Mercoledì 24 agosto, ore 15

ANKH ONECH. IL SEGNO DELLA VITA NELL'ANTICO EGITTO

Presentazione della mostra

Partecipano:

Paolo Pasini

curatore della mostra

Julien Ries

docente di Storia delle Religioni presso l'Università di Lovanio.

Conduce l'incontro:

Robi Ronza.

La civiltà, la cultura, la religione egiziana, pongono la volta celeste come il punto centrale della concezione religiosa. L'egiziano pone come simbolo della vita la Croce ansata.

P. Pasini:

La civiltà, la cultura, la religione egiziana pongono la volta celeste come il punto centrale da cui parte tutta la concezione religiosa e umana. Rispetto allo scopo della mostra, che è quello di individuare il segno della vita, di percorrerne l'evoluzione fino all'epoca cristiana, c'è un fatto fondamentale che va ricordato: da homo erectus l'uomo diventa homo simbolicus, ed infatti tutto diventa simbolo quando rinvia ad una alterità. Anticamente quando l'egizio si insedia (popolazione nomade), trova nel deserto una fascia abitabile; nel fiume vi sono pesci per la sopravvivenza, sulle rive vi sono canneti e papiri, gli uccelli acquatici e nel fiume si abbeverano animali selvatici. Lo stesso fiume, quando deborda, straripa, lascia sulla terra il fertilissimo limo (tanto è vero che anticamente l'egizio non ara la terra e dopo il ritorno del Nilo nel suo letto semina direttamente sul terreno il seme, facendolo calpestare dalle mandrie così che il seme penetra di pochi centimetri e immediatamente le messi crescono). La prima percezione di fondo, originaria, dell'egizio, era che la vita, il rigoglio, la fertilità, l'esistenza stessa era un dono. Ricordiamo la felice espressione di Erotodo: "L'Egitto come dono del Nilo". L'egiziano pone come simbolo della vita la Croce ansata. Certamente l'origine di questo simbolo è la più varia: può rappresentare, come dicono diversi studiosi, il legame di un sandolo, può rappresentare il sole con un sostegno, ecc., ma certamente diventa un simbolo estremamente significativo per l'egiziano. Quando il Dio creatore fonda il mondo, l'ordine che il mondo manifesta non -è durevole, ha bisogno di essere continuamente mantenuto in modo durevole, e questa è la consegna che il Dio da al Re (se il Re viene meno alla promessa il mondo sprofonda nel caos e nel disordine). La vita è associata alla trasformazione e non semplicemente al permanere dell'esistente. Abbiamo poi il simbolo della stabilità (che viene chiamato "Zed"): originariamente era un fascio di canne legato molto stretto e che simboleggiava la durevolezza nell'esistenza. Anche negli oggetti più comuni l'egiziano rappresenta sempre una simbologia su cui impernia l'esistenza.

J. Ries:

Le scoperte scientifiche degli ultimi venti anni in Africa, ci indicano che l'homo erectus risale più o meno ad un milione di anni fa. L'uomo, poi, si è rialzato sulle gambe e da un punto di vista scientifico, si è verificato un episodio veramente straordinario: sollevandosi sulle proprie gambe l'uomo ha liberato le mani, le ha prolungate tramite l'utensile che egli stesso ha costruito e che gli permette di costruire la cultura, e guardando verso il cielo ha scoperto la volta celeste. E qui che possiamo finalmente avanzare una ipotesi: l'uomo diventa homo simbolicus e il suo simbolismo è proprio quello della volta celeste. L'uomo scopre attraverso questo tipo di simbolismo, la trascendenza, passando così dalla dimensione orizzontale alla dimensione verticale: viene colpito in modo impressionante dal movimento, dalla vita della volta celeste, il sole la luna e gli astri, ed è li che nasce la coscienza religiosa. È da un secolo ormai che si discute su questo argomento, e fiumi di inchiostro sono stati versati sulla conoscenza di questo primo germe religioso nell'uomo. Oggi abbiamo la possibilità, scientificamente, di provare questo germe di senso religioso nell'uomo. Ho parlato di simbolo, in particolare di simbolo primordiale, cercherò di darvi rapidamente il fondamento del simbolo. Il simbolo è un elemento del sacro vissuto come sentimento religioso dell'uomo. La parola simbolo viene dal greco e significa "oggetto tagliato in due", ed ognuna delle due parti viene tenuta da una persona: è grazie all'incontro successivo di queste parti che due persone possono riconoscersi. È quindi uno strumento di conoscenza e di riconoscenza (nel senso di seconda conoscenza) che ci permette di unire l'idea di separazione e di riunificazione. Il simbolo non spiega, rinvia oltre se stesso, ad una idea, è lo strumento con il quale l'uomo può passare dallo sconosciuto al conosciuto, dalla realtà che vede alla realtà che non può vedere, e che gli permette di conoscere ciò che noi definiamo mistero. Il simbolo è qualcosa di vivente, sveglia ed esprime al contempo la vita, ed è innato nell'uomo. Grazie al simbolo l'uomo, quando inizia a scoprire l'universo, capisce qual è il suo ruolo. Il senso della volta celeste per l'uomo antico è il simbolo della trascendenza, della forza e della verità. Abbiamo quindi una chiave di interpretazione di tutte le religioni, anche le più antiche che si rivolgono essenzialmente al cielo. Tutte le religioni, dalla cinese a quella dell'estremo e del vicino Oriente, mettono al primo posto l'osservazione della volta celeste (lo sappiamo tramite lo studio dei documenti antichi e delle scritture, che sono la spiegazione di quello che l'uomo ha vissuto e sentito per migliaia di anni) e questo ci illustra l'importanza del simbolo nella vita religiosa dell'uomo. Vi sono dei simboli veramente essenziali per esprimere questo concetto: accanto alla volta celeste, che è il simbolismo primordiale, abbiamo l'albero, l'arcobaleno, il cuore, la croce, l'acqua, la luce, il tempio, il simbolismo del centro e l'ascensione. Nelle grotte di Lascaux in Francia, che risalgono a circa ventimila anni fa, l'arcobaleno è uno dei simboli più importanti: ci fa capire quanto fosse chiara la comprensione dell'uomo preistorico in merito alla possibilità (che il simbolo offre) di riunificarsi alle forze soprannaturali, a Dio.