Il perdono non è utopia. Il perdono, la riconciliazione sono le uniche strade possibili oggi per ritornare alla normalità. E assieme al perdono l’altra strada è la memoria, la capacità di riprendere i fili del passato senza odio, senza rancore, ma anche sapendo chiamare le cose con i loro nome, bene il bene e male il male.
È quanto è emerso giovedì 25 maggio nel cortile della Biblioteca Gambalunga di Rimini durante l’incontro “Ritessere i fili della pace, da dove ripartire?”, moderato da Giancarlo Tocci, negli interventi di Adriano Dell’Asta, docente di Lingua e Letteratura russa all’Università Cattolica di Brescia, dell’arcivescovo metropolita della Madre di Dio di Mosca, monsignor Paolo Pezzi, e di Elena Mazzola, presidente della ong Emmaus di Kharkiv, in Ucraina.
L’incontro, come ha ricordato il direttore della Fondazione Meeting Emmanuele Forlani, si è svolto nel contesto della mostra “Uomini nonostante tutto - Storie da Memorial”, realizzata in occasione del Meeting 2022, che racconta l’opera meritoria dell’omonima organizzazione. Nell’ottobre 2022 Memorial, che è un centro di ricerca storica sugli anni del regime sovietico, ha ricevuto il Nobel per la Pace per la coraggiosa opera di memoria collettiva di un popolo, la cui attività è stata bloccata dalle autorità russe a giugno 2022.
«La mostra nasce da due percorsi espositivi realizzati negli ultimi anni a Mosca dal Memorial», spiega Adriano Dell’Asta, «sulla base dei propri archivi e collezioni museali. Il primo è dedicato alle lettere che i padri scrivevano ai figli e alle famiglie dai lager, il secondo ai piccoli oggetti - ricami, disegni, pupazzetti - che le madri in lager confezionavano per i figli, nel disperato tentativo di mantenere vivo un legame». Fa davvero impressione, commenta il docente, che quelle donne, dopo giornate di lavoro disumano nei gulag, rubassero il tempo al riposo per fare dei ricami. «Qui c’è qualche cosa che supera il livello immediato dell’utilità», ha sottolineato Dell’Asta. «Il regime ti dice “sei un oggetto, la tua umanità non conta, sei infinitamente ripetibile”, invece l’uomo è qualcosa di infinitamente irriducibile. Al fondo di questa irriducibilità possiamo creare un mondo in cui sia possibile non lo scontro ma la pace. La pace non è indifferenza, vuol dire rendere conto di qualcosa che non dipende da te. Sei irriducibile, c’è qualcosa in te che non è dato dalla tua forza». E cita padre Romano Scalfi, fondatore di Russia Cristiana, che diceva: «Noi dobbiamo fare memoria, non per svergognare i colpevoli già condannati dalla storia, ma per ricordare il germe che ha fecondato e che può ancora fecondare la terra russa».
Monsignor Paolo Pezzi, prendendo spunto da un film tratto da “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, il romanzo di Erich Maria Remarque, commenta una scena in cui i francesi «con grande superbia non sono interessati solo a che si ottenga una giusta pace, ma sottolineano l’umiliazione che vogliono dare alla Germania. Sappiamo bene a cosa poi tutto questo ha portato, Hitler farà perno proprio su questo per iniziare quel disastro che è stata la seconda guerra mondiale». Di questo abbiamo bisogno anche noi oggi, spiega il presule: che si pongano le condizioni perché qualcuno non possa usare di questa pace - quando arriverà - per farne una leva per ricominciare un’altra guerra. «È qui che si introduce il perdono», dice l’arcivescovo di Mosca. «Per me il perdono è senza nessuna precondizione, perché il perdono è una sola cosa, è l’offerta della salvezza che Gesù fa sulla croce ai suoi persecutori e lo fa senza nessuna condizione, anzi giustificando i suoi persecutori». Quel perdono, costruisce già oggi dei nessi tra le persone e i popoli. «Certo, si continuerà a fare fatica a perdonare, ma il perdono non è più solo un qualche cosa da ammettere, è qualcosa che già costruisce».
Elena Mazzola, reduce da una recente visita a Kharkiv dove ha vissuto fino all’inizio della guerra, racconta lo stato della città. «Di giorno Kharkiv vive una vita normale, si va al supermercato, si incontrano gli amici. Di sera scatta il coprifuoco, già dalle 20.30 la città è deserta. Hanno già ricostruito tanto, ma quando ero sotto quei caseggiati e vedevo penzolare materassi dalle finestre e vedevo nelle case sfondate la vita della gente, ho fatto un’esperienza di un orrore e un’impotenza indicibili. È qualcosa che non si riesce a credere e ad accettare». Mazzola però raccontato anche la storia di P. un ragazzo ucraino orfano, con alle spalle una storia di accoglienza in una famiglia italiana a Milano, che ha visto e vissuto in prima persona gli orrori della guerra. Un ragazzo non semplice, con qualche problema di alcol, arruolato come militare, che ha combattuto nel cuore del conflitto, a Mariupol e Bakhmut. In situazioni in cui i suoi compagni partivano in 80 e tornavano in 4, P. però conservava una coscienza chiarissima di essere stato amato, preferito e di esprimere questo nella preghiera: «Io so chi mi ha protetto, perché io facevo la preghiera alla Maria», dice in un italiano approssimativo.
Al termine dell’incontro ha portato il suo saluto il vescovo di Rimini, monsignor Nicolò Anselmi. «Il Papa non cessa mai di ricordarci di pregare e di diffondere del perdono e della pace. Chiediamo al Signore di aiutarci a costruire una cultura di pace e di perdono che si possa allargare a macchia d’olio».
La mostra UOMINI NONOSTANTE TUTTO - Storie da Memorial realizzata per il Meeting di Rimini a cura dell’Associazione Memorial e della Fondazione Russia Cristiana ETS è esposta dal 23 al 30 maggio 2023 dalle 15.30 alle 19.00 nella Biblioteca Comunale Galleria dell’Immagine – Rimini, via Gambalunga 27, con ingresso libero. La mostra e l’incontro pubblico sono gli eventi riminesi di “Meet the Meeting – Verso il Meeting 2023”, il primo appuntamento che lancerà la 44ma edizione del Meeting di Rimini e che ne inaugurerà il cantiere. Fin da ora è possibile partecipare a Meet the Meeting, iniziando a donare e ricevendo in omaggio delle bottiglie di ottimo vino Sangiovese, andando sul sito alla pagina https://meetthemeeting.org/pagina-donazione/.