Commissione C.E.I. per il non-profit
in Italia: incontro con gli operatori

Domenica 18, ore 16.30

Relatori: Mauro Operti Moderatore:
Stefano Zamagni Felice Scalvini Mario Mauro

 

Zamagni: Vorrei anzitutto delineare alcune caratteristiche della prossima legge sugli enti non-profit.

Le leggi che abbiamo in Italia sul volontariato, sulla cooperazione sociale, sulle cooperative, sono leggi cosiddette di settore: invece, la nuova legge che vedrà la luce tra qualche mese rappresenta una novità perché pone le norme per le iniziative e le attività che determinati soggetti – fondazioni, associazioni, cooperative e così via – andranno a fare. È una legge quasi rivoluzionaria, e comporterà due possibili conseguenze: o provocherà un processo a cascata, che avrà a sua volta ripercussioni a valle tali da costringere il legislatore a cambiare anche altre leggi, oppure rimarrà una legge in parallelo ad altre. Chiaramente, io auspico la prima possibilità; se effettivamente questa legge renderà obsolete le altre, ciò non vuol dire che erano sbagliate, ma che erano nate in un preciso contesto storico, e per assecondare certe esigenze. La società e l’economia italiane globali sono cambiate, e le leggi devono adeguarsi a tali cambiamenti.

Questa nuova legge – la cui caratteristica è di incentivare la produzione di attività – è una legge fiscale, che consentirà la deducibilità, da parte dei soggetti privati, delle somme versate ad un’opera. In Italia finora questa possibilità esiste solo per i soggetti giuridici come le imprese, ma se un privato vuole dare cinque milioni a un’opera, lo Stato non lo riconosce. Quando ci sarà la nuova legge, il singolo ente morale o associazione dovrà decidere se seguire la nuova o la vecchia normativa. Vi sarà una norma transitoria, che consentirà delle facilitazioni a chi vorrà transitare dalla vecchia alla nuova normativa. L’associazione o l’ente potranno naturalmente anche rimanere nella vecchia normativa, poiché la nuova legge non pretende di abrogare tutte le normative precedenti; tuttavia, è auspicabile un processo tale che metta le associazioni un po’ alla volta in grado di capire che la nuova normativa è molto più vantaggiosa della precedente, essendo più liberante e consentendo così di agire in maniera più flessibile.

Questa legge mira anche alla visibilità politica degli enti non-profit: il suo obbiettivo è infatti quello di trasformare il tavolo della concertazione da triangolare a quadrangolare. Cosa significa? La configurazione triangolare – per esempio, lo Stato, il rappresentante delle imprese (Confindustria e così via) e i sindacati – è insufficiente proprio perché manca il quarto lato, che è dato dall’espressione delle varie organizzazioni del non-profit, che riscontrando un’aggregazione tra loro hanno eletto dei loro rappresentanti. La legge favorirà il processo di aggregazione in modo tale che il non-profit possa avere il suo ruolo nel contesto del disegno politico sociale.

L’elemento di novità di questa nuova legge consiste nel capovolgere la logica politica che favorisce la concezione per cui è lo Stato che legittima le organizzazioni e le associazioni, concezione che trova le sue radici nell’Illuminismo francese. Ma si tratta di una concezione che non è più adeguata: non è lo Stato che legittima la società civile, ma è la società civile che dà le informazioni allo Stato.

Operti: Voglio partire da un’osservazione generale per tutti i credenti: occorre stare nella storia con amore, ovvero vivere in prima persona la propria esistenza, la propria responsabilità, e dunque anche il lavoro, partendo dalla fede.

Mi pare fondamentale richiamare questo punto di partenza perché ci ricorda che il compito centrale della Chiesa è quello di evangelizzare: la Chiesa esiste per diffondere il Vangelo di Gesù nei vari ambienti, nelle varie realtà e situazioni. La preoccupazione della Chiesa italiana è anzitutto quella di aiutare i cristiani a formarsi una coscienza retta e impegnata nel mondo, e una delle conseguenze di questo è il riconoscimento del ruolo e della responsabilità dei laici nel mondo.

I laici hanno il dovere fondamentale di vivere e testimoniare il Vangelo nelle varie realtà del mondo: da qui, è nata l’idea di far incontrare le varie associazioni di laici impegnati, per potersi confrontare, per riscoprire le radici comuni di tutta una serie di valori che, al di la delle diverse sottolineature e delle sensibilità differenti, costituisce comunque un patrimonio comune.

Scalvini: Quello che purtroppo vedo qui in Italia è una limitata e non immediata reattività del sistema delle cooperative nell’adeguarsi allo spirito stesso della cooperativa: tutte le cooperative avrebbero già da tempo dovuto rifiutare le intermediazioni di manodopera o l’utilizzo forzato, ponendosi così fuori dalla logica dei rapporti politici. Di fatto le cooperative che realmente hanno fatto queste scelte e colto questo spirito, oggi non hanno problemi politici, perché svolgono delle attività, ed avranno sicuramente problemi di gestione, ma non politici. Invece le cooperative il cui spirito è solo di natura socio-assistenziale, si ritrovano con una serie di problemi economici e politici.

Mauro: Il non-profit italiano ha una chiara originalità: esso è costituito da organizzazioni di tipo popolare, a differenza ad esempio del non-profit americano, costituito prevalentemente da fondazioni. Il corrispondente italiano delle grandi fondazioni americane, sono grandi o piccole reti distribuite di associazioni popolari. Proprio per questo ci vuole una legislazione flessibile e differenziata: se noi facessimo una distinzione netta "bianco e nero" indurremmo dei fenomeni degenerativi, perché obbligheremmo delle grandi organizzazioni popolari a porsi in situazioni atipiche rispetto a quello che è il loro vero e proprio spirito associativo. Bisogna differenziare i benefici fiscali a seconda delle diverse associazioni: il circolo del bridge è diverso da un centro di solidarietà che svolge i servizi non solo per i propri soci, ma anche per tanti altri, così come è diverso da un gruppo scout che svolge un servizio educativo per i ragazzi che sono associati, ma anche un compito che ha un forte merito come servizio pubblico. Come si capisce da questi pochi esempi, bisogna individuare la meritorietà del tipo di attività che viene svolta, e chiedersi se quella attività ha effettivamente una rilevanza e una finalità di carattere pubblico, o se non è meramente la soddisfazione del bisogno di alcuni soci.

Le organizzazioni non-profit in Italia hanno una forte differenziazione anche al loro interno: dentro l’organizzazione vi è una molteplicità di figure, dal volontario al socio o al professionista. Il non-profit italiano è fatto da organizzazioni di tipo popolare: inoltre, è sull’organizzazione di persone che si basa il tentativo degli enti non-profit di realizzare opere di solidarietà.