Quando la “D” fa la differenza

Luglio 2024
Image

Da un approccio top down ad uno bottom up per affrontare le sfide di un mondo che cambia. Intervista a Cristiana Scelza di Valore D

“‘La diversità è potenza’: è questo il claim di Valore D e credo che in queste parole sia anche sintetizzato al meglio il fulcro della risposta che sento di dare ad uno dei quesiti che quest’anno il Meeting di Rimini pone e cioè ‘Verso cosa e dove guardiamo insieme e che significato riconosciamo alle nostre relazioni?’”. Cristiana Scelza, Executive Vice President della divisione Electrification di Prysmian e Presidente di Valore D, è con questo spirito che si prepara a partecipare al Meeting di Rimini 2024, che quest’anno pone il tema della ricerca dell’essenziale al centro dell’evento.

Intanto partiamo con le presentazioni: che cos’è Valore D? E di cosa si occupa?

“Valore D, prima associazione di imprese in Italia - oltre 380 ad oggi - impegnata nella promozione dei temi dell’equilibrio di genere della diffusione di una cultura dell’inclusione a supporto dell’innovazione, del progresso e della crescita nelle organizzazioni e nel nostro Paese, da ormai 15 anni affronta quotidianamente le sfide di un mondo sempre più dinamico e tecnologicamente avanzato, credendo fermamente che le aziende siano degli agenti di cambiamento e che per tale ragione è fondamentale che siano impegnate costantemente e in prima linea nel costruire un mondo dove la diversità e l’inclusione siano i principi-bussola per rendere possibile un avanzamento culturale, industriale, economico che sia sostenibile. E’ stato un leitmotiv tanto per le dodici visionarie manager che hanno dato vita a Valore D quanto per l’attuale squadra e Consiglio Direttivo dell’Associazione, che negli ultimi anni ha provato a fornire risposte concrete alle ripercussioni delle più recenti vicende che hanno caratterizzato le nostre vite (penso in primis ai vari conflitti internazionali ma anche alla crisi pandemica), mettendo a disposizione best practice e know how al servizio della società civile e delle istituzioni.”

La D che cosa simboleggia?

“Molti danno per scontato che la ‘D’ di ‘Valore D’ stia per ‘Donna” ma non è così, o, meglio, non è più così, in quanto oggi sta soprattutto per Diversità allargando lo spettro di azione anche ad esempio alla disabilità, alle generazioni. Le nostre parole guida sono: ‘Determinazione’, ‘Direzione’, ‘Domani’: e sono proprio questi nuovi e ulteriori significati che attribuiamo alla lettera ‘D’ a caratterizzare il nostro operato e il senso della nostra partecipazione al Meeting. In particolare, nei termini ‘Direzione’ e ‘Domani’ è racchiuso l’approccio di Valore D al futuro e, in particolare, alle nuove generazioni, con un senso di responsabilità che credo sia più sentito rispetto al passato”.

E chi è Cristiana Scelza?

“Sono una donna STEM che per giunta ha radici che affondano nel meridione d’Italia ed è per tale motivo che in prima persona sono impegnata nel raccontare e nel portare la mia esperienza tra i più giovani, in particolare tra le più giovani, al fine di trasmettere un messaggio semplice ma che credo sia fondamentale in questa epoca, e cioè che la formazione e le competenze STEM, la curiosità, l’equilibrio e l’aprirsi al nuovo (che nel mio caso si è tradotto nel non aver timore di trasferirmi per lavoro in Paesi molto lontani e molto diversi dall’Italia, come Cina, Brasile, Russia, Olanda) rappresentano oggi una rete di sicurezza per la crescita professionale e permettono di abbattere qualsiasi stereotipo e pregiudizio”.

Cosa vede negli occhi dei più giovani, e delle più giovani, quando parla loro della sua esperienza?

“Spero vivamente che la mia storia possa essere un momento di riflessione per scardinare ideologie che ormai appartengono ad un mondo che non esiste più, un mondo nel quale non è necessariamente vero che chi ha una formazione umanistica non debba formarsi anche in materie più tecnico-scientifiche, un mondo nel quale le professioni classiche a cui abbiamo ambito per decenni stanno mutando pelle, in quanto sempre più contaminate dal supporto/invasione della tecnologia e dell’intelligenza artificiale. In questo mondo, in cui è l’ibridazione tra le competenze umanistiche e quelle tecnico-scientifiche a caratterizzare il manager del futuro, lo skilling in ambito STEM è certamente un passaporto sempre valido per la realizzazione professionale e il reskilling delle generazioni più mature già presenti nel mondo del lavoro rappresenta un salvagente sociale per non emarginare nessuna professionalità. Di conseguenza, risulta sempre più fondamentale saper orientare al meglio per favorire il miglior matching tra domanda e offerta nel mondo del lavoro. Questo vale anzitutto per i più giovani ed è per tale ragione che Valore D ha dato vita a Wanter, una piattaforma digitale accessibile a tutti e totalmente gratuita, che supporta i ragazzi, i docenti e i genitori nell’orientarsi tra le 150 professioni che saranno più richieste nei prossimi anni”.

Secondo lei è solo una questione occupazionale? O c’è dell’altro?

“Per la prima volta nella storia abbiamo nello stesso momento storico quattro generazioni impiegate nel mondo del lavoro, dalla Generazione Z a quella dei Baby Boomers, passando per la Gen X e i Millennials. Una delle sfide che già oggi le imprese sono chiamate ad affrontare è quella di far convivere esperienze, visioni, desideri che sono differenti da generazione a generazione, evitando contrapposizioni letali per il settore produttivo e per la società in generale, promuovendo simultaneamente sia l’esperienza e la forte motivazione al lavoro sviluppati dalle generazioni più mature sia le nuove competenze e l’approccio innovativo focalizzato sui valori e sul work-life balance delle generazioni più giovani”.

Insomma, lavorare per vivere, non vivere per lavorare.

“I più giovani considerano il lavoro in maniera differente dalla mia generazione. E credo che questo sia un cambiamento da tenere ben presente da parte delle aziende. A differenza del passato, infatti, la differenza non la fa più necessariamente soltanto la stabilità contrattuale o il livello remunerativo ma anche aspetti quali lo smart working e la flessibilità per vivere al meglio anche i propri impegni personali e familiari. Sul punto, un dato emerso dalla ricerca particolarmente indicativo è il seguente: per le giovani generazioni la possibilità di ottenere congedi è un driver importante e chiedono sempre più un riconoscimento della genitorialità che vada oltre gli stereotipi di genere e che consideri responsabilità e diritti di entrambi i genitori, evitando ripercussioni negative sulla carriera delle donne. Ebbene, tale visione dei più giovani - oltre a rappresentare un cambio di paradigma senza precedenti - credo che non possa rimanere inascoltato, pena la perdita di talenti e la loro esclusione da percorsi di crescita professionale”.

Cosa sta succedendo in Italia sul capitolo congedi parentali?

“Sul tema dei congedi, ritengo che sia necessaria una riflessione congiunta di istituzioni e imprese affinché la genitorialità, da un lato, non comporti più una rinuncia agli impegni lavorativi e, dall’altro, non sia un ‘affaire’ di competenza esclusiva delle donne.
A tal riguardo, il Codice di autodisciplina promosso dalla Ministra Roccella e al quale hanno aderito tante aziende del network di Valore D rappresenta un primo importante passo in questa direzione. Parimenti, considero un’estensione del congedo di paternità obbligatorio una policy non più rimandabile che dobbiamo impegnarci a promuovere in favore dei genitori. La crisi demografica che oggi caratterizza l’Italia e tutte le economie occidentali industrializzate non può che essere affrontata se non attraverso un set di politiche e misure private e pubbliche che, partendo dalla conoscenza dei desiderata e delle necessità delle generazioni più giovani, siano in grado definire un nuovo framework culturale, occupazionale e industriale”.

Cosa si può fare di più e di meglio?

“Oltre a considerare imprescindibile e necessario un costante dialogo pubblico-privato, ritengo che l’approccio del mondo delle imprese non debba essere più di stampo top down, bensì bottom up: le politiche, le strategie e gli impegni del mondo produttivo non possono essere più definiti dall’alto senza una preliminare attività di ascolto di coloro che nei prossimi anni entreranno e caratterizzeranno il mondo del lavoro”.

Voi cosa state facendo? E cosa farete?

“Come Associazione stiamo lavorando affinché i futuri impegni delle aziende del nostro network siano ispirati da coloro che entreranno e rappresenteranno i professionisti di domani. Abbiamo quindi deciso di raccogliere i contributi dei giovani per scrivere insieme i punti cardine di un nuovo mercato del lavoro che sia inclusivo e al passo con i cambiamenti della nostra società che si tradurranno in un “Pledge“ un documento di impegno per tutte quelle aziende che credono in una cultura in cui le persone con le loro identità e diversità sono al primo posto.
Si tratta di un lavoro che abbiamo già iniziato ma che ad agosto, nel corso del Meeting 2024, sarà presentato anche attraverso un importante momento di confronto e di coinvolgimenti delle nuove generazioni, che rappresentano dal nostro punto di vista novità, innovazione, stimolo al cambiamento. Rappresentatività, leadership inclusiva, equità nella distribuzione delle opportunità sono solo alcuni dei grandi temi su cui, insieme ai più giovani, siamo al lavoro al fine di identificare principi e impegni verso un mondo più inclusivo.
Stiamo quindi provando a mettere in atto concretamente quell’approccio bottom up che, partendo dalle persone e dalle relazioni, possa orientarci nella costruzione di un modello produttivo e occupazionale che sia sostenibile, che non emargini nessuno e che guardi alla crisi demografica nonché a quella tecnologia in maniera innovativa.
Dal mio punto di vista – citando un passaggio del Manifesto del Meeting 2024 - si tratta di un approccio basilare per essere umani, per rimanere umani, per diventare sempre più umani”.