Ci ha lasciati all’età di 98 anni Giorgio Napolitano, già presidente della Repubblica per due mandati dal 2006 al 2015 e in precedenza presidente della Camera, più volte ministro, parlamentare ed europarlamentare. Da presidente della Repubblica intervenne tre volte al Meeting, due con un video messaggio, nel 2007 e nel 2013, e una volta in presenza nel 2011 all’incontro per i 150 anni della Repubblica.
«Ricordiamo con profonda gratitudine la visita del presidente Napolitano e i suoi messaggi», dichiara a caldo Bernhard Scholz, presidente del Meeting, «per la stima che ci ha voluto esprimere con grande cordialità e per il suo forte incoraggiamento a contribuire con il nostro impegno alla costruzione del bene comune, a portare in un mondo di incertezze la nostra certezza. Le sue parole rimarranno iscritte nella storia del Meeting come riconoscimento del suo valore per la vita sociale e culturale in Italia e in Europa e come invito alla responsabilità di essere sempre di più “risorsa umana per il nostro Paese”».
Sono soprattutto l’Europa e i giovani i due temi di cui il presidente Napolitano parlò più spesso al Meeting. Il 19 agosto 2007 all’incontro Quale identità per l’Europa? (era presente anche il presidente del Parlamento Europeo Hans-Gert Poettering) ricordò che «L’Unione europea non può permettersi di arretrare, di regredire a una semplice rete di cooperazione intergovernativa» «Ora che l’Europa allargata è chiamata a rinnovare la propria coesione interna e a misurarsi con la competizione globale», aggiunse il Presidente, «la cultura e l’identità europee, basate su valori e tradizioni comuni, sono una fonte essenziale di unità».
Anche nel suo ultimo messaggio in diretta al Meeting, il 18 agosto 2013, durante l’incontro “Sinfonia dal “nuovo mondo”. Un’Europa unita, dall’Atlantico agli Urali” dopo avere mandato un «messaggio di amicizia e di fiducia al vostro Meeting, ai giovani che affollano la grande sala di Rimini» e augurando loro «di dare il contributo che tutti ci attendiamo dalle generazioni più giovani per una nuova fase di sviluppo in tutti i sensi dell’Italia e dell’Europa», Napolitano ricordò che «per non farsi sommergere dalla globalizzazione l’Europa deve innanzitutto avere più coscienza di sé. Non deve mai dimenticare i presupposti del grande progetto europeo di Monnet, di Schuman, di De Gasperi, di Adenauer. Erano presupposti di carattere storico culturale, quali sono stati gli elementi fondamentali di una identità europea, di una cultura europea, che si è costruita anche attraverso incroci molteplici. Ricordo che papa Benedetto XVI parlava di una cultura dell’Europa nata dall’incontro tra Atene, Gerusalemme e Roma».
«Io non tratterrei mai un giovane», aggiunse il presidente della Repubblica, «dall’andare a studiare o fare ricerca fuori d’Italia, convinto che la sua ambizione sia poi di tornare in Italia arricchito da questa esperienza che ha fatto e non vedo in questo nessun elemento di smarrimento dell’identità nazionale. Identità che non si cancella ma si integra nell’identità europea. Essere europei non significa cessare di essere spagnoli, francesi o tedeschi. Significa sublimare le proprie storie e vocazioni nazionali”.
Ma fu soprattutto la sua presenza il 21 agosto 2011 all’incontro “150 anni di sussidiarietà” a lasciare il segno, di fronte a un auditorium strapieno, con in prima fila ad ascoltarlo tra le autorità anche Sergio Marchionne.
«La storia che abbiamo vissuto in 150 anni di Unità», ricordò Napolitano, «nei suoi momenti migliori, come quando sapemmo rialzarci da tremende cadute e poi evitare fatali vicoli ciechi, racchiude il DNA della nazione. E quello non si è disperso, e non può disperdersi. I valori che voi testimoniate ce lo dicono; ce lo dicono le tante espressioni, che io accolgo in Quirinale, dell’Italia dell’impegno civile e della solidarietà, dell’associazionismo laico e cattolico, di molteplici forme di cooperazione disinteressata e generosa».
E l’indirizzo di saluto finale ai giovani del Meeting fu ancora più caldo: «Portate nell’impegno politico le vostre motivazioni spirituali, morali, sociali, il vostro senso del bene comune, il vostro attaccamento ai principi e valori della Costituzione e alle istituzioni repubblicane: apritevi così all’incontro con interlocutori rappresentativi di altre, diverse radici culturali. Portate, nel tempo dell’incertezza, il vostro anelito di certezza. È per tutto questo che rappresentate “una risorsa umana per il nostro Paese”. Ebbene, fatela valere ancora di più: è il mio augurio e il mio incitamento».