«Il mio incontro con Eric-Emmanuel Schmitt»

Giugno 2024
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Il 20 agosto alle 21.30 al Teatro Galli di Rimini andrà in scena lo spettacolo teatrale “Chi sei tu? La sfida di Gerusalemme”, tratto dal diario di viaggio in Terrasanta di Eric-Emmanuel Schmitt. Otello Cenci, regista dello spettacolo e responsabile Spettacoli del Meeting, ci racconta la genesi di questo progetto teatrale.

Tutto nasce dall’incontro con Schmitt. Un incontro inizialmente a distanza…

Incontrare Eric-Emmanuel Schmitt è stato un momento fondamentale per questo progetto. Durante un incontro al Meeting 2022, sono rimasto colpito dalla sua grande umanità e mi sono gettato in una lettura sempre più appassionata dei suoi testi. Così, lo scorso anno, è nata l’idea di portare in scena ‘Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano’ con Sergio Rubini e Simone Zanchini. Per la preparazione dello spettacolo è nato un primo rapporto a distanza con Eric.

E il testo su Gerusalemme?

Possiamo dire che Lorenzo Fazzini, direttore della Libreria Editrice Vaticana è stato il responsabile dello scatenarsi di eventi. Prima invitando Schmitt ad andare a Gerusalemme per la scrittura di un personale diario di viaggio. Poi, la scorsa estate, Lorenzo mi ha proposto di leggere in anteprima il testo di Eric e di provare a capire se ne potesse nascere uno spettacolo. Sono rimasto molto colpito dall’esperienza eccezionale vissuta dall’autore in quei luoghi così significativi e controversi. Occorre, inoltre, coraggio e grande serietà per condividere pubblicamente accadimenti e sentimenti tanto intimi. Da questo è nato il desiderio di portarlo in scena.

Poi l’incontro di persona…

Sì, ho incontrato Eric a settembre a Bologna, in occasione della presentazione del suo libro insieme al cardinale Matteo Maria Zuppi. L’incontro è stato molto piacevole, grazie alla sua grande disponibilità. In quell’occasione, al termine della lunga chiacchierata, sapendo del suo grande amore per il teatro e anche della sua esperienza diretta in questo settore, gli proposi di rappresentare lui stesso il testo. Dopo una prima titubanza, ci siamo lasciati con l’intenzione di verificare l’efficacia e il valore dell’adattamento che saremmo riusciti ad ottenere. E oggi siamo qua…

Cosa ti ha colpito del testo di Schmitt su Gerusalmemme?

Schmitt affronta la realtà con ironia, ma non si esime mai dal condividere sentimenti e giudizi molto personali e profondi. Ad una leggerezza di approccio segue sempre un approfondimento umano che va al cuore della vicenda oggetto del racconto. Lo sguardo sulla realtà sembra essere quello di tutti, quello che deriva dalla mentalità del nostro tempo, ma giunge fino a scorgere il lato interessante che si cela dietro alle difficoltà, ai caratteri spigolosi, agli accadimenti drammatici. La sua estrema sincerità, spontaneità e il coraggio di raccontare eventi così eccezionali e delicati, come, in questo caso, la sua esperienza al Santo Sepolcro, sono rari oggi.

Parliamo di un viaggio che è anche interiore.

Nel suo diario Schmitt descrive una conversione che avviene in un modo molto umano e che sento molto vicino alla mia sensibilità. Lui prende le mosse da un atteggiamento razionalista, dovuto alla sua educazione e formazione. Il suo è il disincanto tipico dell’uomo del ventunesimo secolo e lo esprime in maniera simpatica nella descrizione che fa degli incontri con le persone e i luoghi simbolo delle diverse religioni. Tuttavia, non si ferma a questa prima reazione che lo porterebbe, come tutti noi, a prendere le distanze, ma supera l’imbarazzo e lo scetticismo, accettando di coinvolgersi e di condividere il viaggio fino in fondo, sia geograficamente che personalmente per scoprire cosa di vero e importante c’è alla fine per lui. Il suo percorso può coinvolge il lettore e, spero, anche gli spettatori in un percorso interiore sconvolgente.

Adattare il testo di Schmitt per uno spettacolo di 80 minuti è una sfida non banale… il testo originario è molto corposo.

Abbiamo lavorato attentamente per preservare il viaggio umano e geografico senza tagliare i luoghi cruciali visitati da Schmitt, cercando di salvaguardare gli aspetti più drammatici e gli incontri che hanno segnato il cambiamento in lui. La prima riduzione, realizzata insieme a Emanuele Fant, ha ricevuto da lui un riscontro più che positivo. Successivamente abbiamo lavorato per ‘scarnificare’ ulteriormente il racconto per renderlo ancora più essenziale. È emerso così anche il titolo dello spettacolo che pone al centro la domanda ‘Chi sei tu?’, ovvero quella che Schmitt si sente porre con insistenza dai luoghi che visita e da quello che gli accade. Chi sei tu? In cosa credi? In cosa consisti veramente? Domande molto attinenti al titolo di questa edizione del Meeting.

Da quando Schmitt ha scritto il suo diario di viaggio, nella Terra di Cristo si è scatenato un conflitto terribile. Come quest’opera aiuta a leggere la situazione di quei territori?

 Éric osserva nel suo testo, che Gerusalemme è un’accozzaglia di stili e architetture diverse. Poi, poeticamente, osserva che forse le pietre possono convivere armoniosamente perché hanno riconosciuto e accettato di essere fatte della stessa materia. “Questo”, scrive, “è un passaggio che l’uomo deve ancora compiere”. Lo spettacolo non ha ovviamente l’ambizione di dire chi ha ragione in questa guerra così drammatica e sanguinosa che alimenta l’odio in tutto il mondo, ma si propone di provocare il pubblico attraverso il racconto di Éric, ad uno sguardo pienamente umano su noi stessi e gli altri, chiunque essi siano.