Una scalata con Roberto Gardino
Abbiamo incontrato l’alpinista Roberto Gardino della Compagnia della Cima, curatore della mostra omonima che ci ha raccontato la sua esperienza nata all’età di dieci anni.
Come è nata l’idea della mostra?
“Quando è uscito il titolo del Meeting 2023 mi sono chiesto dove io faccio esperienza di un’amicizia che non ha mai fine. Mi sono venuti in mente i miei amici con cui vado in montagna. Un’amicizia vera tiene nel tempo quando c’è un vero legame, come quando si va in montagna e tu metti la tua vita nelle mani di un altro perché sei in cordata”.
Spiega meglio….
“La montagna è come un amico,
se ne hai tanti vuoi conoscerli tutti e così io in questi anni ho scalato più di 350 vette oltre i 3000 metri”.
Perché con i tuoi amici avete iniziato a progettare la mostra?
“L’idea non è nata a tavolino, ma per puro caso guardando la nostra passione per la montagna. C’è costata tanto e quindi ci siamo mossi per trovare i fondi necessari per realizzarla”.
Perché la cima ti attira? E’ una fatica raggiungerla!
“La cima è là dove la montagna tocca il cielo” e quando sei lì ti viene da domandarti “Chi ha fatto questa bellezza? Chi dà la vita a me, a te, a lui?” in questo momento vengono fuori le domande più importanti del cuore e uno capisce che raggiungere la cima con i compagni è per la verità di sé, allora è un’amicizia senza fine. Non raggiungi la cima perché ti concentri sul tuo sforzo, altrimenti sarebbe impossibile raggiungerla. E’ la sua bellezza che ci attrae e commuove”.
E chi non può arrivare in vetta?
“Giovanni Paolo II, quando non riusciva più a camminare, si faceva portare in macchina fin dove era possibile e restava per ore a guardare il panorama. Diceva che era come stare nella più bella cattedrale del mondo!”
Qual è per te la foto più espressiva della mostra?
“Quella dove si vede un papà che cammina a fianco ad una bambina di pochi anni: gli mostra il passo, ha la mano tesa verso di lei, ma non la tocca perché il cammino lo deve compiere da sola. L’altro ti sprona e incoraggia, ci sei legato, ma sei tu a compiere il cammino”.
Sei contento di questa mostra?
“Sì, mi colpisce quando vedo i visitatori che si commuovono durante la visita. Per esempio, quando leggono le parole della moglie dell’alpinista Cala, morto per la caduta di slavina di fianco ai suoi amici “…tutte le volte che tornava a casa era così contento, così pieno di bellezza aveva gli occhi pieni di neve e mi diceva ti sto portando la neve…”. Vedere la gente con le lacrime agli occhi mi fa capire che n’è valsa la pena”.
Raccontaci qualcosa di simpatico….
“Una bambina ci ha lasciato questo messaggio: “Portami in montagna, ti prego! Le cose più belle che ci sono finiscono in AGNA…MONTAGNA, ROMAGNA, LASAGNA”
Ci si vede in alta quota!
A cura di Caterina Chrappan Soldavini, Carolina Chalhoub, Francesca Giudice