William Congdon 1912-1998. Pittore americano in Italia

 

‘La mostra è un omaggio al grande pittore e amico del Meeting, scomparso nei mesi scorsi. “La tua opera ci aiuta al mistero della santità” scriveva don Giussani a Bill Congdon nel 1965, “ma anche la tua persona e la tua vita. Per questo io ti voglio bene come ad una luce – sia pure contrastata – nella avventura di un mare burrascoso”. Attraverso immagini, fotografie, riproduzioni di quadri ed il filmato con l’intervista concessa a Red Ronnie, la mostra propone un ritratto inedito del maestro americano. Nato a Providence (Rhode Island, Usa) il 15 aprile 1912, William Congdon nasce da una famiglia aristocratica del New England: suo padre, Gilbert, è un industriale dell’acciaio, la madre, Caroline Grosvenor, proviene da una dinastia di industriali del cotone. Laureatosi a Yale in letteratura inglese e spagnola, inizia subito a frequentare i corsi di pittura di Henry Hensche a Provincetown. Si applica poi allo studio della scultura, sotto la guida di George Demetrios, e apre, insieme all’amico pittore Thomas Blagden, uno studio di scultura a Ladeville (Connecticut). All’entrata degli Usa nel secondo conflitto mondiale, sceglie di arruolarsi come autista di ambulanze nell’American Field Service. Partecipa alle campagne del Nord Africa, d’Italia e, nel ’45, all’opera di soccorso nel lager di Bergen Belsen. L’esperienza si traduce in molte pagine di testimonianza e in numerosi disegni. Torna in Italia nel ’46, lavorando come volontario nella ricostruzione dei villaggi del Molise. Soggiorna a Capri e qui ricomincia a dipingere. Nella primavera del ’48 si stabilisce a New York ed avvia la stagione delle raffigurazioni di città, a partire dagli slums della Bowery. Espone alla prestigiosa Betty Parsons Gallery, dove entra in contatto con i protagonisti dell’Espressionismo astratto americano: rapporti intensi ma sporadici, a causa dei numerosi viaggi che lo riconducono in Italia (a Roma, Napoli, Venezia), e poi in Egitto e in Messico. Dal 1950, Venezia diventa la sua dimora abituale e la principale fonte di ispirazione. Le sue opere, intanto, ottengono lusinghieri successi di critica e di pubblico: negli anni successivi partecipa alle maggiori rassegne d’arte americana, mentre i suoi quadri vengono acquistati dai più importanti musei. Verso la metà degli anni ’50, si fanno più frequenti i viaggi, che lo portano in nord Africa, a Parigi, in Grecia, nel Vicino Oriente e in America Latina, finché, nel 1959, si converte al cattolicesimo ad Assisi. Stabilitosi nella città umbra, si dedica per un certo tempo alla pittura di soggetto religioso, mentre i rapporti con il mondo dell’arte si allentano per poi cessare quasi del tutto verso la fine degli anni ’60. La sua attività non conosce soste: ritornato presto alla pittura di paesaggio (a parte un’intensissima produzione di opere dedicate al tema del Cristo crocefisso), negli anni ’70 trova ispirazione in una nuova serie di viaggi che lo portano in Africa e in India. Nel 1979 si trasferisce in una cascina della Bassa milanese, presso un monastero benedettino, a Gudo Gambaredo. Qui risiede stabilmente, impegnato in una nuova stagione di pittura ispirata alla terra e ai campi. Nel frattempo alcune mostre – a Rimini nel 1980 e 1984, a Ferrara nel 1981 e 1986, a Como nel 1983, a Milano nel 1992, a Faenza e Bologna nel 1996 – interrompono il lungo periodo di totale assenza dalla scena pubblica. William Congdon muore il 15 aprile 1998.’

Data

23 Agosto 1998 - 29 Agosto 1998

Edizione

1998
Categoria
Esposizioni Mostre Meeting