S. Messa in memoria di don Francesco Ricci - Omelia di don Luigi Negri

Mercoledi 21, ore 12.30

 

 

Celebriamo questa eucarestia innanzitutto per chiedere a Dio che ci faccia dono, ogni giorno di più, di riconoscere la presenza definitiva fra di noi di coloro che sono già presso il Padre. È una presenza definitiva, non più nella fattispecie della fisicità, ma nella comunione dei santi, nella definitività della luce e della gloria; ma fra di noi, però, non lontani da noi, fra di noi, nel vivo del nostro cammino di ogni giorno, delle nostre gioie o dei nostri dolori, delle nostre fatiche o delle nostre aperture. Come riconosciamo il Signore, così dobbiamo chiedergli la grazia di riconoscere quelli che sono con Lui, presso di Lui, separati dalla carne e dal sangue, ma più vicini a noi nella profondità e nella definitività di ciò che è vero, grande e totale, cioè la gloria di Cristo.

E poi per dire la nostra gratitudine al Signore per il dono della lunga, feconda, intensa, appassionata, umanissima amicizia di don Francesco. Quando il Papa ha ricevuto il nostro movimento per il trentennale ha detto una frase che caratterizza il nostro movimento, il movimento del nostro spirito, del nostro cuore; questa capacità – ha detto – di incontrare, conoscere e valorizzare. Questa frase descrive la passione e le passioni di don Ricci, come hanno così intelligentemente sintetizzato la sua personalità nel titolo del libro di testimonianza che i nostri amici di Forlì gli hanno dedicato, Don Francesco, una passione, cento passioni. Una passione, quella per il Signore, crocefisso e risorto, presente nel mistero della Chiesa, e perciò misericordiosamente presente in quella compagnia a cui ha dato tutta la sua vita. Ma da questa passione, da quest’unica passione per il mistero di Cristo, un fiorire di passione per il mondo, per gli uomini, per le circostanze, per i mondi, dove nella varietà delle circostanze e dei tempi della sua vita, questa passione per Cristo lo ha spinto. Ovunque è battuta l’ora della storia, don Ricci ha reso presente la nostra compagnia nella sua passione, nella sua capacità di incontrare, di conoscere e di valorizzare. Quando nessuno in tutta l’Europa parlava del dissenso lui aveva già rapporti con i grandi uomini del dissenso dell’Est; quando in Occidente si guardava l’America Latina semplicemente come una polveriera che avrebbe messo in crisi gli equilibri dell’ordine americano o la si guardava come l’ideale sognato della teologia europea nei confronti della teologia della liberazione don Ricci era in contatto con le esigenze di fede, di speranza e di carità di quella gente. Quando si è guardato l’estremo Oriente come una lontananza assoluta, come un ideale di tecniche ascetiche, don Ricci ha incontrato l’attesa autentica che c’è in ogni cuore, in ogni spirito, in ogni cultura.

È una gratitudine grande a Dio che dobbiamo avere per questa testimonianza che una passione porta cento passioni, si esprime in cento passioni e queste passioni vissute integralmente costruiscono la chiesa. Dovranno passare anni e anni e anche i più piccoli fra noi finalmente diventare maturi per vedere l’esito, il frutto della passione di don Ricci che ha aiutato a costruirsi in modo così significativo la nostra compagnia come comunione e liberazione.