Un solo Dio, tre messaggi. Il dialogo tra ebrei, cristiani e musulmani

Ha partecipato Julien Ries, Professore Emerito di Storia delle Religioni all’Università di Lovanio La Nuova (Belgio).


RiesEx Oriente Lux. La luce ci viene dall’Oriente. Queste parole si applicano alla Rivelazione arrivata agli uomini da parte di un Dio unico. La storia ci mostra che questa rivelazione si manifesta in tre grandi messaggeri: Mosè, Gesù, Maometto; in tre religioni: l’ebraismo, il cristianesimo, l’islamismo, e che essa ha formato tre comunità di credenti: gli ebrei, i cristiani, i musulmani che costituiscono più di metà dell’umanità. Tra loro, nel corso dei secoli, si ebbero scontri, liti, opposizioni, guerre, ma anche numerosi momenti di dialogo e di collaborazione fruttuosa. Così, nel Medioevo, ebrei, cristiani e musulmani collaborarono nella ricerca filosofica su Dio: Maimonide, Averroè e Tommaso d’Aquino sono tre grandi testimoni di questo incontro dell’intelligenza nel campo della fede. Noi sappiamo che ciò fu un impulso positivo per la filosofia medievale. Questo dialogo si allargò con gli umanisti del Rinascimento. Così, il De pace fidei di Nicola Cusano, (1453) è un documento che fa data nella storia.

Cominciato timidamente nel XIX secolo, il dialogo moderno dei tre grandi monoteismi abramici si è intensificato sotto l’impulso del Concilio Vaticano II che ci invita ad avanzare con coraggio, con audacia e con fede. In occasione del Meeting di Rimini, ho già avuto modo di affrontare l’uno o l’altro di questi aspetti: il dialogo e la pace, il dialogo degli umanesimi. Il Libro del Meeting ha pubblicato i testi di questi seminari(1). Quest’anno ci soffermeremo su un aspetto che mi sembra importante: il dialogo costruito sui valori spirituali. Per gli ebrei, per i cristiani e per i musulmani, si tratta di scoprire il patrimonio spirituale che costituisce la loro ricchezza, patrimonio sul quale si costruisce la vita delle persone e delle comunità e che è essenziale per la realizzazione di una armonia sociale e di una pace interreligiosa durevole. Il presente seminario si situa nella linea del Meeting di quest’anno. Per valori spirituali intendo i diversi elementi delle dottrine, delle credenze, della fede e dei riti che stimolano il credente nella crescita della sua personalità, favoriscono lo sviluppo armonioso delle sue relazioni con Dio e con gli uomini, gli fanno scoprire il senso della sua condizione umana e le prospettive del superamento di questa condizione con la speranza di una sopravvivenza.

Non si tratta di limitarci a una visione teorica di un dialogo interreligioso che si contenta di elencare gli elementi dell’ebraismo, del cristianesimo e dell’islam, suscettibili di essere oggetto di dialogo. Questo lavoro comparativo è necessario, indispensabile, ma insufficiente. Bisogna passare allo stadio del dialogo intra-religioso, nel quale i credenti delle tre religioni si considerino come dei compagni, dei fratelli e delle sorelle che intraprendono un cammino religioso interrogandosi sul senso di Dio, della sua parola rivelata agli uomini, dei suoi messaggi, sul senso dell’uomo e del suo destino, sui Libri sacri e sull’esperienza della preghiera.

1. Un solo Dio, tre messaggi

Ebrei, cristiani e musulmani sono i fedeli di un Dio unico che essi hanno scoperto perché si è loro manifestato, perché ha parlato loro, perché si è rivelato(2). Non si tratta di un Dio dei filosofi, di un Dio primo motore concepito dall’intelligenza umana come necessario. Si tratta di un Dio della fede che i credenti delle tre religioni designano a mezzo di nomi e di attributi che tendono ad avvicinarsi al mistero divino, senza mai arrivare a penetrarlo. Così il Corano afferma (7,180) che Allah possiede i più bei nomi e domanda ai fedeli di pregarlo utilizzandoli: il rosario dei 99 nomi di Allah è una delle devozioni popolari dell’Islam. Questo capitolo dei nomi divini è importante nelle tre religioni, e può costituire un aspetto non trascurabile del dialogo tra fedeli che adorano il Dio unico.

In ordine cronologico, è il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe che è stato per primo il Dio della fede di un popolo, il popolo ebraico. E’ il Dio che ha fatto uscire il suo popolo dal paese di Egitto e che lo ha condotto fino alla terra promessa. E’ il Dio dell’Alleanza, l’Alleanza tra Jahvè e Israele. E’ il Dio di un popolo eletto. E’ sempre descritto nella Bibbia in relazione con la storia concreta del suo popolo e con gli uomini scelti per condurre questo popolo. I Salmi non cessano di ricordare le meraviglie che Dio ha compiuto in favore del suo popolo. Essi ricordano anche la sua forza, la sua bontà, la sua misericordia, la sua saggezza, la sua grandezza. Così che il Dio dell’Alleanza, il Dio di Israele, è all’origine di una esperienza di vita unica vissuta dagli uomini nella storia. La rivelazione è legata alla storia di Israele, alle esperienze storiche durante le quali Jahvè è intervenuto come salvatore e guida del popolo. Questo Dio parla al suo popolo e la sua parola crea una comunità d’alleanza totalmente volta verso l’avvenire. La rivelazione di Dio è legata alla storia del suo popolo. Questa storia è una storia santa. Dio non ha scritto un libro, la Bibbia, ma ha agito al cuore degli avvenimenti che solo più tardi hanno svelato la loro vera pienezza, in una prospettiva di salvezza. Gli uomini hanno scritto il libro che narra questa Alleanza: è la Bibbia.

Il Cristianesimo si situa nella continuità dell’Antico Testamento. Il Dio dei cristiani è colui che si è rivelato ad Abramo, ad Isacco, a Giacobbe, a Mosè. Ma Gesù porta la legge dell’amore che compie la legge di Mosè, ed il messaggio dei profeti. Egli presenta se stesso come la Via, la Verità e la Vita, la Parola eterna di Dio, il Verbo di Dio diventato carne per abitare tra gli uomini (Gv 1,14). Con Gesù di Nazareth, la Rivelazione acquisisce un senso nuovo poiché essa è concentrata nella persona stessa di Gesù che è la parola di Dio, parola vivente indirizzata all’uomo. La Parola si rivela in una Persona che rende Dio presente agli uomini attraverso una manifestazione visibile; il messaggio di Gesù è ricevuto dai discepoli e dagli apostoli, è ricevuto dalla Chiesa nella quale costituisce un Libro, un corpus di Scritture. Ma questo corpus di scritture resta parola vivente, grazie alla celebrazione liturgica, poiché, nel corso dell’Assemblea Liturgica, la Parola rivelata si fa di nuovo intendere. Essa ridiviene attuale grazie alla Chiesa fondata da Gesù.

Nell’islamismo la parola araba che si traduce con Rivelazione viene dal verbo fa discendere: anzala. Si tratta della Parola di Allah dettata al Profeta. Il Corano è disceso su Maometto. Il suo archetipo è presso Allah. Fu comunicato con la mediazione dell’Arcangelo Gabriele per servire come avvertimento, come buona novella e come buona direzione per coloro che adorano Dio, fanno il bene, credono al mistero del mondo e sono convinti della vita futura (Corano 2, 24). Questa rivelazione conferma l’insegnamento di Abramo, di Mosè e di Gesù e gli restituisce la loro autenticità. I musulmani credono che Allah abbia fatto, attraverso il suo Profeta, una rivelazione immutabile e definitiva.

2. I messaggeri del Dio unico

Il messaggero è un inviato di Dio. Questa nozione è fondamentale nella Bibbia, nel Vangelo e nell’Islamismo. Jahvè ha inviato Mosè. Gesù proclama di essere inviato. Maometto è l’inviato di Allah. La nozione di missione è da prendere in senso proprio. Mosè è stato inviato per dare una legge, segno di una Alleanza. Gesù è l’inviato del Padre per salvare gli uomini, Maometto è il sigillo dei profeti. Nelle tre religioni, la nozione di profeta e di profetismo è accettata; la Bibbia si presenta come una serie di profeti che il Nuovo Testamento considera come dei messaggeri di Dio, e Maometto li ha integrati nel messaggio coranico, considerandoli come gli uomini incaricati da Dio del richiamo del mithaq, cioè del patto primordiale o decisione sull’uomo presa da Dio prima della creazione dell’uomo.

Ebrei, cristiani e musulmani danno una grande importanza ai profeti nella storia religiosa dell’umanità. Nel Corano, il Nabi è colui che sotto l’impulso divino fa conoscere agli uomini le verità che Dio lo ha incaricato di insegnare. Maometto è il Nabi per eccellenza. Abramo padre di Isacco e di Ismaele è considerato dal Corano come l’Amico di Dio (Corano 4, 125) poiché apre un’era nuova nella storia della rivelazione del Dio unico. Maometto domanda agli ebrei e ai cristiani di ritornare al messaggio di Abramo. E’ partendo dalla rivelazione abramica che Maometto vede nell’Islamismo la prima religione. L’opera di Mosè è ripresa a partire dal rovo ardente e dalla liberazione del popolo di Dio in cattività in Egitto. L’islamismo riprende così l’opera dei profeti biblici, ma senza attaccarsi agli avvenimenti della storia santa: l’accento è messo sulla fede e sulla sua ricompensa, sull’incredulità e sulla sua punizione. Nel dialogo tra le tre religioni monoteiste, la persona di Gesù si trova al centro della discussione(3). Per gli ebrei, Gesù è un ebreo che non si può comprendere ignorando l’ebraismo del suo tempo. Il suo messaggio si chiarisce nel contesto della Scrittura e della storia del popolo ebreo. Ha un radicamento nell’ebraismo fariseo e nella fede di Israele. Ma per i cristiani Gesù è ben di più di questa memoria della fede di Israele. E’ il Messia, annunciato dai profeti, colui che è venuto a compiere gli ultimi tempi. Egli è la parola Vivente di Dio, la Parola incarnata, il Figlio di Dio che rivela il Padre e lo Spirito. Egli inaugura il regno messianico. Con la sua morte e la sua resurrezione, egli diviene il Cristo, Salvatore e Signore che si trova all’origine di una umanità nuova. La Pentecoste è il segnale della nascita della Chiesa investita della missione messianica che essa deve continuare attraverso il mondo fino alla fine dei tempi. Essa raccoglie l’eredità messianica di Gesù, il suo messaggio, che diviene tradizione orale e scritta, il suo Testamento: l’Eucarestia e i Sacramenti. Il messaggio continua grazie all’opera della Chiesa, diretta visibilmente dai successori degli Apostoli sostenuti dallo Spirito Santo.

Per i musulmani, Gesù, figlio di Maria, è profeta e apostolo di Allah: 93 versetti del Corano parlano di Gesù, della sua nascita verginale, dei suoi miracoli, della sua elevazione presso Dio, dei suoi titoli di servitore, di messia. Ma il Corano non conosce che l’umanità di Gesù, e nega la sua morte su una croce. L’islamismo non ha bisogno di salvatore perché Dio salva l’uomo. A Gesù il Corano dà i titoli di Nabi e di Rasul.

Secondo il Corano, Maometto è incaricato di comunicare la rivelazione stessa a coloro che hanno già la Scrittura. Egli deve rivelare la purezza delle scritture, poiché coloro che le possiedono le hanno alterate. E’ incaricato di ridire l’unico messaggio che Allah aveva comunicato. Così ricapitola i messaggi dei profeti. Ecco la funzione del nabi. Egli è anche rasul, inviato da Allah per trasmettere una legge religiosa e organizzare una comunità, Umma. Infine è un avvisatore, nadir, per il popolo, incaricato di fare l’annuncio, così che tutti si sottomettano ad Allah.

3. Parola di Dio e messaggio scritto

I tre messaggi del Dio unico si trovano nei libri. Si parla addirittura delle tre religioni del Libro. La parola trascendente del Dio è giunta all’uomo in un linguaggio umano(4).

E’ all’epoca dei primi re di Israele, allorché il popolo eletto era installato sulla sua terra, che furono messe per iscritto le prime sintesi della storia santa destinate a regolare la fede e la vita della nazione, la preghiera, il culto. A partire dal VIII secolo comincia la letteratura profetica e durante i secoli che seguirono, altri libri si aggiunsero ai precedenti. Nel riportare gli avvenimenti, i testi biblici ne diedero un significato religioso. Le speranze della nazione di Israele prendono un indirizzo messianico. Così la parola di Dio è fortemente legata nel contesto della storia del popolo eletto.

Il messaggio cristiano ha la sua origine in Gesù di Nazareth, nella sua vita e nella sua predicazione. Questo messaggio fu trasmesso dalla testimonianza degli Apostoli. Nella sua prima lettera Giovanni scrive: “Ciò che era fin dal principio, ciò che abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita, noi lo annunziamo anche a voi. Poiché la Vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza” (1 Gv 1, 1-2).

Nel corpus dei testi del Nuovo Testamento, un posto eminente rivestono i quattro Vangeli e gli Atti degli Apostoli. Questi documenti sono fondamentali. Attraverso testimoni autentici ci permettono di risalire a Gesù, al suo insegnamento, ai suoi miracoli, alla sua Passione, alla sua morte, alla sua Resurrezione, alla Pentecoste, alla nascita della Chiesa. In più, in questi testi troviamo un’intenzione del redattore: mostrare chiaramente la storia della salvezza in azione, grazie a Gesù Cristo. Per i cristiani questi testi sono veramente fondamenta il cui valore storico è incontestabile, in forza delle testimonianze e dei testimoni. Attualmente, esegeti sempre più numerosi situano l’inizio della redazione di questi testi verso l’anno 50 della nostra era. Questi testi sono fondamento della fede della Chiesa.

Per i musulmani, il Corano è considerato come la Parola stessa di Dio discesa su Maometto, dettata dall’angelo Gabriele. La rivelazione discende dall’alto (Corano 2, 19). Il Profeta non ha che a predicare ciò che gli è dettato al fine di far pervenire il messaggio ricevuto. Così il messaggero scompare di fronte al messaggio. La storia e l’avvenimento non devono intervenire nel messaggio. E’ il contrario di ciò che accade nella Bibbia dove il contesto storico ha un’influenza sul racconto. Nel Corano, tutto è da prendere alla lettera. Ciò non vuol dire, come mostra chiaramente il professor Mohamed Talbi, che non ci siano chiavi di lettura analoghe a ciò che succede per la Bibbia e per il Nuovo Testamento. Il Corano è un messaggio che rivela Dio all’uomo, gli comunica una luce divina, un sostegno, un’esperienza e lo impegna sulla vita che fa salire verso Dio. Nel Corano, i musulmani vedono la Parola eterna del Dio proposta nel tempo degli uomini. Così la sua funzione è analoga a quella di Gesù per i cristiani. Gesù Cristo è la Parola di Dio fatta uomo; il Corano è la Parola di Dio fatta Libro. Imparato a memoria già dall’infanzia e senza sosta riproposto alla memoria, il Corano è per i musulmani il viatico della loro fede ed il fondamento primordiale della loro cultura. E’ al cuore della loro preghiera quotidiana.

4. Messaggi di Dio e vocazione dell’uomo

Nelle tre religioni monoteiste, i fedeli si trovano in presenza di una rivelazione del Dio unico fatta attraverso tre vie diverse, scaglionate nel corso della storia della salvezza, che hanno favorito la costituzione di un libro, raccolta del messaggio. Rivelazione, messaggero e sacre scritture sono tre punti molto importanti del dialogo intra-religioso di ebrei, cristiani, musulmani. Eccoci arrivati al quarto aspetto, quello dell’antropologia religiosa. Che cosa dice la Parola di Dio a proposito dell’uomo, del senso della vita, della sua presenza nel mondo, del suo destino futuro? Non è che un pugno di materia evoluta? Fin dai primi capitoli la Bibbia parla dell’uomo, della sua creazione, della sua caduta (Gn. 2,3). Egli è formato dalla mano di Dio ed è da Dio che riceve il soffio di vita. Per lui Dio ha piantato un giardino nell’Eden. E’ chiamato a servirsi della creazione, ma vivrà unicamente se conserverà la sua relazione con il suo Dio e se sarà fedele ai suoi comandamenti (Gn. 2, 3). L’uomo è creato ad immagine e a somiglianza di Dio, condizione che fa sì che la vita umana sia sacra. E’ al centro del mondo creato per lui (Sal 8, 6-9), ma a causa del peccato del primo uomo, è legato alla legge inesorabile della morte. La fede nella sopravvivenza oltre la tomba appare nel corso dei secoli e diventa fede nella resurrezione dei morti.

Nel Nuovo Testamento, l’immagine di Dio è il Cristo (2 Cor 4,4; Col 1,15). Il Padre ha predestinato gli uomini a conformarsi all’immagine di Gesù Cristo, primo nato di tutti. Il destino dell’uomo è di passare dall’immagine del primo Adamo, all’immagine del secondo Adamo. Il cristiano è un uomo nuovo. I cristiani costituiscono la vera comunità messianica e il nuovo popolo di Dio, eletto, scelto e trasformato attraverso l’opera di Cristo, e la comunicazione dello Spirito Santo. E’ lo statuto dell’uomo nuovo messo in evidenza da S. Paolo. Il Cristo è il mediatore di questa nuova Alleanza. In questa ottica, l’ordine della creazione e l’ordine della salvezza si trovano in relazione profonda. Gesù è l’alfa e l’omega. I Padri della Chiesa svilupperanno tutta una dottrina sull’uomo immagine di Dio, insistendo sul senso cristologico della creazione dell’uomo a immagine di Dio. Cristo è l’uomo perfetto che ha restituito alla discendenza di Adamo la somiglianza divina. E’ in Cristo che l’uomo trova la sua determinazione definitiva.

Una delle chiavi di lettura del Corano consiste nel decifrarne la vocazione dell’uomo: è l’abbandono di se stessi nelle mani del Misericordioso. Dio è l’alfa e l’omega dell’universo. Da lui procede la creazione e verso di Lui converge la fine. La creazione non è gioco del caso. Il Corano invita a leggere i segni: la creazione ha un senso voluto da Dio, essa è un gesto permanente di un amore infinito e senza sosta rinnovato. Il Corano ordina all’uomo di esplorare la terra alla ricerca dell’origine della vita cominciata da Dio. L’uomo è stato fatto da Dio che gli ha infuso il suo Spirito. Così in ogni uomo c’è qualcosa di divino. Non è detto nel Corano come invece nella Genesi, che Dio abbia creato l’uomo a sua immagine. Dio è la verità, afferma il Corano (10,32). Ora creando l’uomo al quale Egli ha infuso un poco del suo Spirito, Dio lo ha reso capace di scoprire la verità. Secondo Mohamed Talbi, il vero senso del mithaq, che si traduce con patto primordiale, è l’impegno preeterno della relazione dell’uomo a Dio. Grazie al mithaq, l’uomo porta sigillato nel suo cuore il sigillo della fede che lo impegna verso il suo Signore. Da qui il ruolo della profezia che ricorda a ogni uomo questo impegno originale. Adamo fu il primo profeta. La fedeltà al mithaq è veramente essenziale per ogni uomo e per ogni donna. Essa sostituisce la nozione di alleanza giudeo-cristiana.

5. Esperienza della preghiera

Rileviamo un quinto aspetto che sembra essenziale per il dialogo fruttuoso tra i fedeli delle tre grandi religioni monoteiste. Si tratta dell’impegno della fede nel culto, nella lode e nell’adorazione. Parliamo dell’esperienza vissuta della preghiera.

Ebrei, cristiani e musulmani sono chiamati a essere uomini e donne di preghiera poiché la preghiera gioca un ruolo essenziale nell’adorazione e nella lode del Dio unico, così come nella vita delle comunità e dei fedeli. In ognuna delle tre religioni troviamo un anno liturgico punteggiato di feste, e una giornata segnata da momenti di preghiera. Il dialogo interreligioso e intrareligioso sollecita una certa conoscenza reciproca dapprima del calendario delle feste, e in seguito una riflessione approfondita sul senso di ciascuna di queste feste. Ciò vuol dire che noi dobbiamo cercare di conoscere le feste religiose giudee, musulmane e cristiane. E’ un aspetto del dialogo.

L’anno giudaico attuale è composto dapprima dalle grandi feste di origine biblica: la Pasqua (Pessah), la Pentecoste (Shavuot), e la festa delle Capanne (Sukkot). Vengono di seguito la Convocazione di autunno (Rosh haShanah) o festa del Nuovo anno, seguita dieci giorni più tardi dal Yom ha Kippurim, la festa del Grande Perdono. A queste feste si aggiungono numerosi giorni di digiuno istituiti dall’autorità rabbinica. Il sabbat resta il giorno nel corso del quale l’uomo deve essere libero in vista della preghiera, dello studio e della meditazione. La tradizione rabbinica insiste sul fatto che la celebrazione del Sabbat debba essere degna e ben preparata. Al centro dell’uffizio si situa la lettura della Torah, seguita da un passaggio preso da un libro profetico. Molto importante è la celebrazione familiare, regolata da tutto un rituale: tre pasti segnati ogni volta dalla preghiera di benedizione pronunciata su una coppa di vino. Strappato dalle sue occupazioni quotidiane, il giorno di sabbat l’uomo ritrova la sua vera vocazione. Il Talmud parla del sabbat che dona all’uomo l’anima sabbatica, cioè un primo gusto del giorno che sarà l’eternità.

La Bibbia ha dato ai cristiani un’eredità straordinaria nel campo della preghiera. Basti pensare ai 150 salmi che costituiscono ancora una parte importante della preghiera ufficiale della Chiesa. L’eredità del Sabbat è trasferita alla domenica, e si è arricchita di una realtà storica centrale per i cristiani, la resurrezione di Gesù. Un dialogo giudeo-cristiano sul sabbat e la domenica è certamente molto utile in vista di un mutuo approfondimento della fede dei due fedeli.

Nell’islamismo la preghiera è, da parte dell’uomo, testimonianza della sua fede nel Dio unico. Essa è l’obbligazione principale. La preghiera rituale deve essere fatta cinque volte al giorno. Preparata da una purificazione che mette il fedele in stato di sincerità, è fatta di un insieme di gesti e di parole che mostrano un senso acuto della grandezza di Dio, sottolineano l’affermazione della sua unicità, fanno salire verso il cielo la lode e l’adorazione. La preghiera del musulmano tende a rafforzare il senso di comunità separata dalle altre religioni, a causa di una fede pura da ogni alterazione. La preghiera musulmana è l’affermazione e l’espressione di una fede che vuole testimoniare l’unicità di Dio senza compromessi. Ciò significa che il dialogo non è facile. Non è strano vedere la severità verso i fedeli delle altre religioni all’ora della preghiera nella moschea.

I cristiani conoscono la preghiera di lode e di adorazione. Per essi la preghiera per eccellenza è la celebrazione eucaristica. Ebrei, cristiani e musulmani fanno della preghiera un mezzo di santificazione della loro vita e a questo scopo si rifanno volentieri ai tesori delle sacre scritture. Si tratta soprattutto di evitare il sincretismo, poiché ogni fedele deve rispettare la propria fede e la fede dei suoi compagni nel dialogo. Il Corano appartiene ai musulmani; il Nuovo Testamento appartiene ai cristiani; il Talmud appartiene agli ebrei. Più che mai si tratta di distinguere in vista di dialogare.

Breve sintesi

Noi concludiamo qui questo percorso introduttivo ad un dialogo religioso tra ebrei, cristiani e musulmani. E’ stato posto a livello dei valori spirituali che costituiscono gli elementi essenziali per la vita dei fedeli. Si è dovuto fare una scelta. E’ così che noi non abbiamo parlato della comunità che gioca un ruolo importante in ognuna di queste tre religioni: l’islamismo è religione e comunità; il cristianesimo è inseparabile dalla comunità ecclesiale; la comunità giudea conserva la sua struttura millenaria. Il ruolo della comunità è particolarmente importante nel dialogo sulla pace, sulla cultura, sulla famiglia. La sua funzione nel culto è anche una funzione eminente. Ma un seminario esige una scelta e impone dei limiti.

Tutti i fedeli dei tre grandi monoteismi chiamati abramici credono in un Dio unico che ha parlato agli uomini nel corso della storia, a diverse riprese e in diversi modi. Egli ha trasmesso una Parola vivente e chiara, comunicata attraverso dei messaggeri che l’hanno annunciata. Ogni messaggio fu dapprima orale, ma ha finito per essere raccolto in un corpus scritto. Questo ci dà delle Sacre Scritture redatte in scritture conosciute e in linguaggi d’uomini. Si tratta di un prezioso patrimonio che costituisce un’eredità per ognuna delle tre religioni. Durante i secoli, i fedeli di queste tre religioni hanno ignorato l’essenziale comune così come i valori spirituali specifici. Questa situazione era la conseguenza di conflitti, di controversie, di scontri e di guerre.

L’ora dell’incontro e del dialogo è arrivata. Le ricchezze spirituali di cui gli ebrei, i cristiani e i musulmani sono depositari costituiscono un patrimonio straordinario, suscettibile di dare all’umanità del XXI secolo dei valori capaci di ricostruire un nuovo volto. In un mondo frantumato, i fedeli dei tre monoteismi possono portare il cemento necessario in vista della creazione dell’unione tra i popoli, a condizione che essi stessi comprendano e vivano prima integralmente il messaggio venuto dal Dio unico, specialmente riguardante il senso della creazione e della dignità della persona umana.

In mezzo alle rovine di una civilizzazione materialista, alle distruzioni insensate e alla violenza, essi sono capaci di far splendere la pace della fede, come lo prevedeva Nicola Cusano nel 1453, ma per questo essi devono cominciare col realizzare la pace tra loro, e all’interno delle loro comunità. Credendo nello stesso Dio di cui hanno ricevuto la parola e la legge, essi hanno l’obbligo di esserne testimoni agli occhi degli uomini e delle donne di oggi: testimoni della verità della sua rivelazione e testimoni della fedeltà alla sua parola ed ai suoi messaggi, testimoni del valore del suo messaggio per l’uomo e per il mondo di oggi. Sono venuto per la nona volta al Meeting: mi congratulo con gli organizzatori del Meeting che hanno avuto il coraggio della scelta di un tema capitale: “Ex Oriente Lux”, la luce viene dall’Oriente. Questa luce è la rivelazione di un Dio unico, portata e vissuta dai fedeli di tre religioni capaci, se si comprendono e si intendono, di trasformare l’umanità, la cultura, il mondo.

 

NOTE

(1) J. Ries, L’incontro delle religioni. Cristiani e non cristiani, in Il Libro del Meeting 88, pp. 249-253. – Incontro tra i cristiani e le religioni, in Il Libro del Meeting 89, pp. 196-199. – Un Dio molte religioni, in Il libro del Meeting 89, pp. 141-145. – I cristiani e i musulmani, in Il Libro del Meeting 89, pp. 356-358 – Fede cristiana e cultura oggi, in Il Libro del Meeting 90, pp. 142-147. – Annuncio del vangelo e incontro della cultura, in Il Libro del Meeting 90, pp. 199-204.

(2) R. Arnaldez, Trois messagers pour un seul Dieu, Albin Michel, Paris, 1983; D. Masson, Les trois voies de L’Unique, DDB, Paris, 1983; AA.VV. I volti di DioIl rivelato e le sue tradizioni, Edizioni Paoline, Milano 1992.

(3) J. Dupuis, Gesù Cristo incontro alle religioni Cittadella Editrice, Assisi, 1989.

(4) AA.VV. Ces Ecritures qui nous questionnentLa Bible et le Coran, Le Centurion, Paris, 1987.

 

 

Data

26 Agosto 1993

Ora

15:00

Edizione

1993
Categoria
Incontri

Relatori