LA SCUOLA ALL’ESAME DI SETTEMBRE

Agosto 2020

di Luca Gasperoni

Le lezioni a distanza e le interrogazioni su Skype, la continuità scolastica e il lavoro precario, fino ai tanti dubbi su come ripartire. E’ stato un anno inedito per studenti, insegnanti e dirigenti, chiamati ad affrontare la pandemia inventandosi una nuova didattica. Con coraggio, creatività e spirito di iniziativa. Una prova generale di autonomia che si propone come chiave per il rinnovamento del sistema scolastico nazionale, il primo passo per investire nel futuro dei giovani come auspicato da Mario Draghi nel suo discorso al Meeting di Rimini. “Nella scuola c’è una ricchezza che chiede di essere riconosciuta e valorizzata”, spiega Carlo Di Michele, presidente dell’associazione degli insegnanti Diesse e moderatore dell’incontro al Palacongressi Le scuole ripartono: esperienze educative e autonomia.

Al centro dell’incontro c’è il tema dell’autonomia scolastica: l’emergenza coronavirus, infatti, ha fatto emergere domande sul modo stesso di fare scuola e su come rispondere in maniera adeguata alle esigenze educative del nostro tempo, anche alla luce dei tanti cambiamenti che sono stati innescati dalla pandemia. L’interrogativo lanciato da Di Michele è “cercare di capire che tipo di esperienza è stata, quali esperienze superare e quali trattenere per pensare alla scuola del domani”.

Il nodo principale è sicuramente la didattica a distanza, croce e delizia, occasione di modernizzazione ma anche disorientamento e distacco con i ragazzi. “La scuola a distanza è, letteralmente, a distanza, mette un filtro, affievolisce la comunicazione e rende difficile interpretare i segni”, conferma Luca Pozzi, professore di letteratura all’Istituto Achille Mapelli di Monza. Anche dal punto di vista di Pier Eugenio Lucchetta, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Zanzotto di Vittorio Veneto “il periodo è stato drammatico”, ma un aspetto positivo, annota, “è stata la capacità di azione degli insegnanti che hanno fatto il possibile per raggiungere i ragazzi e superare le distanze”. Dalle difficoltà insomma si è creata la possibilità di un maggiore confronto. Lo riconosce anche Claudia Ventura, insegnante all’Istituto comprensivo Dozza di Castel Guelfo alle primarie. “Con i genitori si è creata una forte alleanza, abbiamo avuto un sacco di scambi, un feedback molto proficuo, che spero anzi di mantenere anche per il futuro”.

Già il futuro, ormai alle porte con il ritorno a scuola del 14 settembre. C’è il nodo dei trasporti, degli spazi scolastici e della distanza ancora da risolvere. “C’è tanta incertezza – ammette Lucchetta - ma è essenziale guardare alla situazione con grande equilibrio tra salute e istruzione”. La maestra Ventura si dice preoccupata “che ci venga chiesto di fare da vigilanti o controllori delle regole, la nostra priorità è educare”. E il professore Pozzi lancia un augurio in vista di questo esame di “riparazione” della scuola italiana: “La linea migliore del Ministero è dare più autonomia possibile: le scuole sono microcosmi ognuno diverso dall’altro. Per ripartire serve buon senso nel prendere le decisioni, disponibilità e fiducia dalle e nelle istituzioni”.