Abbiamo un amico nuovo da oggi, si chiama Dante Alighieri. Ce l’ha presentato Paolo (Pavel) Valentini, preside delle scuole Karis di Rimini.
Quando hai scoperto che anche Dante poteva essere tuo amico?
“Avevo già tanti amici reali, vivi, e non mi interessavano più di tanto i libri, mi ha affascinato qualcuno che leggeva Dante in un certo modo. Tra questi, Franco Nembrini e altri amici da cui è nato il gruppo i Centocanti.”
Cosa facevate?
“Non potevamo immaginare quello che sarebbe successo. Abbiamo girato mezza Italia recitando la Divina Commedia. E da qui ho scoperto anche la mia vocazione per l’insegnamento.”
Perché avete deciso di fare una nuova edizione della Divina Commedia?
“L’idea iniziale era di raccontare e commentare di nuovo tutti i canti. E di illustrare ognuno in modo nuovo con un pittore come Gabriele Dell’Otto. Gabriele seguiva alla lettera i nostri commenti per creare le sue opere”
Gli venivano bene ‘al primo colpo’ o ha dovuto rifare alcuni quadri?
“In alcuni casi gli è venuto al primo colpo, altre volte ha dovuto rifarli anche dieci volte!”
Quanto ci avete messo a scrivere questa nuova edizione?
“Ben sette anni! Eravamo dodici, tredici persone e ci trovavamo tre weekend interi all’anno a leggere e commentare Dante insieme, e una settimana all’isola d’Elba d’estate a correggere tutto il lavoro fatto d’inverno.”
Qual è stata la cantica più difficile?
“Sicuramente l’Inferno. Del resto, anche per Dante, il cammino all’inizio è stato lentissimo. Poi man mano che risaliva il Purgatorio camminava sempre più veloce, fino ad arrivare in Paradiso dove volava.”
Io ho una domanda per Dante: perché ha messo Paolo e Francesca all’Inferno se si amavano?
“Non è stato Dante a metterli all’Inferno, li ha trovati lì. Dante all’Inferno sta davanti a quello che succede, senza giudicarlo. All’epoca, quel tipo di amore non era giusto, non si poteva equivocare il giudizio.”
C’era proprio bisogno di mettere nomi e cognomi delle persone?
“È proprio san Giovanni, nel Paradiso, che glielo chiede. Se no non gli avrebbe creduto nessuno.”
Quindi Dante è andato a prendere un fatto di cronaca dell’epoca e l’ha commentato? Possiamo dire che era un po’ giornalista anche lui?
“Secondo me un po’ sì. Però non voleva fare uno scoop, ma far vedere a tutti come l’amore avesse a che fare con la ragione. A differenza dei poeti dello Stil Novo secondo cui l’amore offusca la ragione, invece l’uomo è libero.”
Ma Dante il viaggio della Divina Commedia l’ha fatto davvero?
“Non lo sappiamo con esattezza, anche perché non abbiamo il manoscritto originale. Lui comunque il viaggio dice di averlo fatto sul serio.”
Ma la letteratura è vera solo quando racconta cose vere? Una nostra amica, prima, ha detto che le cose le possiedi solo quando le puoi raccontare, secondo me c’entra con quello che dici…
“Certo che c’entra! Dante stesso dice di essere stato uno ‘scriba’, che è la sua esperienza che gli ha dettato la Commedia. L’arte, diceva Aristotele, è un bisogno che l’uomo ha: dare un nome alle cose per sentirle proprie.”
Claudia, Anna, Letizia, Rebecca e Martina