Dalla Toscana agli USA, passando per La Stampa e l’ANSA. Marco Bardazzi condivide con noi la passione per il suo lavoro da giornalista.
Mentre Mozart a sei anni compose il suo primo brano, Marco Bardazzi in seconda elementare dirigeva il suo primo giornalino. Fin da subito quasi tutti a scuola amavano le sue storie e i suoi racconti, e momento di massima felicità fu quando scoprì che questa passione poteva diventare un lavoro pagato. E anche bene, quando sarà inviato dall’ANSA negli Stati Uniti: prima a New York e poi a Washington. Lì starà per dieci anni, e avrà veramente un sacco di storie da raccontare. Come la tragedia delle Torri Gemelle del 2001, o l’elezione di Barack Obama del 2009: primo presidente di colore degli Stati Uniti. Oggi come allora può accadere un evento storico: se venisse eletta Kamala Harris, sarebbe la prima presidente donna degli USA. Il racconto delle elezioni americane da parte di Marco Bardazzi continua oggi come allora, su diverse piattaforme: “Il Foglio” e il podcast “Altre Storie-Storie Americane”. Collaborazioni che porta avanti insieme al lavoro nella sua agenzia BEA che si occupa di comunicazione per aziende.
Cosa ti affascina di più del tuo lavoro?
“Raccontare storie e raccontarle prima di tutti, anche se a volte non è bello arrivare primi quando si parla di tragedie.” Come il disastro della Moby Prince nel 1991, quando fu inviato nel bel mezzo della notte, a Livorno da suo caporedattore. “Riuscire a parlare personalmente con le persone coinvolte nell’incidente fu però la cosa più difficile.”
Perché hai deciso di specializzarti in comunicazione digitale?
“Nel 2001 quando fui chiamato a raccontare la tragedia dell’11 Settembre, comunicavo con l’ANSA per telefono. Qualche anno dopo le mie figlie mi chiesero perché non avessi fatto foto con il cellulare. Ma a quell’epoca i cellulari non facevano foto, poi con il tempo le cose sono cambiate: con uno smartphone puoi fare da solo il lavoro di 10 persone. Noi giornalisti abbiamo dovuto adeguarci in fretta ai cambiamenti e abbiamo scoperto che le storie si possono raccontare in tanti modi: attraverso la carta stampata, i social, podcast e web.”
Secondo te quale sarà la prossima innovazione nel mondo del giornalismo?
“Sicuramente qualcosa che ha a che vedere con l‘intelligenza artificiale. Ad esempio al giorno d’oggi, durante una partita di calcio, se si utilizza l’intelligenza artificiale, questa può raccontare tutto quello che è successo. Quindi noi a cosa serviamo? L’intelligenza potrà anche dire quanti calci d’angolo ci sono stati, ma siamo solo noi che possiamo dare un giudizio finale sull’esito della partita.”
A cura di: Chiara, Teresa, Maddalena e Andrea