martedì 28 agosto, ore 15.00
FEDE CRISTIANA E CULTURA OGGI
Seminario di
Julien Ries
Docente di Storia delle Religioni all’università Cattolica di Lovanio
Modera:
Luigi Negri
L. Negri
Ho il grandissimo piacere e onore di presentare a voi Padre Ries che guiderà questa serie di seminari riguardanti sostanzialmente la dimensione religiosa come dimensione fondamentale dell’esperienza umana. Il professor Ries è anche direttore del Centro di Storia delle Religioni dell’Università di Lovanio ed è autore di numerose opere, tradotte anche in italiano. Prima di lasciare la parola al professor Ries, vorrei salutare a nome di tutti Sua Eminenza il Cardinale Simonis, Arcivescovo di Utrecht e Primate della Chiesa Olandese.
J. Ries
Cari amici, sono felice di trovarmi per la sesta volta al Meeting. La parola "cultura" è una parola veramente affascinante per l’uomo moderno. Questa parola può mobilitare comunità e popoli. La cultura, la sua realtà, il suo significato, la sua storia, la sua influenza, ci riguardano imperativamente, e per l’undicesima volta rappresentano il fulcro di questo Meeting di Rimini. Il nostro mondo occidentale ha conosciuto e subito uno "shock culturale" che gli ha aperto una prima volta gli orizzonti dello spirito e ne ha determinato la storia da cinque secoli. Si è trattato dell’incontro dell’occidente medievale con l’oriente, da un lato, e, dall'altro, con l’America - scoperta nel 1492 - e con le grandi culture della Cina e dell’India. Realizzati nel contesto della religione cristiana, questi incontri hanno avuto come risultato la fioritura dell’Umanesimo e del Rinascimento, con la crescita culturale dell’Europa. Noi ne abbiamo fruito durante gli ultimi secoli e tutto questo passato rappresenta una parte rilevante del nostro patrimonio spirituale e intellettuale. Verso la fine del ventesimo secolo viviamo un nuovo "shock" mondiale delle culture, ancor più importante, ancor più profondo di quello del sedicesimo secolo. L’elemento nodale di questo shock è determinato dalla fine dell’era coloniale europea, segnata dal rifiuto del potere coloniale da parte dei popoli dell’Africa, dell'Asia, dell’Oceania, dell’America Latina; dallo sforzo di trovare la propria identità da parte di questi popoli che sono alla ricerca delle loro radici e del loro passato culturale, e dall’arrivo di questi popoli all’orizzonte della grande storia con la pretesa di svolgere un ruolo nel concerto delle nazioni. Un secondo elemento riguarda l’espansione dell’Islam, in cui il rifiuto dell’occidente colonizzatore ha mobilitato le forze vive del mondo arabo ed un terzo elemento, infine, concerne l’incontro di popoli e di culture contrassegnati da impronte religiose con un occidente secolarizzato che tende a liberare la cultura da qualsiasi dominio religioso. è appunto lo "shock" di queste tre correnti a segnare la fine del nostro ventesimo secolo, esse devono quindi ricevere tutta l’attenzione da parte dei giovani cristiani, consapevoli del futuro della Chiesa e del mondo. Inizierò col dare una piccola serie di nozioni, perché quando parliamo occorre definire bene il significato delle parole (...).
- Cultura (...). Goethe definiva la cultura come "l’insieme dei modi di vivere e di pensare che un popolo ha creato durante la sua storia". La costituzione Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II, ha dedicato un intero capitolo alla cultura, al suo sviluppo, alla sua promozione. Vi troviamo un’eccellente definizione della cultura: "con il termine di cultura si vogliono indicare tutti quei mezzi con i quali l’uomo affina ed esplica le molteplici sue doti di anima e di corpo, procura di restituire il potere del cosmo stesso con la conoscenza e il lavoro, rende più umana la vita sociale, sia nella famiglia che in tutta la società civile, mediante il progresso del costume e delle istituzioni; esprime, comunica e conserva, infine, nelle sue opere con l’andare del tempo, le grandi esperienze ed aspirazioni culturali dell’uomo, affinché possano servire al progresso di molti, anzi di tutto il genere umano" (c. 2, n. 53). Questo testo del Vaticano II è estremamente ricco, ed illustra i vari aspetti della cultura. Il primo aspetto è di ordine antropologico. La cultura è ciò che distingue l’uomo e lo separa dagli altri esseri viventi. I lavori del professor Fiorenzo Facchini di Bologna dimostrano l’importanza della cultura nella vita dell’uomo, sin dalla fase di homo erectus. Il secondo aspetto è di ordine umanistico insiste sulla dignità dell’uomo e sulla sua missione di re della creazione esercitata attraverso la conoscenza e il lavoro. Il terzo aspetto è di ordine sociale, mette l’accento sulla trasformazione della vita sociale, familiare, civile, attraverso il progresso costante del costume e delle istituzioni (...). Il quarto aspetto concerne la cultura come patrimonio dell’uomo, di gruppi di uomini, dell’umanità. Incorpora innanzitutto le varie esperienze storiche, vale a dire estetiche e religiose, artistiche e musicali, sacre e profane, artigianali e tecniche, morali e sociali, e dimostra che queste esperienze danno luogo alla costituzione di un capitale simbolico che è composto da retaggi, da patrimoni, al servizio delle generazioni successive, dei popoli e delle nazioni. Nel suo discorso pronunciato all’Unesco il 2 giugno 1980, Sua Santità Giovanni Paolo II ha evidenziato il nesso tra cultura e umanesimo dimostrando che la cultura è il luogo della spiritualizzazione della natura come passaggio obbligato della coscienza in ogni essere umano che affermi la propria identità. Luogo di spiritualizzazione, di umanizzazione e di coscienza, la cultura è un segno della dignità dell’uomo.
- Religione e homo religiosus. Cicerone ha visto nella religione la tradizione venuta dagli avi e al contempo il rispetto di questa tradizione. Preso da Tartulliano, il primo scrittore cristiano latino dell'inizio del terzo secolo, il concetto di religione designerà l’insieme degli elementi che tessono il legame fra l’uomo e Dio. Questa nozione verrà poi consacrata da Sant’Agostino. Applicata al comportamento dell’uomo durante la storia, questa nozione ci consente di definire l’homo religiosus. E’ l’uomo che crede all’esistenza di una realtà che trascende questo mondo ma che si manifesta in questo mondo e in questa manifestazione dà a questo mondo la sua vera e propria realtà, la sua dimensione di completamento. Questa credenza porta l’homo religiosus ad un comportamento specifico che noi chiamiamo l’esperienza del sacro, del sacro vissuto.
- Credenza. Qualsiasi religione comporta delle credenze, delle idee religiose e delle dottrine che nel loro insieme danno all’uomo una concezione della trascendenza che, nell’accezione generale del termine, potremmo chiamare "teologia". A fianco di questa teologia, di questa concezione della trascendenza, vi è una Weltanschaung, una concezione del mondo e del cosmo in cui un posto importante spetta all’antropologia, cioè al modo in cui l’homo religiosus vede la propria situazione, la propria condizione umana e si colloca nel cosmo.
- Fede. La fede affonda le proprie radici nelle credenze religiose, fa dell’homo religiosus un homo fidelis, che si impegna a vivere conformemente alle proprie credenze. Presso i romani la fede era legata a Dius Fidius, Jupiter, Dio dei giuramenti e della lealtà. Nel Vecchio Testamento la fede è l'atteggiamento fondamentale dell’uomo nei confronti di Jahvè, e, dopo Mosè, a Javhè come il Dio dell’alleanza. Nell’Islam la fede è adesione dell’intelligenza e della volontà al messaggio trasmesso dal profeta, significa sottomissione ad Allah. il Nuovo Testamento rappresenta la fede come l’accettazione del messaggio di salvezza annunciato da Gesù Cristo, significa accoglienza di questo messaggio, adesione dell’intelligenza e della volontà del cristiano nei confronti di Gesù Cristo, che attraverso lo Spirito Santo porta al Padre. L’acquiescenza al Cristo e al suo messaggio impegna il cristiano nella comunità ecclesiale, il corpo mistico del Cristo. La seconda parte della mia conversazione riguarda il rapporto tra religione e cultura (…) un problema che dovrà ricevere tutta la vostra attenzione all’indomani del Meeting. L’animazione di oltre 80 centri culturali da parte di Comunione e Liberazione, rappresenta, infatti, una delle grandi missioni del movimento. Come primo punto parlerò del simbolo e dell’origine della cultura. Un segno è un elemento, un mezzo di comunicazione, che fa conoscere l’altra cosa rispetto a se stessi. (…). A partire dal significante, dal segno, l’uomo scopre il significato. Lo scopo del segno è quello di far conoscere, di operare il passaggio ad un’altra realtà. Vi è una scienza dei segni, si chiama semiotica. Il simbolo è un segno (…) ma allo stesso tempo è qualcosa di più. Un simbolo è un segno che consente il passaggio dal visibile all’invisibile, porta in se stesso una capacità di crescita e un invito a crescere, evoca una realtà invisibile cui lega l’uomo. Così l’albero come simbolo fa pensare alla crescita, la volta celeste contemplata dall’uomo diventa per lui il simbolo della sacralità e della trascendenza. Nel simbolo vi è una metà visibile, ed è la parte significante che attinge la propria figurazione nel mondo che circonda l’uomo: cielo, luna, sole, acqua, albero, pietra, donna, spazio sacro, vegetazione… Poi vi è la parte invisibile, assente, che è oggetto della scoperta che l’uomo deve fare. Le immagini provenienti dagli oggetti destano la coscienza dell’uomo e aprono la via a una creazione, si tratta di un’esperienza che l’uomo fa a partire dall’immagine che lo spinge a creare qualcosa di nuovo. Ad esempio l’artista che a partire da realtà presenti ai suoi occhi, diventa creatore. Questa esperienza spinge l’uomo a scoprire una realtà invisibile che avrà una ripercussione sulla sua vita: la contemplazione della volta celeste riverbera sulla coscienza dell'uomo l’esistenza di una realtà diversa dal mondo e in questo caso la volta celeste rappresenta l’archetipo del divino. (…). Attualmente le scoperte della Rift Valley africana ci dimostrano come l’homo erectus, un milione e mezzo di anni fa, sia diventato un homo simbolicus, cominciando in questa epoca remota la sua carriera di homo sapiens. (…). Queste scoperte e questi dati sono della massima importanza per capire l’affiorare della cultura. Allo scopo del nostro lavoro, dobbiamo quindi considerare la funzione simbolica come una funzione basilare dell'uomo: essa è all’origine della sua conoscenza delle realtà invisibili, si basa sulle cose viste ed è all'origine altresì dell’attività creatrice dell’uomo. Passiamo al secondo punto: l’uomo religioso e il suo patrimonio culturale. La storia delle religioni ha come prima missione il mettere in rilievo il patrimonio religioso dell’umanità, dall’homo erectus fino ai giorni nostri. L’invenzione del fuoco, circa 700 mila anni fa, ci consente di vedere probabilmente l’origine dei primi rituali. Anno dopo anno, numerose scoperte aumentano ai nostri occhi l’ampiezza del patrimonio culturale, la cui parte ritrovata rappresenta solo una minima parte della ricchezza culturale dell’uomo. Mi soffermerò innanzitutto sul patrimonio arcaico, di cui una prima parte ci viene dal paleolitico medio - da 100 mila a 30 mila anni fa - i cui documenti sono soprattutto funerari: tombe, trattamenti dati ai cadaveri dei defunti, distribuzione delle tombe, uso dell’ocra rossa in sostituzione del sangue, posizione dei cadaveri nella tomba, rituali di sopravvivenza, conchiglie incastrate nelle orbite oculari, pezzi di fiori su cui veniva deposto il cadavere, oggetti messi nelle tombe. Il patrimonio lasciato dal paleolitico superiore è molto più abbondante, ricco. Copre un periodo da trentamila a nove mila anni fa. Possiamo allora parlare di homo sapiens sapiens. Le pitture rupestri delle grotte, considerate come le cattedrali della preistoria, vanno dagli Urali all’Atlantico: Altamira, Lascaux, la grotta dei Tre Fratelli, Rouffignac, sono grotte celebri. Sulle pareti delle grotte possiamo ammirare veri e propri capolavori, immagini femminili, pitture con raffigurazioni di animali e di arte venatoria, le prime tracce di scrittura, decorazioni straordinarie delle volte, arcobaleni. La terza tappa del patrimonio arcaico è quella del mesolitico che, secondo recenti scoperte in Palestina, inizia verso il nono millennio e va fino alla scoperta della scrittura. Eccoci quindi in presenza di un’arte funeraria, con crani modellati, numerose figure d'argilla che rappresentano animali ed esseri umani. L’homo sapiens del paleolitico superiore è un homo religiosus, creatore di una vasta cultura in cui esprime il suo pensiero, i suoi sentimenti, le sue credenze, e che dà a queste espressioni un valore artistico di alto livello. Una seconda tranche del patrimonio culturale dell’homo religiosus, inizia con l’invenzione della scrittura. Eccoci alla presenza delle grandi culture dell’Asia, del vicino oriente, del mondo mediterraneo: Sumeri, Babilonia, valle dell’Indo, Anatolia, Ebla, civiltà cretomicenea, fenicia, egizia, etrusca, greca, romana, india, iraniana, cinese. La documentazione ritrovata e veramente enorme, prodigiosa. Nel campo della scrittura ci sono ideogrammi, cuneiformi, geroglifici, e alfabeti con i supporti più diversi che vanno dall'argilla alla pergamena, passando attraverso il legno, la pietra, il marmo, il metallo, il papiro, le stoffe, l’iscrizione su pietra, su legno, su pelle, su tavolette, su cocci. L’architettura e la scultura registrano uno slancio, uno sviluppo straordinario: città-tempio della Mesopotamia, piramidi dell’Egitto, palazzo di Cnosso, città dell’Indo, vasti insiemi culturali della valle del Nilo, di Malta, del mondo etrusco, città egizie, greche e romane. Se portiamo avanti la nostra ricerca sul versante delle radici e delle motivazioni di queste culture, vi ritroviamo, per la maggior parte del tempo l’homo religiosus. La religione egizia, dice Morenz, "è il terreno nel quale è cresciuta tutta la civiltà della valle del Nilo: arti figurative, opere architettoniche, raffigurazioni degli dei o di occupanti delle tombe, la lingua, le piramidi, il teatro radicato nel culto, la medicina, l’astronomia, la fisica, la politica, il diritto, l’amministrazione". Lo stesso fenomeno lo incontriamo in Mesopotamia. Nella sua opera, La Citè antique, Fustel de Coulange dimostrava che la religione è al centro di Roma e della Grecia. Ci rimane adesso di gettare uno sguardo alle grandi religioni monoteistiche. Dal tempo dei patriarchi, tutta la storia di Israele è imperniata sulla fede in un Dio unico, Jahvè. A partire dal Sinai, il tema dell’alleanza tra Dio e il proprio popolo ispira non solo il culto, ma la vita politica, la famiglia e la vita privata; pensiamo al sabato, alle grandi feste che sacralizzano l’anno e la settimana. Jahvè è il Dio personale che interviene direttamente nella storia di Israele e nella vita dei fedeli. La cultura musulmana, estremamente ricca, estremamente diversa, è nata dal Corano. La scrittura e la lingua coranica sono contrassegnate dalla rivelazione del Dio unico. L’islam comanda tutta la vita dell’uomo musulmano la sua vita spirituale e morale, la sua attività sociale e politica. Tutto: lo stato, la città, la famiglia si basano sul messaggio coranico che, attraverso tutto il mondo, è il legame indissolubile della comunità, l’elemento fondamentale al fine della realizzazione dell’unità. Il sacro impregna tutta la vita musulmana e il sacro spesso ha la propria fonte in Allah. Eccoci alla terza parte: fede cristiana e cultura oggi. Come primo punto affronterò il tema della religione e della fede del cristiano. Due assi guidano il cristiano nella sua fede e nel comportamento che ne deriva; il primo asse riguarda la sua adesione al Dio unico, Padre, Figlio e Spirito, creatore, redentore e santificatore. Si tratta dell'asse teologale unitaria. Il secondo asse è l'adesione a Gesù Cristo, Messia, Verbo di Dio incarnato, nuovo Adamo, che è venuto a restaurare la creazione e l’uomo, per restaurare tutto in questa nuova creazione. In questa doppia prospettiva, il cristiano guarda al mondo con occhi nuovi, ha uno sguardo fraterno sull’umanità, un amore teologale, vale a dire carità per tutti gli esseri umani - il che è tutt’altro che una semplice compassione -, coscienza del bisogno universale permanente della redenzione attraverso il Cristo, collaborazione all’ascesa della famiglia umana nella giustizia e nell’amore, concezione del lavoro come una collaborazione con Cristo per un rinnovamento della creazione, visione della famiglia come cellula dell’umanità santificata attraverso Cristo. Per il cristiano tutta l’attività si colloca sotto lo sguardo di Cristo, e quindi per lui la cultura cristiana è un dato basilare nella sua vita. Secondo punto: il cristiano nella città. Per il cristiano bisogna ricollocare la creazione nel dinamismo dell’Incarnazione, il che significa nell'unione del divino e dell’umano; ma il mondo in cui vive è il luogo dello scontro di forze antagoniste, del grano mescolato con il loglio, del bene e del male. Il cristiano prende in carica la città terrestre per renderla più giusta, più abitabile, sapendo comunque che non sarà mai perfetta; la città temporale e la Chiesa non si confondono. Ma il cristiano sa che deve animare la città terrestre da cristiano. In questa città sarà il testimone, sarà l’attore dei valori umani trasformati dal Vangelo: giustizia, lavoro, collaborazione all’edificazione dell’ordine sociale, rispetto della libertà, della vita, rispetto dei diritti di Dio e dell'uomo. Parliamo adesso di cultura cristiana e umanesimo cristiano. La cultura è l’opera dell'uomo, ogni società umana aspira ad esprimersi conformemente a valori culturali propri, il che ci dimostra subito l’esistenza di una pluralità delle culture. La fede cristiana trascende la cultura e le culture, ma la fede è all’origine di una cultura cristiana dai molteplici aspetti. Questa cultura cristiana ha più volti: vi è una cultura cristiana bizantina, slava, occidentale. Le prime grandi culture cristiane, quelle dell’occidente e dell’oriente del Mediterraneo, hanno fortemente impregnato il volto e la vita della Chiesa. Eccoci ora in attesa delle culture cristiane africane, indiane, cinesi, del vicino oriente. La loro nascita è lenta e richiede l’apporto e la collaborazione di due forze, quella delle varie chiese indigene e quella della Chiesa cattolica intera, con i suoi venti secoli di esperienza nel campo dell’inculturazione. Dal sedicesimo secolo si parla di umanisti, su questo termine i moderni hanno forgiato la parola umanesimo, che poi abbraccerà tutta la storia dell'occidente. L’umanesimo è la ricerca della realizzazione dell’uomo e di tutte le sue virtualità, è il motore e l’animatore della cultura. Vi sono più umanesimi e fra di loro l’umanesimo cristiano occupa un luogo di primo piano in quanto si basa sulla visione cristiana dell'uomo alla luce dell’Incarnazione e della Redenzione. Al centro, nel cuore dell’umanesimo cristiano, si trova l’uomo nuovo il cui archetipo è Cristo. Le epoche fondatrici di un umanesimo cristiano sono state il terzo e il quarto secolo, attorno ai Padri greci di Alessandria, di Antiochia, di Bisanzio; il dodicesimo e il tredicesimo secolo latini, l’età delle cattedrali e delle summe teologiche, e poi il sedicesimo secolo, con la riscoperta in Italia dei greci e dei latini. Il nostro compito attuale è rifare un nuovo umanesimo cristiano alla luce di Cristo che illumina tutto il patrimonio dell’homo religiosus. Il ventunesimo secolo deve diventare il quarto momento forte dell’umanesimo cristiano. Veniamo adesso al quarto punto: il cristiano creatore di umanesimo e motore di cultura. Si afferma insistentemente che noi viviamo in un’epoca che ha segnato la fine della cristianità. Simile affermazione costata semplicemente che il medioevo è finito e che noi viviamo la modernità, siamo cittadini di stati pluralistici in cui vi è distinzione tra spirituale e temporale. Distinzione, non cesura. Stato pluralista non significa privatizzazione dell’elemento spirituale, ma autonomia e rispetto dell’aspetto spirituale nelle sue varie sfaccettature. Una dottrina della laicità o del secolarismo che pretendesse di imporre a tutti i cittadini una rimozione delle loro convinzioni o che nella vita della città volesse cancellare, annullare, qualsiasi manifestazione di vita religiosa, ebbene questa sarebbe un’ideologia mutilante per l’uomo, per la sua libertà, per i suoi diritti, per la sua dignità. Simile ideologia deve essere ritenuta indegna del progresso e dell’uomo moderno. Il cristiano è creatore d'umanesimo, ha una visione umanistica del mondo e dell'uomo, ai suoi occhi qualsiasi uomo, attraverso la sua intelligenza, la sua libertà, è contrassegnato con il sigillo divino e quindi ha diritto a un immenso rispetto. partendo da Cristo, che si è presentato come la via, la verità, la vita, che il cristiano si impegna nella realizzazione dell’uomo e di tutte le sue virtualità. Simile atteggiamento esige una presenza efficace a tutti i livelli, nella politica, nelle organizzazioni sociali, nel mondo dei mass media, nella filosofia, nella visione della storia, nelle dottrine sociali. Il cristiano, da cristiano, deve partecipare in modo attivo a tutti i livelli alla vita della città, deve farlo affermando la propria visione umanistica cristiana. Spinto e animato dalla sua fede e dal suo ideale umanistico, il cristiano diventa propulsore, motore di cultura. Dobbiamo limitarci a ricordare alcune direttive del Vaticano Il: collaborare alla creazione, allo stabilimento di condizioni che siano in grado di favorire la vita culturale a vantaggio di tutti, impedire che la cultura venga asservita ai poteri politici ed economici. Lottare contro l’analfabetismo, migliorare le condizioni di vita e di lavoro, collaborare in modo attivo alla formazione dell'intelligenza, della volontà, della coscienza morale, del senso della fraternità, operare a favore della famiglia come educatrice verso la cultura, lavorare e moltiplicare i mezzi di cultura messi a disposizione degli uomini e delle donne di oggi e soprattutto dei giovani. Il Vaticano Il ha ricordato inoltre la responsabilità dei cristiani nel campo della scienza e delle arti, nel campo della letteratura e del pensiero. I cristiani hanno una duplice missione culturale: rimanere all’ascolto dei bisogni e promuovere con tutte le loro forze i mezzi culturali, in questa duplice missione saranno gli attori di un umanesimo cristiano autentico, ma in stretta unione con tutti. Arriviamo adesso alle conclusioni. Parto da un’idea che si legge un po’ fra le righe nell'opera di Gilbert Durand: "il simbolo, nel suo dinamismo instaurativo alla ricerca del significato del senso, rappresenta il modello stesso della mediazione dell'eterno nel il temporale". Applicata alla cultura questa idea ci fa capire che Homo sapiens creatore della cultura è un mediatore fra la creazione e il creatore e quindi è naturalmente un uomo religioso. Ha partire dalle immagini formate a contatto degli esseri e degli oggetti, che la funzione simbolica si avvia, entra in attività ed orienta l’uomo in due direzioni: quella della creazione della cultura e quella della scoperta del mistero trascendente, cioè di Dio. Così capiamo meglio la ricchezza smisurata, incommensurabile del patrimonio culturale sacro uscito dalla fede cristiana: chiese e basiliche, altari e battisteri, affreschi e vetrate, volte e mosaici, miniature e icone, calici e paramenti sacri, arazzi e pitture; inni e cantici, senza parlare poi del campo del terreno immenso dell’artigianato sacro. L’icona bizantina anticipa la trasfigurazione ultima dell’umanità già compiuta in Cristo. Nella basilica cristiana, Massimo Confessore vede al contempo l’immagine di Dio e del corpo mistico del Cristo e d’altro canto l’universo e l'uomo. Volta verso l’Oriente, la basilica simbolizza il Cristo glorioso nella Gerusalemme celeste. La liturgia stessa è completamente imperniata sulla storia della salvezza e, attraverso la riattualizzazione della vita di Cristo, anticipa per il cristiano la sua entrata nella gloria. Il prestigioso patrimonio culturale dei due millenni cristiani rappresenta da solo, già, un segno visibile e una testimonianza viva di Cristo, via, verità e vita. Grazie.
- Segue il dibattito.