è il segno e costituisce il corpo mistico di Cristo. Tutte le comunità, tutte le chiese locali unite in Cristo dal sacramento dell’Eucarestia e presiedute dal Vescovo, rappresentante di Cristo sulla Terra, formano la Chiesa unica. Non la Chiesa di Roma, né la Chiesa di Costantinipoli, ma la Chiesa di Cristo. La Chiesa di Cristo è una, la divisione è il risultato del peccato. Per questo bisogna pregare molto per l’unità delle Chiese. Cristo ha detto: "Che tutti siano uno. Come tu Padre sei in me e io in te". Il primo passo verso tale unione e una migliore conoscenza reciproca e per questo sarebbe auspicabile che avvenissero scambi tra comunità di varie confessioni. Si potrebbe anche pensare a congressi per radunare i membri di Comunione e Liberazione con i membri di Syndesmos, ad esempio, che è un gruppo internazionale ortodosso importante. Questi congressi sarebbero basati sulla preghiera e sulla meditazione comune e costituirebbero l’occasione di scambi ricchi di esperienze e di vita da una parte e dall’altra. Consentitemi ora di dirvi qualche parola sulla Chiesa ortodossa. La chiesa slava, anche se incatenata fino a questi ultimi tempi, ha potuto sviluppare movimenti clandestini ridotti a un piccolo numero di effettivi ma che lottavano coraggiosamente per la libertà di coscienza. Nell’emigrazione, movimenti importanti sono nati all’indomani della rivoluzione russa, basati principalmente sulla diffusione dell’ortodossia e l’aiuto ai credenti dell’Unione Sovietica con l’invio di libri e di pacchi. Campi di vacanze e congressi periodici consentono l’incontro, il dialogo, la meditazione, la preghiera insieme. In Grecia la maggior parte dei movimenti ecclesiali sono nati in seno ad una parrocchia. La chiesa greca è divisa in settantotto diocesi con cinquemila centri parrocchiali nei quali è impartito l’insegnamento religioso. Circa duecentocinquantamila giovani frequentano questi centri almeno una volta la settimana. Parallelamente, si sono organizzati centri di studi biblici per gli adulti. D’altra parte centri di mutuo aiuto organizzano colonie di vacanze, venendo in aiuto ai bisognosi, agli handicappati, ai carcerati, ai lavoratori, assicurando un servizio missionario presso i soldati, i marinai, gli immigrati. C’è inoltre l’aiuto alle famiglie numerose, il dono del sangue, l’insegnamento della musica bizantina e dell’arte delle icone. Infine i centri si preoccupano anche dei problemi inerenti all’adolescenza, all’evangelizzazione dei turisti e mettono l’accento sul rinnovamento liturgico. Esistono parallelamente movimenti non parrocchiali, chiamati "organizzazioni religiose", fondate durante la seconda guerra mondiale con uno spirito di carità. Oggi questi movimenti compiono. un'opera a tre dimensioni: sociale, culturale, missionaria e possiedono le proprie case editrici. Hanno il grandissimo merito di porre l’accento sul ruolo che il laico deve avere nella Chiesa. Preoccupato dall’indifferenza crescente della nuova generazione e dall’impotenza delle organizzazioni esistenti ad allacciare un dialogo con i giovani (impotenza dovuta in parte ad un moralismo sterile), nel 1984, per richiesta di un pugno di giovani, ho preso l’iniziativa di favorire degli incontri. Si incontravano dapprima per imparare a cantare la liturgia, poi per mettere in comunione le loro idee su temi e tematiche attuali. E’ così che è nato il movimento Kinepo, primo timido tentativo concepito con uno spirito paragonabile a quello di Comunione e Liberazione, senza averne la portata. Nel 1987 questo movimento ha preso il nome di Eurojeunesse, per significare questo desiderio di apertura ai giovani di altre nazioni, iniziando dall’Europa, con la quale il contatto è più facile. Voglio riassumere qui qualche obiettivo del nostro movimento: risvegliare e coltivare il senso religioso nei giovani ed incoraggiarli a partecipare più attivamente alla vita di preghiera ed alla vita sacramentale della Chiesa. Favorire la mutua conoscenza e la solidarietà dei giovani tra loro, e favorire il loro apporto dinamico alla vita spirituale, culturale, sociale del paese, organizzando conferenze, contatti, concerti, proiezioni, passeggiate, escursioni. Rispondere ai problemi che si pongono agli adolescenti, che gli adolescenti devono affrontare, organizzando incontri, tavole rotonde, congressi. Organizzare scambi con i giovani di altri paesi. Preparare i giovani a fare atto di presenza, quali ortodossi credenti, in seno all’Europa unita. Sensibilizzare poi i giovani ai vari bisogni e fabbisogni delle persone diseredate. Creare una banca di mutuo aiuto per rispondere ai bisogni ed alle necessità dei membri del movimento. Si perseguono questi obiettivi attraverso delle attività molto diverse ed articolate: lo studio biblico, il canto, il disegno, l’iniziazione all’informatica, la protezione dell’ambiente, la musica strumentale, il teatro, corsi di sostegno per aiutare i liceali nelle discipline a loro difficili, biblioteche, videoteca, squadre di traduttori che hanno dato i primi frutti nella traduzione del libro di Don Luigi Giussani. A tale elenco di attività dovremmo aggiungere le camminate in montagna, a cui finora in Grecia non avevamo pensato, e che mi sono state suggerite dalle belle ascensioni in montagna nelle Dolomiti. Pregando, cantando, parlando insieme, questi giovani imparano gradualmente a vivere in Cristo ed a camminare nel mondo. La conoscenza di Cristo è il motore dello slancio missionario. E’ la commozione di cui parla Luigi Giussani. Noi siamo tutti chiamati a camminare, andare avanti a propagare il Vangelo, cioè la Buona Novella, a far conoscere Cristo presente ieri e oggi e nei secoli a venire. In effetti, se non è centrato sulla "Presenza" il nostro movimento, ogni movimento, non è di più di un’associazione di beneficenza. Per Don Giussani "l’importante prima di tutto è l’unità che un altro, Cristo, ha già realizzato, attraverso il battesimo, tra tutti i cristiani". Imperniata sulla Presenza, sul fatto della Presenza, Comunione e Liberazione è un’esperienza, della tradizione unica della Chiesa. Nel termine stesso di comunione Luigi Giussani non sottintendeva solamente la comunione dei membri della compagnia, ma anche la comunione della compagnia con Cristo e la sua Chiesa, ed è questa comunione che dà la vera libertà, libertà che nessun sistema politico, sociale o giuridico, né qualsiasi setta, potrebbero garantire. Il messaggio cristocentrico della compagnia e il legame che unisce i suoi membri con Cristo attraverso la Santa Eucarestia, situano Comunione e Liberazione nella grande tradizione della Chiesa. (...). Se si dice oggi che i giovani sono lievito e speranza del futuro, io posso dire che i giovani di Comunione e Liberazione sono la speranza della Chiesa, della Chiesa universale, e questi giovani danno a noi più anziani la gioia di sapere che dobbiamo rimanere sempre giovani, rimanere nel seno della Chiesa, perché il messaggio della Chiesa è giovane, è fresco ed eterno, e per questo ringrazio calorosamente la gioventù di Comunione e Liberazione.
P. Galignani:
Non c’è bisogno di sottolineare le bellissime parole che Padre Ilias ha detto sul nostro Movimento, ma voglio sottolineare che è un miracolo il fatto che un teologo ortodosso abbia parlato così di noi. (...). Egli ha detto che Comunione e Liberazione, come ogni comunità cristocentrica, è un’incarnazione dell'unica tradizione; non so se riuscite a cogliere tutta l'importanza e la grandiosità di questa affermazione. Da secoli i teologi e i monaci ortodossi ci dicono che la Chiesa di Roma si è allontanata, ha cambiato l’unica tradizione. Ciò che Padre Ilias ha detto dimostra che il carisma di don Giussani, il carisma del Movimento, ha trapassato tutte le incrostazioni storiche, le debolezze, le infedeltà della Chiesa nella storia, ed ha colto l’essenziale, ciò che vale veramente. Come ha detto Solov’ev e come abbiamo letto su un manifesto di Pasqua: "Ciò che abbiamo di più caro è Cristo stesso". Le parole che abbiamo sentito significano una volontà di continuare ad approfondire la nostra amicizia, in questa concreta compagnia al destino che già c’è. Le parole che abbiamo sentito significano che questa compagnia è la strada maestra che ci porterà all’unione, alla comunione perfetta tra noi, perché è in un’esperienza di vita insieme, in una storia comune che avverrà l’unità (...).