Incontro
col personaggioFranco Branciaroli
Martedì 27, ore 15
Sintesi dell’incontro con:
Franco Branciaroli
Branciaroli: Il teatro di massa è una forma sconosciuta. Io l’ho vista solo qui. È ancora primitiva, piena di difetti. Il pubblico perde il rapporto con gli attori, però qui, dove il rapporto con gli attori è per forza di cose mediato da mezzi tecnici, il pubblico è straordinario, lì sotto c’è qualcosa che vive. Lo notano anche gli avversari che sono esperienze importanti, anche se non è facile per la cultura italiana, soprattutto nell’ambiente teatrale e di spettacolo, dover ammettere che il sogno del rito teatrale lo riescano a realizzare i cattolici.
Qui l’elemento pubblico è fondamentale. Nel momento in cui il pubblico legge il coro, non c’è più lo spettatore. Se io faccio il coro chi è che guarda lo spettacolo? Cioè scompare il pubblico. Non so che futuro possa avere, comunque lo scopo di queste cose è far sì che voi non siate solo spettatori. Io credo che il teatro del Duemila sia questo in cui il pubblico è il protagonista.
Il teatro oggi è una forma di divertimento serale inventato dalla borghesia, ma la differenza vera tra il fare teatro e fare spettacolo è che uno va a teatro per domandarsi chi è. Questa è una delle definizioni più belle del teatro. Quando viene meno questo, quando il così detto teatro diventa di intrattenimento, cioè sfugge a questa domanda, quando il teatro si farcisce di arti parallele, musica, danza, diventa spettacolo. A volte, ci può essere teatro che è anche spettacolo. A volte coincidono in maniera plausibile. A teatro si va per domandarsi chi sono io e dove sto. È sempre un atto metafisico. E comunque come caratteristica fondamentale e formale, in genere l’evento teatrale non si ripete per tutto l’anno. Perché si svelano dei misteri. Nel teatro originariamente si svela un mistero, si compie un sacrificio, c’è un dio che presiede tutto questo, Dioniso. Lo spettacolo non svela misteri. Il sipario è un’enorme bocca da cui escono delle cose che non si dovrebbero, per esempio, sentire di giorno. Una volta sulle piazze arrivavano i comici che di notte dicevano delle cose che non si potevano diffondere di giorno. Poi l’archittettura ha trasformato in una sala la piazza; inizialmente in platea si stava in piedi, non c’erano le sedie, era proprio la piazza con le finestre e c’è questo telo che nasconde il mistero. Il telo si apre, il mistero viene fuori. Questo era il teatro. Naturalmente scomparendo sempre di più nel tempo i misteri, vengono fuori le chiacchere dei vicini di casa, e il teatro si degrada via via fino al teatro della chiacchiera.