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TESTORI A RIMINI
Scrittore, drammaturgo, pittore, critico d’arte, poeta, regista, attore: difficile definire in una parola Giovanni Testori.
Nato il 12 maggio del 1923 a Novate Milanese, ha seguito sin da giovanissimo la propria natura creativa e tumultuosa. Critico d’arte contemporanea e pittore già a 17 anni, dopo la sua adesione al gruppo di pittori usciti da “Corrente”, Testori divenne uno degli allievi prediletti del più grande critico italiano del Novecento, Roberto Longhi. Nacquero così i celebri scritti sull’arte lombardo-piemontese: da Martino Spanzotti e Gaudenzio Ferrari a Cerano, Tanzio da Varallo, Daniele Crespi, Francesco Cairo fino a Giacomo Ceruti e Fra Galgario. Spettò a Vittorini il merito di averlo lanciato come scrittore, pubblicando nel 1954 la sua prima opera di narrativa, Il dio di Roserio, nella collana “I Gettoni” di Einaudi. Seguirà il ciclo de “I Segreti di Milano” in cui Testori racconta di una Milano periferica povera e umana. Al nome del Piccolo Teatro invece è legato il primo grande esordio come drammaturgo: La Maria Brasca, in scena nel 1960 con la regia di Mario Missiroli e una straordinaria Franca Valeri. Gli anni ‘60 sono poi segnati dal sodalizio con Luchino Visconti: tre racconti de Il ponte della Ghisolfa costituiscono l’ossatura della sceneggiatura di Rocco e i suoi Fratelli. Visconti curerà la regia di due opere testoriane: L’Arialda (1960) e La Monaca di Monza (1967). Fu proprio lo scandalo per la presunta oscenità de L’Arialda a far conoscere Testori al grande pubblico. A i primi anni ’70 risale l’incontro con il grande attore Franco Parenti per il quale Testori scrisse la sua Trilogia degli Scarrozzanti (Ambleto, Macbetto e Edipus). Per portarla in scena dovettero fondare un nuovo teatro, Il Salone Pier Lombardo.
Nel 1977 la morte della madre segna l’inizio di una nuova fase della vita dello scrittore, segnata dal monologo Conversazione con la morte, portato in scena dallo stesso Testori l’anno seguente e dall’incontro con i ragazzi di Comunione e Liberazione. L’incontro con la Compagnia dell’Arca di Forlì porterà alla messa in scena di Interrogatorio a Maria (1978), Factum Est (1981) e Post Hamlet (1983). Nel 1984 tornerà al Pier Lombardo e a Franco Parenti affiderà I Promessi sposi alla prova.
Gli anni ’80 furono nel segno di Franco Branciaroli: con il grande attore e con il regista Emanuele Banterle, Testori fonda la Compagnia degli Incamminati. Tra i momenti culminanti del rapporto Testori-Branciaroli, massima risonanza ebbero In exitu (1988), con la memorabile rappresentazione alla Stazione Centrale di Milano e Verbò (1989), in cui al Piccolo Teatro andava in scena con Branciaroli lo stesso Testori. Altro importante frutto dell’esperienza degli Incamminati è la messa in scena dell’Erodiade (1984) con Adriana Innocenti.
Dal 1975 era intanto iniziata la collaborazione di Testori con il “Corriere della Sera”: dopo alcuni articoli di critica d’arte ed editoriali d’argomento etico, Testori aveva preso il posto di Pasolini come commentatore controcorrente e dal 1978 era divenuto responsabile della pagina artistica. Nel 1991 si ammala di un tumore che lo costringerà per molti mesi in ospedale, fino alla morte avvenuta il 16 marzo 1993. Sono comunque anni d’intenso lavoro, che portano alla stesura di numerose opere teatrali. Tra queste, l’ultima e più importante è I Tre lai. Una sorta di testamento letterario, in cui ad innalzare il proprio lamento per la morte dell’amato sono due eroine da sempre amate dallo scrittore, Cleopatra ed Erodiade, e la Madonna sul corpo del Figlio.
Nel decennale dalla morte di Testori, per presentare questi ed altri episodi della vita di uno scrittore così importante per la cultura italiana, il Meeting di Rimini ospita la mostra Giovanni Testori. Una vita appassionata, curata dall’associazione Giovanni Testori. È una mostra in cui grande importanza è stata data alla componente fotografica che immortala, in una lunga serie di ideali fotogrammi, gli episodi più significativi della vita e dell’opera dello scrittore e li affianca con citazioni dello stesso autore.
La mostra approda al Meeting dopo un tour che l’ha vista allestita al Museo Bernareggi di Bergamo, nella casa natale dello scrittore a Novate Milanese, riaperta per l’occasione, nella Chiesa di Sant’Antonio a Breno in Val Camonica e a Macugnaga. È stata infatti concepita come una mostra scarrozzante che riporta Testori nei luoghi da lui amati e segnati dalla sua attività di critico d’arte. Insieme ai pannelli a Bergamo sono state esposte, infatti, alcune delle più belle tele della pittura bergamasca studiate da Testori, da G. B. Moroni a Fra Galgario. A Breno la mostra è stata ospitata nella suggestiva cornice degli affreschi di Gerolamo Romanino, autore amatissimo dal critico, mentre a Novate Milanese l’esposizione di alcuni dipinti dello stesso Testori ha segnato la riapertura della casa in cui è nato e ha vissuto gran parte della sua vita.
Dalla mostra di Francis Bacon, che Testori volle allestire a Rimini, in concomitanza con il Meeting del 1983, al dialogo con Augusto Del Noce, tenuto nel salone gremito della Fiera nel 1989, alla rappresentazione dei suoi spettacoli, molte sono le iniziative nate dalla collaborazione con Testori e, dopo la rinfrescante tappa di Macugnaga, luogo privilegiato delle sue vacanze, la mostra arriva finalmente al Meeting di Rimini, a riscoprire un rapporto tra Testori e la manifestazione che, negli anni Ottanta, ha segnato una pagina importante della cultura cattolica in Italia.
Giovanni Testori torna portandosi le sue fotografie, le sue parole, i suoi insegnamenti ma anche la sua voce: al centro della mostra è nato un piccolo teatro e ad andare in scena sono i profondi occhi azzurri di Testori, visibili nelle più belle interviste televisive da lui rilasciate.