Il messaggio cristiano sfida le culture,
ieri e oggi
Giovedì 22, ore 11.30
Relatore:
Julien Ries,
Direttore dl Centro di Storia
delle Religioni dell’Università
Cattolica di Lovanio
Ries:
Al Meeting del 1990, ho tenuto due seminari sul tema della cultura. Il primo aveva per titolo "Fede cristiana e cultura oggi" (Il Libro del Meeting 1990, pp. 142-147). Affrontava la questione del cristiano come creatore di umanesimo e motore di cultura. Il secondo seminario "Annuncio del Vangelo e incontro delle culture" considerava, nel contesto dell’annuncio del Vangelo, il problema dell’incontro delle culture. È il grande problema dell’inculturazione del Vangelo (Il Libro del Meeting 1990, pp. 199-204).Il Meeting del 1992 era dedicato alla scoperta delle Americhe: 500 anni all’inizio dell’evangelizzazione. Era il momento di riflettere su "Inculturazione del Vangelo e sincretismo religioso" (Il Libro del Meeting 1992, pp. 166-173). Al Meeting del 1994, "E il popolo esiliato continuò il suo cammino", attorno alla mostra organizzata con il professor Fiorenzo Facchini di Bologna, il seminario era intitolato "Le origini dell’uomo cultura ed esperienza del sacro" (Il Libro del Meeting 1994, pp. 82-89). Abbiamo scoperto insieme l’homo symbolicus, creatore della prima cultura.
Il tema fede e cultura è al cuore del carisma di Comunione e Liberazione. Ogni Meeting è una vera e propria manifestazione pubblica, talvolta mal interpretata dai media che non si interessano che all’aspetto politico e occultano l’aspetto culturale. Il nostro secondo seminario di quest’anno toccherà di nuovo un problema di cultura nella linea del Meeting, come il titolo indica. Nella prima parte vedremo una fase antica e avremo una lezione di storia. Dopo aver considerato come la Chiesa ha tenuto testa alle gnosi che svuotano della loro sostanza i Vangeli e il messaggio di Cristo, tenteremo di comprendere come ha fatto a penetrare il messaggio cristiano all’interno del mondo ellenico. Nella seconda parte cercheremo di comprendere la sfida moderna: la Chiesa di fronte alla cultura planetaria di massa che costituisce il fenomeno della nostra epoca.
1) Il mondo ellenico e l’inculturazione del Vangelo
1. Alessandro il Grande e la rottura del mondo antico
Allorché Alessandro il Macedone muore a Babilonia nel 323 a.C., la storia del mondo sta cambiando. In meno di dodici anni, con la sua folgorante conquista di tutti i paesi del vicino Oriente, ha innescato una delle grandi mutazioni della storia comparabili alle grandi mutazioni del XX secolo. Sconvolgendo col suo passaggio tutte le antiche culture del vicino e del medio Oriente, ha introdotto un nuovo fermento che, all’interno di questo mondo, avrà funzione di catalizzatore, ovvero la religione e il pensiero greco. Cosciente dei suoi atti sopprime le frontiere e provoca una fusione di popolazioni. Un movimento irreversibile è in marcia.
Un primo risultato è l’esplosione delle città greche. Alla polis greca succede il cosmopolitismo. Nella città greca, i cittadini erano trattenuti da legami politici e religiosi molto forti che li raggruppavano in una comunità. Dopo Alessandro, questi legami si allentano. Le divinità delle città greche perdono la loro importanza e contemporaneamente il loro culto e le loro feste sono trascurate. Subiranno la concorrenza delle divinità orientali che fanno progressivamente ingresso nel mondo greco. Le dottrine dell’evemerismo, che considerano gli dèi greci come uomini divinizzati dopo la loro morte, prendono il loro slancio con la nascita del culto dei sovrani e delle teologie reali ispirate dall’Egitto e dall’Iran.
2. L’influenza culturale del modello greco
Ecco un secondo risultato, ma in Oriente. La diffusione del pensiero greco equivale a una nuova colonizzazione. I successori di Alessandro creeranno delle nuove città nelle quali si raggruppano le popolazioni venute dalle campagne. I templi saranno numerosi, i culti, gli dèi, le dee saranno mescolati. I principi accordano la libertà religiosa nelle credenze e nei culti così come il diritto di asilo nei templi. La filosofia greca comincia a penetrare nel pensiero popolare: creazione del desiderio religioso, insistenza sul Logos, ragione universale. Il misticismo greco incontra molto successo in Oriente: il germe della salvezza è nell’uomo; la sua anima è una particella divina imprigionata nel suo corpo. L’incontro degli dei greci e degli dei orientali susciterà una nuova religiosità popolare.
3. L’aumento del misticismo
Un terzo risultato è l’aumento progressivo del misticismo. L’uomo ellenico vive in un mondo nuovo, cosmopolita, un mondo nel quale regnano l’angoscia e la solitudine. Il verbo greco sozo, salvare, diviene il motto di questa situazione; segnala un pericolo. L’avvento dell’individuo e della libertà dell’uomo obbliga costui alla ricerca di nuovi stili di vita. Prova il bisogno di creare altri modi per la sua vita associativa.
È qui che il misticismo greco giocherà il suo ruolo. La Grecia classica conosceva dei gruppi e delle associazioni: gli iniziati dei culti misterici, i membri delle associazioni familiari, le associazioni dei culti degli eroi, ma questi gruppi non avevano influenza sulla vita della città. Ora nasceranno in ogni città delle confraternite religiose e delle conventicole indipendenti: gli orgèon, i thiasoi, gli eranoi che raggruppano uomini e donne, cittadini e stranieri, uomini liberi e schiavi, donne e bambini.
All’inizio della nostra era, ogni città del mondo ellenico aveva numerose confraternite, indipendenti dalla città, sviluppate attorno a una divinità, sovente venuta dall’Egitto o dal Vicino Oriente: Osiride, Iside, Serapide d’Egitto; Asclepios, il dio che consola e che guarisce; Dioniso dispensatore della gioia mistica, protettore delle donne e degli artisti; Zeus, arricchito a contatto con l’Oriente. Gli dèi di queste confraternite sono degli dèi salvatori, come i re sono dei re salvatori. La riduzione dei culti e dei sacrifici ufficiali ha fatto posto a delle confraternite religiose che vivono il loro culto, la loro iniziazione, i loro misteri di salvezza in comunità chiuse attorno ai loro dei. La soteria o ricerca della salvezza crea un legame fraterno e unisce i membri alla loro divinità.
4. La cultura religiosa dell’Impero Romano
All’alba del Cristianesimo, Roma si è già imposta. A lato del Giudaismo ellenizzato, a lato del politeismo greco-romano segnato dal mondo ellenico, i cristiani troveranno il culto imperiale con il suo re divino e il suo potere sacralizzato.
Due dati importanti della cultura religiosa imperiale si troveranno sulla strada dei cristiani: gli idoli pagani nei templi e il culto celebrato davanti alle statue degli imperatori. È il problema degli idoli e dell’idolatria che aveva preso la sua formulazione definitiva nel biasimo che i profeti dell’Antico Testamento facevano a riguardo dei culti pagani. La rappresentazione visibile delle divinità in uso da millenni in Egitto e nel vicino Oriente ha incontrato la tradizione greca delle statue divine. L’inizio della nostra era è caratterizzato da una grande varietà di immagini sacre. Le statue e i santuari sono legati ai miti e ai culti. I cristiani si troveranno in presenza di questa cultura pagana.
2) L’evangelizzazione del mondo ellenico e della sua cultura
1. Creazione di comunità cristiane
Gli apostoli hanno dapprima indirizzato il messaggio di Gesù ai fratelli e sorelle della sinagoga come ce lo mostrano gli Atti degli apostoli. Ma davanti al rifiuto dei suoi fratelli Paolo si volge verso i pagani. È ad Antiochia di Siria, un grande centro della cultura ellenica, che si forma la prima comunità di cristiani venuti dal paganesimo (At 11,20). Per un anno Paolo e Barnaba vivono in questa comunità nella quale i discepoli sono chiamati cristiani (At 11,26). L’espressione "partigiani di Christos" mostra che, agli occhi degli abitanti greci, questa comunità è una confraternita religiosa raggruppata attorno al Cristo secondo il modello dei thiasoi. Questa testimonianza costituisce da una parte il primo documento ufficiale sull’inserimento di una comunità cristiana in un ambiente ellenico dodici anni dopo la Pentecoste, ma mostra d’altra parte un metodo d’evangelizzazione della cultura greca. Ciò è confermato da Galati 2,12 che ci insegna che ad Antiochia esisteva anche una comunità di giudeo-cristiani che vivevano altrimenti.
2. Il discorso missionario di Paolo a Listra (At 14,15-17)
A Listra, città della Licaonia a sud di Icono in Asia Minore, durante il suo primo viaggio, Paolo guarisce uno zoppo. La popolazione pagana si immagina che Paolo e Barnaba siano rispettivamente Zeus e Ermete, i loro dèi pagani discesi nella città e si prepara a celebrare un sacrificio in loro onore. Paolo glielo impedisce e indirizza loro un discorso che non è assolutamente nello stile biblico abituale. Chiede loro dapprima di lasciare i loro idoli e di convertirsi al Dio vivo che è il Dio creatore dell’universo, datore della pioggia, delle stagioni e della fertilità. Palesemente, la formulazione paolina del discorso incontra l’immaginario religioso degli adepti di culti della fertilità abituati ai miti e ai riti della fecondità. Paolo ha ripreso l’opposizione dell’Antico Testamento agli idoli, ma ha messo in rilievo gli attributi di Dio, potenza creatrice e provvidenza, familiari ai Greci tramite il pensiero platonico.
3. L’uomo immagine di Dio
Nella seconda lettera ai Corinzi (Cor 4,4) Paolo afferma che il Cristo è l’immagine di Dio. In Colossesi 1,15 scrive: "Esso è l’immagine del Dio invisibile, Primo-nato della creazione". L’affermazione "Dio invisibile" non è biblica ma si può supporre che Paolo cerchi di incontrare la cultura greca. Sapeva che la simbologia dell’immagine divina poteva sensibilizzare i suoi lettori al Cristo immagine di Dio. Presentando il Cristo nuovo Adamo, mostra che esso rende visibile il Padre poiché in lui Dio si svela. Ma il Cristo è anche l’immagine dell’uomo nuovo. Paolo esorta i Colossesi (Col 3,10) a rivestire l’uomo nuovo che si rinnova ad immagine del suo creatore. Così l’apostolo pone le fondamenta dell’antropologia cristiana. Nella prima lettera ai Corinzi (Cor 15,49) scrive che la condizione del cristiano consiste "nel rivestire l’immagine dell’uomo celeste". Qui l’immagine esprime la resurrezione e la trasfigurazione del corpo è nel suo corpo trasfigurato che il cristiano diviene immagine di Dio.
Il tema dell’uomo come immagine di Dio occupa un posto centrale nei Padri della Chiesa, specialmente nei Padri greci: Clemente, Origene, Anastasio, Gregorio di Nissa, Cirillo d’Alessandria... Diciamo qualche parola su Clemente d’Alessandria.
4. Vangelo e saggezza greca in Clemente d’Alessandria
Nato da genitori pagani, Clemente si converte al Cristo. Verso il 200 riprende la scuola di catechesi che Pantène aveva fondato. Formato nelle lettere greche, intraprende un insegnamento nel quale si incontrano il messaggio del Vangelo, il pensiero greco e gli elementi della cultura ellenica. Nel suo libro intitolato Protreptique o Esortazione ai Greci, presenta il Vangelo come un canto nuovo che subentra ai misteri pagani. Il Logos divino lo trasmette tramite lo Spirito Santo. Utilizzando il vocabolario dei misteri greci, suscettibile di convincere i suoi lettori, li invita a convertirsi. Nel libro Stromates troviamo come praeparatio evangelica, una valorizzazione di tutta l’eredità ellenica. Il tema della salvezza corre attraverso tutta l’opera di Clemente. Egli spiega che la Provvidenza divina vuole rendere la salvezza accessibile a tutti gli uomini. Cita i profeti egiziani, i maghi, i druidi, i caldei e gli yogin dell’India. Parla di Omero, Platone, Pitagora. Clemente è il prototipo dei Padri greci radicati nell’ambiente ellenico che cercheranno di presentare Cristo e il suo messaggio in un linguaggio culturale e religioso comprensibile per i loro contemporanei.
5. Gli idoli e la croce
L’atteggiamento da adottare di fronte agli idoli è una questione che si è posta ai cristiani dai primi decenni della Chiesa. Eredi della tradizione biblica, essi si sono opposti a ogni culto delle immagini divine. In questo rifiuto di qualsiasi patto con l’idolatria cosa succede all’arte? I cristiani entreranno nella cultura religiosa greco-romana nella quale religione e arte sono inseparabili. La Chiesa rifiuta le statue degli dei ma adotta l’arte nelle catacombe e nelle tombe. Dal III secolo appaiono delle Chiese decorate col Buon Pastore e con scene evangeliche. Presto i cristiani avranno i loro cimiteri, nelle quali gallerie appaiono delle pitture: la colomba, la pecora, l’aquila, la fenice, il pavone, Orfeo che suona la lira. Molti dei simboli pagani sono ripresi dai cristiani.
Presto anche il simbolismo della croce gode di un favore straordinario. Tutto il simbolismo antico è spiegato: il "chi" di Platone, il simbolismo del centro delle religioni cosmiche, i simboli biblici, i simboli nautici. Ma tutti i simboli convergono verso il mistero del Golgota, centro della storia con la croce di Cristo.
3) L’uomo post-moderno e la cultura di massa
1. La creazione di una cultura di massa
La cultura è l’insieme delle attività e delle esperienze tramite le quali l’uomo affina e sviluppa le molteplici capacità del suo spirito e del suo corpo, al fine di sottomettere l’universo grazie alla conoscenza e al suo lavoro. Essa è anche l’immenso capitale simbolico creato dagli uomini nel corso della storia. Essa è infine una dinamica umana, familiare e sociale. La cultura è plurale, ciò vuol dire che ci sono diversi modelli culturali nello spazio e nel tempo.
Noi conosciamo un modello culturale legato alla nostra epoca, alla modernità con tutto quello che ciò comporta. Tra gli anni, 60-70 questo modello culturale si è modificato rapidamente e noi abbiamo conosciuto una rottura nel 1968. I sociologi parlano di post-modernità. Edgard Morin, un sociologo francese, parla di una cultura di massa, frutto di una nuova colonizzazione (L’esprit du temps I. Névroses, Grasset, Paris 1975). Ai suoi occhi, la colonizzazione europea ha prodotto il terzo mondo: fu una colonizzazione orizzontale. Ora si tratta della colonizzazione dell’anima umana tramite la stampa, la radio, il cinema, la televisione, che prende di mira la massa sociale come tale e che sfocia in una cultura di massa. La chiama colonizzazione verticale, cioè colonizzazione dell’anima.
Secondo Morin "questa cultura di massa costituisce un corpo di simboli, miti e immagini riguardanti la vita pratica e la vita immaginaria, un sistema di progetti e di identificazioni specifiche. Essa si aggiunge alla cultura nazionale, alla cultura umanista, alla cultura religiosa e entra in concorrenza con queste culture" (op. cit, p. 31).
Che cosa rappresenta questa cultura di massa? Da una parte una immensa produzione quotidiana e dall’altra un grande pubblico di consumatori. La produzione dei mass-media deve raggiungere ogni giorno una massa di gente. Per questo deve integrare nei suoi modelli di produzione qualunque avvenimento della politica e dello sport, della spiritualità e dell’erotismo, dei giochi e dei viaggi, delle arti e delle lettere, del film poliziesco, delle celebrità secondo i gusti del momento, dei cantanti di successo, qualunque scandalo. Ma, dice Morin, tutto questo non è lasciato al caso. Bisogna che sia omogeneo. Allora si fa del sincretismo, libero di modificare le notizie, di deformare gli avvenimenti, di rinforzare gli scandali per attirare la curiosità del pubblico.
In questa cultura di massa l’informazione è ridotta a dei fatti diversi: l’inatteso, il bizzarro, gli assassinii, gli incidenti. Poi ci sono le celebrità che rivelano "il culto degli eroi". Il dominio dell’informazione è rivestito di elementi romanzeschi dove l’immaginazione dei giornalisti ha libero corso.
Questa montatura quotidiana è una vera colonizzazione che crea un terzo mondo culturale specialmente nel mondo dei giovani, dei disoccupati, dei senza lavoro; ma non unicamente in questo mondo. Questa cultura di massa costituisce una delle originalità della nostra cultura post-moderna e uno dei grandi problemi della nostra società occidentale minacciata di regressione culturale. Questa cultura di massa trova una grande clientela negli aderenti della New Age ai quali essa fornisce una preziosa documentazione per le sue pubblicazioni.
2. Cultura di massa e cultura religiosa
È negli Stati Uniti e nel Canada che questa cultura di massa ha avuto le sue prime iniziative e che ha conosciuto i suoi grandi successi ma l’importazione in Europa è ormai fatta. In Canada gli storici delle nuove religiosità e i sociologi studiano l’impatto del movimento. Nel suo libro La reincarnation (Novalis, Ottawa 1992), André Couture mostra come, nell’ottica di questa cultura di massa della New Age, la reincarnazione non è più una dottrina, ma una somma di esperienze positive che incontra il consenso generale. Dà a ciascuno la possibilità di confezionarsi da sé il proprio mito di creazione.
Cultura di massa e adepto della New Age fanno una buona unione poiché quest’ultimo è "un escursionista della spiritualità contemporanea". Cerca le sue provviste nei film, nelle canzoni, nella pubblicità, nelle librerie. Cerca una religione a la carte nei supermercati come fanno i consumatori attuali. Davanti al loro apparecchio televisivo, cercano ciò che li interessa nelle diverse religioni, meditazioni, spiritualità e credenze. È la spiritualità post-moderna. Porta la caduta della pratica religiosa, la caduta dell’impegno religioso, la caduta delle vocazioni sacerdotali e religiose.
3. Il ritorno degli angeli nella cultura di massa
La nostra cultura moderna del XX secolo, fortemente imbevuta di secolarizzazione, non si interessava assolutamente più agli angeli ed ai demoni. Questi esseri delle tradizioni religiose e della tradizione cristiana erano dimenticati. Li si considerava come rivelanti dei miti religiosi antichi. La catechesi cristiana stava per abbandonarli.
Gli angeli fanno parte di questa cultura di massa della New Age in via di costituzione. È ciò che evidenzia un dossier realizzato sotto la direzione del professor André Couture dell’Università Laval di Quebec Ces anges qui nous reviennent (1996). Con il passaggio all’era dell’Acquario, è facile comunicare con gli esseri spirituali. Non si tratta più di una dottrina difficile insegnata dalla Chiesa, né di un insegnamento segreto, ma di una volgarizzazione fatta da giornalisti e scrittori.
Contrariamente a quello che i teologi del passato insegnavano, nella New Age tutti gli angeli sono buoni. Satana è diventato Lucifero, il portatore di luce. Questi angeli sono prima di tutto desiderosi di comunicare a tutti un sapere che libera. Questi nuovi angeli sono degli esseri potenti che possono prendere diverse forme ma sono al servizio degli uomini. Sono delle energie spirituali, degli utensili spirituali di cui gli uomini devono servirsi per evolvere verso la loro pienezza personale.
Questi angeli vivono nel cuore degli uomini. L’ideologia della New Age si costruisce a partire dal vissuto di ciascuno; è imperniata sul cuore e i suoi bisogni spirituali. Il mondo angelico non è una gerarchia tra Dio e gli uomini come insegnano la Bibbia e la teologia; è il mondo interiore di ciascuno. Siamo in presenza di un vocabolario utilitario che smitizza la spiritualità e ne fa un prodotto di consumo quotidiano secondo i bisogni di ciascuno.
La preghiera agli angeli è sostituita dalla comunicazione con gli angeli per mezzo di tecniche efficaci insegnate nelle guide: formule declamatorie che appartengono a una cibernetica spirituale.
André Couture pensa che l’adepto della New Age dispone di tutti i servizi necessari in materia di spiritualità: un self-service, un mercato di fedi, un super-mercato di libri, editori, conferenzieri. Così le chiese, le religioni, i preti sono diventati inutili. La cultura di massa fa il vuoto nelle chiese e nei templi.
4. Cultura di massa e inculturazione del Vangelo
Abbiamo gettato uno sguardo su un aspetto molto importante della cultura post-moderna. In questo oceano galleggiano ancora delle particelle di Cristianesimo disarticolato, esploso e dei cristiani senza Chiesa. In questa cultura la gestione sociale dello spirituale è lasciata al consumatore: è lui il re. Alcuni grandi guru della New Age fanno di tutto perché si affondino le istituzioni religiose. Al loro posto mettono un mercato di libera concorrenza della spiritualità. In questa cultura di massa sono arrivati a disporre di due leve: la reincarnazione "nuova formula" e gli angeli, disposti in piccoli mercati fiorenti e diversificati. I nostri contemporanei si lasciano prendere da questa moda, movimento di massa.
Il primo principio dell’inculturazione: conoscere il terreno e guardarlo con simpatia. Come Clemente d’Alessandria metteva in evidenza un bilancio positivo della cultura greca, noi dobbiamo vedere gli elementi positivi della cultura New Age come cultura di massa. Io vi trovo un orientamento spirituale in mezzo al materialismo che ci circonda, una ricerca del sacro, una marcia verso un umanesimo positivo, in breve una ricerca della salvezza per essere umano in un tentativo di dischiudimento. È partendo da questa base che la scoperta del Cristo può essere proposta. La New Age continua a utilizzare il vocabolo Cristo, cristico senza sapere cosa significa. Tocca a noi proporre il Cristo vivente e presente nella nostra vita, guida e compagno di strada dell’uomo moderno.
Secondo elemento della cultura post-moderna. L’occidentale contemporaneo è diventato un cliente del supermercato, un consumatore in libertà che pratica il self-service. Ha la tendenza a praticare il self-service in materia di religione, di spiritualità e di culto. Ma vive in società e il suo self-service è un’illusione poiché è l’organizzazione della società che gli permette di fare questa scelta nella diversità, questo self-service. Se noi trasponiamo questi bisogni al livello della nostra missione nel nostro mondo post-moderno e nell’evangelizzazione della cultura di massa, noi utilizzeremo la formula paradossale "libertà e comunità" di cui il Meeting ci serve da modello. Il fervore della comunità resta l’elemento capitale dell’evangelizzazione. A noi tocca creare delle comunità cristiane autentiche e vive, come San Paolo ad Antiochia.
Per terminare, dico che Comunione e liberazione, con il suo carisma "Fede e cultura" è certamente un movimento provvidenziale per portare il Vangelo nel cuore della cultura post-moderna.