di Clarissa Cancelli
“C’è molto oltre il campo, fuori dal campo. Sport e valori: gli atleti durante e dopo la carriera agonistica possono dare un contributo sociale con l’impegno e anche con l’esempio”. Sono le parole di Alessandro Del Piero, ex calciatore della Juventus e della Nazionale, a dare il via all’incontro “#Inostrigoal. Calcio e Cooperazione giocano nella stessa squadra”, promosso in collaborazione con il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, con l’Associazione Italiana Calciatori e con Sky Sport.
La Cooperazione italiana e l’Associazione italiana calciatori, insieme ad Avsi, hanno dato vita a un partenariato per diffondere i valori e i principi dello sport, basato sull’inclusione sociale e su una corretta crescita psico-fisica di bambine e bambini. Il progetto è stato già sperimentato con successo in Uganda con Avsi e poi esportato dalla Cooperazione Italiana in Giordania.
“È evidente che non ci si può tirare indietro dal portare la propria testimonianza se hai un ruolo pubblico e puoi influenzare così tanta gente - continua Del Piero - Lo sport ha valori che vanno trasmessi dal campo e sono di per sé testimonianza sociale di impegno. Pensate a quanto è stato esempio di riscatto sociale. In campo le differenze di ogni genere vengono annullate, nella squadra l’integrazione è naturale e spontanea perché si lotta per lo stesso obiettivo. Pensate al concetto di lavoro che c’è dietro il talento. Non bastano le doti naturali, se non lavori, se non fai un percorso di formazione”.
Il calcio, si sa, ha un linguaggio universale. Non ha bisogno di interpreti: ha il potere di accumunare atleti, tifosi, addirittura intere comunità. Per questo i suoi valori possono fungere da potenti strumenti per diffondere i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite. Soprattutto se, come ha ricordato Alessandro Del Piero, i calciatori, ma in generale gli sportivi, si fanno carico delle responsabilità derivate dalla loro popolarità: attraverso loro, infatti, si possono portare messaggi importanti a bambini e bambine che vivono in condizioni difficili. Come per esempio in Giordania: ad Aqaba è infatti ancora in corso uno dei progetti della Cooperazione, chiamato “Safe”.
“Lì c’è una grande presenza di rifugiati siriani - racconta Damiano Tommasi, presidente uscente dell’AIC -. Il progetto ha lo scopo di realizzare attività educative e di supporto psico-sociale per bambini e ragazzi siriani e giordani, in condizioni di vulnerabilità”.
Che lo sport e gli sportivi hanno una grande responsabilità è stato sottolineato soprattutto Emanuela Claudia Del Re, viceministra degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale, durante l’incontro al Meeting: “Il calcio è un’assoluta risorsa per la Cooperazione Italiana, perché ci permette di veicolare gli obiettivi che ci stiamo ponendo, come per esempio l’istruzione ma anche la capacità di poter convivere serenamente, attraverso personaggi che hanno un seguito tale da incidere sull’opinione pubblica e che per noi costituiscono un punto di riferimento”.
“Unendo la capacità e la competenza delle nostre amministrazioni pubbliche che si occupano di Cooperazione allo sviluppo e l’Associazione calciatori - spiega la viceministra - ma anche media partner come Sky, noi potremo dare una risposta. Potremo raggiungere un obiettivo, che però non sarà temporale, ma sostenibile e quindi in grado di andare veramente al cuore dei problemi e trovare soluzione a lungo termine”.
All’incontro al Meeting hanno partecipato anche Sara Gama, capitano della Nazionale di calcio femminile, Simone Perrotta, responsabile del dipartimento Junior Aic, Giampaolo Silvestri, segretario generale della Fondazione Avsi. L’incontro è stato moderato da Federico Ferri, direttore di Sky Sport.
“Goal è una parola che per chi gioca a calcio è tutto. È il traguardo, ma significa anche obiettivo, come quelli per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 - spiega Federico Ferri, che modera l’incontro - E se ne possono trovare molti collegabili al mondo dello sport. Penso alla parità di genere, alla riduzione delle diseguaglianze e al messaggio di pace che lo sport può dare. Ma anche al ruolo che lo sport ha nell’istruzione di qualità”.
Durante il dibattito si guardano video, si ascoltano le testimonianze e i racconti di chi ha fatto del calcio la propria missione, anche dopo aver smesso di giocare.
“L’obiettivo del dipartimento Junior è quello di dare valore alle esperienze di ex calciatori, perché quello che succede in un rettangolo da gioco non rimane lì”, dice Simone Perrotta che, una volta terminata la sua carriera, ha voluto intraprendere questo percorso per dare una possibilità anche a quei bambini che non hanno talento, ma che giocano per il puro piacere di farlo.
A concludere l’incontro è la testimonianza di Sara Gama, capitana delle azzurre e della Juventus. La calciatrice racconta di aver accettato con grande felicità le responsabilità derivate dal suo ruolo, soprattutto in termini di uguaglianza di genere: “QNoi della Nazionale femminile siamo fiorite in questo periodo - racconta invece Sara Gama - ci siamo prese molto volentieri delle responsabilità in più. Perché quando qualcuno ha la possibilità di fare qualcosa anche ad alto livello, non si può sottrarre al fatto di essere un esempio e di veicolare un messaggio, per esempio quello di dare la possibilità a tutte le bambine di poter accedere al calcio femminile. Bisogna far crescere un’altra parte di uno sport che è unico”.
Perché, come sottolinea la viceministra Emanuela Claudia Del Re, “nella vita siamo tutte calciatrici” e “la grandissima lezione del calcio è proprio l’inclusione, la mancanza di differenze”.