Bernardo
La prima volta che sono stato al Meeting è successo quasi per sbaglio.
Un anno capita che rimango a Milano a lavorare il mese di agosto e un amico, anche lui rimasto in città, mi invita ad andare al cinema il sabato successivo.
Poi mi richiama qualche ora dopo e mi chiede “Che ne dici se al cinema ci andiamo a Rimini?”. Nel frattempo aveva sentito degli amici e deciso di andare al Meeting nel fine settimana, e così mi proponeva questo nuovo programma.
Non avendo niente di meglio da fare, e comunque con un po’ di curiosità di vedere che cosa fosse questa manifestazione di cui avevo tanto sentito parlare, venerdì mattina si parte per Rimini.
Il primo impatto col Meeting è stato un po’ disorientante, con tutta la folla, tante mostre e tanti incontri. Perciò seguo gli amici, che conoscono l’ambiente meglio di me, anche se propongono di visitare mostre i cui temi non erano per me il massimo dell’ispirazione. Eppure quelle mostre mi colpiscono. Per la prima volta succede quello che poi ho visto ripetersi in tutti gli anni successivi di Meeting: qualcuno mi prende per mano e mi fa scoprire un fascino anche nelle cose dove non me lo sarei aspettato.
Dopo un’esperienza così, l’anno dopo torno, e poi quello dopo ancora. Ma a un certo punto sento crescere una gratitudine dentro di me verso il Meeting e tutti quelli che permettono che questa manifestazione sia a disposizione di tutti gratuitamente. Per ricambiare di quello che ho ricevuto e colmare questo “debito” contratto col Meeting, decido di fare il volontario, e così con un amico mi iscrivo.
L’esperienza è positiva: il Meeting da volontario è molto diverso che da visitatore, molto più bello. Lo si vive più intensamente e si incontrano da vicino persone straordinarie che lavorano alla sua costruzione.
Inutile dire che l’anno successivo ero ancora a Rimini come volontario, come pure tutti gli anni dopo. E ogni anno è sempre una scoperta. Ci sono sempre incontri inaspettati: conosci altri volontari, e scopri alcune delle loro qualità straordinarie; oppure incontri degli amici che non vedevi da anni; oppure conosci l’amico di un amico che ha una storia fantastica da raccontare.
Attraverso il lavoro al Meeting imparo di più a fare il mio lavoro bene, anche se le due mansioni sono completamente diverse (e per certi aspetti opposte). Imparo per esempio che il mio lavoro serve a costruire qualcosa che, alla fin dei conti, è l’opera di un Altro; non è un modo di misurare quanto valgo o di affermare il mio ego contro quello di un mio collega. Con questa coscienza, lavorare con i colleghi è diventato più facile. Così, paradossalmente, andando a lavorare come volontario per ripagare un debito di gratitudine, mi sono ritrovato a ricevere dal Meeting ancora di più di quello che gli davo. Pazienza, ormai ho rinunciato all’idea di colmare il mio debito.
Tutto questo ha fatto nascere in me un’affezione per il Meeting. Tutte le affezioni hanno però i loro limiti. Così l’anno che avevo la scadenza per la consegna della mia tesi di dottorato a settembre, era chiaro che avrei passato tutto agosto al computer a scrivere. Ma quando esce il programma provvisorio del Meeting e mi capita in mano, mi fa venire una nostalgia tale che decido di iscrivermi ugualmente come volontario (al massimo la tesi la scrivo di notte). Sono stato contento di quella scelta, perché quello è stato uno dei miei più bei Meeting.
Quando, qualche anno fa ormai, il Meeting ha messo i primi stand in fiera per raccogliere fondi (senza troppa pubblicità) e io sono passato di fianco a uno di quegli stand, mi sono fermato per capire di cosa si trattasse. Sono rimasto colpito perché mi sono reso conto che non è scontato che il Meeting esista ed esista tutti gli anni. Non ci avevo mai pensato prima, ma anche il Meeting, come una qualunque impresa, ha delle entrate e delle uscite, e quando le prime sono più basse delle seconde accadono brutte cose. A me interessa che il Meeting ci sia ancora e sia ancora questo luogo dove tutte le persone si possono incontrare e crescere attraverso la conoscenza reciproca. Perciò ho fatto subito una donazione e l’ho detto pure ai miei amici.
Adesso ogni anno dono qualcosa al Meeting, e spero che il Meeting possa reggersi sempre di più sui contributi di chi ci tiene a che quest'opera sia sempre uno spazio di crescita libero.