di Davide Amata
Negli spazi del Palacongressi di Rimini a ogni angolo si incontrano gli sguardi dei volontari, ognuno con la propria storia, tutti con una gratitudine esistenziale per gli incontri vissuti al Meeting.
“Chi fa il volontario quando torna a casa vive il lavoro in modo diverso, con una coscienza nuova, che porta fecondità”, le parole del presidente del Meeting Bernhard Sholz, durante l’incontro con chi costruisce il Meeting a Rimini e in cento piazze del mondo, scandiscono l’impegno delle giornate.
Francesco Pacelli, di Rimini, è uno degli zoomer, lavora dietro le quinte controllando i collegamenti online degli incontri descrive così il suo compito: “Ѐ abbastanza strano, all’inizio ero molto teso perché tutto andasse bene. C’era la consapevolezza di non poter essere perfetti”.
Anche per i fotografi, come Antonio Naia, la modalità con cui si sviluppa il Meeting 2020 è una provocazione: “Il fotografo testimonia quello che accade, è una sfida raccontare questo Meeting attraverso le immagini”. Gianna Gnesini, guida alla mostra Bethlehem Reborn. Le meraviglie della Natività racconta: “All’inizio ero spaesata, perplessa. Colpisce che non ci sono gruppi di cento persone per le visite guidate ma solo poche per volta. Ma ci si meraviglia anche qui”.
All’ingresso Michele Plescia e Maria Chiara Chiarappa sorridono mentre prendono la temperatura a chi sta entrando. “Quando vedo qualcuno a cui devo controllare il pass sono contento. Sento una grande gratitudine nell’essere qui”, dice Michele. Maria Chiara prosegue: “Non sempre è divertente, ma ho la possibilità di guardare negli occhi le persone per un secondo in più. Oggi addirittura due poliziotti sono venuti inaspettatamente a offrirci il caffè”. A pochi passi Maria Bellavista si trova al controllo degli ingressi del Qr code: “Alcune persone sembrano disorientate, alcuni invece sono talmente desiderosi di entrare che chiedono di essere accreditati anche sul momento”. Tra i traduttori degli incontri in spagnolo c’è Nicolás Estrada, giovane colombiano dottorando di astrofisica a Padova: “Lo spirito del Meeting è rimasto lo stesso. Ho chiesto ai miei capi di lavorare di più per poter coprire più incontri. Le mie traduzioni rimangono patrimonio del Meeting e la gente può usufruirne”.
Anche Jorge Jiménez-Al Faro, un giovane di Madrid lavora all’ufficio convegni per la traduzione e non nasconde un po’ di nostalgia: “Ho tanti amici rimasti a Milano, ma sono contento di essermi calato nella special edition”. Un altro volontario spagnolo, Juan Borrero, collabora per le traduzioni: “Già prima della pandemia desideravo venire a Rimini, è nato un buon rapporto con la famiglia che mi ospita. Ora sento di più la responsabilità perché sei trasmesso in diretta e percepisci la pressione”. Vicino all’ingresso A, Luna El Maataoui guida le visite alla mostra Vivere il Reale: “Guardando il percorso mi sono venute in mente le mostre del passato. Anche quest’anno il Meeting è pieno di volti”.