Chi siamo
Usate la verità come pregiudizio
‘William Eugene Smith nacque il 30 dicembre 1918 a Wichita (Kansas) e morì a Tucson (Arizona) il 15 ottobre 1978. La sua vocazione fu, come dice egli stesso, quella di registrare, attraverso la parola e la fotografia, la condizione umana. “La mia posizione nella vita consiste nel catturare l’azione della vita, la vita del mondo, il suo lato comico, le sue tragedie: in altre parole, la vita cosí com’è. Un’immagine vera, immediata e reale… in questo sta la mia ambizione”. E questa passione per il reale che ha portato Smith ad immergersi in tutto ciò che contingenze storiche e rapporti di lavoro gli imponevano, così che ogni incarico professionale rappresentava per Smith una sfida a trasformare un’abilità tecnica in una creazione artistica e in una rivelazione giornalistica. La sua ambizione era sollevare la sua professione di fotogiornalista al livello dell’arte, di più, a quello di un’arte dalle più alte dimensioni morali. E’ sorprendente vedere come abbia raggiunto perfettamente questo obiettivo. La stessa drammaticità emerge da tutti i suoi lavori: dai servizi come corrispondente di guerra, dal 1943 al 1945 (Saipan, Guam, Filippine, Iwo Jma, Okinawa), alle raccolte successive (Country Doctor, Spanish Village, Nurse Midwife). Durante tutto questo tempo, Smith lavorò principalmente per “Life”, prestigiosa rivista americana, dalla quale si dimise nel 1954 a causa di “differenze artistiche”, come lui stesso rivela. Tutto il periodo successivo lo dedicò a progetti indipendenti (il progetto “Pittsburg” e il saggio “Minamata”). Fu un periodo di intensa sofferenza personale e povertà, ma nello stesso tempo un momento di espressione creativa e di crescita artistica. Scrisse lui stesso: “Non ho mai trovato i limiti potenziali della fotografia. Ogni orizzonte che sta per essere raggiunto, ne rivela un altro che fa cenni a distanza. Sono sempre sulla soglia”. L’esposizione del Meeting, realizzata in collaborazione con la Foundation Aperture di New York, propone al pubblico europeo la più grande mostra retrospettiva realizzata dall’eccezionale reporter. La rassegna fu esposta per la prima volta al Museo Ebraico di New York nel 1970 e portata successivamente in Giappone dallo stesso Smith. Non è mai stata presentata in Europa.’