Farcela da soli è un’arte che si impara sul campo, con il tempo e con l’aiuto di qualcuno. Le associazioni Kayròs, Porto Franco e Piazza dei Mestieri lo sanno bene: l’uomo da solo non ce la fa, ha bisogno di qualcun altro che lo supporta.
Abbiamo intervistato il giornalista Giorgio Paolucci, uno dei curatori della mostra e editorialista di Avvenire.
Qual è il significato di “da solo non basto”?
Si tratta di un vero e proprio viaggio colmato da tensioni, desideri e ferite dei giovani. Ferite che spesso colpiscono gli adulti stessi.
“Da solo non basto” significa che tutti noi possediamo l’illusione di bastare a noi stessi. Nel mondo giovanile questo è ancora più evidente. Da soli, però, non ce la facciamo. Le tre realtà che hanno promosso questa mostra cercano di fare compagnia e di proporre una strada ai ragazzi in difficoltà affinché i loro desideri diventino realtà.
L’idea della mostra è quella di offrire un tentativo di risposte alle domande che agitano il mondo giovanile, la possibilità di una nuova vita dentro lo slogan “non esistono ragazzi cattivi”.
Perchè ti sei messo in gioco nell’organizzazione di questa mostra?
Sono un giornalista e sono una persona molto curiosa. Comunicare fa parte della mia stessa natura. Io e don Claudio Burgio, il fondatore di Kayròs, abbiamo insistito sulla necessità di diffondere questa realtà. Ho pensato quindi di investire il mio tempo nell’aiutare questa associazione. L’obiettivo è quello di accogliere tutti i ragazzi che, per un motivo o per un altro, si sono addentrati in una strada senza via d’uscita. Lo slogan infatti è “non esistono ragazzi cattivi”: tutti meritano una seconda occasione, ma anche una terza. Abbiamo solo bisogno di qualcuno che ci dica “non sei da solo, ci sono io che ti sono vicino”.
Cosa pensano i ragazzi di queste tre associazioni?
Per loro si tratta di un luogo di disponibilità, un posto dove ci sono a disposizione degli insegnanti che li sostengono, persone cordiali che li aiutano a far emergere il loro talento.
“Sapevo solo giocare a calcio – ha raccontato un ragazzo – negli anni ho scoperto di essere bravo con la fotografia. Ho incontrato tanti stili e pensieri diversi. Le persone qui mi hanno trasmesso tantissimi valori. Mi fanno sentire a casa”.
Hanno scoperto il valore dell’amicizia, del supportarsi e fare squadra in ogni momento, migliorando continuamente.
“Non mi sono mai sentito ascoltato – afferma un altro ragazzo – Ma quando mi sono sentito ascoltato per la prima volta, lì ho ripreso in mano la mia vita”.
Una mostra che ci ha riempito il cuore, da cui è iniziato questo bellissimo dialogo con Giorgio.
“Non mi abbandona mai una frase di Hannah Arendt – ci ha confidato Giorgio – “Gli uomini, anche se devono morire, non sono nati per morire, ma per ricominciare”. Ed effettivamente è così: tutti noi, anche se siamo fragili, maturiamo sempre il desiderio di rimetterci in movimento”. Ma come facciamo a rimetterci in movimento da soli? Non ce la facciamo. C’è sempre bisogno di quello sguardo che non abbia paura di guardare il nostro male.
Michele Brambilla, Anna Romoli, Paolo Quarta, Chiara Tinelli