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Utopie e significato: due bandiere dell’Indipendenza dell’America Ispanica. 1808-1824
La mostra sul Bicentenario dell’Indipendenza dell’America Ispanica vuole proporre uno sguardo più completo che vada al di là sia della visione ufficiale dei fatti, sia del luogo comune che l’Indipendenza dell’America Spagnola sarebbe stata figlia della rivoluzione francese. La visione ufficiale insisteva sul carattere di modernità dell’America, caratterizzata – fin dall’inizio – da una ricerca precoce dell’Indipendenza. Il luogo comune relativo all’indipendenza dell’America spagnola affermava con forza che tale indipendenza sarebbe avvenuta sotto la spinta degli ideali di “libertà, uguaglianza e fraternità”.
La mostra tenterà di guardare il fenomeno dell’indipendenza a partire dal tentativo di quei protagonisti – che mossi dal desiderio del cuore – cercarono con ansia una novità capace di cambiare il mondo, scontrandosi però con il limite e la sproporzione che la realtà imponeva loro. Il percorso espositivo inizierà con la messa a tema della costituzione del soggetto latinoamericano dopo la scoperta (fine del XV secolo) e terminerà con interrogativi sull’attualità, ponendo l’accento sul processo indipendentista dell’Ispanoamerica.
La prima sezione disegnerà la grande unità culturale e politica dei Regni delle Indie nata dalla scoperta dell’America (1492) e fondata drammaticamente a partire da quel incontro.
Dopo tre secoli, la grave crisi che colpì la Monarchia Spagnola, in seguito all’invasione di Napoleone Bonaparte (1808) nella Penisola Iberica, fu la circostanza nel cui seno ebbero origine i movimenti emancipatori ispanoamericani. L’indipendenza non nasce in America, ma è conseguenza di quella crisi. Che cosa muoveva personaggi, solo in apparenza tanto diversi, come Agustín de Iturbide, José San Martín o Simón Bolívar?
Tutto il secolo XIX vedrà la drammatica transizione o mutamento dall’antico concetto di “nazione indiana” a quello di “nazione moderna”.
Come fu possibile che società tanto tradizionali come la spagnola e le americane abbiano potuto instaurare di colpo regimi politici tanto moderni?
O anche, perché il processo di Indipendenza non portò alla rottura con la Spagna, ma si prolungò nella dolorosa separazione interna delle antiche province che formavano i viceregni? O perché l’eredità di questo fatto storico fu l’instaurarsi di un caudillismo che rese impossibile ogni tentativo di unità, aprendo la strada a una crisi che arriva fino all’oggi? Questa la storia e le domande che costituiscono la seconda sezione.
Tra queste tensioni lottavano quei protagonisti che cercavano, con la rivoluzione, un cambiamento della società. Oggi, nella celebrazione del Bicentenario, quale può essere l’atteggiamento che ci sostenga nel perdurare nel desiderio dei nostri Padri fondatori? Qual è la politica che veramente serve il desiderio? “Abbandona il diritto e, allora, che cosa distingue lo Stato da una grande banda di banditi?” ( Sant’Agostino). Chi sostiene l’educazione del desiderio dell’uomo nella storia? Queste le domande a cui cercherà di rispondere la terza e ultima sezione della mostra.
A cura di Anibal Fornari, Luis Ferrero, Julián de la Morena, Dolores Ruiz de Galarreta, María Itatí Cabral, Lucía Ferrero, Alver Metalli, Graciela Tayara.