‘Su questa pietra…’. La Fabbrica di San Pietro in Vaticano

 

‘La mostra si propone di raccontare le fasi salienti della costruzione della Basilica di San Pietro a Roma, rileggendo un’opera che tutti conoscono, ma di cui non è facile comprendere immediatamente la complessità dei fattori storici ed artistici che hanno concorso alla sua costruzione ed il significato che pretende di portare. Nessuna opera architettonica è infatti cresciuta nei secoli con tale sovrapposizione di idee, progetti e compartecipazione dei più grandi artisti di ogni epoca, da Bramante a Raffaello, da Michelangelo a Bernini. Altrettanto interessante è capire il significato ed il contributo degli artisti ‘minori’ che vi hanno lavorato, raggiungendo il risultato che è oggi sotto i nostri occhi. L’esposizione racconta i passaggi storici attraverso i quali questo luogo, dall’Avvenimento del martirio di Pietro, si è posto come fondamento dell’unità della Chiesa. Via via, le diverse chiese immaginate e realizzate sopra quelle ossa, sono stati tentativi di rappresentare – anche attraverso le pietre -, l’evidenza e l’eccezionalità del Fatto cristiano. A partire dal primo mausoleo sulla tomba di Pietro, una piccola cappella funeraria, fino alla costruzione della Basilica costantiniana, alle sue vicende di mantenimento e distruzione, si arriva al progetto moderno della Basilica. Nel clima della ‘renovatio urbis’ di Giulio II, il primo progetto del Bramante vuole creare il grande tempio della cristianità, a partire dalle forme della classicità pagana: è la sfida della ragione che tenta di rappresentare con la sua misura l’infinitamente grande. L’ideazione dei quattro pilastri centrali determina una concezione dello spazio immensa ed eccezionale per l’epoca, tanto che egli stesso non riuscì a definirne compiutamente il progetto. Dopo vent’anni di tentativi, dopo il definitivo crollo della ricostruzione di una nuova Roma con il Sacco del 1527, irrompe nella costruzione della Basilica la genialità di Michelangelo. Egli risolve l’incompiuto bramantesco con l’ideazione del ‘cupolone’: recuperando l’idea di pianta centrale ‘chiara e schietta, luminosa e isolata a torno’, conferisce unità alla Basilica, distrugge intere parti che riteneva confondessero l’idea originaria di Bramante, interviene con una serie di innovazioni compositive e strutturali. Michelangelo lavora alla Fabbrica nel suo ultimo ventennio di vita, dai 70 ai 90 anni. È evidente come la sua opera sia strettamente legata alla sua umanità: nel dramma vissuto della coscienza del compito affidatogli, nei rapporti, spesso anche conflittuali, con la committenza papale e con la mano d’opera. Dopo la morte di Michelangelo, fino alla metà del Seicento, appaiono rilevanti gli interventi di due grandi architetti: Carlo Maderno e Gian Lorenzo Bernini. L’intervento di Carlo Maderno prolunga la pianta centrale e realizza l’odierna facciata con la loggia delle benedizioni: in questo modo, risponde alle nuove esigenze liturgiche e funzionali di accoglienza del popolo cattolico, solo in apparenza contraddicendo l’idea di Michelangelo. La nostra immagine di San Pietro è strettamente legata alla reinterpretazione che ne ha dato Bernini nel Seicento, ancora una volta attraverso la valorizzazione del cupolone e della chiesa tutta, con la piazza ellittica: l’abbraccio della Chiesa Madre ai fedeli, una nuova cupola aperta verso il cielo. L’immagine unitaria interna della Basilica è anch’essa dovuta all’intervento del Bernini sulle decorazioni della navata centrale e i due grandi capolavori del baldacchino nel presbiterio e della cattedra dell’abside. In modo azzardato, possiamo dire che fu proprio attraverso l’opera di Bernini che San Pietro diviene compiutamente Chiesa. È questo l’ultimo passaggio che, per semplicità, prendiamo in considerazione nella storia della Basilica, coscienti che questa continua, in modo evidente e rilevante nelle sue evoluzioni e restauri, fino ad oggi.’