Nelle mani di Alberto Burri la materia esplode, cambia forma, si taglia, si accartoccia, brucia, si fa crepa e disordine per creare un ordine nuovo e diverso, rigorosissimo, che ci invita a incontrare la bellezza in una realtà ferita e imperfetta.
“Amo Burri, perché non è solo il pittore maggiore d’oggi, ma è anche la principale causa d’invidia per me: è d’oggi il primo poeta”. Così Ungaretti definisce il maestro di Città di Castello (nato nel 1915 e morto nel 1995), uno dei più grandi artisti del ‘900 non solo italiano, che per tutta la vita ha tentato di presentare le cose come apparivano ai suoi occhi: materia vissuta che prende una forma precisa, permeata da una sua drammaturgia per cui diventa preziosa anche una sacca rotta di iuta.
Sestante 7, 1989
Serigrafia – cm. 49,5x63,5
Stamperia multiplo Serigrafico, Città di Castello
Alberto Burri al lavoro
Città di Castello, Casenove di Morra, 1980
Al Meeting avremo l’occasione di conoscere da vicino questo artista attraverso alcune sue opere e video. Al centro della mostra spiccherà un’enorme tela di iuta, creata come scenografia per la drammatizzazione di un racconto di Silone, L’avventura di un povero cristiano.
Tra i video, un prezioso documentario prodotto dalla Fondazione stessa che racconta l’immensa opera di land art a Gibellina, il Grande Cretto, realizzata anni dopo il terribile terremoto del 1968 che distrusse completamente il borgo siciliano.
Inoltre ritratti fotografici del maestro al lavoro e opere grafiche permetteranno di approfondire ulteriormente la sua poetica.
La mostra nasce dall’incontro prezioso con il presidente della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri a Città di Castello, Bruno Corà e l’architetto Tiziano Sarteanesi, con cui stiamo lavorando da mesi alla realizzazione di un percorso tematico entusiasmante e coinvolgente, che farà emergere come la pittura per Burri sia “un’irriducibile presenza”.
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