Dono, gratuità e cura. Del Meeting che vorremmo raccontare per andare oltre le apparenze sono interpreti speciali decine di giovani posteggiatori. Trascorrono le giornate sotto il sole, eppure sorridono a chiunque. Accolgono le migliaia di visitatori con cortesia, quella qualità che sembra ormai smarrita nelle nostre convulse città. Loro, invece, la incarnano con semplicità. Hanno volti e nomi come quelli della milanese Cristina Vai, 21 anni. “Venivo qua da piccola – confida dopo qualche insistenza - con i miei genitori. Ci è stato domandato di fare questo servizio e a ognuno è chiesto di dire di sì. In questo modo si costruisce qualcosa di grande”.
Ma la felicità da dove arriva? “Anch’io mi chiedevo – aggiunge Cristina – perché sono così felice visto che sono qui al caldo a sudare. Forse perché do qualcosa di mio in maniera gratuita?”.
Di gratuità al Meeting parla anche l’economista Stefano Zamagni, all’incontro “Diritto alla salute e carità”. E aggiunge anche il dono. “Il dono è l’espressione della gratuità – dice il docente – e la gratuità ha un valore infinito”.
Negli hospice ogni giorno è un dono, fa intuire il palliativista Marco Maltoni. “L’hospice è un luogo di vita”, azzarda il medico, anche quando non c’è più nulla da fare. “Ma una vita c’è sempre”, gli fa eco Elvira Parravicini, neonatologa alla Columbia University (Usa) all’incontro organizzato da Tracce su “Il fine della vita”. Sì, perché un attimo prima della morte c’è la vita. E una vita ha sempre un senso, che duri cento anni o cento giorni.
Il dono può essere anche rivoluzionario, come il perdono, che semina pace. Il seme deve ancora germogliare in Terra santa: è cronaca di questi giorni. Ma la storia di due padri Rami Elhanan e Bassam Aramin fa sperare. Israeliano il primo, palestinese il secondo, sono amici, nonostante entrambi abbiano perso le loro figlie uccise dal terrorismo del popolo dell’altro. L’hanno raccontato all’incontro “Una speranza per tutti” alla Sala Neri, dopo essere stati ricevuti da Papa Francesco alcuni mesi fa.
“La prima scelta è ovvia, la vendetta – scrive Colum McCann nel libro sulla loro storia - . È quello che ci si aspetta da te. La strada più semplice”. Ma l’incontro con Parent’s circle, l’associazione che riunisce le famiglie di chi ha perso un figlio o un caro nel conflitto israelo-palestinese, ha cambiato la vita di Rami. “Ho incontrato dei palestinesi ed erano esseri umani, che soffrivano come me. Ho visto questa donna che portava sul petto la foto di sua figlia, come mia moglie portava quella della nostra”. Da lì ha capito: “Non siamo predestinati, non è il nostro destino continuare ad ucciderci, possiamo interrompere questo ciclo di violenza infinita”.
Il poeta Rumi scriveva: ben oltre le idee di giusto e sbagliato, c’è un campo, ti aspetterò là. “Ecco si sono incontrati là”, fa notare il giornalista Alessandro Banfi. “Volevano uccidersi per raggiungere lo stesso obiettivo: la pace e la sicurezza. L’hanno raggiunta in un altro modo”.
La presentazione del podcast di don Luigi Giussani “E voi chi dite che io sia?” chiude il cerchio di una giornata all’insegna del gratuito. “Gesù ci chiede – dice l’abate generale dell’ordine dei cistercensi, dom Mauro Lepori – mi ami tu? Ce lo chiede tre volte. Ci chiede un istante d’amore. Un attimo di amore che crea un’unità indivisibile”. Riascoltare la voce di don Giussani che ripete quelle domande fa vibrare i cuori e riavvicina a Gesù. Un audio che con le parole intense di don Giussani ricorda che “siamo amati più di quanto sbagliamo”. Dare la vita per i propri amici: un amore più grande non può esistere.
Dal podcast "L'altro Meeting", a cura di Daniela Verlicchi e Francesco Zanotti