Chi siamo
Santa Messa
Per consentire l’ingresso alla Santa Messa la Fiera aprirà alle ore 10:00.
In diretta Rai
Presiede S.Em. Card. Matteo Zuppi, Presidente CEI, Arcivescovo di Bologna. Concelebra S.E. Mons. Nicolò Anselmi, Vescovo di Rimini.
SANTA MESSA
Domenica, 20 agosto 2023 ore: 11.00
Auditorium isybank D3
Presiede
S.Em. Card. Matteo Zuppi
Omelia. I Profeti – anzitutto, come dice il Salmo: “come è bello e come dà gioia che i fratelli siano insieme”, ci allarga il cuore e ci fanno vedere, per capire gustare e contemplare la presenza di Gesù – i profeti non chiudono gli occhi per immaginare quello che non esiste, nella confusione minacciosa e angosciante della storia, nelle onde brutali delle pandemie, che sono parte della vita stessa, i profeti ci aiutano a vedere e a cercare oggi, quando ancora non c’è, il nostro futuro, perché ci sia e perché ci sarà.
Dio è nella storia, non fuori. Il vero oppio, sono le tante dipendenze distribuite largamente da un mondo che non sa ascoltare più la parola di Dio come parola di amore, quella parola che cambia sia noi che la storia. La mia casa, abbiamo ascoltato, si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli. È la visione che ci aiuta oggi a comprendere il valore e la responsabilità di quello che viviamo qui, il valore e la responsabilità di quello che viviamo in questa piazza del mondo che sembrava, all’inizio un sogno, per qualcuno ingenuità, forse anche un po’ un rischio inutile. Quanto c’è bisogno di un mondo che diventa amico, e anche in cui ognuno può essere amico, costruendo comunione per l’intera famiglia umana.
Certo il sogno di un’amicizia di tutti i popoli (e lo sappiamo, è proprio perché non siamo ingenui che lo sappiamo e proprio per questo ci si ritrova, e credo che fosse il sogno dell’inizio), si scontra con la tentazione di restare ripiegati su se stessi o, peggio, di cercare sicurezza alzando nuove frontiere, con antagonismi e polarizzazioni che perdono l’insieme. È sempre pericoloso perché vuol dire anche non capire e non aiutare a trovare le soluzioni. Con dei pregiudizi (che danno sicurezza, però), resistenti e amplificati dal digitale, con razzismi e intolleranze mai innocui e inerti, perché sappiamo quanto avvelenano e armano menti, cuori e mani. E non si può dire che non lo sapevamo! L’aria è inquinata da tanta epidemia di inimicizia, come vi ha scritto, con tanta intelligenza Papa Francesco, l’epidemia di inimicizia. Poi quando uno è intossicato non se ne rende più conto. Peggio, perché vuol dire che non ti rendi più conto, non ci sono più i sensori. È come quando l’aria diventa tutta elettrica, tu non te ne accorgi, poi passa una scintilla e scoppia tutto.
Il nostro impegno di cristiani, figli di un Dio amico degli uomini, è perché cresca il senso dell’appartenenza ad una famiglia (perché l’io esiste solo con il tu e con il noi), ma anche all’unica famiglia umana, senza la quale si perde il valore delle differenze. Avete scritto bene: l’esistenza umana è un’amicizia inesauribile, perché l’amore di Dio, infatti, non finisce e dona vita a tutto ciò che è umano e Gesù chiama amico ognuno di noi, anche quando ci difendiamo da Lui, anche quando Lo tradiamo e lo fa fino alla fine, sua e nostra, potremmo dire fino all’ultimo secondo, perché l’amicizia non finisca e sia più forte di qualsiasi delusione e amarezza.
Amici e non servi. Talora abbiamo paura di questa amicizia, che prende ed impegna, e preferiamo essere servi, con quell’indolenza spesso anche dei servi; in realtà padroni solo di noi stessi, amici, non servi e Lui è amico, non padrone. Allora viviamo questi giorni con tanti testimoni del passato, che qui rivivranno, ci coinvolgeranno, con tanti testimoni del presente, per essere anche noi testimoni di un’amicizia che non finisce, in un tempo fortemente e pericolosamente individualista, con le tante patologie che l’individualismo genera.
Papa Francesco vi ha chiesto di essere pronti ad un’amicizia universale, che inizia nell’amicizia tra di voi, ma non si chiude in un’etnia perché è aperta a cogliere il bene che chiunque può portare alla vita di tutti e ci aiuta il Vangelo di oggi. È una delle poche volte che Gesù va oltre i confini e invita noi ad andare fino ai confini della terra. Don Giussani diceva: “è abolita l’estraneità” e l’abolizione vale tutt’ora. L’amore non ha confini e si sente a casa ovunque e tutto rende casa.
Questa donna, di cui abbiamo ascoltato nel Vangelo, sa bene di essere straniera; è lei a cercare Gesù. E quante persone, in tanti modi, anche scomposti, contraddittori, fastidiosi come il grido, cercano però un’amicizia vera, più forte del male e questa donna grida perché ha bisogno di pietà e il mondo non le è amico. Quante invocazioni della sofferenza, si perdono nel nulla, in un mondo distratto e indifferente, senza risposta, nella tragedia delle guerre, nell’immensità del deserto, del mare, di un mondo ostile, indifferente, perché non amico. È un incontro difficile quello tra Gesù e questa donna cananea, duro. Dialogare è anche fatica, perché bisogna superare tanti pregiudizi. La memoria e le ragioni di questi – qualche volta c’è soltanto la memoria, non ci sta manco più nessuna ragione – ma bisogna superarli. Gesù sembra proprio volerli ricordare alla donna e anche ai suoi, per sconfiggerli, per liberarci da ogni pregiudizio. L’incontro, nell’amicizia, è sempre generativo di qualcosa di nuovo, cambia tutti: Gesù, la cananea, i discepoli. Papa Francesco ama dire che nell’incontro non vince l’uno o l’altro, vince una cosa nuova. Quella donna, che era sola e straniera, definita da questa etichetta, di cui lei stessa è consapevole, non fa finta, non esige, la bellezza della sua fede è che non chiede quello che non merita, anzi, sa di non meritare – lo imparassimo tutti – ecco diventa, invece, quella donna, quello che è, l’unica originale persona da accogliere e amare anche con le sue tante sofferenze. Gesù, e noi con lui, non accetta l’estraneità ma l’affronta perché nessuno per lui è indifferente o nemico: l’amicizia è più forte. Alla donna basta una briciola – abbiamo ascoltato – non pensa che il problema sia troppo grande, che non possa trovare la guarigione, lei non si rassegna alla sofferenza, ama sua figlia e in Gesù ha intuito di aver trovato Colui che può guarirla. “Avvenga per te come desideri”: ecco la volontà di Gesù, che in realtà con gioia ha cambiato la nostra vita – molte volte, bisogna dire, senza nessuna insistenza da parte nostra, anzi qualche volta con qualche resistenza, con qualche diffidenza, è Lui che ci è venuto a cercare tanto – e che ci affida perché tanti ne facciano esperienza e il mondo diventi amico per tutti. Da quella donna impariamo a non vergognarci a chiedere, a essere insistenti con la preghiera e con l’amicizia con tutti, tutti, perché il desiderio di una vita piena trovi sempre la sua risposta e ogni uomo e ogni donna ha questo desiderio, qualche volta proprio nascosto sotto sotto, ma tutti ce l’hanno. La vera natura dell’amicizia è vivere liberamente insieme per il destino. Non possiamo dirci amici – vi ha detto e ci ha detto don Giussani – se non amiamo il destino dell’altro sopra ogni cosa, al di là di qualsiasi tornaconto. Ecco il nostro impegno per cambiare la storia. E il mondo vi diventi amico e le persone amiche tra loro, così come Dio lo ha voluto. Laudato si’ e fratelli tutti. Amen