La mostra dedicata al celebre Enzo Piccinini dal titolo “Ti ho preso come mio” tratta del suo entusiasmante percorso professionale e umano.
Enzo Piccinini nasce a Scandiano nel 1951. Dopo la scuola elementare, la sua famiglia non ha le possibilità economiche per garantirgli il proseguimento degli studi, per questo viene accolto nel collegio dei preti dell’Ordine di Maria dove consegue la maturità classica nel 1970. Successivamente frequenta l’Università di Modena presso la facoltà di medicina e chirurgia in cui si laurea nel 1976. Nel frattempo si sposa e consolida un forte rapporto con i responsabili del movimento di Comunione e Liberazione, in particolare con Don Giussani. Nell’ottobre del 1979 si specializza in chirurgia vascolare presso l’Università di Modena e fonda con alcuni amici il “Centro Culturale La Collina della Poesia”. Nel 1980 si trasferisce all’Università di Bologna.
Enzo riteneva di prioritaria importanza l’unione della sua attività clinica con quella di ricerca e di insegnamento anche attraverso il confronto con centri medici internazionali, motivo per cui fece molti viaggi all’estero volti all’apprendimento di tecniche nuove.
Dall’inizio degli anni ’80 gli viene attribuita la responsabilità prima degli universitari di C.L. e poi di tutta la comunità di Bologna con cui inizia a legare attraverso partite di calcio “infuocate” e cene accoglienti. Negli anni ’90 diventa un chirurgo stimato, tiene in grande considerazione oltre all’aspetto di cura della malattia anche quello del bisogno umano, cosa che è riuscito a trasmettere ai suoi collaboratori. Il 26 maggio 1999 muore improvvisamente in un incidente stradale sulla A1. Alla fondazione che porta il suo nome pervengono tutt’ora scritti e testimonianze di giovani che esprimono gratitudine e riconoscenza in sua memoria, simbolo dell’impronta indelebile che ha lasciato nelle loro vite.
Quello che più ci è rimasto impresso è che, nonostante avesse un lavoro intenso e importante, considerava necessario dedicare del tempo ad altre persone, in particolar modo ai ragazzi. Il rapporto che intratteneva con loro stimolava in primis la sua stessa educazione, perché profondamente consapevole della responsabilità che questo ruolo comportasse per lui. Al termine della mostra il dott. Calderoni ci ha testimoniato come il suo temperamento eccezionale ed estremamente impulsivo fosse allo stesso tempo bilanciato dalla capacità di correggersi e saper tornare sui suoi passi. Un uomo sempre teso al rapporto unico e fondante della sua vita.
Di: Lorenzo, Marta, Maria Stella, Elisabetta, Laura, Diego.