giovedì 27 agosto, ore 15

REDDITO E FISCO A MISURA DI FAMIGLIA

partecipano:

Pierre Boisard

francese, presidente della Cassa nazionale delle locazioni familiari

Hermann Girardi

austriaco, membro collaboratore dell'Istituto di Medicina sociale di Vienna

Florindo Fumagalli

segretario generale degli elettrici CISL

Mario Usellini

deputato al Parlamento

conduce l'incontro:

Giovanna Rossi Sciumè

Da raffronto fra le legislazioni di Francia, Austria e Italia, balza agli occhi la forte penalizzazione fiscale a cui è sottoposto il soggetto-famiglia nel nostro paese. Quali sono le vie per superarla?

P. Boisard:

Il sistema francese delle prestazioni familiari presenta alcune caratteristiche essenziali che sono le seguenti:

Nel 1987 i fondi per gli assegni familiari distribuiranno 165 miliardi di franchi alle famiglie. Basti pensare che l'insieme delle spese per la protezione sociale comprese le prestazioni alle famiglie ammonta a 1340 miliardi di franchi. Tutto ciò dice dell'importanza che è data dal Governo francese all'aiuto finanziario per le famiglie.

In assenza di prestazioni alle famiglie il livello di vita delle famiglie decresce fortemente in funzione del numero di bambini a carico.

Utilizzando la scala di Oxford semplificata le cifre sono eloquenti

coppia senza figli 100

famiglia con 1 figlio 77,27

famiglia con 2 figli 62,96

famiglia con 3 figli 53,12

Se si tiene conto del probabile abbandono del lavoro da parte della donna al terzo figlio, si raggiunge persino l'indice 29,19.

Le prestazioni alle famiglie contribuiscono sostanzialmente ad ammortizzare questa diminuzione del livello di vita

 

Famiglia

Reddito primario medio

Prestazioni familiari

PF Reddito

Fam. con 2 figli

10.500F

619F

5,89%

Fam. con 3 figli

9.100F

2.425F

26.65%

Fam. con 4 figli

7.400F

3.792F

51,24%

Le prestazioni alle famiglie possono avere effetti sulla natalità? Difficile domande che deve essere affrontata con prudenza: tuttavia gli esperti notano una correlazione tra l'ampiezza del boom delle nascite in Francia e l'importanza dello sforzo consacrato alla famiglia; nell'attuale congiuntura in Europa, il tasso di fecondità francese "tiene" meglio rispetto agli altri Paesi. Tra qualche anno, la Francia ridiventerà il Paese più popolato d'Europa dopo l'Unione Sovietica.

All'inizio, nel 1945, il sistema francese delle prestazioni familiari si articola intorno a quattro grandi prestazioni:

Attualmente, il ramo delle prestazioni familiari gestisce più di una decina di prestazioni che intendono tener conto della complessità delle situazioni sociali delle famiglie:

  1. alcune danno l'aiuto per il mantenimento di parecchi figli: si tratta essenzialmente del complemento famiglie per le famiglie di tre figli e più;
  2. alcune prestazioni toccano le famiglie con un solo genitore; assegni di sostegno familiare, assegni per il genitore separato;
  3. si tiene conto del particolare peso di mantenimento di un figlio handicappato tramite l'assegno di educazione speciale;
  4. si tiene conto della punta stagionale del costo del figlio al momento del ritorno a scuola, con assegno di inizio del nuovo anno scolastico;
  5. l'assegno dato ai genitori per l'educazione, si sforza di offrire ad una donna che desidera sospendere l'esercizio di un'attività professionale più a lungo del congedo di maternità, un apporto finanziario considerevole (2.400 franchi al mese) in occasione della nascita del terzo figlio (o più) per un periodo di tre anni;
  6. l'aiuto per l'abitazione è considerevole, con l'assegno di alloggio o con un aiuto personalizzato domestico (collaboratrice familiare);
  7. il ramo delle prestazioni familiari effettua dei versamenti per assicurare il diritto a una pensione sia alle donne che hanno un figlio piccolo a carico (meno di tre anni), sia alle famiglie numerose (tre figli o più).

Questa lista non è esauriente.

Bisogna aggiungere anche che il ramo gestisce delle prestazioni che non sono destinate ai bambini (assegni per handicappati adulti) e assicura delle missioni, che possono essere missioni di servizio (aiuto al recupero delle pensioni alimentari).

Il 40% delle prestazioni sono versate, in massa finanziaria, in proporzione al reddito, ma i limiti sono abbastanza alti (infatti 4 famiglie su 5 incassano il contributo per il figlio). (...)

Sotto la doppia costrizione della spinta delle spese-malattia e dell'aumento della vecchiaia, il settore delle prestazioni familiari è sceso in valore relativo dal 1945.

Non potendo spaziare, non potendo fare tutto, il sistema francese delle prestazioni familiari si è nazionalizzato, sforzandosi di dare il più forte plus valore al meccanismo di transfert sociale.

Riguardo a ciò gli obiettivi prioritari sono-

- le famiglie con almeno tre figli

- le famiglie giovani in via di costituzione.

  1. Le famiglie con almeno tre figli:

Questa priorità è affermata con il codice della famiglia del 1939.Essa è ai vertici della scena della politica familiare sotto il settenato di M. Giscard d'Estaing (creazione di un complemento familiare, migliori rivalorizzazioni annuali degli assegni familiari per le famiglie numerose, creazione di metà dei quoziente familiare supplementare per il terzo figlio, ecc).

Dopo il tentativo nel 1981 e 1982 di creare degli assegni familiari dalla prima infanzia, la priorità familiare di tre figli è ripresa senza soluzione di continuità:

Il sistema di prestazioni familiari in Francia non è neutro. E' agli antipodi del sistema britannico (montante forfetario della prestazione, qualunque sia la situazione dei bambino). Esso impone delle scelte. Queste scelte sono costanti. Escludendo qualche posizione minoritaria, esiste un reale consenso da parte degli operatori sociali e delle tendenze politiche di destra e di sinistra sulla politica familiare da svolgere.

Il consenso si spiega se si ha presente:

2) Le famiglie giovani in via di costituzione:

Questa priorità è motivata da:

Maggiore è il numero dei componenti, maggiore è la priorità.

Tra il 1960 e il 1986 il potere di acquisto delle prestazioni familiari dei totale delle famiglie è aumentato del 70%.

Per le famiglie che hanno a carico almeno un figlio di meno di tre anni, il guadagno è stato del 140% circa. (...)

Nel 1980 un milione di figli è stato allevato da famiglie con un solo genitore. Saranno due milioni, nel 1990.

Si può rimpiangere:

Questi fenomeni sociologici non possono essere ignorati nel loro conseguenze sociali. Il settore delle prestazioni familiari riserva circa il 7% della sua "cifra d'affari" a queste famiglie attraverso:

precarietà o la povertà. Due elementi appoggiano tale osservazione:

Nondimeno, se si prende come criterio di povertà quello del Credoc (statistica), cioè meno di 50F al giorno e per unità di consumazione, si può costatare che circa 800.000 famiglie, prima dell'intervento delle prestazioni familiari, sono povere.

Grazie alle prestazioni, 600.000, ovvero i 3/4, salgono al di sopra della soglia della povertà, sono "strappati" alla povertà.

Questo fenomeno capitale si spiega perché:

A parte la sue qualità, il sistema ha dunque una performance rilevante in una congiuntura di crisi economica e di sviluppo della precarietà. Lo fa senza corrompersi e senza cadere nell'assistenzialismo.

Tenuto conto in particolare degli obblighi finanziari che gravano sulla sicurezza sociale, è poco probabile che negli anni futuri le prestazioni familiari francesi:

H. Girardi

A causa di mutamenti sociali che abbiamo sperimentato, la famiglia in Austria è posta sotto pressione, poiché manca di una base economica che invece aveva un tempo: le aziende familiari che potevano mantenere la vita di una famiglia sono diventate sempre più rare. Noi le troviamo ancora in parte in agricoltura, nei piccoli servizi e nel settore terziario, sempre di ridotte dimensioni. A causa della contrazione della grande famiglia in una molto più piccola, diventa sempre più difficile alla famiglia assolvere ai propri compiti. Così le famiglie sono state in misura crescente sgravate, però non sempre a loro vantaggio, poiché sono state sottratte alle famiglie delle competenze in misura altrettanto crescente. Poiché in generale si riconosce quanto sia importante la famiglia per la socializzazione e per il benessere dei cittadini, sono in atto da tutte le parti degli sforzi per rimetterla, per così dire, in piedi, e al centro di questi sforzi abbiamo proprio quello dell'aiuto finanziario alla famiglia. Rimane tuttavia aperta ancora la questione di come la famiglia, attraverso un miglioramento strutturale dell'ambiente immediatamente circostante, possa essere di nuovo rimessa in grado di assolvere pienamente i propri compiti. Innanzi tutto vorrei adesso ricordare i provvedimenti, soprattutto di tipo finanziario, che attualmente vengono presi in Austria a favore della famiglia e poi vorrei indicare quelle che sono le nuove tendenze e, facendo riferimento a queste nuove tendenze, quali sono le possibilità che abbiamo per fare in modo che la famiglia possa da se stessa risolvere i propri problemi. Lo Stato dà alla contrazione del primo matrimonio dei contributi finanziari per persona di 7500 scellini, una somma pari a 750.000 lire. Poi c'è un sussidio per la nascita dei figli: 15.000 scellini per ciascun figlio. Durante il congedo per maternità abbiamo 144 scellini al giorno (14.400 lire); poi abbiamo degli assegni famigliari di 1200 scellini per figlio e mese, fino al decimo ano di vita e di 1450 scellini per figlio e mese a partire dal decimo anno di vita. Ulteriori prestazioni della Federazione sono: dei mutui per il sostentamento del figlio quando naturalmente gli aventi dovere sono insolventi; sussidi per la frequenza di scuole superiori, università o altre scuole di grado superiore. Poi abbiamo delle agevolazioni fiscali: per ciascun figlio sono possibili detrazioni per assicurazioni, l'acquisto di un’abitazione, cure mediche, per lo studio, ecc. Dalla Federazione passiamo ai Lander, che hanno le seguenti prestazioni: previdenza sociale, aiuti in particolari situazioni di vita, contributi per l'acquisto d’abitazioni e mutui agevolati per l'acquisto della casa scaglionati a seconda del numero dei figli, poi aiuti per l'ammortamento di questi mutui o per il pagamento dell'affitto; aiuti per gli handicappati, e per la cura delle persone anziane a seconda delle necessità.

Poi ci sono dei doni una tantum per gli anniversari matrimoniali, prestazioni per le assicurazioni di tipo sociale, un contributo per il porto, contributi per malattie, una compensazione per le pensioni a livello troppo basso, infine la riduzione su tutti i mezzi pubblici, anche per quanto riguarda gli ski-lift. (...)

Questa è più o meno la situazione attuale; come si può costatare vi sono molti interventi di politica familiare, d’aiuto e di sostegno alla famiglia. Nel 1985 si prese la decisione di tentare qualche esperimento per fornire un nuovo tipo di sostegno alla famiglia, innanzi tutto per assicurare l'educazione e lo sviluppo dei bambini nel quadro della famiglia stessa, e poi per rafforzare quella che è la funzione sociale alla famiglia nella comunità. Questo progetto gode di prospettive abbastanza interessanti: a mio avviso è stato evitato qui l'errore che si fa di solito nel tentativo di soluzione di questi problemi, cioè quello di elaborare una graduatoria e quindi distribuire i finanziamenti pubblici secondo un determinato principio selettivo. In questo modo si attua soltanto un processo di ridistribuzione che può anche sotto qualche aspetto essere giustificato e motivato, ma che non conduce alla realizzazione di un efficace aiuto famigliare. Un aiuto finanziario deve essere considerato giusto quando abbia il carattere d’investimento (proprio come flussi energetici che vengono immessi) e questo viene ottenuto quando quelle attività che vengono considerate da valore, in qualche modo, acquisiscono una valutazione proprio attraverso la loro remunerazione. In questo modo l'attività della madre viene riconosciuta come una prestazione degna di tale definizione e che ha pienamente diritto ad essere ricompensata. Questo modello, questo tentativo, deve essere inglobato nelle attività di "sozialsprengel", definizione un po' particolare che adesso spiegherò: noi crediamo che in una zona locale piuttosto ristretta (che comprende circa 10-15 mila abitanti), attraverso il miglioramento delle strutture sociali - attraverso l'impiego coordinato di tutti i servizi sociali e soprattutto attraverso l'attivazione dell'aiuto del vicinato, del nostro prossimo - possono essere evitate o sanate delle situazioni d’emergenza. Soprattutto si deve incentivare quella che è l'iniziativa dei gruppi di prossimità: così per esempio dei raggruppamenti di famiglie o così per esempio quello che può accadere in una famiglia sostitutiva o elettiva.

Queste attività, per le quali naturalmente sono state sviluppate delle nuove forme organizzativi, delle nuove tecniche, hanno portato qualche volta dei miglioramenti veramente netti e decisi e noi crediamo che proprio su questo piano dell'ambiente immediatamente circostante, si debba attribuire una particolare importanza proprio alle misure orientate sulla famiglia. Noi tuttavia crediamo anche che gli attuali servizi svolti a livello professionale dagli operatori sociali, dagli psicologi e dal personale medico nell'ambito proprio dell'assistenza alle famiglie, debbano essere organizzati in modo migliore: infatti, dobbiamo costatare che queste forme organizzativi sono troppo poco efficienti e questa scarsa efficienza si traduce in ben poco aiuto portato alle famiglie. Noi crediamo anche che i beneficiari di tutti questi interventi dovrebbero avere delle possibilità di scelta e che nel caso in cui questi stessi beneficiari non possano pagare, questi mezzi finanziari dovrebbero riceverli dallo Stato, proprio in base a dei diritti che loro competono: quindi noi in qualche modo rifiutiamo in misura crescente quelle che sono prestazioni in natura, cioè delle prestazioni operative.

F. Fumagalli

Noi non siamo in presenza, soprattutto nel nostro paese, della necessità di mettere a punto proposte o problemi di natura tecnica, siamo ancora a monte, siamo alla Necessità di dover affermare un valore, quello della famiglia, e, cosa ancor più delicata, far discendere da questo valore tutte le conseguenze che ne nascono, quando si parla di concezione della società, del modo di evolversi, dei modo di manifestarsi della società stessa. Quindi, prima che di fronte ad un problema di tipo economico e di tipo sociale, noi siamo in presenza di un dato culturale e strutturale. Questa la prima constatazione: da qui l'interesse, e per quanto mi riguarda lo sforzo, non tanto di fermarmi sulle possibili soluzioni tecniche, quanto di tracciare le prospettive politiche entro cui sviluppare la nostra azione. La seconda constatazione: in questo nostro bel paese, che non perde occasione per conclamasi e proclamarsi cattolico in tutte le sedi, guarda caso non è mai esistita una politica della famiglia, e solo l'ultimo governo ha sentito, forse per un incidente tecnico, perché si trattava di completare qualche quadro, la necessità di darsi un ministero che, fra le altre cose, si dovrebbe occupare della famiglia. (...)

Cercherò di rimanere sull'essenziale, partendo da tre constatazioni iniziali di natura politica, perché esiste una connessione, immediata e diretta, tra il ruolo della famiglia, la funzione della famiglia, e gli aspetti economici e fiscali. E allora dirò subito, senza tanti preamboli, che il sistema fiscale italiano era e resta un sistema iniquo, una specie di Robin Hood alla rovescia, che si esercita a togliere ai meno abbienti per non essere in grado poi d'intervenire sui redditi più consistenti, e cogliere i momenti dell'erosione o dell'evasione fiscale laddove è più alta la concentrazione dei capitali e dei redditi. Un esempio per tutti. Quel simpatico gentleman che è l'ex ministro delle finanze, ha emanato un piccolo decreto attraverso il quale è stato possibile al sistema delle imprese nel suo insieme, avere un omaggio di 18000 miliardi sotto forma di rivalutazione dei redditi d'impresa. Ebbene, quando si è trattato, nel corso del 1985-86, di apportare alcune modeste variazioni al sistema degli assegni familiari (l'altro simpatico ministro che si chiama Gianni De Michelis, con tre decreti ci ha quasi tutto smontato il sistema degli assegni familiari) e si trattava di mettere a bilancio dello Stato quasi 700 miliardi di costo, è successo il pandemonio. Ecco perché parlo di Robin Hood alla rovescia: 18000 miliardi di regalo alle imprese avvengono nel silenzio totale e con due righe di decreto; 700 miliardi per poter sistemare qualche cosina per difendere l'istituto di questi benedetti assegni familiari, hanno suscitato un pandemonio. Voi sapete che è facile fare della demagogia su questi argomenti, io cerco di attenermi per quanto ragionevolmente possibile alla realtà cruda dei fatti. La seconda constatazione è che la macchina fiscale italiana è puntigliosa per le banalità formali, ma è quasi totalmente assente, inefficace, quando si tratta di colpire l'evasione, di fare gli accertamenti sui grossi redditi. I livelli d'evasione in questo paese, sia sulla IVA, sia sull'imposizione diretta, ormai danno luogo annualmente a cifre da capogiro, si parla di decine di migliaia di miliardi, c'è chi dice 30.000, c'è chi dice 50.000, io credo che sia un problema serio che noi abbiamo davanti...

Terza constatazione: la famiglia è un soggetto praticamente sconosciuto sia al fisco, sia al sistema del welfare italiano, essendo ormai tutto per tradizione politica costruito sul reddito individuale. Anzi, la tendenza negli ultimi tempi è di smontare anche quel poco che si era riusciti a costruire sul piano degli assegni familiari, non solo proponendo in un certo momento l'eliminazione dell'assegno familiare per il primo figlio, ma addirittura introducendo un sistema di tetti al di là del quale l'assegno familiare non si percepisce più, che dato il sistema d’elevata inflazione che abbiamo avuto nel corso degli anni '80, praticamente ha indotto un numero elevatissimo di famiglie di lavoratori a non percepire più gli assegni familiari. (...)

Noi concepiamo la famiglia non come un fatto ininfluente sull'assetto della società, ma innanzitutto come il luogo dell'educazione e formazione umana e sociale e questa è una funzione talmente importante da meritare ogni forma d'interesse e d'intervento, sia da parte dello Stato che da parte di qualsiasi istituzione. Ma noi crediamo anche che la famiglia sia il luogo dell'educazione e la culla della cultura della solidarietà; avremo una società solidale nella misura in cui la famiglia sarà stata capace di trasmettere al proprio interno questi valori. I due estremi che oggi sì confrontano, quello d'immaginare l'altro come il nemico di classe, da sconfiggere, che è insito nella cultura marxista, o quello di considerare l'altro come colui che va scalzato nella competizione individuale sfrenata, sono due cose che non ci riguardano. Per noi l'altro nell'ambito familiare, è quella persona con cui condividere il cammino della speranza, della realizzazione del bene comune. Dentro questa concezione noi consideriamo anche la famiglia come uno dei principali fattori economici: nella famiglia si forma il risparmio, nella famiglia si ha la prima locazione della forza-lavoro, e lo sappiamo cosa vuol dire oggi la funzione di supplenza che la famiglia allorquando molti giovani non possono trovare lavoro.

E allora se questa è la concezione e se questi sono i valori di fondo su cui si basa il nostro intendere la famiglia, quali sono le proposte? Nel lungo periodo credo che si possa parlare di quattro passaggi fondamentali:

  1. s'impone la necessità d'introduzione del concetto di reddito familiare e su questo operare sia sul versante del salario, sia sul versante del fisco;
  2. s'impone uno sgravio consistente e un aiuto considerevole alla famiglia monoreddito che non è mai stata considerata fino ad ora;
  3. si deve operare il più rapidamente possibile, e speriamo di avere le condizioni per poter portare avanti queste proposte, una sostanziale rivalutazione degli assegni familiari, sia nella loro entità, sia per quanto riguarda l'assurdità dell'attuale livello dei tetti, che rende praticamente impraticabile l'istituto; infine dobbiamo saper ricondurre l'insieme di queste proposte entro quella che noi della CISL chiamiamo la logica dell'assegno sociale che è una proposta di tipo complessivo che ancora stiamo approfondendo, ma che ormai sta per essere varata.
  4. una proposta che introduce la logica del salario familiare, sulla quale ci giocheremo una parte delle nostre future strategie salariali. (...)

C'è uno spazio di lavoro culturale e politico, comune fra tutti i soggetti che nell'ambito del mondo cattolico hanno a cuore questi problemi, dalle associazioni, al Movimento Popolare, al partito, noi ci auguriamo dalla DC alla CISL, per fare in modo che considerando la famiglia un valore autentico, ci sia la volontà poi di tradurre in proposte concrete, in realizzazioni vere le cose che qui abbiamo detto.

M. Usellini:

Il provvedimento di Visentini, sulla rivalutazione dei redditi d'impresa negli accordi programmatici di governo, non era mai stato sollecitato dalle categorie economiche e non risulta essere mai stato concordato fra le forze politiche della maggioranza. E’ singolare il fatto che il governo si sia fatto carico di un problema sostanzialmente inesistente o comunque d'interesse limitato a pochi soggetti, e non abbia in alcun modo considerato le tensioni derivanti da un'eccessiva pressione fiscale sulle famiglie, a favore delle quali c'era un preciso impegno programmatico. Tra le ragioni che hanno spinto la DC a rinunciare alla titolarità del dicastero del tesoro a favore di quello delle finanze, nel governo Goria che si è costituito di recente, vi è la volontà di far diventare realtà questa politica sulla quale, fino ad oggi solo a parole, vi è stato in questi anni il consenso anche degli altri partiti delle maggioranze che hanno dato vita al governo. Nell'occasione nella presentazione al Senato del disegno di legge di Visentini nel febbraio '87, vista la sostanziale incapacità o mancanza di volontà del governo di affrontare la questione e su incarico del partito e dal gruppo parlamentare, predisposi un disegno di legge che venne presentato ufficialmente dal nostro gruppo, e che sostanzialmente utilizzava quell'indicazione risalente al '77 proponendola in traduzione dello splitting nel nostro sistema fiscale. In cosa consista lo splitting è presto detto. Poiché la tassazione attualmente è fatta su base personale, e cioè ciascun contribuente è considerato per sé, indipendentemente dal fatto che partecipi o meno al nucleo familiare, l'attuale regime fiscale determina certe conseguenze. Facciamo un esempio per capirci più facilmente: vi sono due nuclei familiari, entrambi con un reddito di 30 milioni lordi: in un nucleo il reddito è guadagnato metà da un coniuge e metà dall'altro coniuge, nell'altro nucleo l'intero Innanzitutto grazie agli organizzatori di questo incontro che hanno avuto la sensibilità e la disponibilità di affrontare in queste giornate riminesi un tema di tanto impegno e di tanta importanza. Effettivamente se iniziative di questo tipo fossero nate qualche anno fa, avremmo forse evitato di trovarci in una situazione che è di sostanziale penalizzazione della famiglia. Devo dire che la situazione attuale è legata alla decisione della Corte Costituzionale di soppressione del cumulo obbligatorio dei redditi del 1976, decisione che si accompagnò ad un’indicazione della Corte stessa rivolta al Governo e al Parlamento orientata a sollevare la questione che nasceva dalla decisione della Corte, cioè la penalizzazione nella quale si sarebbero trovatele famiglie monoreddito rispetto a quelle con più redditi. Questo in conseguenza proprio della soppressione del cumulo obbligatorio. Ebbene, il Parlamento, che modificò la legge nel 1977, sollecitò il Governo e il ministro del tempo Pandolfi raccolse questa sollecitazione, a introdurre una modifica, che doveva sostanzialmente perequare la tassazione dei nuclei familiari tenendo conto di due possibili criteri, quello cosiddetto dello splitting, cioè della divisione del reddito dei due coniugi, ovvero quello dei quoziente familiare, cioè quello che tiene conto non solo dei due coniugi, ma anche dei figli. Quest'ultimo criterio è adottato in Francia e in Belgio, gli altri sono adottatì in Germania, Inghilterra e altri paesi. Il Parlamento e lo stesso ministro Pandolfi si orientarono in favore dello splitting perché ritenevano che il criterio dei quoziente familiare fosse di eccessivo beneficio fiscale per le famiglie molto numerose ma con redditi molto alti, e anche per altre considerazioni che erano legate all'impostazione dello stesso diritto di famiglia in Italia.

Bene, questo impegno del Governo, che risale al 1977, non fu mai attuato.

Da allora il ministero delle finanze passò, dopo pochi mesi di gestione del ministro Malfatti, nelle mani dei ministri socialisti che si susseguirono e cioè Reviglio, Formica, Forte, fino nelle mani di Visentini nell'83, dove è rimasto fino a pochi mesi fa. Fumagalli ha ricordato come il ministro Visentini, prima di lasciare il dicastero, e cioè a gennaio di quest'anno, presentò al Parlamento una proposta di legge che aveva sì l'obiettivo di ridurre le aliquote dell’IRPEF, soprattutto per le fasce dei redditi medio-alti, ma non entrava nella questione della tassazione delle famiglie, disattendendo un punto preciso del programma del governo Craxi. In effetti, per iniziativa della DC, nell'83, quando si formò il governo Craxi, venne esplicitamente indicato tra gli impegni del programma di governo quello di un'attuazione della tutela economica delle famiglie, in ottemperanza a un principio che è scritto nella nostra Costituzione, ma che poi non è attuato nell'ordinamento. (...)

Il provvedimento di Visentini, sulla rivalutazione dei redditi d’impresa negli accordi programmatici di governo, non era mai stato sollecitato dalle categorie economiche e non risulta essere mai stato concordato dalle forze politiche della maggioranza. E’ singolare il fatto che il governo si sia fatto carico di un problema sostanzialmente inesistente o comunque d’interesse limitato a pochi soggetti, e non abbia in alcun modo considerato le tensioni derivanti da un’eccessiva pressione fiscale sulle famiglie, a favore delle quali c’era un preciso impegno programmatico. Tra le ragioni che hanno spinto la DC a rinunciare alla titolarità del dicastero del tesoro a favore di quello delle finanze, nel governo Goria che si è costituito di recente, vi è la volontà di far diventare realtà questa politica sulla quale, fino ad oggi solo a parole, vi è stato in questi anni il consenso anche degli altri partiti delle maggioranze che hanno dato vita al governo. Nell’occasione della presentazione al Senato del disegno di legge Visentini del febbraio ’87, vista la sostanziale incapacità o mancanza di volontà del governo di affrontare la questione e su incarico del partito o del gruppo parlamentare, predisposi un disegno di legge che venne presentato ufficialmente dal nostro gruppo parlamentare, predisposi un disegno di legge che venne presentato ufficialmente dal nostro gruppo, e che sostanzialmente utilizzava quell’indicazione risalente al ’77 proponendola in traduzione dello splitting nel nostro sistema fiscale. In cosa consista lo splitting è presto detto. Poiché la tassazione attualmente è fatta su base personale, e cioè ciascun contribuente è considerato per sé, indipendentemente al fatto che partecipi o meno al nucleo familiare, l’attuale regime fiscale determina certe conseguenze. Facciamo un esempio per capirci più facilmente: vi sono due nuclei familiari entrambi con un reddito di 30 milioni lordi: in un nucleo il reddito è guadagnato metà da un coniuge e metà da un altro coniuge, nell’altro nucleo l’intero importo di 30 milioni è guadagnato da un solo coniuge. Ebbene, la differenza d'imposta che si paga a parità di reddito nel nucleo familiare è di L. 1.700.000 in più quando il reddito è prodotto da un solo coniuge. E la differenza in percentuale è circa del 37%. Ciò indica come sia assurda questa modifica e io mi auguro che prima di una sentenza della Corte si riesca a provvedere e ad eliminare questa sperequazione. Lo splitting consente di togliere questa sperequazione applicando, quando il reddito è prodotto da un solo coniuge, un concetto semplice e cioè quello di dividere il reddito di un coniuge per due, applicando l'aliquota d'imposta corrispondente, in sostanza parificando l'imposta a quella dell'altro nucleo familiare. Ma io direi che tra gli aspetti importanti emersi in quest’incontro vi è quello più generale di un quadro di tutela del nucleo familiare che non può essere attuato esclusivamente attraverso l'ordinamento tributario. E’ bene ricordare che la funzione dell'ordinamento tributario non è di perequare i redditi nel senso di una ridistribuzione delle risorse ma è anzitutto quello di procurare un'entrata allo stato in funzione della capacità contributiva e quindi dei redditi dei contribuenti. Essendo chiaro che quell’entrata dello stato deve essere utilizzata anche per sostenere quei nuclei familiari che redditi non hanno.

Oggi noi abbiamo un'area completamente scoperta dal punto di vista della protezione, che è proprio quella dei nuclei senza reddito, e dei nuclei che hanno redditi minimi. In questo quadro occorre allora riprendere una delle questioni fondamentali poste dalla riforma tributaria e non attuate, che era l'identificazione di un reddito minimo. Un reddito minimo imponibile legato al nucleo familiare e quindi composto da una somma di redditi che corrispondono al minimo per vivere. Ma essendo questo reddito al minimo vitale per ciascun individuo. Reddito al quale non si deve applicare in nessun modo l'imposta, in quanto è il minimo vitale, determina una sorta di barriera per cui sopra questo reddito inizia l'azione del prelievo fiscale e sotto questo reddito inizia l'azione dell'intervento sociale dello stato. Ebbene questa politica, che vede evidentemente il nucleo familiare come riferimento, è una politica sulla quale forze sociali importanti, e in primo luogo la CISL ma anche il Movimento Popolare e il Sindacato delle famiglie, si stanno impegnando perché questo disegno è solo all'inizio ed è tutto ancora da realizzare nell'ordinamento italiano. (...)

Vorrei concludere ricordando un esempio emblematico della difficoltà politica che è stata presente in questi anni e si è manifestata nell'incapacità di realizzare queste riforme. L'esempio italiano della tassazione della famiglia in cui i due coniugi convivono e della famiglia in cui i due coniugi sono separati legalmente. Voi certamente sapete che in quest'ultimo caso il fisco accetta la tassazione separata dei redditi e cioè quando i coniugi si separano legalmente, gli alimenti che un coniuge è obbligato a versare all'altro, in forza della decisione del giudice, sono deducibili e quindi si applica una sorta di splitting e sono tassati in testa al coniuge separato. Sicché noi abbiamo, unico paese al mondo, questa singolare situazione, che l'unica tutela fiscale della famiglia la realizziamo quando la famiglia stessa si rompe.