mercoledì 29 agosto, ore 12.00
LE COOPERATIVE SI INCONTRANO
INCONTRO PROMOSSO DALLA COMPAGNIA DELLE OPERE
Partecipa:
Aldo Brandirali
Presidente della Cooperativa "S. Martino"
A Brandirali:
Questo incontro nasce dalla necessità di iniziare un affondo sugli strumenti che ci aiutano a trasformare l'opera caritativa in una realtà autosufficiente Che riesca a finanziarsi, a diventare funzionante. Sentiamo, a questo punto, la necessità di precisare la forma di cooperativa che sembra essere più adeguata per affrontare le diverse problematiche che si presentano. Si incontrano spesso problemi come quello del tipo di rapporto di lavoro. Esistono tre possibilità: la cooperativa di soci lavoranti, la cooperativa di soci lavoranti con l’applicazione in forma speciale del contratto di lavoro, la cooperativa con dipendenti che si tende ad utilizzare la seconda forma con soci lavoranti a part-time o soluzioni particolari di rapporto di lavoro. Non mi risulta che esistano, almeno nel settore creativo, cooperative con dipendenti. Occorre però riflettere su questo aspetto perché, ad esempio, mi è stata respinta la domanda di un contributo pubblico perché, non avendo soci dipendenti, la mia non era un'attività legata allo sviluppo dell’occupazione. Sembra quindi che a livello istituzionale l’unica forma di cooperativa riconosciuta sia quella con dipendenti. Questa rigidità dell’Istituzione ci costringe ad essere particolarmente accorti nel predisporre lo statuto, per fare in modo che sia adeguato alle richieste dell’istituzione. L’importante e tener presente che non sarà da questa progettazione strutturale che verrà l’opera, ma che essa è solamente l’abito. Resta, infatti, un'altra serie di problemi legati all’esperienza di cooperativa in quanto effettiva condivisione dell’attività comune. Il lavoro, questo viveva d’uomini, invita sempre all’evidenza che nessuno di noi, da solo, portare una compagnia compimento qualcosa nel produrre, nel fare, nel creare. Il lavoro ha la sua vera dimensione e il suo momento appassionante nella socialità, nella relazione con gli altri. Quando sono partito con la cooperativa avevo idee di sinistra: stipendi uguali, decisioni prese in assemblea e così via. Dopo qualche anno questa forma, perché di forma si trattava e non di contenuto sostanziale, ci portava ad una perdita d’identità perché tutti dovevamo essere uguali e funzionali ad un progetto. Abbiamo allora differenziato i compiti e gli stipendi, ma ci siamo accorti che così non sapevamo più perché lavoravamo insieme e che cosa ci differenziava da una normale azienda con un padrone. Solo quando abbiamo assunto un uomo che veniva dal carcere, abbiamo capito che il problema era la centralità della persona, la possibilità di un suo realizzarsi pieno attraverso la partecipazione al carattere sociale di un lavoro compiuto da più uomini. stato grazie a queste persone che vivevano il bisogno con più drammaticità che è stata rilanciata la possibilità di essere una cooperativa e un’azienda funzionante. Uno sguardo comune sulla situazione, sui problemi economici e tecnici produce la miglior dinamica di partecipazione al lavoro se resta aperto all’irrinunciabile specificità dell’essere di ognuno.
Segue il dibattito