Ciò che rimane

23 Agosto 2024
Un incontro appassionante, quello con Giorgio Salvato. Per lui un artista deve imparare sempre più ad amare la creazione, ogni istante è creato e costantemente generato.

Giorgio Salvato con Valentina, Paolo ed Elia

Oggi abbiamo avuto l’opportunità di assistere alla testimonianza di vita di Giorgio Salvato, un artista della periferia milanese che ha coltivato la passione dell’arte fin da bambino.

Egli ha inizialmente intrapreso la sua attività riproducendo aspetti della realtà che aveva precedentemente vissuto e/o fotografato. Ma una svolta realmente importante nella sua produzione artistica è avvenuta solo nel momento in cui, recatosi nella soffitta della nonna alla ricerca di qualcosa di interessante, si è imbattuto in un uccello intento a sbattere energicamente le ali per raggiungere la via d’uscita. Questa scena ha instillato in lui una domanda che lo influenzerà profondamente: “Ma io voglio rappresentare il passato o tutta la vita che vibra nella sua drammaticità? A quest’idea della vita mi sono attaccato, l’arte è stupore, un fermarsi di fronte a qualcosa, essere capaci di fare realtà”.

Fra i suoi soggetti preferiti ritroviamo innanzitutto i corvi che, così come i lupi, risultano per lui una presenza imponente e nello stesso tempo drammatica nel contesto in cui vive, generando una sorta di confusione. Così dice: “Questo è ciò che voglio fare nella mia arte: non è l’ordine che voglio nella vita, non voglio tenere tutto sotto controllo, e il lupo è proprio qualcosa che dinamico, che cerca in continuazione, è altro.” Anche la montagna, essendo molto affascinante, è raffigurata frequentemente nelle sue opere. Si è espresso anche in merito ad essa dicendo: “Rispettare la montagna ha a che fare con ogni singolo passo che fai e arrivare in cima significa giungere ad una meta di cui fanno parte, allo stesso modo un quadro è composto da tutte le pennellate affiancate e che in fase finale offrono una visione d’insieme. Il punto non è solo il risultato a cui arrivi, ma dipende da ogni passo che tu hai compiuto per arrivarci. Ogni istante è creato e costantemente generato”.

 

Abbiamo poi rivolto lui alcune domande:

Qual è tra le tue opere quella più importante per te?

“E’ quella che sto per fare, sono sempre proteso a guardare i progetti futuri, la mia creatività si esprime in ciò che deve ancora arrivare”.

Perché dai un nome alle tue opere?

“In passato non davo loro il titolo, ma con il tempo ho imparato che attraverso le parole riesco a raccontare meglio quello che ho creato”.

Perché sei voluto diventare pompiere?

“Ho iniziato a fare il pompiere perché mi sembrava di non poter essere abbastanza utile per il mondo come artista, volevo fare qualcosa di più concreto. Decisiva è stata poi la testimonianza di un pompiere caposquadra intervenuto nel crollo delle Torri Gemelle”.

La fede ti ha aiutato nell’arte?

“Sì, mi ha aiutato a non censurare niente essendo che il rischio di noi artisti è quello di focalizzare l’attenzione solamente su alcuni particolari, magari solo quelli belli, il Cristianesimo invece mi ha insegnato ad abbracciare tutto il mondo e tutta la realtà”.

 

A cura di: Valentina, Elia e Paolo