Sabato, 31 agosto, ore 11.15

LIBERTA’ DAI LEGAMI, LEGAMI DELLA LIBERTA’

partecipano:

Andrej Tarkovskij,

autore cinematografico.

Neil Young,

docente di Psicologia presso il Dipartimento di Psicologia delle Università di Seattle e Dallas

L'ultima parola con cui, attraverso questa tavola rotonda, si confronta il Meeting, è libertà, centro e culmine di quell'avventura dell'iniziativa umana, a tema quest'anno. L'ideologia contemporanea considera libero l'uomo sciolto da qualunque legame, dai condizionamenti della vita, da ogni segno di appartenenza e dipendenza dalla propria origine e al proprio destino. Libertà è invece vivere immersi dentro questi legami, questi rapporti che costituiscono l'essere dell'uomo: è la capacità di riconoscere e di tenere a ciò che, più grande di noi, ci definisce. Questa è la grande concretezza della proposta culturale che il Meeting rivolge a tutti suprema concretezza della proposta cristiana.

A. Tarkoskij:

Il tema dell'incontro è talmente importante per me, talmente grande che non so neanche da dove incominciare. Ci sono tanti aspetti nel problema della libertà, poiché essa alla base dell'esistenza dell'uomo. La storia dell'umanità è. la storia della ricerca della libertà. Anche se questo sembra paradossale, la strada dell'uomo verso la libertà è in qualche modo collegata con l'inginocchiarsi, col sommergersi in qualcosa, soprattutto se ci riferiamo al problema della creazione, della creatività. In Russia noi abbiamo una grande tradizione di uomini alla ricerca della libertà; un esempio per tutti è Tolstoj. L'arte è la ricerca della libertà e allo stesso tempo è la ricerca di una più grande umiltà perché l'arte non può esistere senza limitazioni. Alcuni pensano che libertà siano i diritti che la società è in grado di concedere all'uomo; altri pensano che libertà sia l'espressione della tua individualità, della tua personalità. Altri ancora pensano che libertà sia qualcosa che ti libera da certi obblighi, come ad esempio sottoporsi a cose che sono contro la propria volontà. Questo è un terribile inganno, una terribile illusione per l'uomo che pensa di essere libero. Ho potuto spesso notare e constatare che persone che io consideravo felici, non si consideravano tali: la stessa cosa avviene per la libertà. Un uomo veramente libero si preoccupa molto poco della sua libertà o dei suoi obblighi verso certe cose, così come un uomo veramente felice non pensa mai alla felicità. Cosa è dunque la libertà? Per me la risposta è molto semplice: la libertà è il senso di profonda soddisfazione che tu provi quando sacrifichi qualcosa per un altro essere. Questo non significa sottoporci forzatamente alla legge, perché il nostro sacrificio deve sempre essere volontario, deve uscire da noi. Per un uomo che si sacrifica per gli altri, questo problema non si pone: è una scelta semplice, istintiva. La difficoltà sta appunto nel convertirci, nel trasformare la nostra convinzione in una necessità spirituale. Pensiamo spesso che la cosiddetta "intellighentia", sociologi, filosofi, intellettuali, sia più vicina alla verità. La cosa strana e sorprendente è che questo non è assolutamente vero. Quando ho trovato persone veramente capaci di sacrificarsi per gli altri, persone felici, ho visto molto spesso gente semplice, che ha vissuto secondo le leggi degli antenati, dei padri. Certo, è difficile negare che Leone Tolstoj appartenga alla élite mondiale degli intellettuali, che sia una delle vette della cultura. Ma Tolstoj è stato torturato da orribili conflitti, da processi di coscienza complessi per acquisire quella posizione di libertà interiore. lo ho vissuto abbastanza a lungo in un villaggio italiano, che non dista molto da Tivoli. Ho parlato molto con gente che, di generazione in generazione, da centinaia di anni, coltiva la terra. Per me non era del tutto chiaro perché loro avessero scelto questa strada così difficile, il motivo per cui non lavoravano nell'industria, nelle fabbriche, nelle città, come tanta gente giovane. Essi rispondevano: "Per noi non esiste altra strada, non esiste altro modo di vivere. Chi può seminare il grano per me?'. Allo stesso modo mi è chiaro che la libertà può soltanto esistere in senso assoluto, un livello non ancora acquisito dalla coscienza, e soltanto su una base spirituale, che vada oltre i limiti della razionalità. Questa libertà è fondata sulla conoscenza che abbiamo della nostra dipendenza dal Creatore. In Hamlet è detto: "Mettimi in una noce, io mi sentirò così libero come nel cosmo". Quando poi cominciamo a pensare che qualcosa ci manca, cominciamo a non essere più liberi. Un uomo molto intelligente ha detto una volta che il vero peccato è chiedere sempre ciò che per noi sarebbe superfluo. Ma evidentemente non puoi costringere un altro uomo a comportarsi in questo modo rispetto alla vita. lo non potrei proporre questa cosa e nessuno di voi perché ognuno deve decidere di se stesso. Questo è però un passo che ci rende o completamente liberi rispetto agli altri, o schiavi. Perché se io costringo un altro essere a compiere tale passo, automaticamente mi converto in questo famoso grande inquisitore del quale ha scritto il grande Dostoevskij. Nessuno ha il diritto di costringere un'altra persona a compiere un sacrificio. La cosa più difficile è che noi da soli, dall'interno, dobbiamo arrivare a questo. Solo se ne siamo capaci, arriviamo all'armonia, cessa dentro di noi questo orribile conflitto. Questa libertà assoluta la puoi chiamare con vari nomi: libertà, amore, dovere, anche Creatore. Con una parola è tutto ciò per cui è stato creato l'uomo. E come vedete l'umanità va verso questa libertà per la strada della non libertà, attraverso il sangue, attraverso orribili sacrifici. Viviamo in un mondo materiale, perché vogliamo essere felici, perché dobbiamo essere liberi. Ma soltanto attraverso i nostri sacrifici, attraverso i nostri sforzi, potremmo raggiungere questo scopo, questa missione. Se non fosse così, in migliaia e migliaia di anni avremmo raggiunto soltanto un livello animalesco. Abbiamo invece fatto enormi progressi in senso tecnico, e anche in altri aspetti della nostra esistenza. Oggi come ieri, la cosa più importante è credere, passare dallo stato di un uomo senza fede, a quello di un uomo pieno di fede. Ho terminato di girare il mio ultimo film in Svezia, mi dispiace moltissimo di non potervelo mostrare, perché sarebbe molto più esplicito delle parole e voi capireste perfettamente cosa voglio dire. E’ la storia di un uomo che comincia a compiere dei passi per smettere di chiacchierare soltanto, comincia ad agire liberamente: questa è la cosa più difficile, ma anche la più interessante, piena, a volte, di conseguenze catastrofiche per chi la compie. E a questo si riferisce il detto biblico che dice che vediamo la pagliuzza nell'occhio dell'altro e non vediamo la trave nel nostro. Ci piace molto ricevere e assolutamente non vogliamo intraprendere dei passi per dare a nostra volta qualcosa. Può darsi che questo sia un mio problema personale, ma ritengo sia fondamentale per tutti: sono oramai ossessionato da questa necessità di convertire le parole nei fatti, nelle azioni e so quanto questo sia difficile. Dobbiamo cominciare a compiere dei miracoli. Non voglio dire con questo che non dobbiamo più pensare, ma credo che non possiamo trovare niente a livello razionale. Incontriamo qualcosa se cominciamo ad essere veramente pieni di autentica fede, quando i concetti di amore, fede, perdono il loro senso consueto e diventano per noi delle cose autentiche. Questa è per me l'unica via di uscita: quando l'uomo non cessa di vendersi, cessa definitivamente di stimarsi. Qui non parliamo della personalità, della individualità, ma dell'amore. Molti non sanno che cosa è l'amore, io meno di tutti. Posso solo sperare di continuare a lavorare sempre in questo senso, e riuscire, in qualche modo, a dimenticare me stesso: fino ad ora, non mi è riuscito. Per questo dico che il problema della libertà per me non esiste. Un grande uomo dell'antichità ha detto: "Se vuoi essere libero, cerca di diventarlo". E’ solo questione di fede.

N. Young:

Vorrei parlarvi oggi del cuore della libertà. Quando ero ragazzo non vi era per me delizia maggiore che correre liberamente nei campi e nei prati. Gioivo della carezza del vento sulla pelle, mi pareva di volare. Mi sentivo libero dalla gravità della terra, ero io stesso incarnazione di libertà, il mio corpo concretamente prendeva conoscenza del significato della libertà. Molti fra voi possono avere avuto questa sensazione di libertà nelle magiche esperienze dell'infanzia e qualcuno può avere trovato la formula segreta in cui aria, acqua, terra ed il fuoco della libertà nel vostro cuore si combinano in un'alchimia di liberazione per un istante di tempo eterno. Adolescente, presi a correre sui campi di atletica e a sognare di partecipare alle Olimpiadi, ma a 17 anni ebbi un incidente, non potei più gustare del piacere della corsa e i limiti naturali del corpo divennero i miei confini. Volli tuttavia andare oltre e tentare di trascendere questi limiti traslando la mia ricerca di infinita libertà alle attività mentali. Per la prima volta potei correre liberamente attraverso le foreste incantate della argomentazione filosofica e della fantasia poetica. E feci la scoperta dei saggi dell'occidente: Tolstoj, Kirkegaard, Shakespeare, Dostoevskij e Dante. Tuttavia, dopo dodici anni di ricerca di libertà per questa via intellettuale e immaginativa, ho trovato che venivo ad essere ferito nella mente e sopraffatto dalle idee, diventavo scettico, cinico, freddo. Volsi altrove le mie ricerche: intrapresi stavolta il cammino della libertà emotiva, espressi più liberamente i miei sentimenti. Tuttavia trovai che ero entrato nella foresta incantata del sentimento, nella ricerca del Santo Graal della libertà, solo per vedere che i miei sentimenti sarebbero fuggiti con me per rendermi loro schiavo. Quante volte ci troviamo incantenati da ciò che ci incanta, da ciò che ci affascina! Le mie avventure con i sentimenti mi avvicinavano però al Santo Graal della libertà, perché mi legavano di più al mio cuore, dove Cristo attendeva per incontrarmi. Il fallimento dei miei sentimenti, della mia mente e del mio corpo, nel tentativo di darmi vera libertà, mi condussero a cercare la fonte spirituale della libertà in Cristo. 25 anni fa avevo incontrato Padre Pio, qui in Italia. Egli aveva svegliato in me una profonda coscienza della presenza di Cristo nell'esperienza reale; questo risveglio spirituale era anche un risveglio alla presenza del male nel mondo. Per molti anni ho rimbalzato come un pallone tra le forze del bene e del male. Purtroppo sono lento ad imparare e mi ci volle lungo tempo per capire che dovevo scegliere tra il bene e il male. Una persona da cui ho imparato qualcosa è stato Michelangelo. Nel suo lavoro di scultore, Michelangelo disse di voler liberare l'immagine imprigionata nella pietra morta, disse che tagliando con il suo scalpello sarebbe riuscito a liberare la forma autentica, lo spirito intimo della pietra. Allo stesso modo tutti abbiamo dal nostro creatore lo scalpello della libera scelta, per tagliare via, dall'ambiguità della esperienza di ogni giorno, il superfluo. Ogni scelta che compiamo elimina le alternative per dar vita ad un modo specifico di essere nel mondo. La libera scelta è la lama tagliente della coscienza umana e compie l'opera sua attraverso le varie foreste dell'incanto. Nel compiere delle scelte prendiamo gli impegni che ci modellano come persona e non come un'ambigua confusione di potenziale umano. Ogni scelta ci libera, eppure ci vincola, ogni scelta ci alleggerisce di qualche ambiguità e di alcune possibilità astratte, tuttavia ogni scelta ci impegna verso una chiarezza di autocoscienza e un modo concreto di collegarci con la nostra comunità. Ogni scelta che compiamo è di rilevanza per il mondo in cui viviamo; siamo sempre collegati tra noi come una comunità nel corpo mistico di Cristo. Gli atteggiamenti e le azioni per cui optiamo, innescano interazioni cristiane o anti-cristiane tra i membri della comunità. Come un cantante americano Bob Dylan, dice in una canzone popolare, "Tutti dobbiamo metterci al servizio di qualcuno, al servizio del demonio o al servizio del Signore". Certo non siamo completamente liberi in queste nostre scelte, non siamo Dio. Ma la capacità stessa di fare le giuste scelte è il vero dono liberamente offertoci dal suo amore. Dio è il grande scultore il cui scopo è far sbocciare le capacità innate di fede, speranza e amore nei nostri cuori. La sua volontà chiama la nostra, perché noi incarniamo quelli che sono i suoi scopi. La nostra scelta più libera è quella di compiere la scelta che Dio ha già fatto per noi. Ogni scelta può liberarci e porci dei vincoli allo stesso tempo, può elevarci e ridimensionarci. La grazia di Dio rende ogni scelta che affermi la sua libertà, alata, in modo da permetterci di volare al di sopra delle limitazioni naturali dell'esperienza umana. Possiamo essere elevati ogni giorno, perché come un uccello abbiamo due ali: la nostra libera volontà e la grazia di Dio. Con una sola ala saremmo un uccello storpio, che cerca di volare come avviene per i romantici o per gli esistenzialisti, ma con l'ala della grazia di Dio siamo portati ad altezze da dove vediamo con la chiarezza con cui Dio ha voluto che noi vedessimo. là così che i Santi ascendono ed arrivano a partecipare al regno di Dio. Dice Gesù: "Il regno di Dio è a portata di mano". I Santi sapevano che il regno di Dio è l'esperienza concreta della divina grazia salvatrice sempre e subito pronta per noi, ora. Tuttavia la libertà di cui si ha l'esperienza nel regno di Dio è anche essa un legame. E’ l'amore che ci regge come una comunità di santi potenziali in comunione con Dio, è questo amore a liberarci. Guardiamo i modi in cui l'amore di Dio ci vincola e ad un tempo ci libera. Il grembo di nostra madre è il primo contesto, la prima matrice di una concreta esperienza di amore. Il grembo di nostra madre ci dà la libertà di compiere l'esperienza della nostra stessa esistenza, ci libera alla vita: tuttavia ci vincola ai nostri limiti specifici. Non possiamo pretendere una completa libertà da nostra madre, perché è quando lei ci ha incarnato fisicamente che abbiamo cominciato ad incarnare lei spiritualmente. Questa nuova possibilità di amore può nutrire la misura della nostra libertà, per andare incontro al resto del creato. Quando un neonato non acquista legami con il corpo della madre subito dopo la nascita, avrà dei legami con quanto troverà più vicino a sé: una coperta o qualche lembo di stoffa. Un bambino così, difficilmente riuscirà a creare legami significativi con i suoi vicini: lo farà spesso con i beni materiali. Nel crescere e nello svilupparci come individui, incontriamo il mondo e la vita intorno a noi, nostro padre, la nostra famiglia, i nostri amici. L'espandersi della nostra coscienza ci fa raggiungere un livello di coscienza più veramente cattolico, più universale e entriamo nella chiesa, nella scuola, nella società e nel mondo. Ognuno di questi contesti crea per noi una nuova matrice di incontri. Tutte queste matrici ci contengono come versioni più ampie del grembo di nostra madre, ogni matrice a sua volta contiene matrici precedenti di incontri in libertà e in amore, ogni matrice tuttavia libera noi da precedenti limiti. La Madre Chiesa è la matrice entro cui tutti i popoli possono incontrarsi in amicizia per Cristo, con Cristo, in Cristo. Questa è la massima libertà. Il cuore di questa matrice, che ci permette l'incontro tra i popoli, è l'incontro eucaristico tra il Creatore e le creature. Lo stesso cuore umano può essere un centro di libertà o un legame, il cielo o l'inferno. A qualsiasi cosa i nostri cuori siano attratti o si leghino, a ciò siamo limitati, vincolati a ciò cui dedichiamo la nostra attenzione; alcuni legami sono benefici e ci liberano, altri debbono essere spezzati. Il cuore umano è il centro della nostra libertà dai legami ed è il centro dei legami d'amore che ci rendono liberi...E guardiamo ora questi legami che ci liberano e le morse che nel cuore ci incantenano. La comprensione di ciò è vitale perché è il cuore umano a dirigere, a motivare la mente ed il corpo e le interazioni sociali. Anche l'Istituto Nazionale di Salute Mentale negli USA ha dichiarato, in lavori recenti sul cervello, che la mente raccoglie informazioni dall'esterno, dall'ambiente e le trasmette al cuore, ma è il cuore umano che dà istruzioni al cervello ed al corpo affinché sappiano rispondere, reagire al mondo della loro esperienza. La conversazione vivente tra corpo, mente, mondo è dunque vincolata da ciò che è legame per il cuore umano o in termini cristiani il dialogo continuo cui diamo il nome di vita è vincolato ed è condizionato da Colui cui noi vincoliamo i nostri cuori. Tutte queste ricerche scientifiche correnti sono il senso comune del cristiano. Per tradizione sappiamo che le nostre vite sono governate, condotte e formate dall'amore che vive nei nostri cuori. 1 massimi legami che ci liberano e ampliano i nostri cuori sono la fede, la speranza, l'amore, la gratitudine e l'appartenenza; le false forme della libertà che incatenano e stringono i nostri cuori nella morsa sono lo scetticismo, la disperazione, il risentimento, l'ingratitudine, l'indifferenza, l'impazienza, l'alienazione, il possesso, la necessità di sentirsi superiori o inferiori. Possibile rimedio può essere quello di astenersi, di digiunare, in un certo modo, con la attenzione, così come facciamo con il cibo: possiamo astenerci dal risentimento, dalla ingratitudine nei nostri cuori, trattenendoci dal prestare ad essi la nostra attenzione e possiamo anche gioire nei nostri cuori, compiendo un investimento e ponendo la nostra attenzione nel perdono caritatevole e nella gratitudine. Cosa è la libertà che ci è data dalla fede? Quali sono i legami di questa libertà? La mia esperienza personale mi dà come esempio quello dell'esperienza quotidiana dello spazio e del tempo. Siamo spesso affascinati ed incatenati da favoreggiamenti circa un falso futuro e facilmente rimaniamo intossicati dalle possibilità astratte di un lontano domani e, come individui intossicati, possiamo risolvere la nostra coscienza nella delusione di un disastro imminente oppure in grandiosità. Diventiamo schiavi delle anticipazioni, siamo consunti da una preoccupazione coatta del domani e ogni domani è una maglia della lunga catena che ci trascina via dalla presenza di Cristo pronta oggi per noi. La fede in Cristo può liberarci ora dalle paure di un futuro di immaginazione. L'esperienza del tempo senza la presenza eterna di Cristo in ogni momento, è inadeguata al senso umano del tempo. La libertà del tempo senza Cristo è in realtà tempo incatenato, è tempo senza la presenza dell'Eterno. Ci lasciamo anche facilmente affascinare dai fantasmi del passato; ogni ieri è per noi la maglia di una lunga catena, come una condanna, rimaniamo incantati e incatenati dai rimorsi, dal risentimento e dalla nostalgia. Nel mio lavoro ho trovato che questa è una forma molto comune di auto-tortura, oppure un modo sofisticato di opprimere e torturare altri, continuando a crocifiggere Cristo, che è sempre presente. La fede in Cristo può guarirci dall'ansietà che abbiamo per il futuro, ma il nostro incatenamento ad un falso passato è guarito dal suo caritatevole perdono. Se non abbiamo imparato nulla di amore e di perdono, allora l'anima umana diventa una casa frequentata da famelici spettri. La libertà comincia con la scelta di accettare il perdono di Cristo e di perdonare come egli perdona...Oltre alla fede e al caritatevole perdono, il nostro impegno di cristiani per la speranza, può liberarci dalle catene della disperazione, della depressione; la speranza ci libera per renderci pronti ad essere sorpresi dall'esistenza delle cose, dal fatto stesso di avere gli occhi. La massima sorpresa che la storia ci procura tuttavia, è stata la vita e la nascita di Gesù Cristo, il fatto stesso che l'eterno potesse partecipare del tempo e diventare incarnato. Questa sorpresa si ripete ogni giorno nell'Eucarestia e quando diventiamo noi stessi l'un per l'altro Eucarestia. Noi cristiani, spesso, consideriamo questo fatto scontato, naturale, possiamo accostarci alla Eucarestia da sonnambuli, tuttavia, quando ci sveglieremo alla sorpresa straordinaria del dono dell'Eucarestia, allora saremo liberi di sentire tutta la meraviglia, tutta la gratitudine, che siamo nati per sentire. Il significato originale, in antico greco, della parola Eucarestia è "ringraziamento". Questo atteggiamento grato di coscienza è un altro modo di legarci all'amore di Dio e di iniziare la nostra liberazione. Oltre alla fede, all'amore e alla speranza, la misura della nostra liberazione è quella della nostra gratitudine. Dato che ogni cosa ci è data liberamente da Dio, solo la nostra gratitudine può rispondere alle più profonde domande di ogni situazione umana. Questa è la via della liberazione umana attraverso la comunione con il donatore. Quando i nostri cuori sono liberi, resi grandi dal legame di gratitudine a Dio, vediamo ogni cosa come un dono. Quando i nostri cuori sono liberati grazie, a questi legami con il donatore di tutta la Vita, allora ci permettono di aver l'esperienza di un profondo senso di appartenenza e di comunione. Questi legami d'amore e di appartenenza ci consentono di diventare creativi nella vita. Dobbiamo liberarci dell'affollamento e mettere a tacere il brusio nei nostri cuori. Tutto ciò non deve aver posto qui. Ampliamo i nostri cuori, ed espandiamo lo spazio ed il tempo in cui viviamo; viviamo in un mondo che onora, che adora la velocità, ma è rallentando che potremo vedere il rapporto tra Cristo e gli eventi, gli avvenimenti della nostra vita con maggior chiarezza. Quando avremo posto un freno al brusio in noi e intorno a noi, allora potremo descrivere ed esprimere la libertà profonda che porta in sé la pace di Cristo, che supera la nostra comprensione. E’ certo Cristo che lenisce ed acquieta il nostro cuore. Nell'aprirci ad accogliere il suo amore benefico, sentiamo, dal più profondo del cuore, di appartenere a Dio, cuore di tutti i cuori. A qualsiasi cosa noi doniamo i nostri cuori, a ciò apparterremo e saremo liberi dal desiderio di appartenere, solo quando avremo affermato di appartenere a Dio...